no_data
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lunedì 11 luglio 2016
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room
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Bello e intenso questo film! Niente scene strazianti tranne la paura nei confronti del rapitore quando il bimbo scende dal camion...Mi ricorda tanto il rapporto mamma figlio nella realtà; nel primo periodo,fino ai 10 anni è un rapporto esclusivo, mamma e figlio stanno bene assieme, non hanno bisogno di niente altro. Così la vita all'interno della stanza è felice per il bambino e anche per la mamma, che trovato il modo di proteggere il figlio dall'aggressore, trascorre ore serene raccontando al bimbo favole e facendogli credere che la vita reale sia quella.....Ma il bimbo cresce la favola finisce , il figlio ha bisogno del mondo vero degli amici, e la mamma consapevole di questo riesce a farlo fuggire.
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Bello e intenso questo film! Niente scene strazianti tranne la paura nei confronti del rapitore quando il bimbo scende dal camion...Mi ricorda tanto il rapporto mamma figlio nella realtà; nel primo periodo,fino ai 10 anni è un rapporto esclusivo, mamma e figlio stanno bene assieme, non hanno bisogno di niente altro. Così la vita all'interno della stanza è felice per il bambino e anche per la mamma, che trovato il modo di proteggere il figlio dall'aggressore, trascorre ore serene raccontando al bimbo favole e facendogli credere che la vita reale sia quella.....Ma il bimbo cresce la favola finisce , il figlio ha bisogno del mondo vero degli amici, e la mamma consapevole di questo riesce a farlo fuggire...E cominciano i guai seri. Soprattutto per la mamma: il mondo, le persone care, gli affetti sono cambiati lei ha perso una fetta di vita, le compagne hanno fatto un percorso normale! Lei no. E il rapporto con il figlio non è più lo stesso, come non è più l'ossessione il rapporto madre figlio (maschio) nella realtà quando il bambino diventa adolescente e si stacca dalla famiglia per trovare la sua identità. IL bambino sta bene e sarà ancora una volta Lui a salvare la madre, a farle sentire il suo amore tagliandosi i capelli. ....Insieme vanno ancora nella stanza, un mondo finito per sempre e si avviano serenità verso il futuro Uniti dall'amore che non finirà mai, ma ognuno per la propria strada.
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lamoreaitempidelcolera
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mercoledì 29 giugno 2016
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room = world
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"Room" = "World". Il Mondo in una Stanza, ma solo per il piccolo e innocente Jack, che di quello vero conosce solo i due poli opposti, l'Amore della mamma e Quella cosa che si ripete meccanicamente, freddamente, a cui non è stato mai dato un nome. Quella cosa da cui è nato.
"Room" = Tomba per Ma', la giovane madre, che dal mondo è stata strappata per bestialità e al mondo è rimasta agganciata solo per Amore di Jack.
Quando , con diversa brutalità, la giornalista la intervista al termine della segregazione e le insinua il dubbio che forse non è stata una buona madre, perchè avrebbe potuto riservare a suo figlio un destino diverso, tentando di convincere il suo aguzzino a liberarsi di lui, affidandolo al mondo esterno, ancora una volta Ma' viene strappata alla vita per il sospetto di questa pesante colpa.
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"Room" = "World". Il Mondo in una Stanza, ma solo per il piccolo e innocente Jack, che di quello vero conosce solo i due poli opposti, l'Amore della mamma e Quella cosa che si ripete meccanicamente, freddamente, a cui non è stato mai dato un nome. Quella cosa da cui è nato.
"Room" = Tomba per Ma', la giovane madre, che dal mondo è stata strappata per bestialità e al mondo è rimasta agganciata solo per Amore di Jack.
Quando , con diversa brutalità, la giornalista la intervista al termine della segregazione e le insinua il dubbio che forse non è stata una buona madre, perchè avrebbe potuto riservare a suo figlio un destino diverso, tentando di convincere il suo aguzzino a liberarsi di lui, affidandolo al mondo esterno, ancora una volta Ma' viene strappata alla vita per il sospetto di questa pesante colpa. E ancora una volta è Jack che trova il modo di riportarla in vita.
La trama è brutale nella sua essenza. La stanza è soffocante, se considerata agli occhi di lei; è rassicurante agli occhi di Jack.
