bobparr
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sabato 6 gennaio 2024
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evitabile
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Seguo Avati distrattamente e dei suoi film ricordo con piacere alcuni di quelli degli anni 80/90.
In questo caso ho pochi ricordi, che a breve comunque spariranno.
La baracchina dei gelati in mezzo alla strada vicino a Porta Saragozza, ripresa con l'uso del green screen, che è piu' falsa di una moneta da 3 euro. Per non dire dei sorrisi delle bambine in bella mostra sul davanti, che sono agghiaccianti.
Un insieme di attori dalla interpretazione imbarazzante, non so se per causa loro o della direzione.
Una ripresa del sonoro in diretta che spesso - ma questo sembra un male di molti film italiani dilettanteschi - diventa indistinguibile dai rumori di fondo.
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Seguo Avati distrattamente e dei suoi film ricordo con piacere alcuni di quelli degli anni 80/90.
In questo caso ho pochi ricordi, che a breve comunque spariranno.
La baracchina dei gelati in mezzo alla strada vicino a Porta Saragozza, ripresa con l'uso del green screen, che è piu' falsa di una moneta da 3 euro. Per non dire dei sorrisi delle bambine in bella mostra sul davanti, che sono agghiaccianti.
Un insieme di attori dalla interpretazione imbarazzante, non so se per causa loro o della direzione.
Una ripresa del sonoro in diretta che spesso - ma questo sembra un male di molti film italiani dilettanteschi - diventa indistinguibile dai rumori di fondo.
Un film che per essere il 43° del regista (come leggo sul web) è sconfortante.
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jonnylogan
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mercoledì 25 ottobre 2023
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avati per una volta non convince
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La malinconica vita di tre ragazzi comuni nella Bologna del dopoguerra e le loro aspirazioni tradite dalla perdita di quella giovinezza che lentamente porta a scelte obbligate, o quasi. Pupi Avati ci riporta nella (sua) Bologna in una pellicola che ricorda “Ma quando arrivano le ragazze” (id.; 2005), film con protagonisti Claudio Santamaria e Paolo Briguglia, con l’intrusione adulta di Johnny Dorelli.
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La malinconica vita di tre ragazzi comuni nella Bologna del dopoguerra e le loro aspirazioni tradite dalla perdita di quella giovinezza che lentamente porta a scelte obbligate, o quasi. Pupi Avati ci riporta nella (sua) Bologna in una pellicola che ricorda “Ma quando arrivano le ragazze” (id.; 2005), film con protagonisti Claudio Santamaria e Paolo Briguglia, con l’intrusione adulta di Johnny Dorelli. Anche in quel caso la musica era il collante di un’amicizia storica che però lentamente si sfaldava a causa della bravura di Nick (Santamaria) e della scelta di Gianca (Briguglia) di abbandonare i suoi propositi iniziali.
Anche in tal caso la musica funge da iniziale collante con il terzo incomodo di una ragazza che diventerà la fonte di discordia fra i due amici storici. Ma rispetto alla pellicola precedente la Bologna che ci viene offerta è livida come non mai e avvolta da una trama che non offre nuovi spunti. Non bastano una colonna sonora, affidata a Sergio Cammariere e Lucio Gregoretti, e una fotografia di pregio firmata da Cesare Bastelli, per ottenere appigli che possano offrire qualche sussulto pieno di originalità. E a poco servono le ottime interpretazioni di Gabriele Lavia, Massimo Lopez e Edwige Fenech, nelle versioni adulte dei tre protagonisti.
Un peccato perché Avati pur scegliendo alcuni dei tratti che da sempre lo contraddistinguono: i ricordi della giovinezza. Il passato in bianco e nero meglio di un presente nel quale non si ritrova. L’amicizia tradita e l’amore per una bellezza irraggiungibile. Ha anche scelto di far virare la narrazione verso una malinconia e un pessimismo diffusi. Narrando di tre esistenze vittime degli eventi e decidendo di abbandonarsi al rimpianto per una vita trascorsa che ha lasciato il posto a un presente che mostra solo rammarico per scelte sbagliate, per promesse iniziali non mantenute e come i sogni dell'infanzia siano sogni proprio perché incapaci di concretizzarsi.
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lizzy
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domenica 10 settembre 2023
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ci risiamo!
