figliounico
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domenica 21 maggio 2023
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inadeguato rispetto al tema e noioso
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Lord of war di Andrew Niccol del 2005 mi ha fatto ricordare “Finchè c’è guerra c’è speranza” del 1974 di Alberto Sordi, film con una storia simile, un uomo qualunque cinico e spregiudicato che diventa ricco grazie al traffico d’armi, e lo stesso approccio divertito, ma purtroppo non divertente, ad una questione seria con aspetti tragici, non facilmente rappresentabile con i toni della commedia, che peraltro stridono con le immagini strazianti dei bambini con arti amputati che Niccol inserisce a casaccio tra una sequenza e l’altra, tra l’altro piuttosto ripetitive, forse per ricordare a sé stesso che sta girando un film sulla guerra e non una farsa o uno dei tanti action movie con Nicolas Cage.
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Lord of war di Andrew Niccol del 2005 mi ha fatto ricordare “Finchè c’è guerra c’è speranza” del 1974 di Alberto Sordi, film con una storia simile, un uomo qualunque cinico e spregiudicato che diventa ricco grazie al traffico d’armi, e lo stesso approccio divertito, ma purtroppo non divertente, ad una questione seria con aspetti tragici, non facilmente rappresentabile con i toni della commedia, che peraltro stridono con le immagini strazianti dei bambini con arti amputati che Niccol inserisce a casaccio tra una sequenza e l’altra, tra l’altro piuttosto ripetitive, forse per ricordare a sé stesso che sta girando un film sulla guerra e non una farsa o uno dei tanti action movie con Nicolas Cage. La voce narrante fuori campo dello stesso protagonista è insopportabilmente noiosa ed ultronea, niente a che vedere con quella che accompagna le imprese di altri due eroi negativi, Liotta in “Quei bravi ragazzi” e Chazz Palminteri in “Bronx”. Cast importante con Ethan Hawke e Jared Leto nel ruolo di comprimari, ancora giovani e che faranno di meglio nel prosieguo della loro carriera artistica, per Cage, invece, a parte l’interpretazione ne’ Il cattivo tenente di Herzog, è l’inizio del declino.
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salvojazz
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lunedì 7 giugno 2021
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nient''altro che la verità.. e non è poco
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Avrei voluto dare 5 stelle perchè quelle, nel suo contesto, il film le merita tutte. Ma il Cinema è un mondo troppo vasto, per essere confinato al suo acme. Però, quì, posso dirlo: UN CAPOLAVORO.
E non vorrei aggiungere altro, dovrei rivedere il film e prendere appunti, tanti sono i momenti importanti: la 357 Magnum, stretta nella mano di Yuri Orlov, avvolta in quella di Andrè Baptiste ( grande, straordinario anche Eamon Walker ), che lo rende impotente co-autore di un omicidio che infine, non ci risulterà nemmeno troppo odioso ed ha un significato sconvolgente: non serve dire no, non serve girare la testa dall'altra parte:
" Lui ha ucciso il tuo sangue, tuo zio e voleva anche uccidere te.
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Avrei voluto dare 5 stelle perchè quelle, nel suo contesto, il film le merita tutte. Ma il Cinema è un mondo troppo vasto, per essere confinato al suo acme. Però, quì, posso dirlo: UN CAPOLAVORO.
E non vorrei aggiungere altro, dovrei rivedere il film e prendere appunti, tanti sono i momenti importanti: la 357 Magnum, stretta nella mano di Yuri Orlov, avvolta in quella di Andrè Baptiste ( grande, straordinario anche Eamon Walker ), che lo rende impotente co-autore di un omicidio che infine, non ci risulterà nemmeno troppo odioso ed ha un significato sconvolgente: non serve dire no, non serve girare la testa dall'altra parte:
" Lui ha ucciso il tuo sangue, tuo zio e voleva anche uccidere te. (.. gli porge l'arma ) NO! - Tu vuoi che lo lasci andare? No... io... - No.. Io... Tu lo vuoi morto, solo che non vuoi essere tu ad ucciderlo...
Si consumano un breve dialogo intenso, sabbioso, rovente, ed un evento, chiavi di lettura, non solo dell'intero film, ma di un immenso conflitto umano... Ritrovo una condanna ed un falò dell'ipocrisia, tanto severe, nel recente bellissimo "Joker" di Phillips.
