linus2k
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sabato 14 settembre 2013
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delirio fuori controllo e misura
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«I topi della cucina, cui piaceva molto ballare al ritmo dei colpi che i raggi di sole battevano sui rubinetti, correvano dietro alle bollicine formate dai raggi che si andavano a spegnere per terra, come spruzzi di mercurio giallo» scrive Boris Vian in un passo de "La schiuma dei giorni", surreale romanzo che ha dato origine alla nuova avventura cinematografica di Michel Gondry.
La schiuma dei giorni è un libro del 1947, caratterizzato da una narrazione difficile, surreale, densa di metafore, immagini, richiami filosofici. E' il mondo di Vian, la sua critica al conformismo, alle mode imperanti, al consumismo, alle armi. Con un linguaggio surreale e innovativo che richiamava il contemporaneo Queneau (che gli amanti del cinema francese ricorderanno come autore del libro che ha ispirato Malle e la sua Zazie), Vian capovolge la realtà, la trasforma in fiaba e attraverso quella sferra i suoi attacchi al limite del cinismo.
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«I topi della cucina, cui piaceva molto ballare al ritmo dei colpi che i raggi di sole battevano sui rubinetti, correvano dietro alle bollicine formate dai raggi che si andavano a spegnere per terra, come spruzzi di mercurio giallo» scrive Boris Vian in un passo de "La schiuma dei giorni", surreale romanzo che ha dato origine alla nuova avventura cinematografica di Michel Gondry.
La schiuma dei giorni è un libro del 1947, caratterizzato da una narrazione difficile, surreale, densa di metafore, immagini, richiami filosofici. E' il mondo di Vian, la sua critica al conformismo, alle mode imperanti, al consumismo, alle armi. Con un linguaggio surreale e innovativo che richiamava il contemporaneo Queneau (che gli amanti del cinema francese ricorderanno come autore del libro che ha ispirato Malle e la sua Zazie), Vian capovolge la realtà, la trasforma in fiaba e attraverso quella sferra i suoi attacchi al limite del cinismo.
Tutti noi che conosciamo il regista francese di "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" (mi rifiuto di ricordarlo con il terribile titolo italiano "Se mi lasci ti cancello") o "L'arte del sogno", conosciamo anche il suo grado di onirismo, le sue "macchine" e creazioni cinematografiche, la capacità di costruire letteralmente un piccolo mondo spesso creato con un delizioso ingenuo infantilismo negli effetti speciali, ormai quasi un tratto distintivo.
Di sicuro è il caso quindi di dire che l'incontro tra il mondo fantastico di Vian e quello altrettanto fantastico di Gondry, e con un cast importante che coinvolge Audray Tautou, Omar Sy e Romain Duris, non potrebbe che promettere un piccolo gioiello.
Almeno questa era l'aspettativa e questa l'ottica con la quale mi sono avvicinato al film.
La trama, quanto mai semplice, è una triste storia d'amore che viene colpita da malattia e miseria economica.
Diciamo subito che Gondry ha tentato quasi pedissequamente di ricreare il nonsense, il surrealismo di Vian, ricorrendo ad artifizi che pescano a piene mani nella stop motion del ceco Jan Švankmajer, nell'amara comicità di Jacques Tati e nella stessa Zazie di Malle.
E così si rincorrono topolini, scarpe dotate di vita propria, anguille, piatti che si compongono e si scompongono da soli, auto trasparenti, e così via.
Dalla prima scena il nonsense, il neologismo, il surrealismo spinto agli eccessi, fino ad un cinismo critico e severo, la fanno da padrone e ci si sente subito aggrediti da un mondo totalmente inverosimile in cui non si riesce a inserirsi, e quasi se ne viene rigettati, rimanendone spettatori distaccati. E da qui qualcosa di profondo si rompe irrimediabilmente trasformando il film di una colossale occasione mancata.
Gondry ha esagerato, questo è. Nell'ottica di volere rendere il più possibile il testo letterario, dà la sensazione di dimenticare che lo strumento cinematografico potrebbe risentire dell'eccesso di irrealtà e non riesce a mantenere quel precario equilibrio stilistico, rendendo il film caotico, eccessivo, disturbante, confusionario.
Le tante, troppe trovate visive e linguistiche, i ritmi serrati, i cambi repentini di registro schiacciano, stritolano gli attori e rendono così tanto faticoso seguire la trama da sfociare nella noia.
