zummone
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mercoledì 29 maggio 2013
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viva la libertà (del cinema italiano)!
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E se il segretario del principale partito di opposizione, in clamoroso calo di consensi, scomparisse all'improvviso? Da questa situazione bizzarra comincia il film di Roberto Andò, regista teatrale e di opere liriche, "Viva la libertà", tratto dal suo romanzo "Il trono vuoto". Sì, perchè Enrico Oliveri (Toni Servillo) fugge una notte, senza avvertire nessuno, nemmeno la moglie (Michela Cescon) o il fido collaboratore Bottini (Valerio Mastrandrea).
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E se il segretario del principale partito di opposizione, in clamoroso calo di consensi, scomparisse all'improvviso? Da questa situazione bizzarra comincia il film di Roberto Andò, regista teatrale e di opere liriche, "Viva la libertà", tratto dal suo romanzo "Il trono vuoto". Sì, perchè Enrico Oliveri (Toni Servillo) fugge una notte, senza avvertire nessuno, nemmeno la moglie (Michela Cescon) o il fido collaboratore Bottini (Valerio Mastrandrea). Oliveri si rifugia in Francia, da una vecchia amica (Valeria Bruni Tedeschi) e amore di gioventù, mentre in Italia il suo partito annaspa senza sapere come risolvere la situazione. Bottini inizia a covare un'idea in apparenza bislacca, ma che sembra essere l'unica praticabile: chiedere al fratello gemello di Oliveri, il professore e filosofo Giovanni Ernani, di prendere il suo posto. Piccolo problema: Giovanni è stato per anni in manicomio. E così il pazzo prende il posto del sano e spiazza tutti, rivelandosi capace, giorno dopo giorno, di risollevare le sorti, ormai considerate spacciate, del partito. Nel frattempo Enrico, in Francia, ricomincia a vivere da cittadino qualunque, a risentirsi umano. Quanto durerà lo scambio?
Chiaro riferimento a Walter Veltroni e alla sua volontà di andare in Africa, più che mai attuale in tempi come questi, di rinunce alle proprie responsabilità, siano esse dimissioni o abdicazione pontificia? Chissà... Per intanto Andò ci regala un film dall'andamento ondivago, come il suo stralunato protagonista Giovanni, che cammina zigzagando sulle linee dei pavimenti (ci ricorda il Melvin Udall di Jack Nicholson in "Qualcosa è cambiato"), fischietta arie di Verdi, cita poesie e versi di Brecht. Superlativa la prova di Servillo, in una doppia veste, che riesce a sottolineare le sfumature dei due gemelli, anche solo dalle inflessioni vocali sottili e dallo sguardo, ora malinconico, ora follemente ironico. Musiche funzionali, bella sceneggiatura, fatta di considerazioni taglienti e episodi folgoranti (il tango a piedi scalzi con la Cancelliera; la scena del ballo nel manicomio; quella finale e il sorriso sornione di Servillo). Ottimo il cast, nel suo complesso, con gustose apparizioni (Gianrico Tedeschi che ricorda Vittorio Foa, Renato Scarpa giornalista sapido, Massimo De Francovich, presidente della Repubblica) e bravi attori (Andrea Renzi, lo ricordate comprimario proprio insieme a Servillo, ne "L'uomo in più", ormai dieci anni fa?).
Senza scomodare Dumas, il teatro o altri film simili ("Dave - presidente per un giorno" di H. Ramis), il film di Andò sa essere malinconico ed appassionato, comico e visionario (non a caso si cita apertamente Fellini), come ci piacerebbe fosse anche una politica degna di questo nome. E non solo al cinema.
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filippo catani
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lunedì 18 novembre 2013
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realtà e finzione si confondono
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Un anziano politico ha ormai perso il polso sia del paese che del suo stesso partito. L'uomo allora decide di sparire per cercare di ritrovare se stesso ma soprattutto per vedere quali saranno le mosse dei suoi. Il suo braccio destro decide allora di rivolgersi al fratello che ha una straordinaria somiglianza e ne prenderà il posto.
