crabiele
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martedì 19 gennaio 2016
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il cielo in una stanza
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Che dire di questo film? Semplicemente meraviglioso e perfetto sotto tutti i punti di vista. Il regista sceglie di adottare il punto di vista di Jack, 5 anni, nato e cresciuto dentro la STANZA, quella del titolo, insieme alla mamma rapita e segregata lì 7 anni prima. Questa scelta registica balza subito agli occhi dello spettatore con tutta la sua potenza emotiva e riflessiva. Che dire poi della sceneggiatura (tratta da un libro ispirato a fatti veri - quello del tizio austriaco che aveva rinchiuso la figlia per anni), perfetta, precisa, senza una nota fuori posto, che ci porta dritti dritti in questo incubo e ce ne fa uscire fuori più liberi, ma sempre ancora un po' scossi. Che dire poi dei due attori protagonisti? Lei, Brie Larson, 27 anni, una vera sorpresa, con questa difficile prova superata a pieni voti punta, meritatamente, dritta dritta all'Oscar.
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Che dire di questo film? Semplicemente meraviglioso e perfetto sotto tutti i punti di vista. Il regista sceglie di adottare il punto di vista di Jack, 5 anni, nato e cresciuto dentro la STANZA, quella del titolo, insieme alla mamma rapita e segregata lì 7 anni prima. Questa scelta registica balza subito agli occhi dello spettatore con tutta la sua potenza emotiva e riflessiva. Che dire poi della sceneggiatura (tratta da un libro ispirato a fatti veri - quello del tizio austriaco che aveva rinchiuso la figlia per anni), perfetta, precisa, senza una nota fuori posto, che ci porta dritti dritti in questo incubo e ce ne fa uscire fuori più liberi, ma sempre ancora un po' scossi. Che dire poi dei due attori protagonisti? Lei, Brie Larson, 27 anni, una vera sorpresa, con questa difficile prova superata a pieni voti punta, meritatamente, dritta dritta all'Oscar. Lui, Jacob Tremblay, 9 anni, lascia totalmente scioccati da quanto si cala terribilmente bene in un ruolo difficilissimo, fresco fresco di premio come miglior giovane attore ai Critics’ Choice Awards (mica cazzi).
Film drammatico, toccante, dolce, non esageratamente commovente. Tutto dosato in maniera ottima. Un film che porta in sé il grido soffocato di libertà di un bambino, che ha vissuto l'infanzia dentro 4 strette mura, ma soprattutto nella sua testa, nella sua immaginazione, nell'immaginare un mondo che pensava fosse solo finto, un'illusione, e invece poi che cosa stupenda, ma difficile per lui, scoprire che tutto quello è reale, era là fuori ad aspettarlo.
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[+] un'opera forte e toccante
(di antonio montefalcone)
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eugenio
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sabato 16 gennaio 2016
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il mondo oltre la stanza
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C’è una premessa per il nuovo film dell’olandese Abrahamson e si chiama Frank.
Frank, film del 2014 con protagonista un capace Fassbender che indossava una gigante maschera di cartapesta come travestimento per riuscire ad affrontare la vita, nello specifico, le insidie musicali, tracciava la via a quello che sarebbe stato l’intento del regista nelle pellicole successive: utilizzare un paravento, un nascondiglio come rifugio in una gabbia della propria intimità , per scelta o per costrizione, per sopravvivere al mondo dannato che sta oltre quel paravento.
In Room, candidato ai prossimi oscar 2016, sin dall’inizio noi spettatori siamo posti dinanzi a una situazione scioccante, terribile: la costrizione sofferta di Frank è qui quella fisica di una giovane donna (Brie Larson) , rinchiusa da sette anni in una stanza chiusa che pare Fort Knox, la Room del titolo appunto, da un maniaco che l’ha segregata col figlio (Jacob Tremblay) avuto nella stanza e che ha ora cinque anni.
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C’è una premessa per il nuovo film dell’olandese Abrahamson e si chiama Frank.
Frank, film del 2014 con protagonista un capace Fassbender che indossava una gigante maschera di cartapesta come travestimento per riuscire ad affrontare la vita, nello specifico, le insidie musicali, tracciava la via a quello che sarebbe stato l’intento del regista nelle pellicole successive: utilizzare un paravento, un nascondiglio come rifugio in una gabbia della propria intimità , per scelta o per costrizione, per sopravvivere al mondo dannato che sta oltre quel paravento.
In Room, candidato ai prossimi oscar 2016, sin dall’inizio noi spettatori siamo posti dinanzi a una situazione scioccante, terribile: la costrizione sofferta di Frank è qui quella fisica di una giovane donna (Brie Larson) , rinchiusa da sette anni in una stanza chiusa che pare Fort Knox, la Room del titolo appunto, da un maniaco che l’ha segregata col figlio (Jacob Tremblay) avuto nella stanza e che ha ora cinque anni.
Madre è Ma’ nella concezione del piccolo Jack che crede che quella stanza rappresenti il mondo, un mondo che la madre gli ha fatto credere limitato a quattro pareti per nascondergli la terribile verità del rapimento e della segregazione.
Una protezione, una gabbia dorata direbbe un famoso regista spagnolo, erta proprio per evitare un trauma a un bambino che non ha mai visto la luce del sole, che saluta il lavandino, il letto, il pupazzo, come se fossero persone, che vive in un mondo immagginario con la scarsa luce filtrata dall’esterno cui giungono i rumori della natura, quella che Ma è convinta che col figlio avrebbe presto rivisto.
