jonnylogan
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sabato 16 marzo 2024
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cusack iconico
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Nick Hornby ritorna al cinema, oggi in formato Blu-Ray e DVD, fra riff di chitarra e conoscenza tassonomica di tutto quel che ruota attorno al mondo del vinile. È questa la sfida alla quale si sottopone John Cusack, qui in splendida forma e forse protagonista della sua migliore performance di sempre, nel ruolo di Rob Gordon, spiantato proprietario del Championship Vinyl, negozio di dischi della periferia di Chicago popolato da un paio di commessi che stabilmente bivaccano al suo interno parlando di musica rock e di ‘top five’, ovviamente musicali.
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Nick Hornby ritorna al cinema, oggi in formato Blu-Ray e DVD, fra riff di chitarra e conoscenza tassonomica di tutto quel che ruota attorno al mondo del vinile. È questa la sfida alla quale si sottopone John Cusack, qui in splendida forma e forse protagonista della sua migliore performance di sempre, nel ruolo di Rob Gordon, spiantato proprietario del Championship Vinyl, negozio di dischi della periferia di Chicago popolato da un paio di commessi che stabilmente bivaccano al suo interno parlando di musica rock e di ‘top five’, ovviamente musicali.
Questo l'incipit della pellicola diretta dall'inglese Stephen Frears, in bilico fra la commedia brillante che richiama Clerks – Commessi (Clerks; 1994) e quella più spiccatamente sentimentale di matrice britannica. Perché - ed è qui che la pellicola s'intreccia con la parte maggiormente sentimentale del protagonista - Rob ama ancora la sua fidanzata Laura, interpretata dall’attrice danese Iben Hjele, alla sua prima performance distante dalla madre patria, ma non riuscendo a capacitarsi del suo abbandono decide imprudentemente d'incontrare i suoi fallimenti sentimentali precedenti per capire cosa l'abbia sempre portato a sbagliare in amore.
Frears decise di spostare la location del romanzo di Hornby dall'originaria Londra alla patria del Blues (Chicago) per ragioni di appeal nei confronti del mondo a stelle e strisce, riuscendo a non snaturare una trama solida e profonda, fatta di momenti di musica soft e battute al vetriolo del super appassionato di musica Jack Black, presente nel suo primo ruolo di spalla brillante di ‘grande peso’.
Fra le attrici che appaiono come vecchie fiamme di Rob s'intravedono future star: Catherine Zeta Jones in seguito divenuta la consorte di Michael Douglas, e Lisa Bonet, nota al pubblico per essere stata tra le protagoniste de I Robinson (The Cosby Show; 1984-1992) alle due s'aggiungono anche le incursioni di Tim Robbins e Bruce springsteen in due veloci cameo.
Pellicola alla quale venne aggiunto il tocco, inizialmente mal digerito da Cusack, di far sfondare al protagonista la quarta parete, obbligandolo a parlare in camera ma riuscendo così ad aggiungere un piacevole tocco di surrealismo a un film già così molto godibile.
Pellicola da recuperare se siete amanti della musica made in UK e USA. Se amate classificare attraverso top five ogni aspetto della vostra vita. Se desiderate parlare di musica e vita, affettiva e non, nella stessa misura. In tutti questi casi il film prodotto dallo stesso Cusack non vi deluderà nemmeno a distanza di più di venti anni.
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steffa
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giovedì 25 gennaio 2024
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alti e bassi
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commedia romantica basata su una trama abbastanza interessante, tuttavia lo sviluppo risulta forzato, poco originale e poco spontaneo, le soluzioni sono anemiche e sterili, tuttavia si lascia guardare grazie ad un cast di assoluto livello
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chainbreaker
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mercoledì 13 gennaio 2021
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non succede niente...
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Mi dispiace ma stavo per mollare tutto dopo mezz'ora, ma sono arrivato in fondo, pentendomi di aver buttato quasi due ore di tempo nel cestino. Ma che roba è? Persone che parlano con altre persone che parlano con altre che parlano... Che interessante! Questi si fanno i cavoli loro con banali storielle d'amore e dialoghi al limite dell'irritante. Non si salva nemmeno il pur bravo Jack Black (lasciamo perdere Cusack, che è già mediocre di suo), che naufraga inevitabilmente nel vuoto cosmico della sceneggiatura (ma quale sceneggiatura?) siamo ai livelli (infimi) de "La Scomparsa di E. Rigby" o della maggior parte dei film di Allen (dove non succede nulla nemmeno lì). Che immondizia...
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fabio
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martedì 16 luglio 2019
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buona trasposizione
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Da un best seller letterario ecco una traduzione cinematografica che, senza stravolgere nulla, riesce a conquistare la simpatia dello spettatore; merito di un buon cast diretto con sapienza.
Il film non si discosta e non aggiunge nulla al libro (che rimane superiore): una sorta di saggio semi-serio sulle delusioni in amore.