Il film ha numerose chiavi di lettura e non è certo il primo a giocare sul tema dei sosia o delle sostituzioni di persona. In questo caso un uomo politico viene sostituito dal fratello in passato ricoverato per problemi mentali ma che dispone di una vastissima cultura. L'uomo riuscirà a scaldare nuovamente i cuori della gente uscendo dal solito gergo "politichese" per tornare a parlare un linguaggio ironico, concreto e capace di riaccendere la passione negli elettori.
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Un anziano politico ha ormai perso il polso sia del paese che del suo stesso partito. L'uomo allora decide di sparire per cercare di ritrovare se stesso ma soprattutto per vedere quali saranno le mosse dei suoi. Il suo braccio destro decide allora di rivolgersi al fratello che ha una straordinaria somiglianza e ne prenderà il posto.
Il film ha numerose chiavi di lettura e non è certo il primo a giocare sul tema dei sosia o delle sostituzioni di persona. In questo caso un uomo politico viene sostituito dal fratello in passato ricoverato per problemi mentali ma che dispone di una vastissima cultura. L'uomo riuscirà a scaldare nuovamente i cuori della gente uscendo dal solito gergo "politichese" per tornare a parlare un linguaggio ironico, concreto e capace di riaccendere la passione negli elettori. La critica è severa e sferzante: serve forse un pazzo per dire cose che sappiano scaldare i cuori? Meraviglioso è il dialogo che intercorre con il braccio destro sulla paura di vincere di cui spesso ha sofferto la sinistra italiana (il politico in questione è a capo di un partito di opposizione di sinistra così come sferzante è il momento in cui viene gettato nel cestino un discorso già preparato e "precotto" privo di sostanza. Meraviglioso il tandem Servillo-Mastandrea in grado di reggere l'intera impalcatura del film. Se proprio si deve muovere una critica al film si può dire che la parte in cui il vero politico riscopre se stesso, la vita quotidiana e il vecchio amore è un po' banale ma nel complesso funzionale alla trama.
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odisseus
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domenica 17 gennaio 2016
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intreccio brioso e divertente tra filosofia e...!
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E' meglio esserci come se fossimo già spariti... o sparire del tutto, per tornare a essere?
In questo rivisitato dilemma shakespiriano, si racchiude il plot di questo Film magistrale. Ad essere emblema del film non è solo il dilemma di questa scena, ma anche l'ironica movenza del Servillo quanto il sarcasmo che si cela dietro le sue parole.
Il tema centrale del film affonda le sue radici in una cultura senza tempo, dal sumerico Gilgamesh a tanta tragedia Greco-romana, da Shakespeare (The Comedy of Errors) a Oscar Wilde The Picture of Dorian Grey): il tema del Doppio accompagna lo spirito divertente del film, facendo di Viva la libertà un film piacevole, simpatico e "n'zést" (come piacciono a me ♥).
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E' meglio esserci come se fossimo già spariti... o sparire del tutto, per tornare a essere?
In questo rivisitato dilemma shakespiriano, si racchiude il plot di questo Film magistrale. Ad essere emblema del film non è solo il dilemma di questa scena, ma anche l'ironica movenza del Servillo quanto il sarcasmo che si cela dietro le sue parole.
Il tema centrale del film affonda le sue radici in una cultura senza tempo, dal sumerico Gilgamesh a tanta tragedia Greco-romana, da Shakespeare (The Comedy of Errors) a Oscar Wilde The Picture of Dorian Grey): il tema del Doppio accompagna lo spirito divertente del film, facendo di Viva la libertà un film piacevole, simpatico e "n'zést" (come piacciono a me ♥).
A rendere intrigante il film non è solo il tema del doppio, ma anche il tema dell'essere. Chi siamo noi? E cosa definisce la nostra identità, se la si può perdere senza averla persa per gli altri? E qui irrompe sul set con prepotenza il "Fu Mattia Pascal" del Grande Pirandello, di cui sono ravvisabili una quantità di parallelismi non indifferenti.
Insomma un Film brioso, arguto e filosofico, che finché non realizzi la complessità che esso cela, non te ne avverti poiché il sorriso ti si fissa sul viso alleggerendo tutta questa questione filosofica (ma forse è solo un mio pippone, mi piace costruirmeli dopo aver visto un Film che mi è piaciuto) Emoticon smile
Ottima la sceneggiatura sagace, ancor migliore l'interpretazione di Marco Antonio Servillo [azzardo la mia opinione:credo sia la sua più incredibile interpretazione, sarà che a me piace tutto ciò che si alimenta dal passato, come i due personaggi che lui interpreta], bello il cast, bella e amabile come sempre Roma.
