romifran
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venerdì 28 marzo 2008
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lumet torna con un autentico capolavoro!
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Hoffman è grandioso, Hawke totalmente annientato dalla personalità del fratello maggiore (vindice delle manifeste preferenze che i geniotiru devono aver manifestato durante l'infanzia dei due maschi di casa), la Tomei insensibile quanto basta per sembrare distante, lontana, infelice, Finney fantastico nell'espressione del dolore... Un film assolutamente accattivante, un montaggio raffinato ed intrigante, una sceneggiatura erosa dalla sofferenza di tutti i personaggi. Ognuno trascina il suo personale dolore in un contenitore di rabbia repressa, di frustrazione, di totale fallimento. Colori glaciali e rapporti algidi fra tutti.Tutto crolla e tutto fallisce inesorabilmente. Momenti di grande cinema, di puro coinvolgimento emotivo.
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Hoffman è grandioso, Hawke totalmente annientato dalla personalità del fratello maggiore (vindice delle manifeste preferenze che i geniotiru devono aver manifestato durante l'infanzia dei due maschi di casa), la Tomei insensibile quanto basta per sembrare distante, lontana, infelice, Finney fantastico nell'espressione del dolore... Un film assolutamente accattivante, un montaggio raffinato ed intrigante, una sceneggiatura erosa dalla sofferenza di tutti i personaggi. Ognuno trascina il suo personale dolore in un contenitore di rabbia repressa, di frustrazione, di totale fallimento. Colori glaciali e rapporti algidi fra tutti.Tutto crolla e tutto fallisce inesorabilmente. Momenti di grande cinema, di puro coinvolgimento emotivo. Qualcuno mi ha detto che problemi di questo genere sono lontani dalla nostra cultura europea: dissento totalmente perchè i valori allo sbando della nostra osannata e celebrata famiglia italiana devono metterci sul "chi vive" e cominciare a farci riflettere. Mi ha colpito una frase semplice, saggia, essenziale della sorelle dei protagonisti "Sua madre sta morendo e lui va al lavoro!" Mi è parso ci fosse dentro l'infinita saggezza femminile, quella che tiene unita le famiglie, quella del raziocinio e del buon senso che noi donne abbiamo il dovere di mantenere vivi, per dare alla famiglia (quella vera) un senso di autenticità e di continuità. Chi non lo ha visto cerchi di non perderlo! Eccellente!
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(di zadigx)
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stefano
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domenica 16 marzo 2008
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prima che il diavolo sappia che sei morto...
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"Onora il padre e la madre" è il nuovissimo film del maestro Sidney Lumet, 83 anni, attivo a Hollywood da oltre mezzo secolo ed autore di capolavori quali "La parola ai giurati", "Quel pomeriggio di un giorno da cani", "Quinto potere" e "Il verdetto". Il titolo originale, "Before the devil knows you're dead", è molto più affascinante ed evocativo (è ispirato ad un vecchio detto irlandese, per il quale è meglio fare in modo di essere in paradiso una mezz'ora prima che il diavolo sappia che sei morto).
Sceneggiato da Kelly Masterson, "Onora il padre e la madre" è probabilmente il film più "nero" e disperato di Lumet: laddove in altri suoi lavori, insieme ad una certa durezza, era comunque possibile trovare una speranza di riscatto, o comunque una traccia di umanità nei protagonisti, in questa pellicola invece non si salva nulla o nessuno: i valori individuali e familiari sono cancellati completamente, e sui destini dei personaggi sembra gravare in maniera inesorabile il potere del denaro.
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"Onora il padre e la madre" è il nuovissimo film del maestro Sidney Lumet, 83 anni, attivo a Hollywood da oltre mezzo secolo ed autore di capolavori quali "La parola ai giurati", "Quel pomeriggio di un giorno da cani", "Quinto potere" e "Il verdetto". Il titolo originale, "Before the devil knows you're dead", è molto più affascinante ed evocativo (è ispirato ad un vecchio detto irlandese, per il quale è meglio fare in modo di essere in paradiso una mezz'ora prima che il diavolo sappia che sei morto).