Un' opera che non concede spazio a distrazioni: la voce narrante, da noi Pasquale Anselmo doppiatore di Cage, scorre in una narrazione piena di aneddoti, citazioni, considerazioni e conclusioni logiche, divertenti, caustiche, terrificanti, che non delineano strettamente la figura morale o psicologica del personaggio Orlov, ma della civiltà cosidetta civile e democratica, quella che delega ad altri il ruolo di carnefice, ma sopratutto, quello di vittima!
" Per tutta la vita ho cercato di stare lontano dalla violenza, ed ora, mi ritrovavo a lavorare con le armi... è nella nostra natura: persino gli scheletri più antichi, hanno punte di freccia conficcate nelle gabbie toraciche"
" Attenti al cane?! Ma tu non hai un cane! Vuoi spaventare la gente?! - Serve a spaventare me! Mi ricorda che in me c'è un cane che vuole fottere tutto ciò che si muove"
" Questo è il segreto per sopravvivere, mai combattere, specialmente contro se stessi "...
Buona visione ( o ri-visione ) a tutti.
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salvatore desiato
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domenica 5 gennaio 2020
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nient'altro che la verità.. e non è poco
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Avrei voluto dare 5 stelle perchè quelle, nel suo contesto, il film le merita tutte. Ma il Cinema è un mondo troppo vasto, per essere confinato al suo acme. Però, quì, posso dirlo: UN CAPOLAVORO.
E non vorrei aggiungere altro, dovrei rivedere il film e prendere appunti, tanti sono i momenti importanti: la 357 Magnum, stretta nella mano di Yuri Orlov, avvolta in quella di Andrè Baptiste ( grande, straordinario anche Eamon Walker ), che lo rende impotente co-autore di un omicidio che infine, non ci risulterà nemmeno troppo odioso ed ha un significato sconvolgente: non serve dire no, non serve girare la testa dall'altra parte:
" Lui ha ucciso il tuo sangue, tuo zio e voleva anche uccidere te.
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Avrei voluto dare 5 stelle perchè quelle, nel suo contesto, il film le merita tutte. Ma il Cinema è un mondo troppo vasto, per essere confinato al suo acme. Però, quì, posso dirlo: UN CAPOLAVORO.
E non vorrei aggiungere altro, dovrei rivedere il film e prendere appunti, tanti sono i momenti importanti: la 357 Magnum, stretta nella mano di Yuri Orlov, avvolta in quella di Andrè Baptiste ( grande, straordinario anche Eamon Walker ), che lo rende impotente co-autore di un omicidio che infine, non ci risulterà nemmeno troppo odioso ed ha un significato sconvolgente: non serve dire no, non serve girare la testa dall'altra parte:
" Lui ha ucciso il tuo sangue, tuo zio e voleva anche uccidere te. (.. gli porge l'arma ) NO! - Tu vuoi che lo lasci andare? No... io... - No.. Io... Tu lo vuoi morto, solo che non vuoi essere tu ad ucciderlo...
Si consumano un breve dialogo intenso, sabbioso, rovente, ed un evento, chiavi di lettura, non solo dell'intero film, ma di un immenso conflitto umano... Ritrovo una condanna ed un falò dell'ipocrisia, tanto severe, nel recente bellissimo "Joker" di Phillips.
Un' opera che non concede spazio a distrazioni: la voce narrante, da noi Pasquale Anselmo doppiatore di Cage, scorre in una narrazione piena di aneddoti, citazioni, considerazioni e conclusioni logiche, divertenti, caustiche, terrificanti, che non delineano strettamente la figura morale o psicologica del personaggio Orlov, ma della civiltà cosidetta civile e democratica, quella che delega ad altri il ruolo di carnefice, ma sopratutto, quello di vittima!
" Per tutta la vita ho cercato di stare lontano dalla violenza, ed ora, mi ritrovavo a lavorare con le armi... è nella nostra natura: persino gli scheletri più antichi, hanno punte di freccia conficcate nelle gabbie toraciche"
" Attenti al cane?! Ma tu non hai un cane! Vuoi spaventare la gente?! - Serve a spaventare me! Mi ricorda che in me c'è un cane che vuole fottere tutto ciò che si muove"
" Questo è il segreto per sopravvivere, mai combattere, specialmente contro se stessi "...
