writer58
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sabato 3 marzo 2012
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parigi-dakar sulla sedia a rotelle
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Il pregio maggiore di questo film del duo Nakache-Toledano è quello di evitare i rischi del pietismo, del sentimentalismo e del politically correct che incombono sulla materia trattata. Sui disabili pesa un tabù culturale che deriva dal timore che ispirano e dal rifiuto che provocano: si preferisce non vedere, ignorare, relegare, piuttosto che aprirsi alla relazione e trattarli come soggetti. "Quasi amici" narra il rapporto tra un tetraplegico milionario (Philippe) e il suo badante (Driss, interpretato da un incontenibile Omar Sy), un giovane senegalese che vive a Parigi tra reati, espedienti e una numerosa famiglia allargata. E’ una relazione che, dietro le sembianze della commedia brillante, raggiunge vette di intensità commoventi: inizia come un rapporto di lavoro proposto da Philippe per sfida e per gioco e finisce come un’amicizia autentica, basata sul riconoscimento dell’altro, delle sue qualità intrinseche.
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Il pregio maggiore di questo film del duo Nakache-Toledano è quello di evitare i rischi del pietismo, del sentimentalismo e del politically correct che incombono sulla materia trattata. Sui disabili pesa un tabù culturale che deriva dal timore che ispirano e dal rifiuto che provocano: si preferisce non vedere, ignorare, relegare, piuttosto che aprirsi alla relazione e trattarli come soggetti. "Quasi amici" narra il rapporto tra un tetraplegico milionario (Philippe) e il suo badante (Driss, interpretato da un incontenibile Omar Sy), un giovane senegalese che vive a Parigi tra reati, espedienti e una numerosa famiglia allargata. E’ una relazione che, dietro le sembianze della commedia brillante, raggiunge vette di intensità commoventi: inizia come un rapporto di lavoro proposto da Philippe per sfida e per gioco e finisce come un’amicizia autentica, basata sul riconoscimento dell’altro, delle sue qualità intrinseche.
Nel film si sorride, si ride, ci si diverte, nonostante la crudeltà di alcune scene (come quella in cui il badante versa accidentalmente dell’acqua bollente sulle gambe di Philippe, stupendosi che non avverta dolore). Oltre alla dicotomia sano-malato, la pellicola sviluppa una riflessione parallela sul connubio ricchezza-povertà, evidenziato plasticamente dallo sfarzo del palazzo in cui vive Philippe, a fronte delle condizioni di indigenza e marginalità di Driss.
La vitalità prorompente del badante, che scompagina l'organizzazione e i rituali della casa che lo accoglie, evita al film di trasformarsi in una tesi sull’integrazione o sulla lotta di classe tra parigini benestanti e immigrati emarginati. La scena dell’opera, come quelle del massaggio alle orecchie e del parapendio, è irresistibile e pone in primo piano la vicinanza che si crea tra le due figure, escluse rispettivamente dalla salute e dai diritti di cittadinanza.
Se vogliamo muovere un appunto a questo ottimo film, l'immagine dell'uomo nero che rivitalizza con la sua energia una società occidentale esausta e immobile (simboleggiata dalla paralisi di Philippe e dalle figure congelate dei suoi assistenti)è un po' abusata e rappresenta un cliché piuttosto diffuso nelle produzioni cinematografiche attuali. Tuttavia, il film rimane un prodotto estremamente godibile e divertente che propone un messaggio di integrazione e ciò, in questi tempi di cancellazione dei diritti e nuove forme di xenofobia, non mi pare affatto poco.
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noodles76
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lunedì 27 febbraio 2012
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quasi amici...ma completamente complici e unici.