Sceneggiato da Kelly Masterson, "Onora il padre e la madre" è probabilmente il film più "nero" e disperato di Lumet: laddove in altri suoi lavori, insieme ad una certa durezza, era comunque possibile trovare una speranza di riscatto, o comunque una traccia di umanità nei protagonisti, in questa pellicola invece non si salva nulla o nessuno: i valori individuali e familiari sono cancellati completamente, e sui destini dei personaggi sembra gravare in maniera inesorabile il potere del denaro... ed infatti, tutto scorre proprio intorno al denaro, vero motore delle vicende e causa scatenante del piano criminale che si risolverà in maniera catastrofica (insomma, un'altra rapina andata storta, proprio come avevamo già visto in "Quel pomeriggio di un giorno da cani").
"Onora il padre e la madre" è un viaggio all'inferno senza ritorno, una discesa negli abissi più profondi dell'animo umano. Senza dubbio un ottimo film, con una squadra di attori sono da urlo: Philip Seymour Hoffman non è mai stato così mefistofelico, in un'interpretazione all'altezza di quella in "Capote"; il sempre grande Albert Finney è a dir poco magistrale nel ruolo del padre di famiglia; Ethan Hawke è convincente nella parte del fratello minore, mentre Marisa Tomei aggiunge una nota di dolente femminilità al cast.
Insomma, in poche parole si tratta del miglior Sidney Lumet da almeno vent'anni a questa parte! Di sicuro è uno dei più bei film del 2007, un'opera intensa e spiazzante che non si lascerà dimenticare facilmente.
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(di paola)
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mario scafidi
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martedì 25 marzo 2008
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onora sidney lumet
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Una rapina e qualcosa che va storto. Alcuni flashback chiariscono quali ragioni abbiano spinto i fratelli Andy (Philip Seymour Hoffman) e Hank (Ethan Hawke) ad organizzare il colpo nella gioielleria dei propri genitori. Sidney Lumet, classe 1924, dirige uno dei più bei film della stagione, con tecnica maestra ed uno stile perfettamente calibrato sul cinema del 2000. Una delle più ricorrenti pecche delle vecchie glorie della settima arte è, infatti, quella di non riuscire a stare al passo con i tempi, e pur trasfondendo grande professionalità e spessore nei loro film, lasciano trasparire quel gusto un po’ demodé che rimanda agli antichi schemi. Non è il caso del grande Lumet, che fedele allo stile che gli è proprio (una delle costanti della sua filmografia è l’unità spazio-temporale del racconto, il fatto che la vicenda narrata si svolga nello spazio di poche ore, ed i luoghi impegnati siano pochissimi) dirige un noir molto moderno, che si pone quale il contemporaneo “Quel pomeriggio di un giorno da cani”; la sceneggiatura è scarna ed efficace, la regia ripercorre le stesse situazioni, nel continuo rimando di flashback, adottando inquadrature ed angolazioni sempre differenti.
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Una rapina e qualcosa che va storto. Alcuni flashback chiariscono quali ragioni abbiano spinto i fratelli Andy (Philip Seymour Hoffman) e Hank (Ethan Hawke) ad organizzare il colpo nella gioielleria dei propri genitori. Sidney Lumet, classe 1924, dirige uno dei più bei film della stagione, con tecnica maestra ed uno stile perfettamente calibrato sul cinema del 2000. Una delle più ricorrenti pecche delle vecchie glorie della settima arte è, infatti, quella di non riuscire a stare al passo con i tempi, e pur trasfondendo grande professionalità e spessore nei loro film, lasciano trasparire quel gusto un po’ demodé che rimanda agli antichi schemi. Non è il caso del grande Lumet, che fedele allo stile che gli è proprio (una delle costanti della sua filmografia è l’unità spazio-temporale del racconto, il fatto che la vicenda narrata si svolga nello spazio di poche ore, ed i luoghi impegnati siano pochissimi) dirige un noir molto moderno, che si pone quale il contemporaneo “Quel pomeriggio di un giorno da cani”; la sceneggiatura è scarna ed efficace, la regia ripercorre le stesse situazioni, nel continuo rimando di flashback, adottando inquadrature ed angolazioni sempre differenti. Eccellenti gli interpreti tutti, tanto i protagonisti quanto i comprimari, e tra questi spicca Marisa Tomei, che con questa prova d’attore ha riscattato l’Oscar immeritatamente vinto nel 1992 per “Mio cugino Vincenzo”.
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(di paolina)
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[+] e bravo!