Ah, dimenticavo! Il film è uno scenario della politica d'oggigiorno ma è così intriso di filoni interpretativi, che il più evidente e specifico, la Politica, passa in secondo piano.
ASSOLUTAMENTE DA VEDERE. Peccato sia un film poco conosciuto!
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catcarlo
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mercoledì 8 marzo 2017
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viva la libertà
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Come il successivo ‘Le confessioni’, questo è un film precisamente politico, ma con la differenza che evita la trappola dell’algida costruzione ideologica attraverso l’azzeccata umanità e la funzionale dinamica dei suoi personaggi. Tanto che, alla fine, laddove il messaggio riguardante i potenti potrebbe essere tacciato di semplicità se non di semplicismo (la casta lontana dalla gente i cui bisogni possono essere compresi da chi li guarda con animo diciamo così innocente, le lotte intestine con tanto di simil-D’Alema visibile in filigrana dietro al De Bellis di Andrea Renzi, il buonismo un po’ veltroniano che spunta qua e là), la storia che vi ruota attorno coinvolge e appassiona preferendo i toni della commedia – sia pur amara – confezionata in maniera mirabile: il risultato è che, benché ne siano successe di ogni nei quattro anni passati dalla prima uscita in sala, l’opera risulta ancora attuale.
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Come il successivo ‘Le confessioni’, questo è un film precisamente politico, ma con la differenza che evita la trappola dell’algida costruzione ideologica attraverso l’azzeccata umanità e la funzionale dinamica dei suoi personaggi. Tanto che, alla fine, laddove il messaggio riguardante i potenti potrebbe essere tacciato di semplicità se non di semplicismo (la casta lontana dalla gente i cui bisogni possono essere compresi da chi li guarda con animo diciamo così innocente, le lotte intestine con tanto di simil-D’Alema visibile in filigrana dietro al De Bellis di Andrea Renzi, il buonismo un po’ veltroniano che spunta qua e là), la storia che vi ruota attorno coinvolge e appassiona preferendo i toni della commedia – sia pur amara – confezionata in maniera mirabile: il risultato è che, benché ne siano successe di ogni nei quattro anni passati dalla prima uscita in sala, l’opera risulta ancora attuale. Per raggiungere lo scopo, Andò prende spunto dal suo romanzo ‘Il trono vuoto’ e, assieme ad Angelo Pasquini, sfrutta al meglio il vecchio espediente del doppio. Enrico è il segretario disincantato di un grande partito d’opposizione – le citazioni più sopra non sono casuali – che decide di interrompere il traccheggiamento del potere facendo perdere le proprie tracce: per uscire dall’impasse, lo si sostituisce con il gemello Giovanni, professore che non ha tutti i giovedì a posto, ma sa unire a una notevole empatia le parole giuste per farsi ascoltare dall’uomo della strada. Mentre Enrico in Francia ritrova una vecchia fiamma (Valeria Bruni Tedeschi) che lavora nel cinema e arriva a non disdegnare addirittura il lavoro manuale, Giovanni incanta non soltanto le folle, ma pure le persone, dapprima scettiche, che lo circondano, inclusi l’assistente Andrea (Valerio Mastandrea), la scafata funzionaria (Anna Bonaiuto), e riesce persino a intenerire la moglie di Enrico, Anna (Michela Cescon). Le ottime interpretazioni di tutto il cast – e non si possono non citare la breve apparizione di Renato Scarpa e, soprattutto, l’esuberante Furlan dell’ultranovantenne Gianrico Tedeschi - vengono però messe in ombra da Toni Servillo, attorno al quale il film è costruito e che si disimpegna da par suo nel ruolo bifronte di Enrico e Giovanni senza mai andare fuori dalle righe a parte qualche sporadica eco gambardelliana: con cura è disegnata la differenza (di modo, di sguardi, financo di postura) fra i due gemelli che va via via riducendosi fino a essere inapprezzabile in un finale di scarni dialoghi e intense situazioni. Si tratta dell’ultimo tassello che sottolinea l’accurata regia di Andò in un lavoro quasi sempre lontano dalla banalità nelle scelte – le evidenti eccezioni essendo i ‘santini’ di Giovanni fra gli operai e nelle scuole oppure la scena con la canceliiera - oltre che caratterizzato dall’espressività delle inquadrature grazie all’ottima apporto della fotografia di Maurizio Calvesi impreziosita sovente da plastici chiaroscuri.
