jonnylogan
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sabato 5 novembre 2022
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processiamo gli innocenti
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Kya è una bambina quando viene abbandonata dalla famiglia e si trova costretta a diventare adulta in solitudine in una casa situata nel centro delle paludi del North Carolina.
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Kya è una bambina quando viene abbandonata dalla famiglia e si trova costretta a diventare adulta in solitudine in una casa situata nel centro delle paludi del North Carolina. Ormai cresciuta inizia a frequentare Chase, un ragazzo di buona famiglia che viene ritrovato nelle paludi morto in circostanze misteriose. La ragazza viene immediatamente accusata del suo omicidio e processata davanti allo sdegno di tutta la comunità locale.
La vita di Catherine Clarke, detta Kya, o più semplicemente nota agli autoctoni come ”La ragazza della palude”, è quella di chi non ha mai avuto molto dalla vita. Di certo non una famiglia degna di questo nome, non un amico cui rivolgersi e nemmeno il rispetto della comunità di Barkley Cove, piccolo centro rurale del North Carolina che fa da sfondo alle vicende di un processo in cui il colpevole è scritto ancora prima che si giunga alla sentenza. O forse la trama processuale viene usata per narrare le vicissitudini personali e di crescita di una bambina diventata adulta suo malgrado e che da sola ha sempre dovuto cavarsela sia per sopravvivere sia per quanto riguarda la propria educazione.
La biologa Delia Owens impiega la figura di Kya per ergerla a proprio nume. Appassionata come lei di natura e autrice di saggi, Kya attraverso le mani prima dell’autrice e poi della regista, Olivia Newman, al suo primo lungometraggio, diviene la creta attraverso la quale modellare spiegazioni riguardanti i preconcetti e di come la sfiducia nel prossimo possa essere sia motivata, sia essere talvolta la tua sola ancora di salvezza. David Starthein nel ruolo di un avvocato ormai in pensione, assieme alla protagonista, impersonata dalla britannica Daisy Edgar-Jones, ci restituiscono interpretazioni mai sopra le righe ma che a volte possono stridere proprio per questo di fronte agli eventi tumultuosi ai quali devono assistere. Ciò nonostante la pellicola della durata di oltre due ore lente e riflessive, diventa un modo per appassionarsi al doppio livello narrativo. Quello legato alle accuse scagliate contro Kya, e che solo grazie al ping pong temporale fatto di flashback ci porterà sia a fine processo, ma anche a capire da dove provenga il desiderio di solitudine e la diffidenza della giovane zoologa e quali saranno i suoi successivi approdi. Romanzo d’iniziazione e best-seller del 2019. Pellicola che non tradisce le attese e che sa appassionare per le molteplici sfaccettature morali.
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lovemovies
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lunedì 13 novembre 2023
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i segreti della palude
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Film tratto da un romanzo campione di vendite. La storia è quella di una bambina nata in una famiglia intimidita da un padre e marito violento. Dopo la fuga della madre, da sempre tiranneggiata e selvaggiamente picchiata dall'uomo, la bambina, di nome Kya, venne abbandonata anche dal genitore e si trovò sola, in una casa isolata, ad affrontare i pericoli di una palude, che pareva senza confini. Kya però non si perse d'animo e anziché temere quell'ambiente apparentemente ostile, iniziò ad apprezzare e poi ad amare la bellezza di quel luogo incontaminato, la natura intatta e gli animali che lo abitavano.
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Film tratto da un romanzo campione di vendite. La storia è quella di una bambina nata in una famiglia intimidita da un padre e marito violento. Dopo la fuga della madre, da sempre tiranneggiata e selvaggiamente picchiata dall'uomo, la bambina, di nome Kya, venne abbandonata anche dal genitore e si trovò sola, in una casa isolata, ad affrontare i pericoli di una palude, che pareva senza confini. Kya però non si perse d'animo e anziché temere quell'ambiente apparentemente ostile, iniziò ad apprezzare e poi ad amare la bellezza di quel luogo incontaminato, la natura intatta e gli animali che lo abitavano. Col sostegno di un bottegaio generoso, ubicato nel villaggio più vicino alla palude, Kya trovò il modo di garantirsi un sostegno in cambio di alcuni lavori. Ciò che più scaldava il cuore della bambina era soprattutto il ritrovamento di piume di uccelli e di insetti, che poi disegnava e colorava sui suoi quaderni.
A questo punto la regia catapulta il pubblico nell'attualità. Kya si è fatta grande, ora è una ragazza ventenne, fortificata nel corpo e nello spirito. Tuttavia è sempre sola, derisa dalla comunità del villaggio. Su di lei la gente narra perfide fandonie.
