carlosantoni
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martedì 15 maggio 2018
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un “ecce bombo” in formato ridotto
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Come commedia (all’italiana, nel bene e nel male) direi che funziona: la storia parla di tre amici che vivono assai precariamente come soci di una piccola casa di produzione di video; il più grande di loro è anche professore universitario in materie cinematografiche, ma pare di capire che non sia di ruolo: insomma neppure lui, dei tre, se la spassa. Tutti e tre sono “compagni”, come ci tengono ad esplicitare durante una chiassosa serata in osteria; peraltro, compagni nel senso più generico del termine, più nel modo di sentire che di pensare, tant’è che alla fine della storia, loro malgrado, dovranno dar testimonianza dell’assunto del titolo, e cioè che purtroppo (purtroppo!) non è possibile uscire fuori dall’universo morale e politico democristiano.
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Come commedia (all’italiana, nel bene e nel male) direi che funziona: la storia parla di tre amici che vivono assai precariamente come soci di una piccola casa di produzione di video; il più grande di loro è anche professore universitario in materie cinematografiche, ma pare di capire che non sia di ruolo: insomma neppure lui, dei tre, se la spassa. Tutti e tre sono “compagni”, come ci tengono ad esplicitare durante una chiassosa serata in osteria; peraltro, compagni nel senso più generico del termine, più nel modo di sentire che di pensare, tant’è che alla fine della storia, loro malgrado, dovranno dar testimonianza dell’assunto del titolo, e cioè che purtroppo (purtroppo!) non è possibile uscire fuori dall’universo morale e politico democristiano. O almeno, per chi spera il contrario, è necessario aver chiaro che sarà difficilissimo.
“Si muore tutti democristiani” vorrebbe dunque parlarci della crisi di valori che attraversa oggigiorno il “popolo della sinistra” e in particolare il mondo del lavoro: in questa denuncia di uno spaesamento mi ricorda “Ecce Bombo”, fermo restando che quest’ultimo si è ben giustamente meritato la fama di Cult Movie, destino che difficilmente toccherà al film in questione.
La sceneggiatura mette in mostra le cadute ed alcune contraddizioni di classe dei nostri giorni, seppur superficialmente. Trovo ottima l’idea di rimarcare il conformismo della Cgil e anche dell’Anpi, organizzazioni dal passato valoroso, oggi spesso cadute in mano a dirigenti conformisti, lontani dalla memoria di se stessi e della loro funzione.
Ma la trovata più clamorosa, anche se non unica, è quella di utilizzare un doppio cameo eccellente, quello di Peter Gomez e di Lilli Gruber, che dagli studi di La7, citando Travaglio e la Gabanelli, intervengono immaginificamente contro il loro stesso profilo, per blandire quello dei tre amici, il professore (interpretato da Walter Leonardi, fisionomicamente simile a Renato Curcio), che si pone troppi problemi morali: una vera trovata.
Ovviamente i tre alla fine si scopriranno democristiani, seppur obtorto collo; ma appunto in questo sta l’essere eterni democristiani: nel trovare sempre una ragione a se stessi per rimanere tali.
Da vedere e da sorridere, amaramente.
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flyanto
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mercoledì 16 maggio 2018
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tre giovani registi cercano di affermarsi
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"Si Muore Tutti Democristiani" del trio comico Il Terzo segreto di Satira (composto dagli stessi tre attori protagonisti), è una commedia piacevole e molto ironica sul tema degli ideali e della loro vanificazione. I tre personaggi in questione sono tre aspiranti registi, per lo più di films documentari, i quali, avendo poche risorse economiche e non essendo noti al pubblico, faticano a portare avanti la loro tanto agognata attività nel campo cinematografico e, pertanto, costretti al fine di guadagnare, a girare filmini alle feste di matrimonio o Battesimo e Comunione, quando non spot pubblicitari di scarsa consistenza. Quando, invece, viene proposto loro di girarne uno per una famosa e ricca Onlus ai tre protagonisti si presenta il grande salto di qualità professionalmente parlando.
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"Si Muore Tutti Democristiani" del trio comico Il Terzo segreto di Satira (composto dagli stessi tre attori protagonisti), è una commedia piacevole e molto ironica sul tema degli ideali e della loro vanificazione. I tre personaggi in questione sono tre aspiranti registi, per lo più di films documentari, i quali, avendo poche risorse economiche e non essendo noti al pubblico, faticano a portare avanti la loro tanto agognata attività nel campo cinematografico e, pertanto, costretti al fine di guadagnare, a girare filmini alle feste di matrimonio o Battesimo e Comunione, quando non spot pubblicitari di scarsa consistenza. Quando, invece, viene proposto loro di girarne uno per una famosa e ricca Onlus ai tre protagonisti si presenta il grande salto di qualità professionalmente parlando. Ma ben presto scopriranno che tutto non è così 'roseo' come sembra e così per i tre registi si presenterà la difficile scelta se accettare o meno la proposta in base ai propri principi morali ed alti ideali.