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Quest'anno i più bei film parlano francese... "Polisse", "The Artist" e "Quasi Amici".E ne aggiungerei un altro -che non parla francese,ma è stato ambientato a Parigi- : "Hugo Cabret".A poche ore dall'assegnazione degli Oscar io assegno il mio.Fuori concorso... Io premio questo film stupendo. Ha affrontato una tematica importante,difficile ma non cade mai nel patetismo e nel troppo sentimentalismo.Sdramatizza,ironizza ma allo stesso tempo fa riflettere ed emozionare.Un film profondo e che non giudica nessuno.Belle anche le musiche e le canzoni.In questi 110 minuti c'è veramente tutto.Tra i migliori film che abbia mai affronatato questo tema.
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Quest'anno i più bei film parlano francese... "Polisse", "The Artist" e "Quasi Amici".E ne aggiungerei un altro -che non parla francese,ma è stato ambientato a Parigi- : "Hugo Cabret".A poche ore dall'assegnazione degli Oscar io assegno il mio.Fuori concorso... Io premio questo film stupendo. Ha affrontato una tematica importante,difficile ma non cade mai nel patetismo e nel troppo sentimentalismo.Sdramatizza,ironizza ma allo stesso tempo fa riflettere ed emozionare.Un film profondo e che non giudica nessuno.Belle anche le musiche e le canzoni.In questi 110 minuti c'è veramente tutto.Tra i migliori film che abbia mai affronatato questo tema.Perchè lo fa da altri punti di vista.Affronta l'argomento con tanta semplicità e con pochissima leggerezza.L'interpretazione -straordinaria- dei due attori contribuisce a rendere la storia più vera di quello che è. Si compensano magnificamente.Due "quasi amici"...ma completamente complici e unici.
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[+] viva sempre la vita e l'amicizia
(di marghot)
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amicinema
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sabato 25 febbraio 2012
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un film "bastardo dentro" che commuove
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Per una volta lasciamo da parte il "politically corrected" e un certo buonismo mischiato a pietà e compassione.
In "Quasi amici" (orrenda traduzione del titolo francese "Intouchables") mancano completamente e questo permette di costruire un bel film che ride con i tetraplegici piuttosto che dei tetraplegici. Anzi sono proprio loro i primi a scherzare su stessi.
Si perche' il riflettore qui e' puntato piu' che sul malato, sulla persona: uomini che anche se immobili, non hanno certo paralizzata l'ironia, l'amore, la rabbia, la goliardia, perfino anche l'eccitazione sessuale (e nel film ci sono delle gustose scenette in merito).
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Per una volta lasciamo da parte il "politically corrected" e un certo buonismo mischiato a pietà e compassione.
In "Quasi amici" (orrenda traduzione del titolo francese "Intouchables") mancano completamente e questo permette di costruire un bel film che ride con i tetraplegici piuttosto che dei tetraplegici. Anzi sono proprio loro i primi a scherzare su stessi.
Si perche' il riflettore qui e' puntato piu' che sul malato, sulla persona: uomini che anche se immobili, non hanno certo paralizzata l'ironia, l'amore, la rabbia, la goliardia, perfino anche l'eccitazione sessuale (e nel film ci sono delle gustose scenette in merito).
Ovviamente "Quasi amici" guarda a tutto questo con tocco lieve e non drammatico, ma senza scendere nel banale o nel macchiettistico.
La storia di Philippe e Driss, inquadrata nella classica contrapposizione ricco/povero, acculturato/ignorante, bianco/nero, e' ben congegnata e ci regala dei momenti davvero intensi e commoventi.
E altri invece nei quali e' impossibile non aprirsi ad una risata sincera o farsi coinvolgere nel loro amore per la vita che Driss riesce a iniettare nuovamente nel corpo di Philippe.
Gli attori sono semplicemente strepitosi e sicuramente meritato il premio a Omar Sy come miglior attore protagonista ai premi del cinema francese.
Una domanda finale che pongo a me e chi legge: sarebbe stato possibile in Italia fare un film cosi' ? Dove la malattia e' vista con uno sguardo positivo e una vena veramente "bastarda dentro" percorre tutta la pellicola ?
