fabrizio friuli
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mercoledì 12 aprile 2023
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una vita dedita alla violenza
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Frank Sheeran è un camionista americano ( di origini irlandesi ) che ha prestato servizio durante la seconda guerra mondiale e nel corso della sua "violenta " vita ( essendo stato in guerra ed avendo ucciso altri soldati ) egli conosce Russell Bufalino, il capo della mafia di Philadephia ( una città situata in Pennsylvania ) e gli propone di lavorare per lui compiendo degli omicidi retribuiti, tale professione illecita ha influenzato negativamente la natura di Frank, dato che egli usa la violenza anche al di fuori del " lavoro " spaventando la figlia . Inoltre, Frank Sheeran ha modo di conoscere un sindacalista noto come Jimmy Hoffa, che non solo viene arrestato per corruzione, diventa anche un bersaglio di Rusell Bufalino ( perché nonostante egli sia in libertà vigilata Hoffa non ha intenzione di ritirarsi dalla politica, e non rispetta minimamente gli altri leader dei Teamsters ), per di più, Jimmy Hoffa ha un pessimo rapporto con un altro capo della malavita Anthony Provenzano.
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Frank Sheeran è un camionista americano ( di origini irlandesi ) che ha prestato servizio durante la seconda guerra mondiale e nel corso della sua "violenta " vita ( essendo stato in guerra ed avendo ucciso altri soldati ) egli conosce Russell Bufalino, il capo della mafia di Philadephia ( una città situata in Pennsylvania ) e gli propone di lavorare per lui compiendo degli omicidi retribuiti, tale professione illecita ha influenzato negativamente la natura di Frank, dato che egli usa la violenza anche al di fuori del " lavoro " spaventando la figlia . Inoltre, Frank Sheeran ha modo di conoscere un sindacalista noto come Jimmy Hoffa, che non solo viene arrestato per corruzione, diventa anche un bersaglio di Rusell Bufalino ( perché nonostante egli sia in libertà vigilata Hoffa non ha intenzione di ritirarsi dalla politica, e non rispetta minimamente gli altri leader dei Teamsters ), per di più, Jimmy Hoffa ha un pessimo rapporto con un altro capo della malavita Anthony Provenzano. Quindi, Frank Sheeran tenta invano di far risalire Jimmy Hoffa, e quindi , non ha altra scelta se non eliminarlo ( essendo egli in debito con Russell Bufalino per averlo difeso da un altro capo che voleva ucciderlo Angelo Bruno ). In seguito alla morte di Jimmy Hoffa, molti mafiosi vengono arrestati e soltanto Frank Sheeran esce vivo dal penitenziario, dove do poi affrontare quel poco che gli rimane da vivere in solitudine.
Il film del 2019 del famoso ed iconico regista Martin Scorsese ( regista di lungometraggi noti e acclamati come Quei Bravi Ragazzi , Taxi Driver e The Departed- Il bene e il male ) presenta le caratteristiche di un lungometraggio del regista italo americano : l' uomo che è istintivamente violento, i gangster italo americani e la presenza di attori che in passato, hanno preso parte ai lungometraggi di Martin Scorsese : Robert De Niro ( che impersona il ruolo del personaggio principale del film ), il versatile Joe Pesci ( il vincitore del Premio Oscar per la sua Interpretazione di Tommy De Vito nel film Quei Bravi Ragazzi ) , Harvey Keitel e per la prima volta : il fenomenale attore Al Pacino ( The Irishman è il primo film del regista nel quale recita l' attore, anch' egli italo americano formatosi con il teatro ) . Analizzando approfonditamente The Irishman : il film è l' adattamento di un saggio basato sulla vita di Frank Sheeran ( sindacalista e mafioso statunitense ) e pur essendo un film al quale manca una certa dose di scorrevolezza ( come quasi tutti i lungometraggi d' epoca ) il film ti fa ritornare in mente lo stile del film Quei Bravi Ragazzi ( essendo due film gangster ) e il suo punto di forza è la presenza dell' attore Joe Pesci ( che, per un considerevole lasso di tempo era " scomparso " dal mondo cinematografico ) che riesce ad essere ancora un attore che può ancora dimostrare molto ( e non è lui ad aver interpretato una " testa calda " , in questo film, il ruolo della testa calda , personaggio impulsivo presente in alcuni film di gangster, è stato impersonato dall' attore Al Pacino ), ed oltre alla presenza scenica