Lasciando a parte tutto il discorso sulla violenza perpetrata per sette anni a una ragazzina, diventata madre per la capacità procreativa di un mostro, è bello osservare che, nonostante tutto, Jack ha avuto tutto. Non è una bestiola incattivita, ma un bambino curioso, sveglio, vivace, istruito. Ma' lo ha cresciuto portando nella stanza i ritmi del mondo: la colazione, l'applicazione alla lettura, alla cucina, la cura del corpo, lo sviluppo della fantasia, la separazione dal Bene e dal Male. Bene è il contato fisico con il corpo materno - Male sarebbe il contatto con il corpo e la mente del lurido Old Nick.
Bellissimo film sulla forza salvifica dell'amore materno, anche se nelle viscere più profonde dell'inferno.
Tornare nella stanza a Jack non fa paura, perchè per lui la stanza era il mondo trasfigurato dalla protezione della madre.
La forza delle Donne in questo film raccoglie solo successi. Brava è la giovanissima madre, brava è la donna poliziotto che scova la stanza con poche domande attente allo spaventato piccolo Jack, brava è la nonna, che sa aspettare il maturare degli eventi, dosando con opportuna e necessaria discrezione il suo traboccante amore.
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nerazzurro
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giovedì 12 maggio 2016
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un film di grandissimo impatto
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Room è un capolavoro assoluto. Scritto diretto ed interpretato alla perfezione. Lo spessore e la caratterizzazione dei personaggi è a pari passo con la sceneggiatura. Joy vittima e reclusa nella stanza dal suo aguzzino riesce a vivere grazie al figlio e sogna di fuggire . Jack nato dalle violenze subite dalla madre ha fatto di quella stanza il suo mondo,le sue radici. L'impatto con la libertà tanto desiderata però sarà tutto tranne che semplice per madre e figlio. E proprio su questo che si basa il film. Non vedremo le classiche condanne e processi x l'orco ma il durissimo ritorno nell'immensa stanza che è il mondo.
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gianleo67
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domenica 17 aprile 2016
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bambini venite parvulos
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Cresciuto nell'amorevole cattività di una piccola stanza blindata, il piccolo Jack è il frutto della violenza di uno psicopatico che ha rapito la madre ancora adolescente cinque anni prima che lui nascesse, tenedola segregata e abusandone sistematicamente, senza alcuna possibilità di contatto con il mondo esterno se non un piccolo televisore e lo spioncino di un lucernario dal quale guardare il cielo. Quando i due riusciranno a liberarsi, scopriranno che là fuori la vita puo nascondere le insidie di una prigionia altrettanto subdola da cui ancora una volta solo il loro amore li potrà salvare.
Tratto dall'omonimo romanzo di Emma Donoghue, ispirato al famoso caso Fritzl, e dalla stessa sceneggiato, il film dell'irlandese Lenny Abrahamson è un dramma della segregazione e della follia che parte come una tenera fiaba dell'amore filiale che sopravvive all'abominio della violenza e della cattività e si risolve nelle lungaggini di un melodramma convenzionale sulle difficoltà di inserimento sociale in un mondo sconosciuto e alieno nel quale ricominciare una nuova vita.
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Cresciuto nell'amorevole cattività di una piccola stanza blindata, il piccolo Jack è il frutto della violenza di uno psicopatico che ha rapito la madre ancora adolescente cinque anni prima che lui nascesse, tenedola segregata e abusandone sistematicamente, senza alcuna possibilità di contatto con il mondo esterno se non un piccolo televisore e lo spioncino di un lucernario dal quale guardare il cielo. Quando i due riusciranno a liberarsi, scopriranno che là fuori la vita puo nascondere le insidie di una prigionia altrettanto subdola da cui ancora una volta solo il loro amore li potrà salvare.