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cesare antonio borgia
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venerdì 27 febbraio 2009
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il declino per sidney lumet
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Dopo aver visto il film ho avvertito una strana rabbia interiore.
Mi sono sentito inutile,senza alcuna possibilità d'essere reso migliore.
Mi sono sentito senza speranza,e ho pensato alla morte.
La colpa non è stata di Sidney Lumet,non ho attribuito a lui tutto questo,perchè in realtà non fa che descrivere,film dopo film,di anno in anno,cosa siamo.
Siamo,noi uomini,degli animali.
Siamo capaci di uccidere la donna,nostra madre,che ci ha messo in vita.
Siamo capaci di autodistruggerci.
Siamo capaci di togliere la speranza a chi forse la merita realmente.
Facciamo tanti progetti e lo scopo finale è sempre lo stesso:guadagnarci.
Eppure il guadagno non è tutto nella vita,vincere serve poco se infine si rimane sempre gli stessi;questi sono i messaggi lanciati dal veterano regista.
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Dopo aver visto il film ho avvertito una strana rabbia interiore.
Mi sono sentito inutile,senza alcuna possibilità d'essere reso migliore.
Mi sono sentito senza speranza,e ho pensato alla morte.
La colpa non è stata di Sidney Lumet,non ho attribuito a lui tutto questo,perchè in realtà non fa che descrivere,film dopo film,di anno in anno,cosa siamo.
Siamo,noi uomini,degli animali.
Siamo capaci di uccidere la donna,nostra madre,che ci ha messo in vita.
Siamo capaci di autodistruggerci.
Siamo capaci di togliere la speranza a chi forse la merita realmente.
Facciamo tanti progetti e lo scopo finale è sempre lo stesso:guadagnarci.
Eppure il guadagno non è tutto nella vita,vincere serve poco se infine si rimane sempre gli stessi;questi sono i messaggi lanciati dal veterano regista.
Forse guardando cosa siamo sullo schermo possiamo cercare di migliorare.
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noia1
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lunedì 7 settembre 2015
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apologo sulla decadenza della società
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Un ragazzo coinvolge il fratello in una rapina ai danni dei genitori, qualcosa però va storto.
Thriller teso, messo in scena come film d’autore, dai tempi lunghi alle ambientazioni sontuose, dalle inquadrature misteriosamente significative alla profondità tragica con cui vengono affrontati alcuni temi. Film che in realtà si rivela intricato, gigantesca indagine dell’anima di una famiglia nella società contemporanea, una famiglia vivisezionata dove ognuno pian piano rivela tutto ciò di quanto più squallido lo caratterizza, nessuno si salva e, anzi, se c’è qualcuno di buono è riconosciuto dall’importanza marginale che riveste.
Costruzione atipica di una trama coinvolgente, non si è costretti a proseguire perché dinnanzi a rivelazioni stupefacenti, il regista, piuttosto di mostrarne il proseguo, ne spiega le cause scoprendo una trama senza un attimo di tregua, senza cinque minuti dove non si resti col fiato sospeso.
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Un ragazzo coinvolge il fratello in una rapina ai danni dei genitori, qualcosa però va storto.
Thriller teso, messo in scena come film d’autore, dai tempi lunghi alle ambientazioni sontuose, dalle inquadrature misteriosamente significative alla profondità tragica con cui vengono affrontati alcuni temi. Film che in realtà si rivela intricato, gigantesca indagine dell’anima di una famiglia nella società contemporanea, una famiglia vivisezionata dove ognuno pian piano rivela tutto ciò di quanto più squallido lo caratterizza, nessuno si salva e, anzi, se c’è qualcuno di buono è riconosciuto dall’importanza marginale che riveste.
Costruzione atipica di una trama coinvolgente, non si è costretti a proseguire perché dinnanzi a rivelazioni stupefacenti, il regista, piuttosto di mostrarne il proseguo, ne spiega le cause scoprendo una trama senza un attimo di tregua, senza cinque minuti dove non si resti col fiato sospeso.
Apologo sui costumi decaduti di una società allo sbando, di fronte a scelte difficili, tutti scelgono l’opzione peggiore. L’incomunicabilità di un padre verso il figlio, il peso della famiglia sul figlio malgrado tutto, la mancanza di personalità del fratello oppresso, una società che lascia affogare questi poveracci nella loro angoscia. Film immenso, senza speranza o morale, duro, vero, estremo, con Philip Seymour Offman sempre più potente e bravo rispetto agli altri.