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Da un best seller letterario ecco una traduzione cinematografica che, senza stravolgere nulla, riesce a conquistare la simpatia dello spettatore; merito di un buon cast diretto con sapienza.
Il film non si discosta e non aggiunge nulla al libro (che rimane superiore): una sorta di saggio semi-serio sulle delusioni in amore.
Tra musica e parole, classifiche più o meno improbabili, un pizzico di "adolescente-che-non-vuole-crescere" (cosa che evidentemente piace all'autore ed è una delle chiavi che innescano il meccanismo empatico) si viene risucchiati nel micro-universo, un po' nostalgico ed un po' snob, del protagonista.
Il resto è una commedia convenzionale con tanto di happy end.
Per chi ha letto il libro (e magari vuole tornarci prima o poi), per chi non lo ha letto ancora, per i fanatici delle classifiche e per tutti quelli che almeno una volta nella vita hanno registrato una compilation.
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rescart
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martedì 27 dicembre 2016
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triste ma vero
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È triste pensare che, a ritroso di un anno dagli attacchi alle twin towers del famigerato 9/11, vi sia stato anche a Chicago oltre che a Londra, dove originariamente il romanzo best-seller di Hornby è ambientato, chi si ritenesse superiore solo perché conosceva tutto della produzione musicale rock/pop degli ultimi vent'anni. Già perché sulle sponde del Tamigi è normale pensare di essere sulle vette del mondo della musica moderna, mentre gli States danno la birra agli inglesi per quanto riguarda la cinematografia. E forse per questo non poteva mancare una parola di apprezzamento al connubio fra queste due forme d’arte nella citazione del film horror “La casa 2”.
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È triste pensare che, a ritroso di un anno dagli attacchi alle twin towers del famigerato 9/11, vi sia stato anche a Chicago oltre che a Londra, dove originariamente il romanzo best-seller di Hornby è ambientato, chi si ritenesse superiore solo perché conosceva tutto della produzione musicale rock/pop degli ultimi vent'anni. Già perché sulle sponde del Tamigi è normale pensare di essere sulle vette del mondo della musica moderna, mentre gli States danno la birra agli inglesi per quanto riguarda la cinematografia. E forse per questo non poteva mancare una parola di apprezzamento al connubio fra queste due forme d’arte nella citazione del film horror “La casa 2”. Ma ovviamente la fondatezza di questa considerazione dipende da quanto il film si attenga o meno al romanzo anche nella scelta dei paradigmi. Resta il fatto che l'autore del romanzo aveva già scritto un best seller poi finito sul grande schermo (Febbre a 90*) e quindi stava già pensando a una seconda trasposizione cinematografica. Dico che è triste pensarlo non tanto per il bullismo che l'impiegato rocchettaro mostra verso un cliente, con il beneplacito del titolare, quanto perché è proprio da questo complesso di superiorità che derivano, a ben vedere, tutti gli errori che il protagonista commette, e rischia di ripetere, nel suo rapporto sentimentale con la compagna dal nome petrarchesco.
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rescart
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martedì 27 dicembre 2016
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triste ma vero
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È triste pensare che, a ritroso di un anno dagli attacchi alle twin towers del famigerato 9/11, vi sia stato anche a Chicago oltre che a Londra, dove originariamente il romanzo best-seller di Hornby è ambientato, chi si ritenesse superiore solo perché conosceva tutto della produzione musicale rock/pop degli ultimi vent'anni. Già perché sulle sponde del Tamigi è normale pensare di essere sulle vette del mondo della musica moderna, mentre gli States danno la birra agli inglesi per quanto riguarda la cinematografia. E forse per questo non poteva mancare una parola di apprezzamento al connubio fra queste due forme d’arte nella citazione del film horror “La casa 2”.
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È triste pensare che, a ritroso di un anno dagli attacchi alle twin towers del famigerato 9/11, vi sia stato anche a Chicago oltre che a Londra, dove originariamente il romanzo best-seller di Hornby è ambientato, chi si ritenesse superiore solo perché conosceva tutto della produzione musicale rock/pop degli ultimi vent'anni. Già perché sulle sponde del Tamigi è normale pensare di essere sulle vette del mondo della musica moderna, mentre gli States danno la birra agli inglesi per quanto riguarda la cinematografia. E forse per questo non poteva mancare una parola di apprezzamento al connubio fra queste due forme d’arte nella citazione del film horror “La casa 2”. Ma ovviamente la fondatezza di questa considerazione dipende da quanto il film si attenga o meno al romanzo anche nella scelta dei paradigmi. Resta il fatto che l'autore del romanzo aveva già scritto un best seller poi finito sul grande schermo (Febbre a 90*) e quindi stava già pensando a una seconda trasposizione cinematografica. Dico che è triste pensarlo non tanto per il bullismo che l'impiegato rocchettaro mostra verso un cliente, con il beneplacito del titolare, quanto perché è proprio da questo complesso di superiorità che derivano, a ben vedere, tutti gli errori che il protagonista commette, e rischia di ripetere, nel suo rapporto sentimentale con la compagna dal nome petrarchesco.