Buona visione ( o ri-visione ) a tutti.
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mike_786
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lunedì 10 dicembre 2018
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film da vedere, ma non capolavoro
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Ho trovato il film più che piacevole, per niente noioso e complessivamente ben girato. La sensazione che mi ha lasciato è tuttavia di incompletezza. Quello che mi sarei aspettato prima di vederlo era di scoprire quello che c'è dietro al traffico delle armi, dell'impero necessario ad amministrare tale traffico. Invece mi sembra che tanti passaggi vengano saltati, a cominciare da come Orlov decide di diventare trafficante. Un bel giorno vede una sparatoria dal vivo e decide di vendere armi. Stop. Nessuna evoluzione del personaggio e del suo pensiero, presa di coscenza verso la decisione di vendere armi. E poi, come dicevo, la gestione dell'impero. Per tutto il film, salvo qualche pilota di aereo o capitano di nave, lui sembra totalmente da solo.
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Ho trovato il film più che piacevole, per niente noioso e complessivamente ben girato. La sensazione che mi ha lasciato è tuttavia di incompletezza. Quello che mi sarei aspettato prima di vederlo era di scoprire quello che c'è dietro al traffico delle armi, dell'impero necessario ad amministrare tale traffico. Invece mi sembra che tanti passaggi vengano saltati, a cominciare da come Orlov decide di diventare trafficante. Un bel giorno vede una sparatoria dal vivo e decide di vendere armi. Stop. Nessuna evoluzione del personaggio e del suo pensiero, presa di coscenza verso la decisione di vendere armi. E poi, come dicevo, la gestione dell'impero. Per tutto il film, salvo qualche pilota di aereo o capitano di nave, lui sembra totalmente da solo. Al di là delle mazzette, che non si contano da quante ce ne sono, non si capisce come possa fare tutto quello che fa.
Interessante invece lo scorcio sugli oppressori ed i loro modus operandi in Liberia e Costa d'Avorio.
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aristoteles
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martedì 3 novembre 2015
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lord of death
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A qualcuno la pace da fastidio perchè non "girano" soldi.
Questo il fulcro del film e la riflessione su quante guerre in nome della libertà siano piuttosto enormi tornaconti economici.
La pellicola,in questo, fa centro,e a tratti è quasi imbarazzante nel volto freddo e privo morale del "signore della morte" Yuri Orlow (interpretato da uno strepitoso Nicolas Cage).
E così da qualche parte del mondo,quando scoppia una guerra,qualcuno gioisce pronto a vendere armi come giocattoli.
Magari anche il fucile di "Rambo" quando te lo chiedono.
Il film poteva essere un capolavoro assoluto,sostenuto da un'azione incalzante ma mai confusionaria e da un'ottima fotografia.
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A qualcuno la pace da fastidio perchè non "girano" soldi.
Questo il fulcro del film e la riflessione su quante guerre in nome della libertà siano piuttosto enormi tornaconti economici.
La pellicola,in questo, fa centro,e a tratti è quasi imbarazzante nel volto freddo e privo morale del "signore della morte" Yuri Orlow (interpretato da uno strepitoso Nicolas Cage).
E così da qualche parte del mondo,quando scoppia una guerra,qualcuno gioisce pronto a vendere armi come giocattoli.
Magari anche il fucile di "Rambo" quando te lo chiedono.
Il film poteva essere un capolavoro assoluto,sostenuto da un'azione incalzante ma mai confusionaria e da un'ottima fotografia.
Purtoppo alcune scene o scelte non mi hanno del tutto convinto.
In primis la storia d'amore e questa donna che prima acconsente facendo finta di non vedere e poi diventa la prima "missionaria".
Poi c'è un fratello troppo debole che si sa già che finirà per autodistruggersi e fare casini,e c'è una sfida troppo sarcastica con l'arguto e tenace sbirro di turno.
La parte in Africa invece mi è piaciuta davvero molto,nonostante qualche leader grottesco.
Consigliato e senza fronzoli,va dritto al punto e mi è piaciuto così.