Per essere una prima prova registica, il film risulta abbastanza riuscito: divertente, con una satira acuta e pungente e con situazioni rappresentate esilaranti (sia pure alcune inverosimili) esso poggia molto anche sulla presenza dei suoi tre autori, cioè Marco Ripoldi, Massimiliano Loizzi e Walter Leonardi a cui si aggiunge anche la 'macchietta' di Francesco Mandelli. Non ha pretese, tratta un tema morale, quello, appunto del dovere seguire o meno in base alla propria coscienza e dirittura morale i propri ideali, che induce anche lo spettatore a porsi diversi quesiti, è intelligentemente arguto, sicuramente "Si Muore Tutti Democristiani " risulta consigliabile come puro e semplice divertissement.
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dablin
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venerdì 7 settembre 2018
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ne sentirete parlare in futuro
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Analiticamente parlando questo film deve meritare un voto alto: buona la trama, buono il ritmo, belle le scene. In tutta onestà era un titolo che nella sua uscita al cinema non avevo nemmeno percepito. Non conoscevo nemmeno gli sceneggiatori che, in maniera un po’ anomala rispetto alle produzioni nostrane sembrano essere il nome forte dell’opera rispetto agli attori. Di volto veramente noto c’è solo Mandelli che pur fornendo un’ottima prova ha un ruolo essenzialmente marginale, forse complessivamente inferiore per minutaggio ai camei di Gomez. Gruber e Scanzi e poco superiore alle scene di un Paolo Rossi in vincoli istituzionali.
Di fatto l’ho acquistato in “forma liquida” al televisore, scartabellando sull’applicazione di un noto movie provider italiano.
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Analiticamente parlando questo film deve meritare un voto alto: buona la trama, buono il ritmo, belle le scene. In tutta onestà era un titolo che nella sua uscita al cinema non avevo nemmeno percepito. Non conoscevo nemmeno gli sceneggiatori che, in maniera un po’ anomala rispetto alle produzioni nostrane sembrano essere il nome forte dell’opera rispetto agli attori. Di volto veramente noto c’è solo Mandelli che pur fornendo un’ottima prova ha un ruolo essenzialmente marginale, forse complessivamente inferiore per minutaggio ai camei di Gomez. Gruber e Scanzi e poco superiore alle scene di un Paolo Rossi in vincoli istituzionali.
Di fatto l’ho acquistato in “forma liquida” al televisore, scartabellando sull’applicazione di un noto movie provider italiano. In definitiva risulta proprio un prodotto anonimo ma sereno e rilassante con cui passare un po’ di tempo, quel genere di film ignorato da un presente troppo indaffarato per apprezzarlo come merito ma che il futuro tipicamente finisce per rivalutare come un capolavoro – sperando che ciò non avvenga in un periodo di tempo troppo anteriore perché possano goderne anche le persone che lo hanno girato.
Per spezzare una lancia a favore dei miei contemporanei non posso tacere sui difetti un po’ amatoriali del prodotto: su tutti la dizione. Spicca l’incapacità della compagna/moglie di Enrico di mantenere la parlata toscana soprattutto nella scena del litigio al suo risveglio quando lui sbatte sulla culla – non credo sia una finzione nella finzione e sarebbe comunque un vezzo psicologico dal dettaglio esagerato anche per un personaggio comprimario, in quel frangente attacca proprio un intercalare meridionale mentre prima la si sente utilizzare delle sfumature e in particolare una congiunzione espressiva inequivocabili dell’area fra Gran Ducato e Repubblica Marinara – oppure nella esilerante scena nell’ufficio del commercialista rimarcata dall’espressione facciale d’un eccellente assistente il cui datore di lavoro è però quasi incomprensibile al di là del modo d’interloquire tanto per velocità che per modalità fonetica dell’elocuzione.
Rimane un’opera meravigliosa, caratteristica della vita contemporanea e macchiata probabilmente per proprietà transitiva dal difetto di non avere avuto lo spazio che merita, compressa fra tanti altri progetti che con ogni probabilità gli hanno tolto mezzi e tempi produttivi più adeguati.
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