La curiosità della ragazza ha però la meglio e Kya ha l'occasione di conoscere due giovani appena più grandi di lei. La trama narra poi della delusione d'amore provata da Kya col primo ragazzo, dall'animo comunque dolce e pacato e del successivo incontro con un altro giovane corteggiatore. Quest'ultimo però, oltre che rivelarsi bugiardo e violento, inizia a perseguitare la ragazza, a minacciarla ed a molestarla. Succede un giorno che il corpo senza vita del ragazzo viene trovato nei boschi della palude.
Da qui sino al termine del film, si assiste con trepidazione ad un processo che vede Kya imputata per omicidio. Al cospetto di una giuria popolare, composta da abitanti del villaggio, ovvero dalle stesse persone che da sempre l'avevano emarginata e denigrata, Kya si rassegna alla sorte che pare esserle stata riservata. Tuttavia, grazie all'abilità del suo anziano avvocato viene giudicata non colpevole.
La storia, intrigante, è una denuncia contro il dilagante maschilismo, contro i padri padroni e violenti, contro le dicerie della gente, contro l'ignoranza di chi teme e combatte ciò che non conosce. Le ultime riprese del film sembrerebbero confezionate apposta per strappare lacrime, di gioia, per il lieto e lungo fine. C'è però un particolare, che riguarda un ciondolo ricavato da una piccola conchiglia, che rivela altre verità, che rimarranno per sempre nascoste fra la fitta vegetazione della palude.
Il film gode di una fotografia elegante e gradevole. La regia non fa una pecca. Daisy Edgar-Jones, la deliziosa attrice che interpreta Kya, è da applausi.
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eugenio
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martedì 11 ottobre 2022
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into the marsh
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Bastano in fondo pochi ingredienti per un buon film: un personaggio empatico, una struttura che pur non originale sia sufficiente a catturare l’attenzione dello spettatore e un paesaggio che possa riflettere in qualche modo, visivamente, i moti d’animo del protagonista. Se poi, alla base di tale pellicola, esiste uno dei fenomeni letterari americani più di successo degli ultimi anni, il best seller di Delia Owens, Where the crawdads sing,allora vi sono buone probabilità che la torta-film venga sfornata con successo.
Daisy Edgar-Jones, volto principe di Normal People e Olivia Newman in regia dovrebbero rassicurare. Eppure, no, qualcosa si inceppa.
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Bastano in fondo pochi ingredienti per un buon film: un personaggio empatico, una struttura che pur non originale sia sufficiente a catturare l’attenzione dello spettatore e un paesaggio che possa riflettere in qualche modo, visivamente, i moti d’animo del protagonista. Se poi, alla base di tale pellicola, esiste uno dei fenomeni letterari americani più di successo degli ultimi anni, il best seller di Delia Owens, Where the crawdads sing,allora vi sono buone probabilità che la torta-film venga sfornata con successo.
Daisy Edgar-Jones, volto principe di Normal People e Olivia Newman in regia dovrebbero rassicurare. Eppure, no, qualcosa si inceppa. Ne La ragazza della palude, nelle sale dal 13 ottobre, viene delineata una vicenda di umana solitudine ma anche di forte amore. Siamo ai limiti dei “soliti” film che procedono con flashback allor quando nella Carolina del Nord nel 1969, il cadavere di un ragazzo, Chase, popolare rampollo di una famiglia bene di Barkley Cove viene trovato esanime tra le mangrovie della palude. Viene accusata dell’omicidio Danielle Catherine- Kya Clark, “la ragazza della palude”, che con lui aveva vissuto una relazione complicata. Una ragazza Kya, come ci viene spiegato, cresciuta sola, tra i meandri di quella distesa ai margini del mondo, abbandonata dai membri della sua famiglia con tanto di padre violento, madre passiva e fratello arruolato.
Nel dipanar la vicenda Kya Clark, la cineasta Newman, indugia (e molto) con giochi malikiani sullo straordinario paesaggio scenico, quello figlio di un mondo ai confini del tempo, inanellandolo al carico emozionale (ma non storico) di una protagonista che si fa in quattro per rendere il trauma dell’abbandono, della violenza e del dolore pregnanti. Ma il mondo dei boschi non è così idilliaco e il drammone sentimentale con un riuscito seppur rapido finale (come a dire, chi se ne importa chi ha ucciso quel giovane…), diviene secondario rispetto alle pagine da romanzo di formazione di Kya nei confronti di una natura tutt’altro che matrigna leopardianamente parlando.
No, la madre di tutte le bestie è quella figlia della speranza, della rinascita, della flora e fauna, dell’etologia vagheggiata. E fin qui tutto bene, ma poi? Ciò che resta al termine della visione è la sensazione di aver trascorso due ore immersi in un mondo piacente e compiaciuto, umanamente retorico ma mai decisivo e soprattutto incisivo. Tuttavia, gli ambienti e la fotografia reggono quella che inizialmente poteva essere una storia convenzionale di abusi e solitudine alla volta di una riflessione, in fondo, sulla natura, quella umana, assai più imprevedibile.
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