giovanni_b_southern
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martedì 21 marzo 2023
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molto bello
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Il Cinema Italiano è in netta crisi. Ma ci sono delle gemme rare. Il protagonista : FAVINO. Il regista : MARTONE. Questo è un film bellissimo. Da vedere
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maurizio d
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domenica 15 gennaio 2023
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dove è finita la poesia dell nostalgia ?
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Ho seguito con interesse tutta la prima parte del film , splendida illustrazione delle emozioni che
puo' provare, tornando nella sua terra natia un sessantenne, rievocando il suo passato e
gli affetti ormai perduti. L'incontro con la madre , i dialoghi affettuosi , il bagno rituale sono di una
grande tenerezza e provocano emozione in chi li segue .
Ma la seconda parte del film mi ha deluso . C'è un cambio di registro stilistico evidente .
Dove è finita la poesia della Nostalgia.....?
Il film si trasforma in una disanima dei guasti e delle procedure della Camorra
e diventa un film sui ferrei meccanismi della criminalita' organizzata .
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Ho seguito con interesse tutta la prima parte del film , splendida illustrazione delle emozioni che
puo' provare, tornando nella sua terra natia un sessantenne, rievocando il suo passato e
gli affetti ormai perduti. L'incontro con la madre , i dialoghi affettuosi , il bagno rituale sono di una
grande tenerezza e provocano emozione in chi li segue .
Ma la seconda parte del film mi ha deluso . C'è un cambio di registro stilistico evidente .
Dove è finita la poesia della Nostalgia.....?
Il film si trasforma in una disanima dei guasti e delle procedure della Camorra
e diventa un film sui ferrei meccanismi della criminalita' organizzata .
Lo spettatore si domanda perché una persona di successo con moglie e affetti vuole ad ogni
costo trasferirsi in una città dipinta come squallida e pericolosa ?
Perché poi un capo clan che dispone di un ampia manovalanza ha paura per un crimine commesso
quaranta anni prima (In Italia non esiste la prescrizione ?) e andrebbe addirittura ad uccidere di
persona per la strada il suo amico-rivale ?
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piema
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mercoledì 11 gennaio 2023
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davvero un racconto epico sulla nostalgia di casa, della propria città e di un'amicizia
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Bellissimo film sull'amore per Napoli e su una amicizia fra adolescenti che finisce in tragedia, ma anche sull'amore per i propri genitori accuditi nell'ultima parte della propria vita. C'è una fioritura di amicizie forti negli ultimi film e come per "Close" qui siamo di fronte a una amicizia tradita, mentre in "Le 8 montagne" trionfa l'amicizia ritrovata.
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felicity
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mercoledì 4 gennaio 2023
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sulla distorsione dei ricordi
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Nostalgia è la storia, tinta di noir, di un fuggiasco sradicato, un film sul peso del passato. Ma è soprattutto un discorso sulla distorsione dei ricordi e sulla difficoltà di accordarsi al proprio tempo. E di inciderlo e trasformarlo. Che è, in qualche modo, la condanna di molti suoi personaggi. Anche se nella contrapposizione tra il disastro avvilente del covo del boss Oreste Spasiano (un gigantesco, demoniaco Tommaso Ragno) e il cortile eden della nuova casa di Felice Lasco, c’è tutta la smisurata differenza che passa tra la disperazione e la speranza.
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pigi51
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sabato 10 dicembre 2022
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mai fidarsi dei ricordi dell'' infanzia
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Mario Martone conosce bene Napoli, soprattutto la Napoli del degrado, dei bassi sovraffollati, dei quartieri dove lo spaccio è l'unico lavoro possibile,delle strade strette dove il sole non da i suoi raggi come ne "La città vecchia" di De Andrè, la Napoli di bascia Sanità , dove sopravvivere è un lusso e ogni vicolo è un incontro possibile con la morte. Felice dopo quarant'anni riemerge dal passato per ritrovare la "saudade" , la nostalgia dell'infanzia e di un'adolescenza vissuta da balordo , in compagnia di un altro ragazzo della sua età, Oreste da cui è fuggito dopo un tentativo di rapina finito in omicidio proprio nel suo quartiere.