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andrea alesci
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sabato 26 settembre 2015
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la tragica prospettiva dei proiettili
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Quanto siamo disposti a mentire a noi stessi? Come nascondiamo le colpe di un massacro? Fino a quando possiamo fingere di essere ciechi? Stanno lì queste domande, acquattate nella polvere dei conflitti, mischiate al sangue di gente trucidata nel nome della libertà. In nome di quella libertà per cui sempre dicono di combattere gruppi ribelli, fazioni politiche, regimi autoproclamatisi. Tutti rigorosamente armati.
E sono i proiettili di Yuri Orlov (Nicolas Cage), ucraino di Brighton Beach, a riempire il film di Andrew Niccol sin dalla prima inquadratura, quando ci viene detto che nel mondo ne circolano circa 550 milioni. Poi, è proprio la soggettiva di un proiettile a spararci nel cuore di una storia truce, seguendo però lo scanzonato ritmo di For What It’s Worth.
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Quanto siamo disposti a mentire a noi stessi? Come nascondiamo le colpe di un massacro? Fino a quando possiamo fingere di essere ciechi? Stanno lì queste domande, acquattate nella polvere dei conflitti, mischiate al sangue di gente trucidata nel nome della libertà. In nome di quella libertà per cui sempre dicono di combattere gruppi ribelli, fazioni politiche, regimi autoproclamatisi. Tutti rigorosamente armati.
E sono i proiettili di Yuri Orlov (Nicolas Cage), ucraino di Brighton Beach, a riempire il film di Andrew Niccol sin dalla prima inquadratura, quando ci viene detto che nel mondo ne circolano circa 550 milioni. Poi, è proprio la soggettiva di un proiettile a spararci nel cuore di una storia truce, seguendo però lo scanzonato ritmo di For What It’s Worth. Ed è subito un contrasto quello che lo scrittore/regista Niccol (Gattaca, S1mone) ci mostra come trama di un’opera che immagina scenari inimmaginabili eppure basati su fatti veri.
Ci addentriamo così nella vita di Yuri e del fratello Vitaly (Jared Leto), in fuga da una vita senza prospettive nel locale kosher di famiglia e pronti a trasformarsi in mercanti di armi. Vitaly non reggerà, rifugiandosi in un’esistenza sballata dalla quale guarire a colpi di centri di riabilitazione; Yuri invece diventerà ben presto il contrabbandiere di morte più ricercato del mondo (e dai clienti e dai federali), incassando denaro al suono di cartucce svuotate dentro guerre combattute ogni giorno in Africa, in Asia, in Europa.
E sarà marito felice della bellissima modella Ava Fontaine (Bridget Moynahan), padre del piccolo Nicolai, padrone di una casa con vista su Central Park, uomo indistruttibile grazie alla potenza di fuoco delle armi vendute. Soprattutto, uomo consapevole dell’ineludibile presenza del male, capace di non schierarsi politicamente come fa il suo maggiore rivale Simeon Weisz (Ian Holm), ma in grado di trattare con i più spietati e sanguinari leader della Terra come il folle presidente della Liberia, Andre Baptiste Senior (Eamonn Walker).
Tutto nasconde alla moglie Ava, che pure sa ma mai gli chiede di più. Almeno finché l’evidenza non le si rivela tra le buie pareti di un container: là dove è stipato il catalogo delle carneficine, l’esistenza di Yuri sotto mentite spoglie, i suoi affari lordi di milioni di vite. Allora Ava crederà alla versione dell’agente Jack Valentine (Ethan Hawke), da tempo vanamente in cerca di prove per inchiodare dietro le sbarre Yuri Orlov.
Un uomo che alla fine rimarrà solo, ripudiato dai suoi genitori, abbandonato dalla sua famiglia. E privato di un fratello, uccisogli davanti agli occhi perché incapace di sopportare l’ennesimo carico di munizioni venduto per distribuire morte immediata (la strage in un villaggio della Sierra Leone). Ma il trafficante d’armi Yuri Orlov non cadrà mai, e ce lo dice guardandoci freddamente negli occhi: sopravvissuto perché mai disposto a combattere, specialmente con se stesso. Ecco il segreto di chi (privati e Stati) vende armi, di chi per lavoro mercanteggia vite umane. E perde per sempre la propria anima.
