Tutti lo Sanno

E' un cinema filosofico, umanistico, incentrato sul relativismo di pensiero, l'ambiguità del sentire umano, l'ardua conquista della verità, quello del regista iraniano Asghar Farhadi. Si può anche dire che ruota narrativamente intorno ad alcune parole chiave della sua poetica: separazioni, incidenti, sparizioni. Non fa eccezione questa sua ultima fatica, 'Tutti lo sanno', prima prova in lingua spagnola, dopo i film iraniani – l'ultimo 'Il cliente' e la parentesi in lingua francese 'Il passato'. Ma l'opera, seppur con qualche momento efficace e ben realizzato, rivela molti difetti dello stile del suo regista. Seppur abbia un plot dal potenziale interessante, la pellicola presenta limiti e imperfezioni di trattamento e messinscena, e, al netto dell'ottimo cast, non è molto riuscita. Tra tensioni e sospetti, rimorsi e segreti, rancori e giudizi, una famiglia si mette a nudo dopo un drammatico e imprevedibile evento. Un fatto scatenante che cambia toni, atmosfere, carte in tavola e che rimette in discussione ogni cosa e ogni tipo di rapporto tra i personaggi. E' un racconto morale focalizzato su drammi intimisti e interrogativi destabilizzanti. Che alla fine lascia, come sempre, sospesa e irrisolta la più inquietante delle domande: 'qual è e dov'è la verità?'.