di Joe Pesci questo film possiede dei personaggi verosimili, caratterizzati da ottimi costumi scenici ed anche da una sceneggiatura ben realizzata. Una caratteristica particolare del film è il finale : esso risulta essere simile al finale del film Il Padrino parte 3 ( infatti , entrambi i personaggi principali, ormai giunti alla vecchiaia, muoiono in totale solitudine, avendo perso tutto ciò che davvero amavano, Micheal Corleone ha perso i suoi fratelli e sua figlia, Frank Sheeran non ha più rapporti con sua figlia, dato che lei lo ha esiliato dalla sua vita, perché ritiene che suo padre sia coinvolto nella scomparsa del sindacalista Jimmy Hoffa , come se non bastasse, non è più in grado di camminare, ed è costretto a rimanere su una sedia a rotelle ) e presumibilmente, il film ha lo scopo di far comprendere che una vita dedita alla violenza può condurti ad un trapasso violento oppure farti vivere nel deserto noto come solitudine ( perché la solitudine può essere associata ad un deserto nel quale non si riesce a trovare più nulla , se non te stesso ) ed è questa la sorte in cui Frank Sheeran si è imbatutto , egli ha vissuto una vita dedita alla violenza e si è smarrito nel deserto chiama solitudine, e lì egli è dipartito . Per concludere, The Irishman vanta un doppiaggio italiano di un livello notevole : infatti Joe Pesci è stato doppiato da Leo Gullotta, Robert De Niro è stato doppiato da Stefano De Sando , Harvey Keitel è stato doppiato da Rodolfo Bianchi ( direttore del doppiaggio del film stesso) e Al Pacino è stato doppiato da Giancalo Giannini.
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luca scialo
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venerdì 18 marzo 2022
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scorsese ritenta quei bravi ragazzi, ma cgi e lunghezza sono una pecca
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Un anziano in un ospizio inizia un racconto. E' Frank Sheeran, un camionista, che ha partecipato anche alla Seconda guerra mondiale in Italia. Un giorno, grazie al camion in avaria, incontra in una pompa di benzina un uomo distinto: Russell Bufalino. Il quale lo aiuta individuando subito il problema, consentendogli di tornare in carreggiata. I due si incroceranno di nuovo, ma questa volta Bufalino lo metterà su un'altra pista: quella della Mafia. Le rispettive famiglie stringono un'amicizia che va al di là del business, con Russell che presenterà a Frank Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti. Una vera star, perfino più popolare di Elvis e dei Beatles messi insieme. Ma anche Hoffa ha i suoi metodi "poco ortodossi" e tra i tre nascerà un triangolo fatto di pericolosi intrecci, che cambieranno radicalmente la vita di un semplice lavoratore come Frank.
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Un anziano in un ospizio inizia un racconto. E' Frank Sheeran, un camionista, che ha partecipato anche alla Seconda guerra mondiale in Italia. Un giorno, grazie al camion in avaria, incontra in una pompa di benzina un uomo distinto: Russell Bufalino. Il quale lo aiuta individuando subito il problema, consentendogli di tornare in carreggiata. I due si incroceranno di nuovo, ma questa volta Bufalino lo metterà su un'altra pista: quella della Mafia. Le rispettive famiglie stringono un'amicizia che va al di là del business, con Russell che presenterà a Frank Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti. Una vera star, perfino più popolare di Elvis e dei Beatles messi insieme. Ma anche Hoffa ha i suoi metodi "poco ortodossi" e tra i tre nascerà un triangolo fatto di pericolosi intrecci, che cambieranno radicalmente la vita di un semplice lavoratore come Frank. Martin Scorsese mette in scena tutta la sua arte nel trasporre la malavita italo-americana, forte di esperienze passate che si chiamano Meanstreet, Quei bravi ragazzi e Casinò. Mette insieme i tre attori più quotati del settore: Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci. Quest'ultimo ritiratosi nel 1996 e tornato a recitare per l'occasione. Intorno ai tre tenori del cinema hollywoodiano, ruota un team di altrettanti bravi attori. Come Harvey Keitel o Bobby Cannavale Scorsese traspone la vera storia di Frank Sheeran, l'irlandese che uccise il sindacalista Jimmi Hoffa. Tratto dal libro "I Heard You Paint Housesdel" di Charles Brandt. Aiutato