C'è da dire che ogni scena, ogni trovata, presa singolarmente come piccolo quadro, come cortometraggio, funziona, diverte, stupisce; la fotografia perfetta, la stop motion serrata regalano momenti che oserei dire da annali. Il problema sta nel mettere tutto insieme. A quel punto crolla tutto miseramente, in un guazzabuglio visivo e linguistico che perde purtroppo quella magia che tutti ci saremmo auspicati.
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flyanto
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lunedì 16 settembre 2013
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amore e morte in un mondo fantastico e surreale
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Film in cui viene narrata l'intera genesi della relazione amorosa di una giovane coppia: dal momento della reciproca conoscenza, alla nascita del loro sentimento profondo, al proprio matrimonio sino alla malattia della donna con conseguenti rivolgimenti di fortuna nell'esistenza della coppia. La trama di quest'ultima opera di Michel Gondry è tratta dal romanzo di Boris Vian "La schiuma dei giorni", ed è realizzata secondo sempre lo stile fantasioso tipico del regista. Ma a differenza che nelle sue produzioni precedenti, Gondry qui si sbizzarrisce portando all'estrema esasperazione il proprio mondo fantastico ed irreale. L' originalità, nonchè la sua grandezza, sta proprio qui, e cioè nel presentare allo spettatore un mondo di fiaba che richiama quasi alla lontana quello incantato e surreale della favola "Alice nel Paese delle Meraviglie".
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Film in cui viene narrata l'intera genesi della relazione amorosa di una giovane coppia: dal momento della reciproca conoscenza, alla nascita del loro sentimento profondo, al proprio matrimonio sino alla malattia della donna con conseguenti rivolgimenti di fortuna nell'esistenza della coppia. La trama di quest'ultima opera di Michel Gondry è tratta dal romanzo di Boris Vian "La schiuma dei giorni", ed è realizzata secondo sempre lo stile fantasioso tipico del regista. Ma a differenza che nelle sue produzioni precedenti, Gondry qui si sbizzarrisce portando all'estrema esasperazione il proprio mondo fantastico ed irreale. L' originalità, nonchè la sua grandezza, sta proprio qui, e cioè nel presentare allo spettatore un mondo di fiaba che richiama quasi alla lontana quello incantato e surreale della favola "Alice nel Paese delle Meraviglie". Ma i personaggi della storia qui sono tutti reali e pertanto non si incontrano mai creature fantastiche e parlanti come invece nella fiaba di Lewis Caroll (a parte la presenza di un piccolo topolino che assiste e riproduce ogni azione degli esseri umani) e, a parte appunto il mondo di fantasia rappresentato, il tema trattato è quanto mai, purtroppo, reale. Il "purtroppo" è d'obbligo dal momento che dietro una storia inizialmente felice e molto romantica si cela un finale altamente drammatico, straziante e molto relaistico. A differenza dei suoi films precedenti Gondry qui termina la storia in maniera molto negativa e senza la possibilità di alcuna speranza e pertanto definire questa pellicola una commedia, mi sembra inesatto. Da un mondo quasi "zuccheroso" si passa ad uno tragico e quasi ripugnante come a voler indicare che il male o qualsiasi rivolgimento di fortuna è sempre in agguato e pronto a succedere, perchè, del resto, così è la vita: una volta è generosa e ti conduce in alto, un' altra verso il basso. Solo l'amore vero, però, sembra resistere e superare anche le avversità, ma molto a caro prezzo....Estremamente azzeccata, infine, è la scelta di tutti i protagonisti: da Audrey Tautou che riecheggia l' espressioni e le smorfie del suo precedente "Il favoloso mondo di Amelie", a Romain Duris con la sua faccia buffa da fumetto ad, infine, Omar Sy, già visto in "Quasi amici" nel ruolo dell'amico sincero e sempre di buon umore. Insomma, vivamente da consigliare per l' ingegnosa fantasia di tutte le immagini oltre che ai diretti fans di Gondry.
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marinabelinda
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venerdì 4 ottobre 2013
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difficile classificare
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Ho visto questo film dopo aver letto il libro. Un romanzo così surreale e commovente poteva diventare un film che non fosse un film d'animazione? Secondo me si' e nonostante abbia sentito pareri assolutamente contrastanti, a me e' piaciuto.
Al di la' delle apparenti stramberie, ma chi ha letto il libro può comprenderle, il film di Gondry stravolge le nostre abitudini. Non c'e lieto fine, n'è consolazione. E da colori, rumori e velocità (che mi hanno ricordato le vecchie comiche), si passa a toni cupi che ricordano 1984.
La parabola felicita'-agiatezza-colore, viene sostituita dalla parabola dolore-difficoltà-grigiore.