Tratto dall'omonimo romanzo di Emma Donoghue, ispirato al famoso caso Fritzl, e dalla stessa sceneggiato, il film dell'irlandese Lenny Abrahamson è un dramma della segregazione e della follia che parte come una tenera fiaba dell'amore filiale che sopravvive all'abominio della violenza e della cattività e si risolve nelle lungaggini di un melodramma convenzionale sulle difficoltà di inserimento sociale in un mondo sconosciuto e alieno nel quale ricominciare una nuova vita. Che il cinema Canadese prediliga le torbide storie di inganno e sopraffazione ambientate nel raggelato contesto di cittadine anonime e perennemente autunnali lo si era capito dai precedenti più o meno illustri di Denis Villeneuve (Prisoners - 2013, con locations appena più a meridionali) e Atom Egoyan (The Captive - 2014), laddove la spettrale aridità del paesaggio sembra rispecchiare le inesplicabili contraddizioni di una natura umana capace dei crimini più atroci come di un irrididucibile istinto di sopravvivenza, preservando con la forza dell'amore e della volontà quel barlume di umanità che non la faccia precipitare definitivamente nella irreversibile spirale della disperazione e della follia. A questi codici del dramma e della messa in scena sembra attenersi anche il film di Abrahamson, con la differenza di un curioso ribaltamento di prospettiva secondo il quale le terribili verità della storia e del contesto sono filtrate dalla sensibilità e dalla fantasia del piccolo protagonista, capace di trasformare l'intollerabile routine di una baracca tre metri per tre nel microcosmo fantastico popolato dalle meravigliose creature di oggetti inanimati passati nella quotidiana rassegna di una affettusa convivenza come pure nella razionale curiosità di discernere tra la natura fittizia delle creature bidimensionali che animano lo schermo televisivo dalla tangibile realtà delle loro controparti in carne ed ossa. Che la vita e l'amore nati dalla violenza possano trascendere la brutalità e l'insensatezza dell'abiezione umana che le ha generate, sembra essere lo snodo drammaturgico di un film che, almeno nella prima parte, riesce a mantenere l'originalità di un racconto capace di toccare le corde dell'emozione e della credibilità, misurandosi con la straziante scena di una liberazione giocata sul rischio di una dolorosa separazione e sugli espedienti di una tanatosi quale unica risorsa dell'animale in gabbia di sfuggire alle tenaci fauci del suo crudele predatore. Concluso il film che avrebbe quindi il respiro corto di un irrisolto mediometraggio, ne comincia subito un altro che principia con la liberazione di un ostaggio più veloce della storia dei sequestri di persona (manco col gps avrebbero fatto più presto!) e finisce con la solità tiritera di un menage familiare di padri anaffettivi, nonne comprensive, interviste televisive ed un tentato suicidio che lasciano il tempo che trovano. L'impressione è che si sappia gestire sul più difficile e si tenda a banalizzare sul più facile, dissipando il patrimonio di conoscenze e competenze acquisite col prologo per virare verso la facile storia strappalacrime che ne rende assolutamente ingiustificato il divieto ai minori di 17 anni (violenza, profanità e uso di droghe?) e le quattro candidature agli Oscar 2016 tra cui il premio come Miglior attrice protagonista a Brie Larson. Brava quest'ultima, ma bravissimo il piccolo Jacob Tremblay praticamente al suo primo, vero debutto cinematografico. Presentato al Toronto International Film Festival 2015 nella sezione Special Presentation dove ha vinto il Premio del Pubblico.
Bambini venite parvulos, c’è un applauso da fare al Bau Bau,
si avvicina sorridendo, l’arrotino col suo Know-How,
venuto a prendere perline e a regalare crack.
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tatyc
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venerdì 15 aprile 2016
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room:una stanza una vita
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Il film è molto toccante, il bambino è sorprendente, l'interpretazione molto forte, ma purtroppo la storia reale alla quale il film si ispira è molto più tragica,anche se questa descritta è agghiacciante.....il film è fatto bene,rende l'idea di quella che è la situazione di questa mamma e di questo figlio che vivono per anni chiusi in una stanza.....
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soleilmoon
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giovedì 14 aprile 2016
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tanto rumore per nulla
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A mio parere si tratta di un film squilibrato tra la prima parte che si svolge nella stanza e la seconda con il ritorno nella societa'. La prima parte e' drammatica e incalzante, la seconda noiosa, banale e inutilmente lunga. Il film scade in un prodotto da televisione, intriso di banalita' e buonismo.