3 stelle e mezzo
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inesperto
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sabato 17 febbraio 2018
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servillo superlativo
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Un parafrasi cinematografica della politica italiana che riesce ad avere dei momenti toccanti. Un partito che è finito in un gorgo misto di paralisi ed ignavia, un esperto uomo politico in crisi depressiva che fugge. Solo un intervento esterno, eccentrico ed umano può salvare baracca e burattini.
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rob8
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mercoledì 22 agosto 2018
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apologo che non cade mai nello scontato
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Roberto Andò declina l’immortale tema del doppio in una storia pubblica dai risvolti familiari. Due gemelli (entrambi interpetati da un impeccabile Toni Servillo) occupano, infatti, a turno la scena politica per imprevista combinazione e all’insaputa degli elettori.
Va da sé che il gemello che subentra, un filosofo affetto da disturbi psichici, riesce ove il fratello ha fallito: ridare forza ad un partito d’opposizione in difficoltà (ogni riferimento è puramente voluto) e speranza ai suoi sostenitori, utilizzando parole di verità e di buon senso.
L’apologo non cade mai nello scontato, ma anzi si ravviva con le vicende parallele dei due protagonisti: dove il vero politico, rifugiandosi in anonimo presso una donna amata in gioventù, riscopre attraverso di lei sentimenti antichi ed un’antica passione cinefila.
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Roberto Andò declina l’immortale tema del doppio in una storia pubblica dai risvolti familiari. Due gemelli (entrambi interpetati da un impeccabile Toni Servillo) occupano, infatti, a turno la scena politica per imprevista combinazione e all’insaputa degli elettori.
Va da sé che il gemello che subentra, un filosofo affetto da disturbi psichici, riesce ove il fratello ha fallito: ridare forza ad un partito d’opposizione in difficoltà (ogni riferimento è puramente voluto) e speranza ai suoi sostenitori, utilizzando parole di verità e di buon senso.
L’apologo non cade mai nello scontato, ma anzi si ravviva con le vicende parallele dei due protagonisti: dove il vero politico, rifugiandosi in anonimo presso una donna amata in gioventù, riscopre attraverso di lei sentimenti antichi ed un’antica passione cinefila.
Dando modo così al regista di innescare in sottotesto un gioco auto-riflessivo, che celebra ancora una volta la forza visionaria e positiva dell’arte del cinema.
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ennio
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mercoledì 19 dicembre 2018
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soggetto debole, plot poco verosimile
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La prima mezz'ora è l'unica che da un senso al film, poi più nulla. La lettura della realtà sociopolitica è oltremodo travisata, va bene la crescente dipendenza dai sondaggi e il populismo delle parole, ma gli operai con casco di protezione che rimangono colpiti dalle frasi di Brecht sono fantapolitica. Il film è del 2013 ma sembra fermo alla realtà del 1970, quando le belle parole filosofanti potevano ancora infiammare gli ideali.
L'idea poi dello sdoppiamento è surreale, così come sempre più surreali/simbolici/metaforici (per usare il linguaggio degli intellettualoni) sono le fasi successive in cui il film si impantana, offrendo solo momenti onirici e improbabili e squallide tresche tra 60enni e 20enni, bambine che parlano "liberamente" di sesso e famiglie allargate e multietniche (ma con tanti soldoni ovviamente).
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La prima mezz'ora è l'unica che da un senso al film, poi più nulla. La lettura della realtà sociopolitica è oltremodo travisata, va bene la crescente dipendenza dai sondaggi e il populismo delle parole, ma gli operai con casco di protezione che rimangono colpiti dalle frasi di Brecht sono fantapolitica. Il film è del 2013 ma sembra fermo alla realtà del 1970, quando le belle parole filosofanti potevano ancora infiammare gli ideali.
