Kolossal tutt’altro che celebrativo dell’iconico generale e imperatore francese Napoleone.
Quest’epopea storica-romanzata, seppur imperfetta e priva di autentico/intenso pathos, è molto interessante non soltanto per l’allegorico tratteggio del suo protagonista (nonché del psichico/sentimentale legame, tormentato e turbolento, con la moglie Giuseppina), egotista, narcisista e dalle ambizioni smisurate, focalizzata anche e soprattutto sotto l’aspetto umano e non su quello prettamente storiografico/agiografico (da qui le inutili accuse di scarsa onestà/fedeltà storica e di poca veridicità in tal senso); ma anche per l’affascinante e accattivante estetica che offre in fatto di spettacolo e intrattenimento la stessa magniloquente pellicola.
L’opera ridimensiona il ritratto canonico di Napoleone Bonaparte: l’85enne Ridley Scott e il suo sceneggiatore David Scarpa ci presentano il controverso, sfumato condottiero e conquistatore francese nella sua interiorità, mostrandone debolezze, mancanze e zone oscure. Napoleone è tanto vittorioso in battaglia quanto fragile e pieno di vizi e difetti nella vita privata. Al centro del film ci sono l'uomo piuttosto che il personaggio storico; i limiti e le debolezze di un personaggio demitizzato, vittima della sua stessa idea di grandezza, e del suo ego dominante e dominato al tempo stesso (stratega geniale ma anche politico di poco intuito, marito innamorato ma anche possessivo, imperatore di pace ma anche tiranno autoritario).
Descrivere (o ridisegnare) un personaggio così sfaccettato e a tratti contradditorio non era impresa facile, e Ridley Scott vi riesce solo in parte.
Libertà autoriali e licenze poetiche audaci, malgrado aspetti narrativi/introspettivi molto riusciti, danno purtroppo vita ad un’opera in sé diseguale, poco equilibrata [il tono troppo oscillante tra satira, (anti)epica e vena grottesca], e in fondo dal respiro corto.
La dimensione spettacolare e mozzafiato della visione (dovuto all’apporto superlativo della regia, di tutto il comparto tecnico – dalle scenografie ai costumi, passando per il trucco e la fotografia – e dello stile sontuoso dell’estetica) di battaglie e guerre, si alterna a momenti più intimistici e privati della vita di Napoleone (bravissimo il cupo Joaquin Phoenix ma anche l’intensa Vanessa Kirby – vero motore della trama e delle azioni di Bonaparte), non del tutto compiuti e approfonditi.
“Napoleon” ha dunque il suo principale punto di forza nelle magnifiche e avvincenti sequenze belliche coreografate con maestria per ritmo e inquadrature (assomigliano anche a molti dipinti dell’epoca); però nel suo complesso il film non risulta del tutto riuscito, efficace o ben approfondito, sia nell’approccio dell’impostazione, sia soprattutto nella struttura e nella scrittura della sceneggiatura.
Obbligati da un minutaggio inferiore alle tre ore (ma il Director’s Cut di oltre quattro ore arriverà su Apple TV+), il film cerca di coprire 30 anni di Storia, ma qui soffre di eccessiva condensazione, di tagli netti, sequenze omesse e sconnessione; difetti questi che, malgrado il montaggio fluido e scorrevole, penalizzano un po’ l’offerta della mole di informazioni/spiegazioni, nonché la qualità, l’analisi e la valutazione generale.
In conclusione, l’ultimo film di Ridley Scott, malgrado alcune imperfezioni di base, rimane in sé molto dignitoso, imponente e interessante; e merita la visione, soprattutto per la sua estetica sontuosa, nonché per l’inedito ritratto che fa dell’ascesa e della caduta del suo storico protagonista all’interno di una specifica, autoriale prospettiva concettuale. Voto (in decimi): 7.50
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