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Mario Martone conosce bene Napoli, soprattutto la Napoli del degrado, dei bassi sovraffollati, dei quartieri dove lo spaccio è l'unico lavoro possibile,delle strade strette dove il sole non da i suoi raggi come ne "La città vecchia" di De Andrè, la Napoli di bascia Sanità , dove sopravvivere è un lusso e ogni vicolo è un incontro possibile con la morte. Felice dopo quarant'anni riemerge dal passato per ritrovare la "saudade" , la nostalgia dell'infanzia e di un'adolescenza vissuta da balordo , in compagnia di un altro ragazzo della sua età, Oreste da cui è fuggito dopo un tentativo di rapina finito in omicidio proprio nel suo quartiere. Il ritorno dell'uomo , dopo una vita in Africa da imprenditore, appare più come un tentativo di redenzione da quei peccati giovanili che come un desiderio di rivedere la sua città natale ("voglio morire nella città dove sono nato") , di cui a poco a poco ritrova la quotidianità e l'idioma nella frequentazione con un combattivo sacerdote che lo esorta ad andar via da un mondo che non lo protegge anzi gli è ostico, per quel suo ruolo di testimone di un delitto efferato compiuto da due quindicenni. Ma i ricordi non sono esattamente degli amici, anzi spesso sono i tuoi peggiori nemici; la Napoli di "Nostalgia" è cambiata,e anche i legami di sangue diventano spazzatura, quando quello che credevi l'amico più caro, che hai voluto incontarre ad ogni costo, ti pugnala nel buio e ti deruba svuotando un portafoglio dove è contenuta una foto che emerge dal passato, ma non rappresenta più nulla.
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giovedì 8 dicembre 2022
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commento perfetto
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Meravigliosa recensione, con una definizione conclusiva perfetta. Complimenti!
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sergio dal maso
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sabato 8 ottobre 2022
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tornare per rinascere
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"Quando ti viene nostalgia non è mancanza. È presenza di persone, luoghi, emozioni che tornano a trovarti."
Erri De Luca - Montedidio
Due ragazzi inseparabili. Adolescenti senza paura, pieni di voglia di vivere.
Un’amicizia fraterna, che viene spezzata per sempre da un evento drammatico.
Felice, quindicenne, deve abbandonare in fretta e furia Napoli, passerà la sua vita tra l’Egitto e il Libano.
Oreste, invece, resta nel rione Sanità, il suo futuro covo-prigione. Brucerà le tappe criminali nella scalata ai vertici della camorra, fino a diventarne un temutissimo boss.
Quarant’anni dopo Felice, divenuto un costruttore edile di successo, convertito all’Islam e felicemente sposato con una donna egiziana, torna a Napoli per assistere l’anziana madre malata.
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"Quando ti viene nostalgia non è mancanza. È presenza di persone, luoghi, emozioni che tornano a trovarti."
Erri De Luca - Montedidio
Due ragazzi inseparabili. Adolescenti senza paura, pieni di voglia di vivere.
Un’amicizia fraterna, che viene spezzata per sempre da un evento drammatico.
Felice, quindicenne, deve abbandonare in fretta e furia Napoli, passerà la sua vita tra l’Egitto e il Libano.
Oreste, invece, resta nel rione Sanità, il suo futuro covo-prigione. Brucerà le tappe criminali nella scalata ai vertici della camorra, fino a diventarne un temutissimo boss.
Quarant’anni dopo Felice, divenuto un costruttore edile di successo, convertito all’Islam e felicemente sposato con una donna egiziana, torna a Napoli per assistere l’anziana madre malata.
Inizia un malinconico percorso di riappropriazione dei ricordi d’infanzia, dei luoghi vissuti da ragazzo e dei legami affettivi dimenticati. Riscopre gradualmente la cadenza del dialetto napoletano, perdendo con il passare dei giorni l’accento arabo. Ripercorre a piedi i vicoli della Sanità, i saliscendi e le catacombe, respirandone gli odori, ascoltandone i rumori e le voci.
Come una goccia continua che cade e rinfresca i ricordi ancestrali, Felice ritrova pian piano sé stesso.