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[+] sorrentino...
(di nalipa)
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[+] sono pessimista: temo sarà imitato.
(di tritono)
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edwood87
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giovedì 29 marzo 2012
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profumo di rinascita!
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Siamo alle solite: Intouchables viene riproposto in Italia con il titolo Quasi Amici (titolo che non rende minimamente il senso dell'opera). Philippe e Driss sono due tipi intoccabili. Il primo perché non vuole essere considerato paraplegico, non ha bisogno della compassione della gente. Driss, da parte sua, appena uscito di prigione, si presenta subito al pubblico come un tipo riservato, scortese e dai modi di fare stravaganti. Quando Philippe assume Driss come suo badante prende piega il ritmo incalzante del film di Nakache e Toledano. L'opera racconta una doppia rinascita: dalla ormai rassegnazione di Philippe costretto a vivere su una sedia a rotelle e senza una donna da avere accanto, alla possibilità di una vita migliore per Driss che, dopo il tempo passato dietro le sbarre, vede aprirsi un varco per una rinascita sociale attraverso il suo nuovo "quasi amico".
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Siamo alle solite: Intouchables viene riproposto in Italia con il titolo Quasi Amici (titolo che non rende minimamente il senso dell'opera). Philippe e Driss sono due tipi intoccabili. Il primo perché non vuole essere considerato paraplegico, non ha bisogno della compassione della gente. Driss, da parte sua, appena uscito di prigione, si presenta subito al pubblico come un tipo riservato, scortese e dai modi di fare stravaganti. Quando Philippe assume Driss come suo badante prende piega il ritmo incalzante del film di Nakache e Toledano. L'opera racconta una doppia rinascita: dalla ormai rassegnazione di Philippe costretto a vivere su una sedia a rotelle e senza una donna da avere accanto, alla possibilità di una vita migliore per Driss che, dopo il tempo passato dietro le sbarre, vede aprirsi un varco per una rinascita sociale attraverso il suo nuovo "quasi amico". L'elemento che consentirà tale rinascita ai protagonisti sarà l'umorismo.
La storia vera che viene riportata sul grande schermo dell'amicizia tra i due personaggi, funziona per la scelta stilistica di non rappresentare i disagi in forma drammatica. Nakache e Toledano avvisano gli spettatori di lasciare i loro fazzoletti a casa questa volta.
Gli sport estremi, la musica classica e la pittura vengono parodiati da Driss e Philippe. C'è tempo per le risate, il funky, le corse esplosive con la Maserati e viene invece finalmente a mancare il vero approccio della società con i disabili (sia fisici che sociali).
L'opera sembra ricordare Profumo di donna, dove Gassman (o Al Pacino) nonostante fossero ciechi, riuscivano a far vedere con occhi diversi la realtà al ragazzo che badava a loro. In questo caso si assiste ad un procedimento inverso: sarà proprio Driss che attraverso i suoi modi di fare e il suo approccio alla vita, riuscirà a tirar fuori il meglio di Philippe sbloccandolo dalla sua angoscia e dalle sue paure nel relazionarsi con la gente.
E' questa dunque la storia che ha sbancato il botteghino francese (20 milioni di spettatori, 170 milioni di euro incassati) e che ci dimostra quanto sia la società stessa ad avere un handicap, curabile (forse???) attraverso il mezzo cinematografico.
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pepito1948
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mercoledì 29 febbraio 2012
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amicizia e diversità
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Siamo in Francia. Due mondi si incontrano per reciproco bisogno. L’uno è in cerca di una dichiarazione per ottenere il sussidio di disoccupazione, l’altro sta selezionando un assistente sanitario. L’uno è nero, senegalese, giovane ed aitante, pieno di energie compresse. L’altro è bianco, plurimilionario immobilizzato dalle spalle in giù, attempato; è circondato di donne che lo aiutano in varie attività, ma gli mancano un affetto profondo e quel tocco di trasgressività, che compensino e rendano sopportabile il grave handicap. Driss proviene da difficili rapporti familiari e da qualche trascorso giudiziario che ne hanno indurito il carattere, inducendolo ad essere ruvido nei rapporti con gli altri e nel contempo ad astenersi da comportamenti rituali e noiosamente convenzionali.