Gli attori sono appena passabili se si fa eccezione del piccolo Jack. Anche qui le sue riflessioni e i suoi atteggiamenti non appartengono a un bambino di 5 anni ma e' indubbiamente un personaggio che fisicamente buca lo schermo.
Insignificante ai miei occhi Brie Larson, un Oscar immeritato per una prestazione ovvia che si rifa' al registro televisivo come quello degli altri attori.
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A mio parere si tratta di un film squilibrato tra la prima parte che si svolge nella stanza e la seconda con il ritorno nella societa'. La prima parte e' drammatica e incalzante, la seconda noiosa, banale e inutilmente lunga. Il film scade in un prodotto da televisione, intriso di banalita' e buonismo.
Gli attori sono appena passabili se si fa eccezione del piccolo Jack. Anche qui le sue riflessioni e i suoi atteggiamenti non appartengono a un bambino di 5 anni ma e' indubbiamente un personaggio che fisicamente buca lo schermo.
Insignificante ai miei occhi Brie Larson, un Oscar immeritato per una prestazione ovvia che si rifa' al registro televisivo come quello degli altri attori.
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rossi833
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mercoledì 13 aprile 2016
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non è un film ...è un'emozione
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Questo film potrebbe all'inizio sembrare lento o monotono, lo spettatore potrebbe pensare che in una stanza di tre metri ci sia in realtà ben poco da raccontare , invece la sapiente e magistrale regia di Lenny Abrahamson ci porta in un mondo dove questa piccola stanza è immensa fatta di personaggi, di fantasia, di illusioni., di televisione.. tutto dal lavabo al lucernario viene personificato, persino il luogo dove si trovano rinchiusi ha un'anima che si chiama Stanza.
Un film che tocca le note più interne dell'animo umano, un film vibrante nel suo modo unico di raccontare un dolore forte, una violenza,un atto di generosità che costa sette anni di vita .La libertà è dentro i protagonisti e la realtà esterna fa paura, rumore, stride con la bolla creata dalla madre.
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Questo film potrebbe all'inizio sembrare lento o monotono, lo spettatore potrebbe pensare che in una stanza di tre metri ci sia in realtà ben poco da raccontare , invece la sapiente e magistrale regia di Lenny Abrahamson ci porta in un mondo dove questa piccola stanza è immensa fatta di personaggi, di fantasia, di illusioni., di televisione.. tutto dal lavabo al lucernario viene personificato, persino il luogo dove si trovano rinchiusi ha un'anima che si chiama Stanza.
Un film che tocca le note più interne dell'animo umano, un film vibrante nel suo modo unico di raccontare un dolore forte, una violenza,un atto di generosità che costa sette anni di vita .La libertà è dentro i protagonisti e la realtà esterna fa paura, rumore, stride con la bolla creata dalla madre.Un film di introspezione fatto di semplicità e sentimenti forti che tolgono il fiato. Consigliato
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francesco2
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lunedì 11 aprile 2016
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io e te................da soli
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Un altra "stanza del figlio", o piuttosto di Cloe. Fortunatamente, Abrahamson evita il clima melenso che
aveva creato Rolf de Heer, tra l'altro considerato regista originale ed indipendente.
Per il ragazzino è l'unica realtà tangibile, mentre il resto appartiene alla fantasia, per la
madrea dir poco una prigione: eppure, la scena del topolino potrebbe essere letta anche
come reazione nei confronti di un corpo estraneo, che altra vita poteva (ap)portare in quello
spazio angusto. Quando la madre lo rinominerà come "nostra signora dei topi", o qualcosa
del genere, aumenta la nostra consapevolezza di come tutto"il resto", per Jack , appartenga
all'onirico.
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Un altra "stanza del figlio", o piuttosto di Cloe. Fortunatamente, Abrahamson evita il clima melenso che
aveva creato Rolf de Heer, tra l'altro considerato regista originale ed indipendente.
Per il ragazzino è l'unica realtà tangibile, mentre il resto appartiene alla fantasia, per la
madrea dir poco una prigione: eppure, la scena del topolino potrebbe essere letta anche
come reazione nei confronti di un corpo estraneo, che altra vita poteva (ap)portare in quello
spazio angusto. Quando la madre lo rinominerà come "nostra signora dei topi", o qualcosa
del genere, aumenta la nostra consapevolezza di come tutto"il resto", per Jack , appartenga
all'onirico. Persino la presenza del padre, in questa atmosfera, non sempre viene vis(su)ta
fisicamente: a volte, se ci facciamo caso, il ragazzino lo osserva sul letto, come stesse
sognando quell'essere vivente anziché percepirne la presenza.
