Si muore tutti democristiani |
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Un film di Il Terzo segreto di Satira.
Con Marco Ripoldi, Massimiliano Loizzi, Walter Leonardi, Renato Avallone, Valentina Lodovini.
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Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 89 min.
- Italia 2017.
- 01 Distribution
uscita giovedì 10 maggio 2018.
MYMONETRO
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Senza il ritmo del web la comicità soffre
di Emiliano Morreale La Repubblica
Non c'è niente da fare: anche mossi dalle migliori intenzioni, i comici del web al cinema non funzionano quasi mai. È stato così per The Pills, The Jackal, lo stesso Maccio Capatonda, che magari vanno anche bene in brevi incursioni televisive ma sono passati al cinema con esiti poco convincenti e quasi sempre snobbati dal pubblico delle sale, che evidentemente è molto diverso da quello delle visualizzazioni su Internet. A volte i loro film sono anche curati, produttivamente e dal punto di vista della scrittura, ma hanno comunque il loro punto debole proprio nella scarsa tenuta dei comici, quasi mai in grado di reggere un lungometraggio. Il discorso vale anche per l'esordio nel cinema di Il Terzo Segreto di Satira, fondato nel 2011 da Davide Rossi, Andrea Mazzarella, Pietro Belfiore, Davide Bonacina e Andrea Fadenti. I loro sketch, spesso ritmati e divertenti, sono figli della vecchia tradizione di autoironia interna alla sinistra e al suo spaesamento (Il favoloso mondo di Pisapia, Natale col Pd o Primarie senza frontiere...), che in Si muore tutti democristiani rimane l'ispirazione fondamentale. I tre protagonisti, Stefano (Marco Ripoldi), Enrico (Walter Leonardi) e Fabrizio (Massimiliano Loizzi), sono trentenni o poco più, documentaristi militanti squattrinati e non disposti a compromessi, che per vivere fanno filmini di matrimoni. Per la prima volta si trovano davanti a una ricca committenza da parte di una onlus. Ma quando viene fuori che il responsabile dell'associazione usava i soldi per fini loschi, nascono gli scrupoli di coscienza. In realtà i tre personaggi sono alle prese con compromessi e contraddizioni anche nella loro vita privata: uno ha sposato la figlia di un mobiliere arrogante e destrorso, l'altro aspetta un figlio e si trova a dover crescere, il terzo subaffitta casa e si trascina tra i rimpianti. Senza l'ironia corrosiva dei loro corti, gli autori sembrano prendersi troppo sul serio, e a soffrirne è il ritmo. Tra uno stacchetto musicale con canzone e una inevitabile trasferta in Puglia, il film asseconda fin troppo il piangersi addosso di personaggi scialbi e in fondo già visti, ai cui dilemmi è difficile appassionarsi. Curioso e inaspettato, semmai, il finale, ma davvero non basta.
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