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ATTENZIONE: SPOILER VARI...
Lo dicevo io la volta scorsa per "Il Signor Diavolo": a volte Pupi sforna alcuni piccoli capolavori, altre volte si perde nel classico "bicchier d'acqua" (qua birra e alcolici vari) e finisce per perdere la strada maestra.
Questo film dal titolo ovviamente a tema "cattolico" ci rimanda, con la solita sentita e risentita voce stanca fuoricampo di un vecchio che rimebra "il bel tempo che fu", ad una storia forse "qualunque". Due ragazzini che vogliono conquistare il mondo, la bella fra i due che poi predilige il più fortunato, la stessa ragazza molto ambiziosa, ma al suo tempo complessata e irrisolta (c'entrerà la triste infanzia vissuta) e il solito girotondo di comprimari ai quali ci ha abituati Avati.
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ATTENZIONE: SPOILER VARI...
Lo dicevo io la volta scorsa per "Il Signor Diavolo": a volte Pupi sforna alcuni piccoli capolavori, altre volte si perde nel classico "bicchier d'acqua" (qua birra e alcolici vari) e finisce per perdere la strada maestra.
Questo film dal titolo ovviamente a tema "cattolico" ci rimanda, con la solita sentita e risentita voce stanca fuoricampo di un vecchio che rimebra "il bel tempo che fu", ad una storia forse "qualunque". Due ragazzini che vogliono conquistare il mondo, la bella fra i due che poi predilige il più fortunato, la stessa ragazza molto ambiziosa, ma al suo tempo complessata e irrisolta (c'entrerà la triste infanzia vissuta) e il solito girotondo di comprimari ai quali ci ha abituati Avati.
Bologna c'è, ma non è quella gioiosa e "grassa" che avremmo voluto vedere: è una Bologna politica, apatica, nervosa e sterile (come sterile diventerà la protagonista), la musica poi non convince e non rattrista, ma "annoia". Cammariere già di suo per me è inascoltabile: qua da il meglio (eufemismo!) di se per tentare di buttare tutto alle ortiche.
La stessa canzone di "successo" dei due è una lagna pallosa...altro che Sanrremo.
E stavolta le "retrospettive" hanno un gusto finto... tutti i vari flashback non mi riportano indietro di molti anni, ma mi fan pensare a rappresentazioni di teatrini parrocchiali.
Come da teatrino parrocchiale è la recitazione del Guenzi: non ho ben capito come lo abbia potuto scegliere Pupi per questo personaggio... forse perchè lo ha trovato piatto e monocorde come il protagonista del raccconto... può essere...
D'altronde già con Cremonini, ne "Il cuore grande delle ragazze", il nostro regista aveva fatto un mezzo passo falso (a mio parere): qua i passi sbagliati sono molti di più.
A cominciare dal Lopez utilizzato solo per un paio di scene: che spreco enorme.
E per continuare dal voler rispolverare "vecchie glorie" ormai inadatte al ruolo (in questo caso la Rome... come anche nel film con Cremonini).
Oppure con l'utilizzo del Lavia come protagonista: ormai il Gabriele è così immerso nelle sue rappresentazioni teatrali che più che in un film di Avati sembrava recitare una tragedia greca. Inadatto assolutamente per il ruolo a lui offerto (l'artista maledetto e di nessun successo), ma capace di grandissime interpretazioni...altrove.
Per finire a tutte le varie "location" che di Bologna, di com'era ai vecchi tempi, e di com'è adesso, non ci dicono proprio un bel nulla.
No, qua non siamo nei pressi di "Una festa di laurea", ma certo che qualcosina di più Avati avrebbe potuto permetterselo con i nuovi mezzi messi a disposizione del cinema attuale.
Resta il succo di una trama che fa acqua da tutte le parti, dove non si approfondisce nulla, ma dove trionfano solo fallimenti e disillusioni.
Alla fine qua nessuno vince: tutti perdono, di brutto.
E pure lo spettatore.
Mi dispiace: la volta scorsa ho goduto col "Diavolo" di Pupi.Stavolta per tagliare la noia a fette ho dovuto munirmi di motosega!
Last, but not least: qualcuno avvisi il signor Avati che quelle didascalie e i caratteri usati sono totalmente inadeguati.