La svolta del film, la prima almeno, nasce anch'essa dalla stanchezza della giovane che,
diversamente da quanto visto in precedenza, parla al bambino del mondo esterno
come una REALTA', cui non possono più restare esterni. Ecco che la morte, vera o simulata,
diventa l'unico stratagemma per riacquisire vita.
Una volta riapertosi al mondo esterno, bisogna sperimentare come anche quest'ultimo non
sia sempre lineare -La famiglia di,Ma per esempio-, e confrontarsi con la propria coscienza,
sulle scelte che (non?) si sarebbero potute fare. Quando la morte sembra di nuovo fare
capolino, ecco che la vita si riaffaccia. Per morte, qui, non s'intende solo la cessazione
delle funzioni vitali, ma anche un'esistenza anchilosata di qualsiasi approccio con gli altri,
in una dimensione dove, forse, persino il tempo sembra seguire una cadenza propria
( avete notato quel tono ironico sul compleanno di Jack?)
Per una volta, tuttavia, qui difendo il cinema nostrano, quantomeno la prima Roberta Torre
o i Cipri e Maresco di vent'anni fa. La loro"morte al(non) lavoro era cupa, esule dai
simbolismi facili che affollano ilmondo di Joey, e non è sufficiente dire che stiamo parlando
di un bambino.
Nel finale, i due protagonisti rivedono la dimensione di cui erano stati prigionieri, e in cui
per Joey " la madre era sempre con lui". Ora, bisogna (ri)aprirsi al mondo esterno, con la
consapevolezza che, come avveniva per la protagonista di "La felicità porta fortuna", "l'età
dell'innocenza" è finita.
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bob11_17
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martedì 29 marzo 2016
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emozioni riflessive
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“Non perdere mai la speranza,
essa ti da la forza a non mollare mai”.
Uno dei tanti messaggi lanciati da questa emozionante pellicola firmata Lenny Abrahamson, affiancato da Brie Larson, che con una strabiliante interpretazione da protagonista riesce ad aggiudicarsi la statuetta agli oscar 2016.
Room è un film che racconta una delle tante tragiche storie che oggi giorno sono sempre più frequenti, ovvero, la scomparsa di persone dovute ai rapimenti. Le persone possono fare cose terribili, ma nello stesso tempo altre possono tirare fuori il meglio di loro salvando la propria vita e quella degli altri nonostante la situazione drammatica in cui si trovano. Ed è proprio il caso di questa donna, che nonostante la giovane età, riesce per il proprio figlio di cinque anni Jack a trasformare un incubo in una sorta di normalità apparente.
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“Non perdere mai la speranza,
essa ti da la forza a non mollare mai”.
Uno dei tanti messaggi lanciati da questa emozionante pellicola firmata Lenny Abrahamson, affiancato da Brie Larson, che con una strabiliante interpretazione da protagonista riesce ad aggiudicarsi la statuetta agli oscar 2016.
Room è un film che racconta una delle tante tragiche storie che oggi giorno sono sempre più frequenti, ovvero, la scomparsa di persone dovute ai rapimenti. Le persone possono fare cose terribili, ma nello stesso tempo altre possono tirare fuori il meglio di loro salvando la propria vita e quella degli altri nonostante la situazione drammatica in cui si trovano. Ed è proprio il caso di questa donna, che nonostante la giovane età, riesce per il proprio figlio di cinque anni Jack a trasformare un incubo in una sorta di normalità apparente. Rinchiusi da sette anni in un magazzino di piccole dimensioni e senza finestre, la giovane Ma’ fa di tutto affinchè Jack sia felice e al sicuro come ogni bambino, creando all’interno di questo ambiente un universo solo per lui, che gli possa garantire una vita normale anche in un luogo così raccapricciante.