L'idea poi dello sdoppiamento è surreale, così come sempre più surreali/simbolici/metaforici (per usare il linguaggio degli intellettualoni) sono le fasi successive in cui il film si impantana, offrendo solo momenti onirici e improbabili e squallide tresche tra 60enni e 20enni, bambine che parlano "liberamente" di sesso e famiglie allargate e multietniche (ma con tanti soldoni ovviamente).
In quanto a Servillo, mi piace ed è un ottimo attore, ma quella sua maschera dall'espressione fissa e immutabile è eccessiva e troppo uguale a sè stessa, ricorda De Niro ma non è un complimento.
L'unico che si salva è Bottini/Mastrandrea, nella parte del portaborse del potente uomo politico/Servillo. E fa piacere rivedere Gianrico Tedeschi, sempre in ottima forma.
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andreafalci
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domenica 3 marzo 2013
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neorealismo verosimile
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Film che affronta in modo divertente alcuni aspetti della vita pubblica e privata di un segratario di partito, che difetta di passione e quindi fantasia, portando il prorpio partito al minimo gradimento, così decide di ecclissarsi; il suo portaborse, inizialmente copre la misteriosa spariazione asserendo che il segratario è malato. Alla fine si scopre un fratello gemello del segratario, che pur essendo afffetto da sindrome della doppia personalità ma colto e filosofo, con la sua leggerenza, fantasia e cultura da filosofo si diverte a fare il segretario alzando il livello di gradimento del partito. Nel frattempo il vero segretario fugge in Francia facendosi ospitare da una fiamma di gioventù che nel frattempo si è sposata con una figlia e lavorando nel cinema.
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Film che affronta in modo divertente alcuni aspetti della vita pubblica e privata di un segratario di partito, che difetta di passione e quindi fantasia, portando il prorpio partito al minimo gradimento, così decide di ecclissarsi; il suo portaborse, inizialmente copre la misteriosa spariazione asserendo che il segratario è malato. Alla fine si scopre un fratello gemello del segratario, che pur essendo afffetto da sindrome della doppia personalità ma colto e filosofo, con la sua leggerenza, fantasia e cultura da filosofo si diverte a fare il segretario alzando il livello di gradimento del partito. Nel frattempo il vero segretario fugge in Francia facendosi ospitare da una fiamma di gioventù che nel frattempo si è sposata con una figlia e lavorando nel cinema. Così il segratario assiste alle riprese del film e Aiuta sul set del film. Sia Servillo che Mastrandrea perfetti e insuperabili. Insomma per fare politica ci vuole estro e fantasia.
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cimosa
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mercoledì 5 giugno 2013
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l'ago lo trovi una volta che smetti di cercarlo.
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Sono incredibilmente sbalordito da questa eccelsa pellicola!Finalmente un film che fà del sentimento ironia e della struttura sociale tessere verticali in fila di un domino,che grazie ad un soffio poetico,iniziano a cadere e a divertire lo spettatore.Qui la magia dell'arte viene mescolata alla coscienza individuale; ovvero,sia nel girare una scena, per quanto possa essere veritiera,c'è chi la osserva e spazia in essa un "non essere" impersonale, così l'eloquenza politica sincera ma velata e riuscita nella coscienza individuale,non a caso rappresentata dalla visione di Brecht.Tutto ciò avviene con una leggerezza unica,che quasi seduce lo spettatore nello smantellare una scenografia dell'immagine dominante nella nostra società,di conseguenza del politico;simile ma contrapposta all'immagine cinematografica intima che pur tenendo la nostra attenzione per un centinaio di minuti ci regala molteplici emozioni;per il fatto che ci sia un mondo ancor più ampio e impegnativo per la sua realizzazione,che tocchi il surreale o il profondo,deturpato molte volte da l'esigenza di una industria del luccichio e di una concisione che amputaattimi fondamentali.
