Lord of War

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Un film di Andrew Niccol. Con Nicolas Cage, Ethan Hawke, Jared Leto, Bridget Moynahan, Ian Holm.
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Azione, durata 122 min. - USA 2005. uscita venerdì 18 novembre 2005. MYMONETRO Lord of War * * * - - valutazione media: 3,07 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Finchè c'è guerra... Valutazione 4 stelle su cinque

di andyflash77


Feedback: 14447 | altri commenti e recensioni di andyflash77
domenica 29 luglio 2012

Il mercante di armi Yuri Orlov deve stare sempre un passo avanti a tutti: all'agente dell'Interpol Jack Valentine, sulle sue tracce da tempo, ai suoi rivali in affari, ma anche ad alcuni dei suoi clienti, tra i più noti dittatori del mondo.  Il tema con la T maiuscola, in parole povere, rischia spesso di mangiarsi il film. Le cose più coinvolgenti riguardano il milieu familiare del protagonista (il rapporto con il fratello, il tradimento della moglie) e il non scontato ruolo del Ginko di turno, l'integerrimo poliziotto interpretato da Ethan Hawke che per un curioso corto circuito nella definizione dei caratteri è più antipatico del cattivo.Chi vende armi è un criminale come chi le usa? Il regista di Gattaca a suo modo “va alla guerra”«Nel mondo ci sono cinquecento milioni di armi, una ogni dodici persone. Il mio compito è armare le altre undici». Così Nicolas Cage all’inizio del film. Fedele al motto “finché c’è guerra c’è speranza”, il nostro eroe vende di tutto, dai missili alle pistole - e a chiunque, da sincero democratico. Andrew Niccol racconta una storia che svela un dramma (parliamo di un business miliardario) e rivela una farsa, giacché i governi in superficie dicono di combattere il turpe mercimonio e invece sono i primi a fare affari. Gli intenti sono nobilitati dalla sponsorizzazione di Lord of War da parte di Amnesty International, ma come spesso in questi casi la programmaticità e un pizzico di retorica sono in agguato. Il tema con la T maiuscola, in parole povere, rischia spesso di mangiarsi il film. Le cose più coinvolgenti riguardano il milieu familiare del protagonista (il rapporto con il fratello, il tradimento della moglie) e il non scontato ruolo del Ginko di turno, l’integerrimo poliziotto interpretato da Ethan Hawke che per un curioso corto circuito nella definizione dei caratteri è più antipatico del cattivo.

Nicolas Cage ha detto quasi tutto quello che aveva da dire e i film che ha interpretato negli ultimi 7-8 anni sono, per la maggioranza, sotto la sufficienza. Eppure, il terzo film di Niccol sorprende sia per i contenuti che per l'interpretazione di Cage. Sicuramente inferiore rispetto ad altri film che denotano l'argomento della guerra, il film, oltre a parlare della Guerra Fredda, si snoda nella parte della famiglia sull'orlo della crisi a contrattazioni e corruzioni presenti nella maggior parte delle due ore che caratterizzano la pellicola. Oltre a questo si sentono toni da thriller per i vari spargimenti di sangue, ora africani ora venditori di armi ora fratelli nel sangue. Prodotto oltretutto dall'attore protagonista e dal regista risulta uno dei migliori film interpretati nell'ultimo decennio da Cage. Quest'ultimo interpreta Yuri Orlov un trafficante di armi che, per tutta la durata del film, racconta le vicende accadute prima dell'inizio del film. Nel film è presente anche Jared Leto nella parte del fratello minore di Yuri, Vitaly. Le musiche sono di Antonio Pinto.
E' strano vedere in un film sulla guerra, un conflitto "meno" conosciuto ad esempio delle due Guerre Mondiali oppure della Guerra del Vietnam. Il film ruota intorno a questo conflitto. La macchina da presa cambia località molte volte nella prima metà del film mentre poi si stabilisce in un anno preciso per dare un senso alla fine del film. Le inquadrature finiscono sui telegiornali e, quando il protagonista ascolta alla tv che è finito il conflitto, si sente un vero barlume di gioia e di liberazione, tralasciando perfino i primi passi del proprio figlio, l'attenzione dei genitori e della moglie.
Il protagonista ci racconta la vita di un proiettile dalla fabbricazione alla perfezione. Dentro una fabbrica che contiene i macchinari, noi siamo il proiettile. Noi si può uccidere la gente, si può decidere la loro sorte. Ci si accorge che il sangue sgorga per i proiettili iniziali. La fabbrica continua a produrli e noi stiamo zitti.
Essere un trafficante di armi è una cosa totalmente diversa dal traffico della droga. Ma anche quando la droga infierisce nei nosrti affari rischiamo di diventare tossicodipendenti. E' il caso del fratello di Yuri che, già dalla prima volta, diventa un tossicodipendente. Così, dopo aver iniziato l'attività con il fratello, è costretto ad andare in clinica. In quel momento non potrà più sniffare, fare sesso con le prostitute, vendere armi con l'amato fratello. Tutto questo per un pò di droga.
C'è un ossessione prima e durante l'attività del traffico di armi che è nella testa del protagonista. E' la modella Ava Fontane, interpretata da Bridget Moynahan, che vede attraverso numerose foto per Bulgari ed altre. L'ossessione lo porta al delirio, tanto da prevedere dove incontrarla, noleggiare un abito e un aereo per fare colpo su di lei. Successivamente arriverà il matrimonio e anche il figlio.
C'è una notevole presenza di armi nel film in questione. Tra fucili, granate e mitragliatrici si perde il conto. Si perde il conto anche nelle migliaia di proiettili che sono per terra prima del film e dopo il film. Potrebbero simboleggiare tutti i proiettili che hanno colpito una persona. Quei proiettili e l'arma che ha ucciso quelle persone sono state tutte vendute dal protagonista.
C'è anche il tradimento della moglie (o forse il tradimento del marito?). Dopo aver scoperto che suo marito è un trafficante di armi gli dice subito che ha scoperto la verità. Inizia così un gioco a nascondino tra gatto e topo. Scoprirà nel rifugio segreto del marito che i suoi sospetti erano fondati. Scoprirà anche che il primo quadro che ha venduto è stato comprato dal marito.
Il gioco finisce quando il protagonista verrà scoperto per la prima su un milione di volte con le mani in mano dall'uomo incaricato di sorvegliarlo. In quel momento la moglie esce di casa con le valigie insieme al figlio e la macchina da presa ritorna sul posto dove la vicenda è iniziata. Il sorriso del protagonista è sincero. Non voleva che la guerra finisse. E nemmeno il gioco del nascondino.
 

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