nella scrittura della sceneggiatura da quest'ultimo e da Steven Zaillian. Il progetto è molto ambizioso e come spesso è successo nella filmografia del buon Martin, il capolavoro è solo sfiorato. Sfumato per qualche pecca. Forse al regista che meglio e più di tutti ha raccontato la vita degli italoamericani e degli irlandesi in America, il cinema piace anche così. Che rasenti la perfezione, ma non la tocchi. Anzi, quasi la sbeffeggi. Per esempio, nella fattispecie, tra le pecche principali troviamo una eccessiva lunghezza, per un progetto che fa più pensare, visto anche lo zampino di Netflix, ad una serie tv mancata. O ad un film in due parti. Tre ore e mezza appartengono a rari capolavori, come Il Padrino II o C'era una volta in America, e forse si confanno più per un genere Fantasy o di Guerra. E neppure. Perché in una società liquida e veloce come quella in cui viviamo, sono impensabili. Ma per un drammatico appaiono una esagerazione. Un capriccio del regista che rischia di annoiare, snervare e irritare lo spettatore. Malgrado la buona trama o i protagonisti in campo. E' pur vero, comunque, che quando uscì il film proprio Scorsese si scaglio contro il (non) cinema dei Supereroi. Probabilmente ha voluto sfidarli sul loro campo. Altra grossa pecca, l'uso prolungato della tecnica della CGI (Computer-Generated Imagery), per ringiovanire i protagonisti. Va bene per qualche scena in flash-back (come quella di De Niro in guerra, di pochi secondi), ma una buona parte di film appare ridicola e fuorviante. L'artificio rovina le scene, quasi le ridicolizza. Il volto di De Niro con gli occhi azzurri è inquietante. Mentre Joe Pesci sembra Benjamin Button da anziano. Probabilmente, Scorsese non aveva messo in conto che il tempo passa anche per i grandi attori. Sarebbe stato più credibile l'utilizzo di attori giovani che gli somiglino.
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filippo
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martedì 1 febbraio 2022
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ma per favore...
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De Niro 80enne con gli occhi blu cataratta e i capelli rosso frocio che piglia a calci la gente senza riuscire a stare in piedi è imbarazzante quanto Johnny Depp anch'egli con le lenti azzurre e i capelli rossi a fare la parte del gangsta irlandese.
Palliamoci chiaro (sì: palliamoci): 3 ore di STRONZATE improbabili come al solito volte a fare in modo che la mafia stia simpatica alla gente, quando altro non si tratta che di fottuti bastardi prepotenti e prevaricatori
Malfatto, malmesso, malprodotto, malinterpretato, malastoria, malchissenefrega frankasheeranmente.
Malmanco in aereo con 12 ore di volo davanti.
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belliteam
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martedì 4 gennaio 2022
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ennesima gemma di martin scorsese
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Come non definire un capolavoro, the irishman?
Martin Scorsese si circonda di un cast stellare (mai come questa volta si possono sprecare queste affermazioni): Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keytel solo x citare i principali, per portarci tra Philadelphia e Chicago dove si incrociano in piena epopea gangster le vicende di Frank Sheeran, Irlandese autista di camion, Jimmy Hoffa, leader e uomo potentissimo, a capo di un sindacato, e Russell boss mafioso di Philadelphia.
I riferimenti e gli accostamenti sono tanti, a cominciare da "il padrino", da cui si respira la stessa atmosfera, e tensione cinematografica. Un film duro, spietato, di quasi 3 ore e mezza che vi terra' legati alle poltrone nonostante la lunghezza importante, per non perdervi alcun dialogo o scena.
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Come non definire un capolavoro, the irishman?
Martin Scorsese si circonda di un cast stellare (mai come questa volta si possono sprecare queste affermazioni): Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keytel solo x citare i principali, per portarci tra Philadelphia e Chicago dove si incrociano in piena epopea gangster le vicende di Frank Sheeran, Irlandese autista di camion, Jimmy Hoffa, leader e uomo potentissimo, a capo di un sindacato, e Russell boss mafioso di Philadelphia.