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Sono incredibilmente sbalordito da questa eccelsa pellicola!Finalmente un film che fà del sentimento ironia e della struttura sociale tessere verticali in fila di un domino,che grazie ad un soffio poetico,iniziano a cadere e a divertire lo spettatore.Qui la magia dell'arte viene mescolata alla coscienza individuale; ovvero,sia nel girare una scena, per quanto possa essere veritiera,c'è chi la osserva e spazia in essa un "non essere" impersonale, così l'eloquenza politica sincera ma velata e riuscita nella coscienza individuale,non a caso rappresentata dalla visione di Brecht.Tutto ciò avviene con una leggerezza unica,che quasi seduce lo spettatore nello smantellare una scenografia dell'immagine dominante nella nostra società,di conseguenza del politico;simile ma contrapposta all'immagine cinematografica intima che pur tenendo la nostra attenzione per un centinaio di minuti ci regala molteplici emozioni;per il fatto che ci sia un mondo ancor più ampio e impegnativo per la sua realizzazione,che tocchi il surreale o il profondo,deturpato molte volte da l'esigenza di una industria del luccichio e di una concisione che amputaattimi fondamentali.Così,nel film questa figura concreta dalla manifestazione politica dove,nell'immancabile artifizio,parla sinceramente con coscienza e semplicità; colpendo molto più di banali filastrocche seguite da echi di bravo di più!E come la Verità stia nel genio del non essere,di schiena sotto alla pioggia,
per l'essere in tutto il suo splendore reale e paradossalmente velato di mistero e sogno,ma di un efficacia netta.Toni Servillo riesce sempre a stupire con delle interpretazioni da professionista elegante e
con una presenza scenica tutta sua,inimitabile.
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mareincrespato70
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mercoledì 19 marzo 2014
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la politica: quotidiana condizione esistenziale
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E Roberto Andò, dopo il capolavoro di qualche anno fa "Sotto falso nome" (con un grande Auteil), firma un altro gioiello cinematografico.
Film leggero nella sua complessità, con forti accenti poetici, ci fa riflettere sul ruolo del doppio e di ciò che appare (involontario, ma curioso una certa affinità tematica con l'ultimo Tornatore); ancor di più, spietata e appassionata analisi sul rapporto tra antro-politica; soprattutto dal lato dell'opposizione, quando si dovrebbe essere anti- forse prima di tutto culturalmente, senza farsi annegare nell'onnipotenza mediatica di chi detta l'agenda, con il glamour esibito come principale nutrimento nel rapporto con i cittadini, quasi come tutto si confondesse in uno spettacolo cinematografico.
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E Roberto Andò, dopo il capolavoro di qualche anno fa "Sotto falso nome" (con un grande Auteil), firma un altro gioiello cinematografico.
Film leggero nella sua complessità, con forti accenti poetici, ci fa riflettere sul ruolo del doppio e di ciò che appare (involontario, ma curioso una certa affinità tematica con l'ultimo Tornatore); ancor di più, spietata e appassionata analisi sul rapporto tra antro-politica; soprattutto dal lato dell'opposizione, quando si dovrebbe essere anti- forse prima di tutto culturalmente, senza farsi annegare nell'onnipotenza mediatica di chi detta l'agenda, con il glamour esibito come principale nutrimento nel rapporto con i cittadini, quasi come tutto si confondesse in uno spettacolo cinematografico. Malapolitica e malgoverno come conseguenza del disordine interiore, i legami duraturi come ancoraggio e salvezza dei veri valori condivisi, la pazzia vera, presunta, passata e, comunque combattuta, come benefica medicina che si abbatte su un presente di paludata ipocrisia, tra compromessi non solo morali, ormai insostenibii.
Un magistrale Servillo, ai suoi massimi, interpreta se stesso e il suo fratello gemello, mescolando vizi pubblici e private virtù o viceversa, atto di spietato coraggio non tanto velato, ma discreto (nella sua scarna efficacia) j'accuse sugli ultimi anni di finta opposizione italiana, sia politica che culturale. Film originale, opera a tutto tondo, che stupisce per la maturità dell'analisi psicologica, per la capacità di scandagliare la condizione socio esistenziale dell' homo politicus, condizione che non può prescindere dai propri "equilibri" privati, dai rapporti personali con l'altro, nella sua quotidianità. Bella e disarmante, nella sua misurata efficacia, la parte di Valeria Bruno Tedeschi. Il cinema italiano, in questi ultimi due anni, si mostra ancora capace di sfornare storie, al di là dei sofferti(?) tormenti amorosi borghesi di qualche attico capitolino...
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