Baby Driver - Il genio della fuga

Musica e velocità folle l'asso del volante è giovane e sentimentale

Baby è un giovane asso del volante che, ad Atlanta, pilota la fuga di bande di rapinatori per pagare un debito a un boss chiamato Doc. Per il resto fa vita ritirata, occupandosi del vecchio padre adottivo invalido e muto. Un giorno, in una tavola calda, incontra la cameriera Debora, nella quale riconosce subito l'amore della sua vita. Decide allora di rimettersi sulla retta via; invece Doc lo costringe a partecipare alla rapina di un ufficio postale, scarrozzando un trio di tipacci: il violento Bats e una coppia alla Bonnie & Clyde. Tra una fuga a folle velocità e una sparatoria, Baby dovrà mettere in gioco il suo avvenire e l'amore per Debora. Eccellente exploit ai botteghini dell'estate americana (malgrado la concorrenza di corazzate come Spider-Man: Homecorning e Cattivissimo me 3), Baby Driver il genio della fuga arriva nelle sale italiane preceduto dalla fama di film "cool" e "fun" come pochi. Vero? Esagerato? I pareri sono discordi. A fronte di chi lo trova terribilmente di tendenza, c'è chi ci vede invece un film di scarsa sostanza, con poco da raccontare; fatto per una platea di millennials, ma inadatto al pubblico più adulto. Certo, non è un dramma sociale alla Ken Loach né una commedia di Woody Allen; però liquidarlo così denota scarsa sensibilità per il linguaggio del cinema, e non solo. In realtà il britannico Edgar Wright merita in pieno il titolo di autore: a patto di avere dell'autore una concezione "espansa", che tenga conto delle mutazioni e delle novità dell'universo filmico. Wright scrive, dirige, all'occasione produce i suoi film. Ha realizzato dei cult demenziali assieme al comico Simon Pegg (L'alba dei morti dementi, Hot Fuzz, La fine del mondo) e - prova a contrario - si è ritirato dal progetto di Ant-Man, che aveva sviluppato, per dissensi con la produzione. L'idea di Baby Driver la covava da una ventina d'anni; ed era basata su un concetto cinematografico senza precedenti: l'interattività assoluta tra suono e immagine. Per renderla concreta ha usato un espediente narrativo. Baby, vittima di un incidente d'auto quando era piccolo, soffre di acufema e ascolta sempre musica per soffocare il doloroso fischio alle orecchie. Grazie al personaggio, Wright visualizza la musica, integrando il soundtrack con il montaggio e obbligando gli attori a sintonizzare i gesti sul ritmo musicale. Per ottenere questo c'è voluto un lavoro minuzioso (con l'aiuto di una versione interattiva della sceneggiatura, sincronizzata con un iPod tramite una app) dove ogni inquadratura e ogni movimento di macchina si fondevano in un timing perfetto con 47 brani musicali - dai Queen ai Beach Boys, da Simon & Garfunkel a Morricone, dai Blur a Beck - ciascuno scelto ad hoc per una certa sequenza. Tanta tecnologia non deve far credere che le scene spettacolari siano manipolate con green screen e altri effetti digitali: fan degli inseguimenti d'auto di William Friedkin e Walter Hill, Wright le ha girate senza trucchi, all'antica. Né si pensi che i personaggi manchino di sostanza. Gli innamorati Ansel Elgort e Lily James sono carini; e i cattivi Kevin Spacey, Jamie Foxx e Jon Hamm, troppo carismatici per non rubare loro la scena.
Da La Repubblica, 7 settembre 2017


di Roberto Nepoti, 7 settembre 2017