Ecco la riflessione di “Lord of War”, che mischia buoni intenti a semplicistiche cadute narrative, toni leggeri a cupi momenti di violenza; che comunque ci sbatte in faccia la realtà di un male (davvero ineliminabile?) che spesso scansiamo e che innerva uomini (dittatori, guerriglieri) senza alcun più residuo di umanità. Secondo una parabola di cinica crudeltà.
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silver87
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sabato 19 aprile 2014
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bene e male non esistono
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Ancora una volta Niccol stupisce con un prodotto ricco di critica, oggettività e potenza umana.
"Lord of war" non è la storia di un traffricante di armi, bensì la storia del mondo moderno; il protagonista non è semplicemente un personaggio, ma l'incarnazione del pensiero occidentale che si disinteressa dei problemi altrui. La stessa moglie del protagonista incarna una seconda parte di questo pensiero, semplicemente dispiacendosi per il lavoo da lui intrapreso e pretendendo la sua cessazione senza, tuttavia, riflettere sul fatto che ciò che è fatto è fatto.
Questo film rappresenza un immenso calderone di fatti storici e non (comprendendo gli adattamenti) che esprime il pensiero del regista riguardo al mondo in cui viviamo.
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Ancora una volta Niccol stupisce con un prodotto ricco di critica, oggettività e potenza umana.
"Lord of war" non è la storia di un traffricante di armi, bensì la storia del mondo moderno; il protagonista non è semplicemente un personaggio, ma l'incarnazione del pensiero occidentale che si disinteressa dei problemi altrui. La stessa moglie del protagonista incarna una seconda parte di questo pensiero, semplicemente dispiacendosi per il lavoo da lui intrapreso e pretendendo la sua cessazione senza, tuttavia, riflettere sul fatto che ciò che è fatto è fatto.
Questo film rappresenza un immenso calderone di fatti storici e non (comprendendo gli adattamenti) che esprime il pensiero del regista riguardo al mondo in cui viviamo.
Qui si mostra il mondo per quello che è: una spietata e vasta scacchiera tinta di tonalità di grigio che si suddivide fra la povera gente, il potente ed il mercante, senza, ovviamente, scordare il padrone del denaro.
Nessuno rappresenta il bene e nessuno rappresenta il male, proprio perché non esistono bene e male puri. il poliziotto, corroso dal desiderio di far cessare il male del mondo, è costretto a liberare il protagonista proprio grazie alla legge che permette lui di arrestare i criminali.
La legge va di pari passo con la morte: una tematica su cui riflettere attentamente.
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puzzailsignorvincenzo
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venerdì 6 settembre 2013
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non solo intrattenimento
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Film assolutamente sottovalutato, che scorre via senza pause intrattenendo e facendo profondamente riflettere. Capolavoro.
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filippo catani
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lunedì 19 agosto 2013
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dio della guerra
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Un immigrato ucraino negli USA riesce a sbarcare il lunario diventando uno dei più affermati trafficanti di armi. L'uomo dovrà però vedersela con un integerrimo agente dell'Interpol pronto a tutto pur di dargli la caccia ed arrestarlo.
Il film è decisamente interessante e ripercorre con lucido cinismo e molto humor nero l'escalation ai vertici del traffico delle armi di quello che potremmo considerare come un uomo qualsiasi. Questo personaggio senza scrupoli riuscirà a fare fortune in vari decenni approfittando delle varie guerre in corso in qualsiasi continente fossero ma soprattutto in Africa. Ovviamente con questi soldi macchiati di sangue, il trafficante non esita ad ostentare la propria ricchezza esibendo case di lusso, limousine e una modella come moglie.
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Un immigrato ucraino negli USA riesce a sbarcare il lunario diventando uno dei più affermati trafficanti di armi. L'uomo dovrà però vedersela con un integerrimo agente dell'Interpol pronto a tutto pur di dargli la caccia ed arrestarlo.