Ora gli sembra possibile riconciliarsi con la sua storia e superare il trauma della scelta di fuggire che azzerò in un istante la sua gioventù.
La nostalgia prende il sopravvento. Da quel rione, tornato suo, non serve più fuggire, anzi, il ritorno può diventare permanente. Grazie al sacerdote anticamorra don Luigi, una sorta di Virgilio che lo accompagna a riscoprire il rione dove era cresciuto, si riappropria della vita del quartiere, conosce i nuovi abitanti, partecipa alle attività sociali dei parrocchiani.
Il passaggio chiave è il toccante incontro con la madre, oramai cieca e malata, che Felice accompagna nei suoi ultimi giorni. La riconciliazione con la madre è meravigliosamente raccontata nella toccante e pudica scena del bagno nella tinozza. La delicatezza e la tenerezza con cui lava e pettina la madre silenziosa, fanno somigliare queste immagini a una Pietà del Michelangelo a ruoli invertiti.
Resta l’incontro più difficile, quello con Oreste e con le reminiscenze più dolorose e angoscianti. Oreste non è più l’amico d’infanzia premuroso e protettivo, è diventato il luciferino boss ‘o malommo’, quasi una “maschera” del male, priva di sentimenti e umanità, la cui legittimità è messa in pericolo proprio dal ritorno dell’amico che l’aveva abbandonato nel momento più difficile.
In momenti e in modi diversi tutti gli dicono di andarsene, ma ormai è troppo tardi, è invischiato nella tela del ragno della nostalgia. Non vuole e non può più fuggire, dovrà affrontare il suo destino. Forse non è vero che “tutto è rimasto come prima”, come afferma Felice nelle prime scene, forse non si può riavere il proprio passato.
Mario Martone, in uno stato di grazia nella sua maturità artistica, dopo Qui rido io, realizza un film intimo ed evocativo. Ispirato all’omonimo romanzo di Ermanno Rea, racconta con garbo e sentimento una tragica storia di amicizia e di redenzione. Ancora una volta al centro c’è Napoli, anzi, un quartiere della città, quel rione Sanità, che, come detto da Martone, “è una sorta di enclave dentro Napoli, un luogo tentacolare e labirintico, un luogo di fantasmi ma anche pieno di umanità, un luogo dell’anima dove ritrovare sé stessi.”
La curatissima fotografia di Paolo Carnera, con efficaci giochi di luce, ne esalta i vicoli stretti, le mura antiche, gli anfratti scrostati e gli interni delle case del rione. Azzeccata anche la scelta di mostrare con immagini sfocate, come se girate in Super-8, i ricordi dell’adolescenza, per esempio le scorribande in moto con Oreste.
L’immensa bravura di Pierfrancesco Favino ormai non sorprende più: i passaggi linguistici tra l’accento arabo e quello napoletano, gli sguardi timidi, le emozioni palpitanti nel riscoprire i ricordi d’infanzia, avvicinano Felice agli spettatori con un’empatia che solo i grandi attori sanno creare. Strepitosi sono anche Tommaso Ragno, nel restituire senza troppe parole e con pochi sguardi la malvagità e il tormento di Oreste, e Francesco Di Leva, credibile con la coinvolgente vitalità del parroco anticamorra, personaggio ispirato al vero don Antonio Loffredo.
Il verso di Pasolini che apre il film - “la conoscenza è nella nostalgia, chi non si perde non possiede” – racchiude in poche parole il senso della storia.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Nel cercare ostinatamente quello che ha perduto, Felice non si accorge di inseguire un’illusione, quella di poter rivivere il suo passato.
E la nostalgia che lo porta a riscoprire sé stesso ha anche un prezzo da pagare, che sarà molto alto.