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arual66
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venerdì 3 luglio 2015
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alta qualità
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Un film che, come il libro da cui è tratto è un piccolo, prezioso saggio sulla musica e sui rapporti tra i due sessi. Non serve ricordare quanto sia difficile l'adattamento cinematografico di un'opera letteraria, specie se quella in questione è un lungo flusso di coscienza durante il quale i veri e propri "avvenimenti" sono incredibilmente divertenti, ma si contano sulle dita di una mano. Frears ha colto la sfida al balzo e, pur abbandonando l'ambientazione londinese tipica del romanzo, realizza una grande opera di trasposizione: i monologhi e la mania per gli elenchi di Rob sciorinati dall'abile penna di Hornby vengono resi perfettamente dallo sguardo in macchina di Cusack, per non parlare della sceneggiatura (curata, fra gli altri, dallo stesso Cusack)che sa rimanere coerente anche nelle piccole libertà che si prende rispetto alla trama originale.
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Un film che, come il libro da cui è tratto è un piccolo, prezioso saggio sulla musica e sui rapporti tra i due sessi. Non serve ricordare quanto sia difficile l'adattamento cinematografico di un'opera letteraria, specie se quella in questione è un lungo flusso di coscienza durante il quale i veri e propri "avvenimenti" sono incredibilmente divertenti, ma si contano sulle dita di una mano. Frears ha colto la sfida al balzo e, pur abbandonando l'ambientazione londinese tipica del romanzo, realizza una grande opera di trasposizione: i monologhi e la mania per gli elenchi di Rob sciorinati dall'abile penna di Hornby vengono resi perfettamente dallo sguardo in macchina di Cusack, per non parlare della sceneggiatura (curata, fra gli altri, dallo stesso Cusack)che sa rimanere coerente anche nelle piccole libertà che si prende rispetto alla trama originale. Oltre al già citato, azzeccatissimo protagonista, una menzione speciale va a Jack Black nel ruolo del folle Barry e a Todd Louiso nei panni di un imbranatissimo Dick. Un plauso alla regia che con questo gioiello riesce a scongiurare l'immancabile (e inutile) confronto con l'originale letterario, senza tuttavia mancare di personalità.
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toty bottalla
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sabato 20 settembre 2014
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cusack svampito in una commedia gradevole!
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Ritmi alti e incalzanti, un cusack che ricorda il gib di "sacco a pelo a tre piazze" anche qui, alle prese con affari di donne sfuggenti, complicate e un pò stupide, john tiene bene l'incedere frenetico di una commedia gradevole votata all'analisi superficiale del rapporto uomo donna nella fase prematura, un film strutturato bene e ben diretto. Saluti.
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andrea zagano
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lunedì 27 gennaio 2014
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la difficoltà racchiusa in una top 5 sulle donne!
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Alta fedeltà, tratto dal romanzo del pluridecorato scrittore inglese Nick Hornby, narra le sventure amorose del simpatico proprietario di un negozio di dischi, Rob Gordon, interpretato da un eccezionale John Cusack.
Il film presenta alcune differenze con il libro, a partire dall’ambientazione che era Londra e non Chicago(sarebbe stato perfetto) anche se il risultato finale è una piacevole introspezione dell’uomo comune che si distingue dalla massa.
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Alta fedeltà, tratto dal romanzo del pluridecorato scrittore inglese Nick Hornby, narra le sventure amorose del simpatico proprietario di un negozio di dischi, Rob Gordon, interpretato da un eccezionale John Cusack.
Il film presenta alcune differenze con il libro, a partire dall’ambientazione che era Londra e non Chicago(sarebbe stato perfetto) anche se il risultato finale è una piacevole introspezione dell’uomo comune che si distingue dalla massa. Non so perché ma l’originalità e la semplicità delle top five di Rob mi hanno colpito e in qualche modo conquistato. Questo genere di commedie sentimentali in perfetto stile inglese catturano le emozioni dello spettatore che si lascia piacevolmente accompagnare verso il finale, che solitamente non delude mai e, soprattutto, non è mai scontato.
Particolarmente studiato e perfezionato il protagonista del film, Rob Gordon, posto al centro di una sceneggiatura che è brillante e vibrante pur senza strabiliare: un uomo che basa tutta la sua vita e le sue scelte confidandosi ed ascoltando la voce della sua unica passione, la musica.
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vjarkiv
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lunedì 4 novembre 2013
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carina l'ambientazione e la confezione...
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Film decisamente sopravvalutato. Carina l'ambientazione e la confezione, ma eccessiva la verbosità di Rob/Cusack (co-sceneggiatore e co-produttore) che non sempre si concilia con il resto. Interessante la rappresentazione della maniacalità degli esperti di Rock, con un Barry/Black alla sua prima interpretazione significativa. Furbo il cameo del Boss/Springsteen.
Da vedere senza farlo diventare un cult a tutti i costi.
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