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fedson
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sabato 27 aprile 2013
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thriller impeccabile e maestoso!
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Intraprendendo un viaggio all'insidia dei più intimi segreti della famiglia Hanson, Sidney Lumet produce uno dei più grandi thriller degli ultimi anni. Due fratelli, entrambi "complici" sia del loro subdolo presente nel quale vivono, sia della loro disastrosa vita privata, si ritrovano nuovamente complici nel mettere in atto quella che, per il fratello maggiore Andy (Philip Seymour Hoffman), è una facile rapina. Il fratello minore, Hank (Ethan Hawke), non sa che il negozio che subirà il colpo sarà proprio la gioielleria di famiglia gestita dalla madre. Da quello che doveva essere un colpo veloce, facile e senza spargimenti di sangue, si rivelerà un completo fallimento destinato a mandare in frantumi non solo le vite dei due fratelli, ma anche quella dei loro familiari più stretti.
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Intraprendendo un viaggio all'insidia dei più intimi segreti della famiglia Hanson, Sidney Lumet produce uno dei più grandi thriller degli ultimi anni. Due fratelli, entrambi "complici" sia del loro subdolo presente nel quale vivono, sia della loro disastrosa vita privata, si ritrovano nuovamente complici nel mettere in atto quella che, per il fratello maggiore Andy (Philip Seymour Hoffman), è una facile rapina. Il fratello minore, Hank (Ethan Hawke), non sa che il negozio che subirà il colpo sarà proprio la gioielleria di famiglia gestita dalla madre. Da quello che doveva essere un colpo veloce, facile e senza spargimenti di sangue, si rivelerà un completo fallimento destinato a mandare in frantumi non solo le vite dei due fratelli, ma anche quella dei loro familiari più stretti. E' tragica, l'ultima opera sfornata dal regista prima della sua morte. Ed è anche un perfetto affresco di un duro esempio di una famiglia piena di segreti, all'interno dei quali covano ancora brutti ricordi, malintesi, relazioni fallite e tanto dolore. Piuttosto che archiviare il film solo nella sua parte drammatica, Lumet esercita il colpo di genio, andando ad incorniciare il film attorno ad uno sfondo puramente thriller, valendosi, inoltre, di interpreti a dir poco maestosi. Ognuno fa la sua parte, e la fa senza maschere o (giusto in tema) "segreti di famiglia da nascondere". Tutto questo arricchito da una sceneggiatura veramente DOC, intenta ad esplorare i confini più intimi e subdoli e meschini della mente umana all'interno di un contesto familiare, descritto in maniera efficente e realistica dai personaggi rappresentanti i membri della famiglia qui protagonista. La pesante e cruda storia viene mostrata al pubblico anche grazie ad un montaggio discontinuo, violando completamente i canoni della cronologia filmica di base e che, mostrando vari (ma chiarissimi) flashback durante la linea temporale del racconto, rendono il film completamente e perfettamente scorrevole in tutta la sua drammaticità, facendo assumere a quest'ultima un ritmo incalzante e per niente disturbatore agli occhi dello spettatore. E' un film per tutti, per chi ama il vero cinema o storie ingarbugliate in tutta la loro linea drammatica; per chi desidera grandi interpretazioni e per chi non vuol perdersi il thriller dell'anno. Grandissime le performance di tutti gli attori, senza eccezioni: da un giovane ma talentuoso Ethan Hawke ad un monumentale Philp Seymour Hoffman (ci si inchina, di fronte all'interpretazione di quest'ultimo). Bellissimo thriller dotato di una potente vena drammatica che raffigura personaggi comuni quanto mentalmente fragili, ma che all'interno delle loro sfumature è possibile immedesimarsi. Immedesimarsi, per andare a conoscere quali sono le vere paure dell'uomo, i suoi momenti di coraggio e il suo amore nei confronti della famiglia che l'ha generato e cresciuto. Impeccabile!