I riferimenti e gli accostamenti sono tanti, a cominciare da "il padrino", da cui si respira la stessa atmosfera, e tensione cinematografica. Un film duro, spietato, di quasi 3 ore e mezza che vi terra' legati alle poltrone nonostante la lunghezza importante, per non perdervi alcun dialogo o scena. Ve ne pentireste
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ghisi
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mercoledì 3 marzo 2021
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c''era una volta la mafia
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Le tematiche ricorrenti nei film di Martin Scorsese vanno ricercate nelle sue origini italiane e cattoliche: il sentimento di redenzione, la coscienza della famiglia, il senso di colpa. Sembra, inoltre, che nella maggior parte dei suoi film Scorsese si interroghi sulla possibilità di condurre un'esistenza cristiana in un mondo dominato dal male. Se poi coniughiamo tutto ciò con il virtuosismo tecnico, abbiamo il cinema di questo grande cineasta che firma quest’ultimo epico gangster movie.
“The Irishman” è tratto dal libro di James Brandt I Heard You Paint Houses ad opera dello sceneggiatore Steven Zaillian, ed è basato sulla vera storia di Frank Sheerandetto, appunto, “l’irlandese”.
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Le tematiche ricorrenti nei film di Martin Scorsese vanno ricercate nelle sue origini italiane e cattoliche: il sentimento di redenzione, la coscienza della famiglia, il senso di colpa. Sembra, inoltre, che nella maggior parte dei suoi film Scorsese si interroghi sulla possibilità di condurre un'esistenza cristiana in un mondo dominato dal male. Se poi coniughiamo tutto ciò con il virtuosismo tecnico, abbiamo il cinema di questo grande cineasta che firma quest’ultimo epico gangster movie.
“The Irishman” è tratto dal libro di James Brandt I Heard You Paint Houses ad opera dello sceneggiatore Steven Zaillian, ed è basato sulla vera storia di Frank Sheerandetto, appunto, “l’irlandese”.
Sheeran,un veterano della Seconda Guerra mondiale, inizialmente faceva l’autista e trasportava carni da uno Stato all’altro, rubacchiando qua e là per fare un po' di soldi extra. Conosce quasi per caso Russell Bufalino, un importante esponente di Cosa Nostraa Filadelfia, che lo prende sotto la sua protezione, cui seguirà l’escalation nel mondo del crimine. Pertanto Frank inizierà a fare l’imbianchino, che nel gergo mafioso significa colui che imbratta di sangue le pareti dove uccide le sue vittime.Si troverà, inoltre, a gestire anche una doppia famiglia, con tre figlie femmine avute dal primo matrimonio.
Incontra poi a Detroit il sindacalista fondatore dell’International Brotherhood of Teamsters, Jimmy Hoffa, di cui diventa il braccio destro, costituendo così la cerniera tra Cosa Nostra e mondo del sindacato, alternando una carriera pubblica a quella di privata di malavitoso. Jimmy Hoffa è un abile oratore, un uomo passionale che ama le sfide: da un lato si mette contro i Kennedy - che lo accusano di essere colluso con la mafia -, e solo più tardi contro Cosa Nostra.Dopo esser stato condannato per frode, Hoffa esce di prigione intenzionato a riprendersi il ”suo” sindacato a tutti i costi. Russ Bufalino, attraverso Frank, lo avverte che deve ritirarsi: «that's what it is» ripeterà inutilmente Sheeran a Jimmy Hoffa. Il sindacalista, pertanto, sparirà in modo misterioso.
Il regista in questo film narra un periodo che va dagli anni quaranta fino agli inizi del 2000 con Frank Sheeran ormai ottantenne e malato che vive in una residenza sanitaria assistenziale. Scorsese riprende il passaggio del tempo con una visione intima e densa di melanconica. In mondo analogo, ma meno romantico di come descritto da Sergio Leone in“C'era una volta in America” - dove fedeltà e tradimentohanno un ruolo primario - di cui sposa l'atmosfera di deprimente solitudine. «Non ti rendi conto di quanto scorre veloce il tempo, finché non ci arrivi» dice Frank Sheeran alla sua infermeria, una delle poche persone con cui parlerà in vecchiaia.
Il montaggio, così come aveva fatto magistralmente John Huston in “L’Onore dei Prizzi” nel 1985, alterna momenti clou delle “esecuzioni” mafiose a scene di matrimoni o meglio di battesimi, laddove i padrini hanno un ruolo e un significato importante.
Gli attori sono di eccezionale bravura - pari solo a quella dei veri “tre tenori”: un sempre eccessivo (Al Pacino), un altro pacato e mediatore (Joe Pesci), e il terzo di poche parole e tutto sguardo (Robert De Niro).
