La casa dalle finestre che ridono |
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Un film di Pupi Avati.
Con Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Giulio Pizzirani, Francesca Marciano.
continua»
Giallo,
durata 110 min.
- Italia 1976.
MYMONETRO
La casa dalle finestre che ridono
valutazione media:
3,86
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Film o Realtà?di AmominoFeedback: 133 | altri commenti e recensioni di Amomino |
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martedì 21 novembre 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Visto e rivisto decine di volte nel corso degli anni. Pur apprezzandolo molto a dover dare un giudizio la questione si riduce a un solo punto: considerarlo da film o considerarlo in un contesto di verosimiglianza con la realtà? Nel primo caso lo valuterei ****. Nel secondo è tutt'altra storia in quanto è proprio la sceneggiatura l'unico grande nervo scoperto della pellicola.
[spoiler] Stefano (il protagonista) avrebbe già dovuto sospettare dal funerale di Mazza (quello cascato) recitato in portoghese dell'andazzo delle cose tanto più che aveva già ascoltato il nastro del Legnani (e forse già ancor prima da li), e siamo solo al minuto 43 a ben 62 minuti dalla fine del film. Ancora, minuto 57, Coppola che sa tutto e tutto sommato gli sta simpatico Stefano, si reca con lui proprio al casolare della paralitica a sentire il nastro?? Ma è rincoglionito? Verosimilmente avrebbe messo in guardia l'amico di andarsene da li con la ragazza il più presto possibile. Ancora, minuto 73, Francesca (la maestra) dice "prima sono scappata urlando, ho avuto la sensazione di qualcosa di mostruoso, che qualcuno mi stesse spiando"; e dopo tutto questo rimani ancora li e pure da sola a fare le valige!? Sarebbe stato plausibile che per lo meno avesse chiesto a Stefano di rimanere qualche altro minuto fino a quando i bagagli non erano pronti per andare via insieme. Poi sapendo che dovevano partire l'indomani mattina, ste valigie non potevano farle la sera prima!? In sintesi il film è un brodo allungato a dismisura in cui regista e sceneggiatori basano con faciloneria la narrazione su una tanto lunga quanto poco probabile serie di incertezze del protagonista di cui il povero Capolicchio passa (immeritatamente) per uno dei più rintronati della storia del cinema. Potrei andare avanti a lungo su tante altre cose: la paesana che digitaleggia l'organo a casaccio, il brutto focus sui clienti avatiani del ristorante che sembrano usciti da Freak, ecc. ecc. Anche a rivederlo sempre con piacere, per obiettività il mio giudizio deve essere a malincuore **, ma vediamocelo e apprezziamolo così com'è, con il suo fascino e le sue "irregolarità". Un'ultima chicca, la frase più ridicola di tutto il film. Fine minuto 66, Stefano tutto infervorato tuona in chiesa "non lo so, MA SENTO CHE QUESTA STORIA MI APPARTIENE!"(va vattene a aff!). Mi fa scassare ogni volta.
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