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luca scialo
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venerdì 30 settembre 2022
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storia intrigante, ma manca la magia di napoli
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Napoli ancora al centro del cinema italiano e protagonista agli Oscar come film italiano. La storia è intrigante, basata su un emigrato in Africa, Felice, che torna nella città partenopea dopo quarant'anni per ritrovare la madre, ma anche un suo vecchio amico. Ora diventato un Boss. Scoprirà però che i motivi per cui è fuggito sono ancora tutti lì ad attenderlo. Se la trama è fatta di nostalgia e malinconia, non emerge appieno la magia di Napoli. Forse perché, dopo E' stata la mano di Dio di Sorrentino, abbiamo fatto la bocca buona. La città partenopea appare in una versione quasi maghrebina, specchio di ciò che è diventato il protagonista scappato in Africa. Bravo come sempre Favino, in un doppio dialetto napoletano-franco africano.
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rosalinda gaudiano
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giovedì 22 settembre 2022
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favino in stato di grazia...
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Felice Lasco, ormai da 40 anni vive e lavora come imprenditore in nord Africa. Affermato uomo d’affari, benestante, dopo 40 anni fa ritorno a Napoli, nel suo quartiere, Sanità. Lì sa che c’è la sua casa, dove vive la sua vecchia madre. Però qualcosa è cambiato. Sua madre si è spostata dal suo appartamento al secondo piano in una specie di scantinato a piano terra, buio e misero. Felice la trova e le dedica le amorevoli attenzioni di un figlio che partendo ha lasciato tutto: gente del rione, famiglia, amici , a soli quindici anni, dall’oggi al domani, per sfuggire a problemi con la legge.
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Felice Lasco, ormai da 40 anni vive e lavora come imprenditore in nord Africa. Affermato uomo d’affari, benestante, dopo 40 anni fa ritorno a Napoli, nel suo quartiere, Sanità. Lì sa che c’è la sua casa, dove vive la sua vecchia madre. Però qualcosa è cambiato. Sua madre si è spostata dal suo appartamento al secondo piano in una specie di scantinato a piano terra, buio e misero. Felice la trova e le dedica le amorevoli attenzioni di un figlio che partendo ha lasciato tutto: gente del rione, famiglia, amici , a soli quindici anni, dall’oggi al domani, per sfuggire a problemi con la legge. Napoli, con i suoi quartieri, inghiotte la vita che scorre tra vicoli solo suoi, che pullulano di negozi, luci, traffico caotico e malavita. Ma perché Felice è tornato nella sua Napoli? Solo per riabbracciare la sua vecchia madre? Un fatto, accaduto proprio quarant’anni prima, è il legame silenzioso ma scottante che anima il malessere nella coscienza di Felice. L’amicizia adolescenziale con Oreste Spaziano, amico scaltro e pericoloso, fu per Felice l’introduzione nel mondo della delinquenza minorile, fino ad un epilogo funesto che costrinse Felice ad espatriare. Don Luigi Rega è il parroco del rione Sanità. Una forza necessaria per riunire bambini e adolescenti, figli di famiglie malavitose, in uno spazio parrocchiale con stimoli edificanti. Don Luigi rappresenta anche l’anello di congiunzione tra quel passato equivoco di Felice e le sue aspettative nel far ritorno definitivamente nella città partenopea. Rappresenta il tempo del presente in cui Felice conquista furtivamente un incontro con Oreste, ormai potente boss malavitoso, che vive ai margini, a capo di una società delinquente. Mario Martone, regista, caratterizza, come sa fare lui, la persona che è Felice. L’uomo che fa ritorno dopo tanti anni nel suo quartiere. Felice che cammina nelle strade, nei vicoli di Sanità , e nel mentre si riconosce in quel ragazzo che fuggì, nei ricordi di una vita che non è mai finita, ma solo tenuta sospesa. Nel portafoglio conserva una fotografia, un’immagine scolorita di un tempo molto lontano, ma che trasmette ancora una strana malinconia. E nella valigia Felice ha portato con sé anche il passato. Se nell’incontro organizzato con Oreste dichiara di essere un’altra persona, senza odio per nessuno, è ormai convinto che un sentimento solo sopito si è riaffacciato, ed è tornare nella sua Napoli, nel suo quartiere. “Nostalgia” è un film potente, per la regia sapiente di Martone, che nel rispetto di un’estetica minimalista, conservando la struttura letteraria del romanzo di Ermanno Rea da cui è tratta l’idea del film, racconta il dramma di un quartiere e della sua gente. Un dramma rimasto sospeso, nell’anima di quella Napoli, nel quartiere Sanità, luogo ruffiano, che (ri)conquista le certezze di Felice(interpretato da Francesco Favino in stato di grazia), ormai fermo nella definitiva decisione del rientro in patria.