La storia che ci viene raccontata racchiude un insieme di emozioni che raggiungono ogni parte del cuore degli spettatori. Grazie all’ottima sceneggiatura si può provare le sensazione di trovarsi fisicamente all’interno di quelle mura e trascorrere quei sette interminabili anni insieme a quella madre, che per non cadere nella disperazione, crea un altro mondo fatto di cose e persone immaginarie. Con il passare del tempo però, i continui interrogativi di Jack sulla situazione portano la madre ad escogitare una fuga, che permetterà a entrambi di svegliarsi da questo incubo e ottenere finalmente la libertà. Una libertà che però porterà entrambi di fronte ad un altro tipo di realtà ancora più spaventosa della precedente: il mondo reale.
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donato prencipe
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mercoledì 23 marzo 2016
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una vita rubata e rinchiusa in una stanza
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Il regista irlandese Lenny Abrahamson (Frank) porta al cinema una storia drammatica che suscita nello spettatore che la guarda un senso di angoscia, di rabbia e impotenza verso un qualcosa che sembra così lontano anni luce dalla realtà ma che purtroppo rappresenta uno dei tanti capitoli di cronaca nera dei giorni nostri. "Room", così il titolo del film, è l'adattamento cinematografico del romanzo "Stanza, letto, armadio, specchio (room) scritto da Emma Donoghue nel 2010, ispirato a sua volta al caso di Elizabeth Fritzl, una ragazza austriaca imprigionata per ventiquattro anni in un bunker sotterraneo costruito dal padre, dallo stesso abusata e costretta a dare alla luce sette bambini.
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Il regista irlandese Lenny Abrahamson (Frank) porta al cinema una storia drammatica che suscita nello spettatore che la guarda un senso di angoscia, di rabbia e impotenza verso un qualcosa che sembra così lontano anni luce dalla realtà ma che purtroppo rappresenta uno dei tanti capitoli di cronaca nera dei giorni nostri. "Room", così il titolo del film, è l'adattamento cinematografico del romanzo "Stanza, letto, armadio, specchio (room) scritto da Emma Donoghue nel 2010, ispirato a sua volta al caso di Elizabeth Fritzl, una ragazza austriaca imprigionata per ventiquattro anni in un bunker sotterraneo costruito dal padre, dallo stesso abusata e costretta a dare alla luce sette bambini. Il film, invece, racconta la storia di Joy (Brie Larson), una ragazza adescata da un uomo, rinchiusa e segregata per sette anni in un capanno fortificato e costretta a rapporti sessuali ogni notte. Da questa relazione coercitiva nasce Jack (Jacob Tremblay) che nel film lo troviamo sin dall'inizio, già al quarto anno d'età. Nello scorrere del tempo vissuto all'interno di quel claustrofobico buco Joy cerca in tutti i modi di proteggere il figlio dalle grinfie dell'uomo rinchiudendolo in un armadio tutte le sere, alla stessa ora, quando vecchio Nick (chiamato così da Jack) torna a "farle visita". Il bambino cresce in un mondo rinchiuso in una stanza, relazionandosi con i suoi unici amici inanimati come l'armadio, due sedie, uno specchio e una tv, con un unico squarcio che affaccia sotto il cielo, la sola cosa visibile al di fuori di quella stanza. Attraverso uno stratagemma, rischioso quanto disperato, Joy avvolge Jack in un tappeto facendo credere al loro rapitore che sia morto dopo una febbre altissima non curata, solo in questo modo il bambino riesce a fuggire e a chiedere aiuto, portando a termine questa lunga agonia. La vista di quel nuovo mondo per Jack rappresenta una situazione difficile da concepire, la sua visione della vita che fino a quel momento si limitava ad una verità inesistente, viene capovolta interamente. Allo stesso modo il ritorno di Joy a casa, dopo anni di prigionia, non è certo facile e l'esperienza orrenda, l'incubo vissuto la portano ad essere in continuo malessere e confusione mentale, pervasa da un senso di collera e profonda tristezza, malinconia per una vita passata e rubata che nessuno potrà più restituirle. Il film, uscito in Italia il 3 marzo 2016, si è aggiudicato il premio oscar nella categoria miglior attrice protagonista per l'interpretazione toccante di Brie Larson, ed è stato vietato ai minori di diciassette anni per la presenza di violenza, profanità e uso di droghe.
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