Soldato Peter

Un film di Gianfilippo Pedote, Giliano Carli. Con Ondina Quadri, Benedetta Barzini, Peppe Servillo, Sergio Bini Bustric.
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Drammatico, durata 84 min. - Italia 2023. - Parthénos uscita giovedì 9 novembre 2023. MYMONETRO Soldato Peter * * * - - valutazione media: 3,09 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il soldatino che non voleva crescere né combattere

di francesca meneghetti


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domenica 4 febbraio 2024

I frequentatori di Cima Grappa conoscono senz’altro il loculo dove giacciono i resti del soldato Peter Pan (se questo è il vero nome), ungherese, morto a ventuno anni sul Grappa. È qui che, infrangendo le regole del sacrario, vengono depositati fiorellini, sassi, conchiglie. L’omonimia con il noto personaggio letterario dl bambino che non voleva crescere, creato da J. M. Barrie nel 1902, e la giovanissima età dell’ungherese hanno determinato una crasi, su cui è stato costruito il film Il soldato Peter di Gianfilippo Pedote e Giliano Carli. Con un’aggiunta, dovuta a reminiscenze scolastiche, perché Pan, nella mitologia greca, è anche il dio delle selve e dei pascoli. Nasce così una storia, raccontata per immagini (il parlato è davvero centellinato): quella del bambino che pascolava pecore nella Transilvania, che viene arruolato da ragazzo, perde un amico, capisce subito che così è la guerra e se ne allontana, diserta, trovandosi a errare, guardingo ma non sprovveduto, in un paesaggio montano che è quello dell’altopiano di Asiago (dove si trovava il suo battaglione prima di essere dislocato sul Grappa). Ma l’intenzione documentaria è assente, sovrastata da un’intenzione simbolista e fantastica, per cui l’ex soldato Peter, che non vuole diventare adulto, se ciò comporta l’assunzione di responsabilità disumane, contro natura, diventa emblema della rivolta individuale alla guerra, a tutte le guerre. La guerra, di fatto, nel film, è fantasmizzata. Se si pensa a “Uomini contro” di Rosi, girato sull’altopiano, alle scene di battaglia, si resta del tutto spiazzati. Qui si sentono echi lontani di esplosioni, rombi di aerei (senza vederne uno, tranne l’elica di uno, forse di ricognizione, verso la fine), ma non si vedono eserciti. Si incontra solo un drappello sgarrupato di soldati, con un comandante pazzo a cavallo, che può sembrare un Don Chiscotte, e un palafreniere alla Sancho Panza: personaggi da Armata Brancaleone, senza attinenza con la Storia. Che non entra, a ragione o a torto, nelle intenzioni della regia. La guerra appare per i relitti che si lascia alle spalle: trincee e baraccamenti abbandonati, zaini con appese le lettere di addio ai familiari, ma poi anche elmetti, gavette, scarponi e persino salvagenti, resti di chissà quale guerra. La guerra, in questo film, è solo rumore assordante, molto simile a quello dei tuoni e dei temporali che si scatenano tra primavera ed estate in montagna. Ma il sonoro diventa il link per passare dalle immagini verosimili, con larga concessione al naturalismo, ai disegni animati, coloratissimi, che sono un po’ la cifra di questo film: qui si condensano le paure e gli incubi del protagonista, spesso sospinto, nella sua solitudine, a ricordare la sua infanzia, le sue leggende, le sue paure. Altra cifra sono allora i filmati girati in Ungheria in Super 8. A questi elementi simbolici si aggiunge la figura femminile, interpretata da Benedetta Barzini, che avvolta in un mantello dai colori cangianti, dall’arancio al blu, gira a piantare croci di legno, assieme a un uomo che ne ha il carretto pieno (a me ha ricordato il Cristo di E Johnny prese il fucile). Simbolo della morte o di una dea femminile che riconsegna alla terra dopo aver messo al mondo? Molte domande restano volutamente aperte e rimpallate dalla regia allo spettatore in questo film che colpisce per l’originalità. Difficile dire: mi piace. Di certo non è gratificante, ma fa pensare. Nota curiosa: il personaggio cinematografico Peter è bellissimo. Due occhi azzurri grandi e sgranati. Una zazzera scura. Scopro, a posteriori, che lo interpreta Ondina Quadri, donna.

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