La prigione che non è mentale ma fisica traduce nella prima ora l’andamento di un film claustrofobico che ricorda il vecchio Panic Room di una volta (con Jodie Foster) ove al termine vige sempre la minaccia dell’orco- Old Nick- questo il nome di colui che ha segregato madre e figlio. Nella seconda parte, la svolta consentirà di restituire al film un lato nuovo del dramma che inizierà appunto dove molte pellicole americane di simile fattura terminano, conferendo una luce nuova e sicuramente più intima alla convivenza del figlio e della madre.
Room si mantiene un film potenzialmente forte retto dall’interpretazione di Brie Larson e del talentuoso quanto ingenuo bambino Jacob Tremblay, che danno volto e sentimento a personaggi cui cui è negata la libertà così intensi da ricordare quasi delle figure medioevali. Nella prima parte soprattutto, l’atmosfera senza scampo, restituisce le tonalità grigie e fosche proprie dell’intensità di un amore, assoluto e totalizzante, di una madre per il proprio figlio, entrambi vittime dell’abiezione umana.
Da una vicenda sicuramente drammatica ma tutto sommato nota nelle pellicole di genere, Abrahamson affida la sceneggiatura a Emma Donoghue da cui è stato tratto il libro che ha ispirato il film : Stanza, letto, armadio specchioe non sbaglia un colpo nella seconda “tranche de vie” che pur mantenendosi in spazi aperti, non per questo risulta meno traumatica soprattutto per l’emotività di Ma (stante la nota crisi del piccolo Jack le cui reazioni tutto sommato sono meno evidenti).
C’è quindi un preciso cambio di scene, di prospettiva nato dal crollo della “stanza”, le ferite della propria anima si aprono in tutta la loro violenza nel desco domestico, nel mondo che non comprende o solo sfrutta per immagine, per populismo, per demagogia spicciola da quattro soldi, il dolore come mercificazione di un sentimentalismo interessato e falso come tante trasmissioni televisive oggi ci hanno mostrato.
Roomè tutto questo: dramma,trauma e sorpattutto convivenza con questi demoni. Anche quando tutto sembra risolto..
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mike26
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mercoledì 13 gennaio 2016
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capolavoro
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Da cinefilo incallito, spero sempre tutte le volte che mi siedo e guardo un film, di rialzarmi dopo la visione una persona diversa..dopo questa piccola precisazione doverosa..Posso dire che Room di Lenny Abrahamson mi ha letteralmente non solo cambiato, ma ha creato dentro di me un vortice di emozioni indescrivibili..Capolavoro moderno di una potenza emotiva incredibile, capace di stendere chiunque, Due Attori: Brie Larson (la Mamma) semplicemente meravigliosa nella sua interpretazione (Golden Globe già acquisito e Oscar imminente) e Jacop Tremblay (Il Figlio) Magnifico Maestoso a soli 10 anni ..Musiche bellissime e fotografia spendida rendono il film se ancora ce ne fosse bisogno.. Unico!.
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gaiart
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lunedì 19 ottobre 2015
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l´amor è l spazio e il temp resi sensibil al cuore
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ROOM
L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque.
L´amore è lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore.
Marcel Proust
Nella seconda giornata del festival molto intenso e atteso l’acclamato Room di Lenny Abrahamson, già vincitore della 40esima edizione del Toronto Film Festival.
Il thriller, dell’autrice irlandese canadese Emma Donogue tratto dal romanzo vincitore di molti premi nel 2010 è la storia, narrata dalla prospettiva di un bambino di 5 anni, tenuto prigioniero fin dalla nascita con la madre, in soli 10 metri quadrati.
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ROOM
L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque.
L´amore è lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore.
Marcel Proust
Nella seconda giornata del festival molto intenso e atteso l’acclamato Room di Lenny Abrahamson, già vincitore della 40esima edizione del Toronto Film Festival.
Il thriller, dell’autrice irlandese canadese Emma Donogue tratto dal romanzo vincitore di molti premi nel 2010 è la storia, narrata dalla prospettiva di un bambino di 5 anni, tenuto prigioniero fin dalla nascita con la madre, in soli 10 metri quadrati.
Ispirato allo scioccante The Fritzl Casedel 2008, in cui una donna in Austria è stata tenuta prigioniera per 24 anni dal padre, stuprata e divenuta madre di 7 figli, oltre ad aver subito un aborto, il film narra una vicenda inquietantemente simile resa verosimile dall’interpretazione straordinaria sia di Brie Larson che del piccolo Jacob Tremblay.
Roomclaustrofobicamente si ambienta in una stanzetta squallida e rimane misterioso per tutto il primo tempo. Vi si racconta l’amore sconfinato tra una madre e il suo bambino, un legame profondissimo reso ancor più tale dalla circostanza.
Oltre ad una storia interessante, alla suspence che non molla lo spettatore un attimo, oltre ai numerosi momenti di commozione profonda, la pellicola esplora un tema ahimè attuale, frequente e spesso dimenticato dai media, quando non sfruttato da questi ultimi.
La seconda parte cade un po’ di tono, quando la protagonista con le sue paure, nevrosi e ferite che non lo consentono, si trova a fronteggiare la vita reale a cui non era abituata.
Ciononostante il film colpisce e fa riflettere sulla bruttezza dell’uomo e le sue follie.
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