Vuoi fare un film sulla "memoria" e poi ti riduci ad un inizio fatto tipo template di "imovie": un po' scarsino come impegno.
L'idea delle vecchie foto di repertorio, Mago Zurlì compreso, ci stava tutta, la realizzazione no.
Bene invece il tributo alla grandissima Mariele Ventre. Almeno quello azzeccatissimo...
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luciano sibio
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sabato 19 agosto 2023
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geniale la scena della doccia con la fenech
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Il film parte che sembra una ricostruzione biografica di Pupi Avati, una sorta di testamento storia con omaggio alla propria consorte e il grande amore che li ha legati per una vita.
E direi che la cosa ci stava pure bene quasi ad omaggio di un nostro simpatico regista nostrano oramai 85enne.che tutti abbiamo amato e visto almeno una volta.
Ma ho la sensazaione che la storia abbia man mano preso la mano al regista, come era logico che succedesse avendo Pupi Avati per tutta la sua vita raccontato storie.
E il film da biografico è diventato una vera e propria storia d'amore con una donna finita male. e una vera e propria storia di amiciza profonda verso il suo migliore amico egualmente naufragata.
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Il film parte che sembra una ricostruzione biografica di Pupi Avati, una sorta di testamento storia con omaggio alla propria consorte e il grande amore che li ha legati per una vita.
E direi che la cosa ci stava pure bene quasi ad omaggio di un nostro simpatico regista nostrano oramai 85enne.che tutti abbiamo amato e visto almeno una volta.
Ma ho la sensazaione che la storia abbia man mano preso la mano al regista, come era logico che succedesse avendo Pupi Avati per tutta la sua vita raccontato storie.
E il film da biografico è diventato una vera e propria storia d'amore con una donna finita male. e una vera e propria storia di amiciza profonda verso il suo migliore amico egualmente naufragata.
La storia ha soddisfatto però a sprazzi.
Secondo me è stata trascurata la figura della Fenech che ricompare nella vita del protagonista, francamente senza un vero aggancio organico con la storia, non dimenticando che Bologna non è Newyork dove due persone che si lasciano poi non si incontrano più per tutta la vita.Geniale invece la scena della doccia anche se non tutti la possono capire.
Ma solo lo spettatore maschile della mia età proverà un certo non dimenticato fremito adolescenziale, che verrà ben presto riportato alla triste realtà del tempo.Triste realtà che cancella e ottunde come un sordo colpo di martello sul rubinetto della doccia certi fremiti del tutto inusuali a certe età.
Infine Lavia si muove come in teatro e fa mancare quella naturalezza e realisticità recitativa che invece non manca agli attori giovani e che peraltro meglio si addice a questa storia basata su amarcord e con tanto di voce fuori campo.
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cinemafricabo
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domenica 2 luglio 2023
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classico avati, questa volta non convince
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Malinconia, lentezza, morte, Bologna, musica, storie ordinarie ma al tempo stesso uniche. E' questa la poetica del cinema di Pupi Avati di tanti piccoli grandi gioielli come Regalo di Natale, La seconda notte di nozze, Un Matrimonio e altri ancora.
In questo caso però gli ingredienti sono mal amalgamati e la torta è venuta male. Dispiace vedere Bologna così maltrattata, ripresa di sfuggita o con trucchi cinematografici elementari, con riprese ripetute e immotivate delle 2 Torri e dei classici portici. La malinconia pervade tutto i lfilm, ma qui si trasforma in tristezza e per di più fine a se' stessa e mal rappresentata: nel film tutti piangono ma non si vede mai una lacriima.
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Malinconia, lentezza, morte, Bologna, musica, storie ordinarie ma al tempo stesso uniche. E' questa la poetica del cinema di Pupi Avati di tanti piccoli grandi gioielli come Regalo di Natale, La seconda notte di nozze, Un Matrimonio e altri ancora.
In questo caso però gli ingredienti sono mal amalgamati e la torta è venuta male. Dispiace vedere Bologna così maltrattata, ripresa di sfuggita o con trucchi cinematografici elementari, con riprese ripetute e immotivate delle 2 Torri e dei classici portici. La malinconia pervade tutto i lfilm, ma qui si trasforma in tristezza e per di più fine a se' stessa e mal rappresentata: nel film tutti piangono ma non si vede mai una lacriima. Il tema musciale è di Sergio Cammariere (per fortuna non è degli Stato Sociale..), è un bel pezzo, al tempo stesso è un deja vu che rimanda a mille altri brani, un pezzo antico e un po' stantio, per di più viene riproposto continuamente durante tutto il film.