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francesco
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giovedì 31 luglio 2008
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la tragedia moderna,insicurezza e ritmi serrati
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E’ sempre Sidney Lumet,è sempre una rapina,è questa rapina porta sempre ad un vortice di situazioni successive,ma il paragone con “Quel pomeriggio di un giorno da cani” per stile,registro e vicenda non ha modo di esistere,”Onora il padre e la madre” è un film a se. Tanto per cominciare qui il susseguirsi di situazioni in seguito alla rapina non assumono un aspetto surrealisticamente tragicomico,anzi sfociano in azioni degne da tragedia greca,anzi senecana per il modo freddo e cruento in cui vengono rappresentate. Quello che colpisce in questo thriller drammatico al cardiopalma è che nulla è ciò che sembra, nulla va come dovrebbe andare, la rapina risulta difatti quasi come una metafora esistenziale dell’intera vicenda e della vita dei personaggi.
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E’ sempre Sidney Lumet,è sempre una rapina,è questa rapina porta sempre ad un vortice di situazioni successive,ma il paragone con “Quel pomeriggio di un giorno da cani” per stile,registro e vicenda non ha modo di esistere,”Onora il padre e la madre” è un film a se. Tanto per cominciare qui il susseguirsi di situazioni in seguito alla rapina non assumono un aspetto surrealisticamente tragicomico,anzi sfociano in azioni degne da tragedia greca,anzi senecana per il modo freddo e cruento in cui vengono rappresentate. Quello che colpisce in questo thriller drammatico al cardiopalma è che nulla è ciò che sembra, nulla va come dovrebbe andare, la rapina risulta difatti quasi come una metafora esistenziale dell’intera vicenda e della vita dei personaggi.
Basti pensare ad Andy,presentato magistralmente all’inizio del film come un uomo di successo matrimoniale e la vocativo,che invece si rivelerà pieno di debiti,dipendente da droghe e con un matrimonio allo sfascio.
Per Hank è lo stesso,si nota infatti quanto sia paradossale che il fragile e scontante Hank in balia del fratello maggiore per tutto lo svolgersi della vicenda,si riveli alla fine l’unico vincente nella storia,dal momento che scappa con i soldi chi sa dove dopo essere sfuggito alla vendetta del fratello,al quale ha sempre sottratto l’amore del padre e del fratello.
E’ inoltre senza dubbio un film sullo svilimento dei valori,mai titolo fu infatti più appropriato,è per quanto sia mostruosa la superficialità con la quale i figli facciano ciò che fanno hai genitori,la vicenda assume i caratteri della tragedia senecana nell’ultima straziante scena in cui un padre,con fredda e distaccata accuratezza,uccide il proprio figlio.
Lumet riesce a spulciare nel profondo gli animi dei personaggi,anche grazie ad un appropriato utilizzo dei salti temporali,e tradisce forse solo nel finale che lascia un po’ a bocca asciutta. La bravura degli attori, i due fratelli Philippe Saymour Hoffman e Hethan Hawk su tutti,e la coinvolgente colonna sonora completano il quadro.
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giorpost
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giovedì 3 settembre 2015
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il lascito di lumet con un gigantesco p.s. hoffman
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Nell' anno 2007 il grande e compianto regista americano Sidney Lumet sforna il suo ultimo lavoro, Onora il padre e la madre (USA), un dramma diretto in modo innovativo e al contempo intriso dei più classici tecnicismi del film d' autore e certamente uno dei suoi capolavori.
Siamo all' interno di un nucleo familiare apparentemente eterogeneo ma unito, formato da una coppia anziana propietaria di una gioielleria a conduzione familiare, un figlio in carriera (e in carne), un altro più giovane, bello e scaprestato ma con problemi economici e matrimoniali ed una figlia ordinaria che passa inosservata. Gran parte di questo ritratto, schermato dalle apparenze, inizia a sfaldarsi ed a svelare mano a mano mutamenti e retroscena che sorprendono sempre più lo spettatore.
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Nell' anno 2007 il grande e compianto regista americano Sidney Lumet sforna il suo ultimo lavoro, Onora il padre e la madre (USA), un dramma diretto in modo innovativo e al contempo intriso dei più classici tecnicismi del film d' autore e certamente uno dei suoi capolavori.
Siamo all' interno di un nucleo familiare apparentemente eterogeneo ma unito, formato da una coppia anziana propietaria di una gioielleria a conduzione familiare, un figlio in carriera (e in carne), un altro più giovane, bello e scaprestato ma con problemi economici e matrimoniali ed una figlia ordinaria che passa inosservata. Gran parte di questo ritratto, schermato dalle apparenze, inizia a sfaldarsi ed a svelare mano a mano mutamenti e retroscena che sorprendono sempre più lo spettatore.