Il film è decisamente interessante e ripercorre con lucido cinismo e molto humor nero l'escalation ai vertici del traffico delle armi di quello che potremmo considerare come un uomo qualsiasi. Questo personaggio senza scrupoli riuscirà a fare fortune in vari decenni approfittando delle varie guerre in corso in qualsiasi continente fossero ma soprattutto in Africa. Ovviamente con questi soldi macchiati di sangue, il trafficante non esita ad ostentare la propria ricchezza esibendo case di lusso, limousine e una modella come moglie. Ovviamente il cinico trafficante con ventiquattrore e completo firmato utilizza tutte le giustificazioni di venditori di armi: non sono io a sparare, se non ci fossi io lo farebbe qualcun altro e via dicendo. Il tutto per essere a servizio dei personaggi più sanguinari al mondo o di fantomatici eserciti che si massacrano in nome della libertà. In questo modo però si riesce anche a costruire un'importante rete di amicizie che, come avrà modo di riscontrare l'agente dell'Interpol, al momento giusto sanno come ricompensare i tuoi servizi. Insomma una lucida panoramica sui diamanti insaguinati e le armi che inondano il nostro mondo con il complice silenzio delle nazioni più importanti che anzi si arricchiscono. Ecco nello svolgimento della trama c'è un po' qualche forzatura ma il film fila via liscio anche grazie ad un ottimo Nicholas Cage che fa sfoggio del suo talento calandosi alla perfezione nel ruolo con il suo viso indolente e che fa aumentare il rammarico per una carriera costellata da film mediocri con interpretazioni senza senso per uno che avrebbe potuto e dovuto fare di più.
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andyflash77
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domenica 29 luglio 2012
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finchè c'è guerra...
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Il mercante di armi Yuri Orlov deve stare sempre un passo avanti a tutti: all'agente dell'Interpol Jack Valentine, sulle sue tracce da tempo, ai suoi rivali in affari, ma anche ad alcuni dei suoi clienti, tra i più noti dittatori del mondo. Il tema con la T maiuscola, in parole povere, rischia spesso di mangiarsi il film. Le cose più coinvolgenti riguardano il milieu familiare del protagonista (il rapporto con il fratello, il tradimento della moglie) e il non scontato ruolo del Ginko di turno, l'integerrimo poliziotto interpretato da Ethan Hawke che per un curioso corto circuito nella definizione dei caratteri è più antipatico del cattivo.Chi vende armi è un criminale come chi le usa? Il regista di Gattaca a suo modo “va alla guerra”«Nel mondo ci sono cinquecento milioni di armi, una ogni dodici persone.
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Il mercante di armi Yuri Orlov deve stare sempre un passo avanti a tutti: all'agente dell'Interpol Jack Valentine, sulle sue tracce da tempo, ai suoi rivali in affari, ma anche ad alcuni dei suoi clienti, tra i più noti dittatori del mondo. Il tema con la T maiuscola, in parole povere, rischia spesso di mangiarsi il film. Le cose più coinvolgenti riguardano il milieu familiare del protagonista (il rapporto con il fratello, il tradimento della moglie) e il non scontato ruolo del Ginko di turno, l'integerrimo poliziotto interpretato da Ethan Hawke che per un curioso corto circuito nella definizione dei caratteri è più antipatico del cattivo.Chi vende armi è un criminale come chi le usa? Il regista di Gattaca a suo modo “va alla guerra”«Nel mondo ci sono cinquecento milioni di armi, una ogni dodici persone. Il mio compito è armare le altre undici». Così Nicolas Cage all’inizio del film. Fedele al motto “finché c’è guerra c’è speranza”, il nostro eroe vende di tutto, dai missili alle pistole - e a chiunque, da sincero democratico. Andrew Niccol racconta una storia che svela un dramma (parliamo di un business miliardario) e rivela una farsa, giacché i governi in superficie dicono di combattere il turpe mercimonio e invece sono i primi a fare affari. Gli intenti sono nobilitati dalla sponsorizzazione di Lord of War da parte di Amnesty International, ma come spesso in questi casi la programmaticità e un pizzico di retorica sono in agguato. Il tema con la T maiuscola, in parole povere, rischia spesso di mangiarsi il film. Le cose più coinvolgenti riguardano il milieu familiare del protagonista (il rapporto con il fratello, il tradimento della moglie) e il non scontato ruolo del Ginko di turno, l’integerrimo poliziotto interpretato da Ethan Hawke che per un curioso corto circuito nella definizione dei caratteri è più antipatico del cattivo.