L'inizio del sodalizio artistico tra Martin Scorsese con Joe Pesci e Robert De Niro è datato 1980, dove i due attori recitavano i fratelli in “Toro scatenato”, ed è continuato negli anni grazie a film di successo come, “Quei bravi ragazzi” del 1990 e “Casinò” del 1995. In quegli stessi anni, nella popolare trasmissione televisiva della NBC Saturnday Night Live ,nasce un famoso sketch chiamato The Joe Pesci Show, basato proprio sull'imitazione dell'attore e del suo amico De Niro.
Invece Al Pacino e Robert De Niro avevano lavorato negli stessi film in “Il Padrino – Parte II” di Francis Ford Coppola del 1975, in “Heat – La sfida” di Michael Mann nel 1995, e in “Sfida senza regole” di Jon Avnet del 2008, ma mai con Martin Scorsese.
Il film “Irishman” è prodotto da Netflix ed è costato moltissimo (attorno ai 150 milioni di dollari). Ha un linguaggio essenziale ed è violento quanto basta, senza troppi compiacimenti nella descrizione dei mafiosi italiani e dei crimini commessi. L’ausilio della computer graphicspermette agli attori di recitare, ringiovaniti, se stessi nelle varie stagioni della propria vita, rappresentaticon uno stile visivo, a mio avviso, iperrealista.Gli elementi essenziali di questo linguaggio figurativo, sia in pittura sia in cinematografia, sono infatti un’osservazione fotografica dell’oggetto, uno stile freddo e il più possibile “oggettivo”, una grande attenzione ai dettagli, un assoluto distacco psicologico dall’oggetto con la conseguente eliminazione delle scelte personali e soggettive, un’impressione complessiva di una specie di presenza dell’assenza. Poiché il giornalismo e la pubblicità hanno creato un’immagine a sé stante, l’iperrealismo tenta di sottolineare la profonda contraddizione del mezzo fotografico che “non mostra”, di un obiettivo che è cieco alla visione della realtà.
Per chiudere una piccola notazione: nella scena di un’assemblea sindacale Martin Scorsese riprende il manifesto Freedom of speech del 1943 del famoso illustratore statunitense Normal Rockwell.
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andrea
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martedì 16 febbraio 2021
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l’ultima ‘tranche de vie’ scorsesiana. un capolavoro sul tempo e sulla vita.
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The Irishman è il primo di film di Martin Scorsese che ho atteso un po’ di tempo prima di immergermi al suo interno. Molte domande mi sono posto prima della visione: ‘ne vale la pena occupare 3 ore e mezza di un giornata?’; ‘e se poi ne rimanessi deluso?’; ‘e se Scorsese questa volta ci ha portato l’ennesimo gangster movie, ripetitivo e già visto?’. Alla fine ho ceduto, non sono riuscito a ‘giudicare dalla copertina’ e lasciare perdere; così ho premuto ‘play’ e mi sono lasciato trasportare da questa nuova e lunga ‘tranche de vie’ scorsesiana. Arrivo ai titoli di coda, e qui capisco che spesso i pregiudizi rendono cieco lo spettatore. Che dire...nulla da dire. Nulla da dire perché l’ultima pellicola di Scorsese parla da sola.