Protagonista assoluto del film, un gigante che ci ha lasciati troppo presto, un attore che in pochi anni di carriera mi ha costanemente spiazzato tale è stata la sua bravura: Philip Saymour Hoffman. Al netto delle sue variegate interpretazioni che l' hanno visto, tra gli altri, vestire i panni di una drag queen, di un maggiordomo precisino e imperterrito, di un professore invaghito di una sedicenne, del villain di Mission Impossible III, di Truman Capote e via discorrendo, in questa pellicola l' interprete di Rochester supera non solo se stesso, ma una vasta gamma di altre grandi prove della Storia del Cinema arrivando, a mio modestissimo avviso, nella top ten.
In questo lavoro, dal titolo originale "Before devil knows you' re dead" (antico detto irlandese), Hoffman veste i panni del fratello maggiore Andy, con un lavoro dallo stipendio a 6 cifre, mogliettina sexy ed una elegante SAAB in dotazione. Apparentemente tutto gli fila liscio, ma nasconde più di un segreto incoffessabile in quanto dall' oggi al domani propone al fratellino Hank (Ethan Hawk) di organizzare una rapina nientemeno che nella gioielleria di famiglia per dare una svolta alle loro vite. Dopo molte titubanze Hank accetta, perchè sotto pressione della ex moglie (non riesce a passargli gli alimenti) ed è sommerso dai debiti, ma pur essendo lui il dedignato ad eseguire il colpo, in quanto Andy è eccessivamente esposto per il lavoro che svolge, Hank (impaurito ed insicuro) all' insaputa del fratello assolda un conoscente a corto di quattrini di nome Bobby.
Nel negozio invece della commessa, a riposo, si trova proprio la loro madre che reagisce al furto ed uccide Bobby ma viene a sua volta gravemente ferita. Solo dopo diverse ore i due fratelli si rendono conto che quella in fin di vita non è la commessa, che era inizialmente di turno, ma proprio l' anziana madre e parte così una rapida quanto inesorabile escalation che porta Andy a dover prendere, una dopo l' altra, decisoni critche per cercare di riprendere la situazione in mano. Proprio in questa fase del film affiorano i suoi problemi con l' eroina e sul lavoro, dove si saprà che ha speculato sulle fatturazioni. Stretto in una morsa tra sensi di colpa, il fratello terrorizzato ed un padre che, si scopre, gli abbia sempre preferito Hank e che gli ha provocato mancanza d' affetto, viene anche a sapere dei continui tradimenti della moglie proprio con suo fratello, notizia per la quale ha una reazione a dir poco sorprendente.
La prova di Hoffman è un crescendo, il suo personaggio entra nel vortice della pazzia quando è costretto a procurarsi soldi per salvare il fratello dalle minacce della moglie ed il cognato di Bobby, iniziando anche ad uccidere come non ci fosse un domani. Alla fine della storia realizziamo che quasi tutta la famiglia ha, per svariate ragioni, commesso un reato o quantomeno premuto il grilletto ed inoltre si comprende anche il significato del detto "che tu possa arrivare in paradiso mezz' ora prima che il diavolo si accorga che sei morto che sta nel titolo di un' opera la cui trama si snoda soprattutto nell' identificabilità tra padre e figlio e sui problemi che possono derivarne, a partire da una fragilità interiore impossibile da gestire, come nel caso di Andy.
L' interpretazione di Philip Saymour Hoffman è sconvolgente, metodica e cadenzata nei ritmi e nell' evoluzione del personaggio: qualcosa di paragonabile l' ho visto raramente. Tengono testa al compianto attore anche Ethan Hawk, stavolta efficace come non mai, e i vari co-protagonisti, a partire dal grande caratterista Albert Finney e finendo a Marisa Tomei per la quale è stata girata anche una sequenza pseudo-comica quando prende il pesante trolley in mano per lasciare Andy con i suoi guai. L' opera è composta da flashback che partono dalla fine di una scena già vista, ma inquadrata da altra angolazione con una tecnica sopraffina, accompagnata da un' accattivante ed aggressiva fotografia e da un missaggio ed un montaggio praticamente perfetti.