Ma tutti cio' sembrerebbe in rapporto di logica consequenzialità dell'eccesso: il lavoro e' alienante, come la ricerca intellettuale ma fine a se stessa di Chic.
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Ho visto questo film dopo aver letto il libro. Un romanzo così surreale e commovente poteva diventare un film che non fosse un film d'animazione? Secondo me si' e nonostante abbia sentito pareri assolutamente contrastanti, a me e' piaciuto.
Al di la' delle apparenti stramberie, ma chi ha letto il libro può comprenderle, il film di Gondry stravolge le nostre abitudini. Non c'e lieto fine, n'è consolazione. E da colori, rumori e velocità (che mi hanno ricordato le vecchie comiche), si passa a toni cupi che ricordano 1984.
La parabola felicita'-agiatezza-colore, viene sostituita dalla parabola dolore-difficoltà-grigiore.
Ma tutti cio' sembrerebbe in rapporto di logica consequenzialità dell'eccesso: il lavoro e' alienante, come la ricerca intellettuale ma fine a se stessa di Chic.
Ma come non rimanere commossi dalla speranza e dalla tenacia di Colin nel curare Chloe', e dalla sua disperazione per veder spirare tutto quello che di bello c'era nella sua vita?
Non si può riflettere su questo aspetto, così forte nel film, che davvero a me e' sembrato diviso in due parti speculari, da far perdonare l'eccesso di astrazione.
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[+] anche sì, ma la recitazione?
(di pierpaolo1968)
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dandy
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giovedì 4 giugno 2015
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eccessivo,ma non disprezzabile.
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Dopo il rifiuto da parte di Tim Burton e Jean Pierre Jeunet,Gondry prende in mano la terza trasposizione dell'opera considerata impossibile da filmare di Boris Vian.Il risultato,complice la presenza di Audrey Tautou,sembra la versione lisergica e pessimista di "Il Favoloso mondo di Amèlie".Una storia d'amore destinata finire male in una Parigi immaginifica,retrò e contemporanea allo stesso tempo.Il regista mette in scena letteralmente quasi tutte le trovate del libro,e addirittura le moltiplica o le rende più contorte.Il racconto nella prima parte,è sfiancante per lo spettatore.Una realtà caramellosa e squilibrata dove praticamente ogni cambio di scena c'è una trovata bizzarra che ribalta le leggi della fisica e della logica.
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Dopo il rifiuto da parte di Tim Burton e Jean Pierre Jeunet,Gondry prende in mano la terza trasposizione dell'opera considerata impossibile da filmare di Boris Vian.Il risultato,complice la presenza di Audrey Tautou,sembra la versione lisergica e pessimista di "Il Favoloso mondo di Amèlie".Una storia d'amore destinata finire male in una Parigi immaginifica,retrò e contemporanea allo stesso tempo.Il regista mette in scena letteralmente quasi tutte le trovate del libro,e addirittura le moltiplica o le rende più contorte.Il racconto nella prima parte,è sfiancante per lo spettatore.Una realtà caramellosa e squilibrata dove praticamente ogni cambio di scena c'è una trovata bizzarra che ribalta le leggi della fisica e della logica.Molte delle innumerevoli invenzioni meriterebbero un film a se stante(il campanello-insetto che sembra uscito da "Il Pasto nudo",le scarpe animate,il pianoforte che crea bevande diverse a seconda di come si suona).Il troppo stroppia insomma,ma c'è comunque del metodo,che prende forma più concisa nella seconda parte dove i toni giocosi e fiabeschi lasciano il posto a una cupezza malinconica(ben resa dal bianco e nero del finale,le cui ultime immagini sembrano omaggiare "L'atlante" di Jean Vigo) e certi tocchi macabri e horrorifici inusitati per un film del genere.La tragedia di Colin e Chloè finisce per schiacciare anche i loro amici,e la morte è trattata alla stregua di uno squallido business(indimenticabile il funerale "povero").Lo spettatore molto,molto paziente può apprezzare,gli altri saranno solo rintronati.Un prevedibile disastro al botteghino(contro un budget di 20 milioni di euro)e stroncatura unanime dai critici francesi,specie per il casting.In effetti Duris non è proprio il massimo in simpatia e la Tautou non suscita il minimo interesse.Chick è un John Turturro francese.Il topolino muto è il personaggio migliore.Il regista è il dottor Mangemanche.Kid Creole interpreta Duke Ellington,di cui si sentono tra le altre "Chloe" ma non "Mood Indigo".Paul McCartney ha collaborato alle musiche originali.
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