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The Irishman è il primo di film di Martin Scorsese che ho atteso un po’ di tempo prima di immergermi al suo interno. Molte domande mi sono posto prima della visione: ‘ne vale la pena occupare 3 ore e mezza di un giornata?’; ‘e se poi ne rimanessi deluso?’; ‘e se Scorsese questa volta ci ha portato l’ennesimo gangster movie, ripetitivo e già visto?’. Alla fine ho ceduto, non sono riuscito a ‘giudicare dalla copertina’ e lasciare perdere; così ho premuto ‘play’ e mi sono lasciato trasportare da questa nuova e lunga ‘tranche de vie’ scorsesiana. Arrivo ai titoli di coda, e qui capisco che spesso i pregiudizi rendono cieco lo spettatore. Che dire...nulla da dire. Nulla da dire perché l’ultima pellicola di Scorsese parla da sola. È un’opera talmente sublime che lascia lo spettatore nel silenzio. Un silenzio che dice tutto, che racchiude tutte le emozioni provate. The Irishman racchiude in sè così tante perfezioni cinematografiche a tal punto che qualsiasi giudizio io porti, non potrà mai soddisfare una mia opinione nella sua totalità. The Irishman è una pellicola volutamente, e giustamente, lenta. È una pellicola meno, e giustamente, violenta rispetto ad altri prodotti scorsesiani del passato. Queste due caratteristiche, spesso state oggetto di critica, a mio parere sono il punto forte del film. Sono il punto forte perché The Irishman è un film sulla vita, sul tempo che passa, sull’inevitabilità dei ricordi della propria vita; ed è proprio per questo che necessita di una visione lenta, attenta, e che sappia assaporare ogni singolo dettaglio della vicenda. La ‘spaventosa’ dilatazione temporale, altro carattere che accentua quella costante voglia di rendere visibile il tempo, non pesano assolutamente. Anzi, si rivela una decisione fondamentale, che permette allo spettatore-testimone di immedesimarsi nella sua totalità, di assaporarne ogni sviluppo, ogni dialogo, ogni espressione. Forma, stile, prove attoriali (Al Pacino e Joe Pesci si riconfermano grandissimi interpreti), fotografia, regia, tutto risulta all’occhio impeccabile e senza sbavature alcune. Testamento di vita? Ennesima prova che Martin Scorsese sia una garanzia di grande esperienza cinematografica? Chi lo sa. L’unica cosa che posso dire è guardate The Irishman, e capirete. È un film che sarà difficile da dimenticare. L’essere andato a casa praticamente a bocca vuota (parlo in merito ai riconoscimenti) a mio avviso è stato decisamente sconvolgente; anche se non è la statuetta a rendere un film bello, bensì quello che lascia dentro lo spettatore è l’essenziale. E a me ha lasciato molto dentro, una sensazione che non provavo dai tempi di Goodfellas o Taxi Driver, nonostante le grandi differenze estetico-stilistiche.
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mr.rizzus
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domenica 14 febbraio 2021
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cult
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dandy
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domenica 7 febbraio 2021
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the oldfellas.
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A 24 anni da "Casino" il regista riprende due dei suoi attori più significativi e gira il suo gangster movie definitivo.Dall'omonimo libro di Charles Brandt,il canto del cigno di un genere nonchè vero e proprio universo cinematografico creato e sviluppato dallo stesso Scorsese nell'arco di quasi mezzo secolo di carriera.Stavolta il racconto del mondo mafioso pur restando quello della manovalanza già affrontato dai tempi di "Quei bravi ragazzi" si tinge di una cupezza inesorabile,nella quale è finalmente posto l'accento su quelli che sono i veri eterni nemici del potere criminale medio:il cambiamento politico e l'inesorabile scorrere del tempo.
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A 24 anni da "Casino" il regista riprende due dei suoi attori più significativi e gira il suo gangster movie definitivo.Dall'omonimo libro di Charles Brandt,il canto del cigno di un genere nonchè vero e proprio universo cinematografico creato e sviluppato dallo stesso Scorsese nell'arco di quasi mezzo secolo di carriera.Stavolta il racconto del mondo mafioso pur restando quello della manovalanza già affrontato dai tempi di "Quei bravi ragazzi" si tinge di una cupezza inesorabile,nella quale è finalmente posto l'accento su quelli che sono i veri eterni nemici del potere criminale medio:il cambiamento politico e l'inesorabile scorrere del tempo.Una sorta di tragica banale odissea in cui i protagonisti si muovono in tre decadi di storia americana dagli anni'50 ai primi anni'80(attraverso le vicende dei Kennedy fino alla scomparsa di Hoffa e i successivi arresti)come se fossero già morti,fantasmi che si trascinano stancamente da un affare all'altro a un omicidio all'altro sopraffatti dalla tragica consapevolezza di poter comandare e controllare solo temporanamente ciò che li