Voti: 9 a Lumet, 10 ad Hoffman.
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duda
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venerdì 28 marzo 2008
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il quarto comandamento
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Uomini mediocri che si muovono a danno di persone a loro vicine, almeno per parentela... Il risentimento verso il padre che ha sempre preferito il fratello, e l'impellente bisogno di fare soldi, dopo che troppi sono filtrati in lacci e siringhe, portano al piano di Andy, quello di derubare la gioielleria dei genitori insieme al suo fallito e insicuro fratello Hank, padre che non riesce a pagare la gita di sua figlia. Ma ovviamente niente andrà per il verso giusto. La rapina terminerà con due corpi per terra che saranno il vero inizio del film e dei problemi dei due.
Interpretato mirabilmente da Philip Seymour Hoffman e Ethan Hawke, con accanto il grande Albert Finney (il padre dei due) e la quarantenne Marisa Tomei (moglie di Andy e amante di Hank!!) il film "Onora il padre a la madre" mostra la grande stupidità che governa il nostro mondo, dove, per avere pochi soldi che ci aiutino un po' nella vita, finiamo per distruggerla del tutto.
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Uomini mediocri che si muovono a danno di persone a loro vicine, almeno per parentela... Il risentimento verso il padre che ha sempre preferito il fratello, e l'impellente bisogno di fare soldi, dopo che troppi sono filtrati in lacci e siringhe, portano al piano di Andy, quello di derubare la gioielleria dei genitori insieme al suo fallito e insicuro fratello Hank, padre che non riesce a pagare la gita di sua figlia. Ma ovviamente niente andrà per il verso giusto. La rapina terminerà con due corpi per terra che saranno il vero inizio del film e dei problemi dei due.
Interpretato mirabilmente da Philip Seymour Hoffman e Ethan Hawke, con accanto il grande Albert Finney (il padre dei due) e la quarantenne Marisa Tomei (moglie di Andy e amante di Hank!!) il film "Onora il padre a la madre" mostra la grande stupidità che governa il nostro mondo, dove, per avere pochi soldi che ci aiutino un po' nella vita, finiamo per distruggerla del tutto. Può sembrare la solita storia che vediamo tanto spesso nei thriller, ma l'idea della gioielleria di famiglia è invece davvero insolita. Inoltre la regia di Sidney Lumet ci presenta la vicenda come un puzzle e questo, sebbene non sia per niente un'innovazione cinematografica, contibuisce a rendere la storia più interessante.
"Before the devil knows you are dead", questo il titolo originale, è un pezzo di un detto irlandese in cui si dice che devi sperare di arrivare in paradiso mezz'ora prima che il diavolo sappia che sei morto. Non tutti i peccati sono uguali. E il peccato di cui si macchiano i due fratelli, sebbene involontariamente, è il peggiore. Il titolo nella nostra lingua sembra causale, cosa alla quale siamo abituati. invece questa volta ci hanno abbastanza azzeccato. Infatti "onora il padre a la madre", oltre a essere un titolo di grande impatto, si raccorda (sebbene non direttamente) al titolo originale e rispecchia bene la trama del film. I due attori principali sono grandiosi. Due dei migliori in circolazione in questi tempi sugli schermi cinematografici. Hawke riesce a immedesimarsi in modo impressionante nelle vesti del fratello timoroso, disperato, che sembra avere più moralità del maggiore ma che poi si rivelerà molto simile a lui. Hoffman rimane lo stronzo (ruolo che ogni volta gli varrebbe la candidatura all'Oscar) di tutti i suoi film, con un unico barlume di sentimentalismo nel corso di quest'ultimo. E il vecchio finney continua a non deludere. Con un cast cosi non può che essere un bel film
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nalipa
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lunedì 27 dicembre 2010
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sidney lumet
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Alla rispettabile età di 82 anni ha firmato questo splendido film, dove evidenzia ancora una volta l'immagine distorta che l'America ha di se stessa e costruisce un noir cluaustrofobico e provocatorio su rapporti famigliari, fallimenti, risentimenti e perdita di valori.
Lo svolgimento della vicenda é spezzata poi unita e, creando una bella tensione, riprende sempre dallo sguardo dei protagonisti...non sono flasback, ma salti temporali dove presente e passato si incastrano per formare il quadro di una catastrofe familiare.
Ottimi gli interpreti.
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