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rosalinda gaudiano
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giovedì 22 settembre 2022
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napoli, con i suoi quartieri...
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Felice Lasco, ormai da 40 anni vive e lavora come imprenditore in nord Africa. Affermato uomo d’affari, benestante, dopo 40 anni fa ritorno a Napoli, nel suo quartiere, Sanità. Lì sa che c’è la sua casa, dove vive la sua vecchia madre. Però qualcosa è cambiato. Sua madre si è spostata dal suo appartamento al secondo piano in una specie di scantinato a piano terra, buio e misero. Felice la trova e le dedica le amorevoli attenzioni di un figlio che partendo ha lasciato tutto: gente del rione, famiglia, amici , a soli quindici anni, dall’oggi al domani, per sfuggire a problemi con la legge.
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Felice Lasco, ormai da 40 anni vive e lavora come imprenditore in nord Africa. Affermato uomo d’affari, benestante, dopo 40 anni fa ritorno a Napoli, nel suo quartiere, Sanità. Lì sa che c’è la sua casa, dove vive la sua vecchia madre. Però qualcosa è cambiato. Sua madre si è spostata dal suo appartamento al secondo piano in una specie di scantinato a piano terra, buio e misero. Felice la trova e le dedica le amorevoli attenzioni di un figlio che partendo ha lasciato tutto: gente del rione, famiglia, amici , a soli quindici anni, dall’oggi al domani, per sfuggire a problemi con la legge. Napoli, con i suoi quartieri, inghiotte la vita che scorre tra vicoli solo suoi, che pullulano di negozi, luci, traffico caotico e malavita. Ma perché Felice è tornato nella sua Napoli? Solo per riabbracciare la sua vecchia madre? Un fatto, accaduto proprio quarant’anni prima, è il legame silenzioso ma scottante che anima il malessere nella coscienza di Felice. L’amicizia adolescenziale con Oreste Spaziano, amico scaltro e pericoloso, fu per Felice l’introduzione nel mondo della delinquenza minorile, fino ad un epilogo funesto che costrinse Felice ad espatriare. Don Luigi Rega è il parroco del rione Sanità. Una forza necessaria per riunire bambini e adolescenti, figli di famiglie malavitose, in uno spazio parrocchiale con stimoli edificanti. Don Luigi rappresenta anche l’anello di congiunzione tra quel passato equivoco di Felice e le sue aspettative nel far ritorno definitivamente nella città partenopea. Rappresenta il tempo del presente in cui Felice conquista furtivamente un incontro con Oreste, ormai potente boss malavitoso, che vive ai margini, a capo di una società delinquente. Mario Martone, regista, caratterizza, come sa fare lui, la persona che è Felice. L’uomo che fa ritorno dopo tanti anni nel suo quartiere. Felice che cammina nelle strade, nei vicoli di Sanità , e nel mentre si riconosce in quel ragazzo che fuggì, nei ricordi di una vita che non è mai finita, ma solo tenuta sospesa. Nel portafoglio conserva una fotografia, un’immagine scolorita di un tempo molto lontano, ma che trasmette ancora una strana malinconia. E nella valigia Felice ha portato con sé anche il passato. Se nell’incontro organizzato con Oreste dichiara di essere un’altra persona, senza odio per nessuno, è ormai convinto che un sentimento solo sopito si è riaffacciato, ed è tornare nella sua Napoli, nel suo quartiere. “Nostalgia” è un film potente, per la regia sapiente di Martone, che nel rispetto di un’estetica minimalista, conservando la struttura letteraria del romanzo di Ermanno Rea da cui è tratta l’idea del film, racconta il dramma di un quartiere e della sua gente. Un dramma rimasto sospeso, nell’anima di quella Napoli, nel quartiere Sanità, luogo ruffiano, che (ri)conquista le certezze di Felice(interpretato da Francesco Favino in stato di grazia), ormai fermo nella definitiva decisione del rientro in patria.
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