circonda.Ed in questo il ricorso al digitale per il ringiovanimento degli attori(complicatissimo e di lunghissima gestazione post produttiva,che ha richiesto sia pellicola che digitale)riesce ad essere nella sua imperfezione(e nell'impossibilità di mascherare i limiti fisici del cast)più funzionale perchè accentua l'aura di morte che avvolge i personaggi.Anche la scelta di narrare il film come una confessione solitaria da parte dello stesso Sheeran(che dice il vero solo quando parla alla telecamera,cui talvolta getta qualche sfuggente ed eloquente sguardo)da l'idea della visione del regista sulla vecchiaia e l'approssimarsi della fine,perlomeno della sua storia criminale al cinema.Emblematico lo stile:sempre eccellente(con la fedelissima Thelma Schoonmaker al montaggio)e più che mai "televisivo",palesemente erede di serie come "I Soprano" o "Boardwalk Empire" ma non per questo riduttivo o piatto.Ottimo lo svolgimento con il viaggio di Frank e Russell del '75 che inframmezza tutta la vicenda,e indimenticabile la lunga,dolorosa pianificazione dell'uccisione di Hoffa,così come l'ultima straziante parte che vede i due amici sempre più decadenti fisicamente e i tentativi vani di Frank di parlare alla figlia,che non gli perdonerà mai l'eliminazione di Jimmy per il quale provava tutto l'affetto che non aveva mai avuto per il padre.Poche e sbrigative le sequenze di omicidi,che potrebbero scontentare gli spettatori poco pazienti.Finalmente un gruppo di attori grandiosi da tempo relegati all'alimentare torna ai livelli alti.Oltre a DeNiro(anche co-produttore e che ha suggerito al regista il progetto)e Pesci,c'è Pacino alla sua prima esperienza con Scorsese.Suggerito da DeNiro stesso,sfodera il meglio del suo istrionismo.Peccato che Keitel e la Paquin invece siano alquanto sacrificati ai margini...Colonna sonora dell'ex-chitarrista di The Band Robbie Robertson.Prodotto con grande fatica(finanziato da Netflix per quasi 200 milioni dopo il rifiuto delle grandi major hollywoodiane) ha ottenuto un meritato successo di pubblico ma nessun Oscar a dispetto delle 10 candidature.
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mirkotommasicinema
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martedì 5 gennaio 2021
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epitome del crime movie
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Epitome del crime movie targato Netflix da tre ore e passa che passano eccome sulla vita del mafioso Frank Sheeran. Grazie ai suoi valorosi scagnozzi Scorsese fa una definitiva e perfetta ricostruzione dell’era dei gangster. Tutto già visto per carità… ma che gusto rivederlo!
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kaljmero
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lunedì 27 luglio 2020
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....il ciclo è finito a meno di clonazioni...
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Non ho letto le recensioni degli altri miei colleghi ma sono sicuro che in sto giro sarò sicuramente una voce fuori dal coro e non lo faccio per essere originale ma voglio esprimere una mia idea istintiva sul film e su sto filotto o ciclo di film di Scorsese che mi auguro termini con the irishman a meno di una clonazione dei soliti noti Deniro jo pesci ecc. e con la New al pacino direttamente dal padrino parte terza. Dopo quei bravi ragazzi casinó ora the irishman con le solite faccette di Deniro alla nonno di taxi driver " ce l'hai con me...?" e un jo pesci più riflessivo meno irascibile rispetto ai film precedenti della sagra sopra citati il resto la solita trama di loschi traffici Italo americani intrecciati con la politica locale corruzione ammazzamenti a sangue freddo faide varie ecc.
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Non ho letto le recensioni degli altri miei colleghi ma sono sicuro che in sto giro sarò sicuramente una voce fuori dal coro e non lo faccio per essere originale ma voglio esprimere una mia idea istintiva sul film e su sto filotto o ciclo di film di Scorsese che mi auguro termini con the irishman a meno di una clonazione dei soliti noti Deniro jo pesci ecc. e con la New al pacino direttamente dal padrino parte terza. Dopo quei bravi ragazzi casinó ora the irishman con le solite faccette di Deniro alla nonno di taxi driver " ce l'hai con me...?" e un jo pesci più riflessivo meno irascibile rispetto ai film precedenti della sagra sopra citati il resto la solita trama di loschi traffici Italo americani intrecciati con la politica locale corruzione ammazzamenti a sangue freddo faide varie ecc....basta..la famiglia i valori le mogli ammazzamenti doppiaggio con accenti Italo americani ecc voce fuori campo che narra...Questo ultimo film di Scorsese mi Ha annoiato....mi verrebbe da dire o dare un consiglio a Scorsese che giri ora un bel film di fantascienza.....per cambiare un po' ....per rinnovarsi... ma non sui loschi traffici della Little Italy di Marte mi raccomando!😀
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