Nicolas Cage ha detto quasi tutto quello che aveva da dire e i film che ha interpretato negli ultimi 7-8 anni sono, per la maggioranza, sotto la sufficienza. Eppure, il terzo film di Niccol sorprende sia per i contenuti che per l'interpretazione di Cage. Sicuramente inferiore rispetto ad altri film che denotano l'argomento della guerra, il film, oltre a parlare della Guerra Fredda, si snoda nella parte della famiglia sull'orlo della crisi a contrattazioni e corruzioni presenti nella maggior parte delle due ore che caratterizzano la pellicola. Oltre a questo si sentono toni da thriller per i vari spargimenti di sangue, ora africani ora venditori di armi ora fratelli nel sangue. Prodotto oltretutto dall'attore protagonista e dal regista risulta uno dei migliori film interpretati nell'ultimo decennio da Cage. Quest'ultimo interpreta Yuri Orlov un trafficante di armi che, per tutta la durata del film, racconta le vicende accadute prima dell'inizio del film. Nel film è presente anche Jared Leto nella parte del fratello minore di Yuri, Vitaly. Le musiche sono di Antonio Pinto.
E' strano vedere in un film sulla guerra, un conflitto "meno" conosciuto ad esempio delle due Guerre Mondiali oppure della Guerra del Vietnam. Il film ruota intorno a questo conflitto. La macchina da presa cambia località molte volte nella prima metà del film mentre poi si stabilisce in un anno preciso per dare un senso alla fine del film. Le inquadrature finiscono sui telegiornali e, quando il protagonista ascolta alla tv che è finito il conflitto, si sente un vero barlume di gioia e di liberazione, tralasciando perfino i primi passi del proprio figlio, l'attenzione dei genitori e della moglie.
Il protagonista ci racconta la vita di un proiettile dalla fabbricazione alla perfezione. Dentro una fabbrica che contiene i macchinari, noi siamo il proiettile. Noi si può uccidere la gente, si può decidere la loro sorte. Ci si accorge che il sangue sgorga per i proiettili iniziali. La fabbrica continua a produrli e noi stiamo zitti.
Essere un trafficante di armi è una cosa totalmente diversa dal traffico della droga. Ma anche quando la droga infierisce nei nosrti affari rischiamo di diventare tossicodipendenti. E' il caso del fratello di Yuri che, già dalla prima volta, diventa un tossicodipendente. Così, dopo aver iniziato l'attività con il fratello, è costretto ad andare in clinica. In quel momento non potrà più sniffare, fare sesso con le prostitute, vendere armi con l'amato fratello. Tutto questo per un pò di droga.
C'è un ossessione prima e durante l'attività del traffico di armi che è nella testa del protagonista. E' la modella Ava Fontane, interpretata da Bridget Moynahan, che vede attraverso numerose foto per Bulgari ed altre. L'ossessione lo porta al delirio, tanto da prevedere dove incontrarla, noleggiare un abito e un aereo per fare colpo su di lei. Successivamente arriverà il matrimonio e anche il figlio.
C'è una notevole presenza di armi nel film in questione. Tra fucili, granate e mitragliatrici si perde il conto. Si perde il conto anche nelle migliaia di proiettili che sono per terra prima del film e dopo il film. Potrebbero simboleggiare tutti i proiettili che hanno colpito una persona. Quei proiettili e l'arma che ha ucciso quelle persone sono state tutte vendute dal protagonista.
C'è anche il tradimento della moglie (o forse il tradimento del marito?). Dopo aver scoperto che suo marito è un trafficante di armi gli dice subito che ha scoperto la verità. Inizia così un gioco a nascondino tra gatto e topo. Scoprirà nel rifugio segreto del marito che i suoi sospetti erano fondati. Scoprirà anche che il primo quadro che ha venduto è stato comprato dal marito.
Il gioco finisce quando il protagonista verrà scoperto per la prima su un milione di volte con le mani in mano dall'uomo incaricato di sorvegliarlo. In quel momento la moglie esce di casa con le valigie insieme al figlio e la macchina da presa ritorna sul posto dove la vicenda è iniziata. Il sorriso del protagonista è sincero. Non voleva che la guerra finisse. E nemmeno il gioco del nascondino.
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