La quattordicesima domenica del tempo ordinario in definitiva è una storie alla Pupi Avati, ma, a differenza di altre sue opere, resta sempre in superficie, mai uno scatto, mai una sintesi, mai si cerca un approfondimento. In definitiva una narrazione elementare, gli eventi si succedono uno di seguito all'altro e anche quando la vicenda "salta" dal passato al presente o viceversa è solo perchè la scena immediatamente precedente richiedeva una conferma da quella successiva.
La storia è quella di due amici che si ritrovano dopo essersi persi di vista, a causa del tempo che passa, della vita e di una donna. E' una storia classica ma non sarebbe questo un problema: il fatto è che ad ogni inquadratura manca qualcosa, rimane un dubbio.
Cosa hanno fatto i personaggi tra loro? Come mai Marzio ha una vita al tempo stesso abbiente e fallimentare ? Qual'è il passato della giovane Sandra ? E che ne è stato di lei, prima di vederla ricomparire per caso al funerale di Samuele ? Si può sapere qualche cosa di più di Samuele tranne che suonava e poi ha iniziato a lavorare in banca ?
Anche la maestria di Avati nel dirigere gli attori più disparati, a questo giro ha fatto cilecca: in particolare Lodo Guenzi non ha nulla, ma proprio nulla di attoriale, non recita, non convince, il dubbio sul perchè gli sia stato affidato un ruolo, per di più da protagonista,è il vero mistero del film.
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gabriella
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domenica 21 maggio 2023
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sogni interrotti
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La vecchia gelateria a Bologna all’angolo tra via Saragozza e via Audinot , dove s’incontravano Marzio e Samuele per parlare di musica, dove era avvenuto il primo incontro tra Marzio e Sandra, non esiste più, ora c’è soltanto l’immagine stremata di volti avvizziti e animi feriti, le cose belle sono andate via , tanto tempo fa, i sogni non si sono realizzati come sperato. Siamo negli anni 70 quando Marzio e Sandra celebrano il loro matrimonio, nella quattordicesima domenica del periodo liturgico del tempo ordinario ( periodo nel quale si era sposato lo stesso Pupi Avati), data che darà il titolo a un brano che Marzio e Samuele hanno inciso sperando di affermarsi come musicisti, invece va tutto a rotoli, matrimonio e carriera.
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La vecchia gelateria a Bologna all’angolo tra via Saragozza e via Audinot , dove s’incontravano Marzio e Samuele per parlare di musica, dove era avvenuto il primo incontro tra Marzio e Sandra, non esiste più, ora c’è soltanto l’immagine stremata di volti avvizziti e animi feriti, le cose belle sono andate via , tanto tempo fa, i sogni non si sono realizzati come sperato. Siamo negli anni 70 quando Marzio e Sandra celebrano il loro matrimonio, nella quattordicesima domenica del periodo liturgico del tempo ordinario ( periodo nel quale si era sposato lo stesso Pupi Avati), data che darà il titolo a un brano che Marzio e Samuele hanno inciso sperando di affermarsi come musicisti, invece va tutto a rotoli, matrimonio e carriera. I venti contrari che sferzano le vite dei protagonisti sono rincorse continuamente dal leitmotiv del brano di Marzio, “le cose belle sono andate via ,lasciandomi nel buio della vita”, forse con troppa insistenza, creando un clima disperato di rassegnazione e arrendevolezza. Marzio rimane aggrappato al suo sogno , crogiolandosi nel fallimento , senza mai crescere veramente , preferisce vivere con i fantasmi di un passato che avventurarsi nel presente, forse perché il presente è la solitudine, l’amarezza, senza considerare che forse sarebbe meglio ridipingere di blu le pareti di casa, e riprovare a vivere. Devo dire che il film non mi è dispiaciuto, anche se , musicalmente parlando, non ho trovato la melodia che mi sarei aspettata, c’è molta nostalgia, molta malinconia, ma manca il giusto accordo, ci sono elementi lasciati in sospeso, non approfonditi ( Sandra al concorso di bellezza dice di non avere conosciuto il padre e che la madre non l’aveva desiderata), inoltre non si capisce ben cosa abbia fatto in tanti anni, visto che non ha una casa propria ma vive ospite da conoscenti. Sulla recitazione poi non tutto è fluido, Gabriele Lavia tradisce le sue origini teatrali e ne appesantisce l’ascolto, decisamente più in ruolo un’inedita Edvige Fenech e il Marzio giovane che riescono a trasmettere con efficacia le fragiltà e le debolezze che ogni età si porta appresso , perché i.n fondo, quel ricordo felice del chiosco di gelati, è ancora nascosto in qualche angolo del cuore.
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maria f.
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mercoledì 10 maggio 2023
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evviva i buoni flim!
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Un tuffo nel passato e una grande emozione nel presente.
Questa storia così com’è stata raccontata mi ha rapito, ho guardato il film appoggiando la mia mano piegata a pugno contro la guancia come una bambina e fissando lo schermo per non perdere una scena, una battuta, un passaggio significativo, l’essenza, l’anima.
Marzio e Sandra, Marzio e Samuele, Marzio e il padre, le loro vite prima legate, intrecciate e poi come succede, ecco, un intoppo, un inciampo e la comunione fra quei legami che sono stati vitali si sciolgono, si scindono ma non sbiadiscono, per continuare da soli e ricominciare creando un percorso diverso.
Tuttavia, se si è amato tanto, è insopportabile ricominciare, manca un pezzo di te, sei monco, incompleto, imperfetto e per quanto tenti di andare avanti resistendo, è sempre un sopravvivere, una lotta, un interrogarsi.
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Un tuffo nel passato e una grande emozione nel presente.
Questa storia così com’è stata raccontata mi ha rapito, ho guardato il film appoggiando la mia mano piegata a pugno contro la guancia come una bambina e fissando lo schermo per non perdere una scena, una battuta, un passaggio significativo, l’essenza, l’anima.
Marzio e Sandra, Marzio e Samuele, Marzio e il padre, le loro vite prima legate, intrecciate e poi come succede, ecco, un intoppo, un inciampo e la comunione fra quei legami che sono stati vitali si sciolgono, si scindono ma non sbiadiscono, per continuare da soli e ricominciare creando un percorso diverso.
Tuttavia, se si è amato tanto, è insopportabile ricominciare, manca un pezzo di te, sei monco, incompleto, imperfetto e per quanto tenti di andare avanti resistendo, è sempre un sopravvivere, una lotta, un interrogarsi.
Il vivere male di Marzio, il suo bisogno di possesso, che non lo abbandona e che lo seguirà anche in vecchiaia, deriva dalla mancanza di quel padre, vissuto poco, di cui avrebbe voluto conoscere sopra ogni cosa l’opinione che aveva di lui, delle sue scelte.
Questo distacco prematuro lo induce a trascinare la sua vita con questa ferita, con questo enigma irrisolto dovuto alla mancanza di accudimento, al sostegno di un genitore venuto a mancare troppo presto.
Un cast formidabile, l’interpretazione di Lodo Guenzi è stata particolarmente penetrante e intensa anche nelle parti musicali con Nick Russo.
Testo e musica semplicemente seducenti.
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athos
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lunedì 8 maggio 2023
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mesto
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E' il film più triste che abbia mai visto. La storia che vive i due piani della gioventù e della vecchiaia è piatta, non lascia intuire cosa sia successo in quel lunghissimo lasso di tempo, utilizzando un paio di artifizi (il blu delle pareti e l'aggressività di lui verso chi guarda la compagna) che lasciano un po' basiti per la trasposizione elementare. L'unica cosa che salverei è Gabriele Lavia, che offre un'interpretazione pressochè perfetta, di un uomo veramente triste.
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no_data
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domenica 7 maggio 2023
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film elegante e struggente
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Il film di Pupi Avati è struggente come solo la vita sa esserlo quando si muove tra ricordi e sogni. Nella narrazione si perde continuamente la percezione di chi, tra i personaggi, sia più adatto o inadatto alla vita, di chi sia socnfitto o vincente. A vincere è la vita con i suoi moti imprevedibili che intrecciano le storie e creano dolore, ma sotteso a ogni respiro è l'amore sognato davanti a un chiosco di gelati ai tempi della scuola elementare.
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