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Siamo in Francia. Due mondi si incontrano per reciproco bisogno. L’uno è in cerca di una dichiarazione per ottenere il sussidio di disoccupazione, l’altro sta selezionando un assistente sanitario. L’uno è nero, senegalese, giovane ed aitante, pieno di energie compresse. L’altro è bianco, plurimilionario immobilizzato dalle spalle in giù, attempato; è circondato di donne che lo aiutano in varie attività, ma gli mancano un affetto profondo e quel tocco di trasgressività, che compensino e rendano sopportabile il grave handicap. Driss proviene da difficili rapporti familiari e da qualche trascorso giudiziario che ne hanno indurito il carattere, inducendolo ad essere ruvido nei rapporti con gli altri e nel contempo ad astenersi da comportamenti rituali e noiosamente convenzionali. E’ proprio per queste sue “doti” che Philippe lo sceglie tra vari candidati, facendone anche il suo factotum. Il rapporto inizia con qualche vischiosità, ma i due non tardano a trovare una comune lunghezza d’onda che permette ad entrambi di entrare in una fattiva simbiosi, a trovare il calore umano di cui da tempo difettavano,ed infine a dare un senso alle rispettive vite, mantenendo anche dopo l’ineluttabile separazione un legame che forse li accompagnerà per sempre. Apologo che si presta a varie letture (tutti abbiamo bisogno degli altri e solo attraverso la solidarietà sociale possiamo aspirare ad essere compiutamente noi stessi, le diversità, se si superano i pregiudizi, possono aiutare a dare un valore aggiunto alla nostra vita, l’amicizia supera ogni barriera etnica, anagrafica, sociale), la storia è costruita come una favola dei giorni d’oggi, in cui due intensi vissuti apparentemente lontani trovano la soluzione alle gravi problematiche personali (fisiche o psicosociologiche) mediante un’interazione libera da convenzioni, preconcetti e sterili formalismi. Magari forzando un po’ le regole, come fumare insieme qualche spinello, “dissuadere” con le maniere forti un incauto parcheggiatore, prendersi gioco della polizia stradale; oppure condividere un inebriante rischio “aereo”, come un catartico volo in parapendio. In realtà, a parte le licenze filmiche, il racconto ricalca una storia vera, che tuttora continua, come rivela il finale. I due registi riprendono un tema già collaudato con Scient of woman –anche qui un rapporto tra un giovane assistente ed un disabile (cieco) viene risolto grazie al determinante aiuto reciproco- ma, al contrario dello schema classico incontro/conflitto/soluzione, adottato nel film con Al Pacino, essi rinunciano al taglio conflittuale e quindi drammatico, scegliendo l’opzione basata sull’umorismo, l’ironia, la risata (dei personaggi e del pubblico), senza nascondere i retrostanti temi forti come la malattia invalidante e le difficoltà della migrazione, ma sempre indossando i guanti alla maniera “francese”. Prodotto dignitoso del filone nobile e dei buoni sentimenti, il film diverte e commuove senza cercare di stupire con soluzioni particolarmente originali, mirando dritto alla conquista emotiva dello spettatore, il che, in tempi in cui le “diversità” non godono di generale favore, è un ottimo viatico. Bravi i due protagonisti, l’uno straripante per simpatia, vitalità e dotato di forte comunicativa, l’altro costretto a recitare con la sola espressività del viso, così come divertenti e mai banali i dialoghi. Da vedere, soprattutto nei momenti in cui gli stimoli dal mondo esterno non inducono all’ottimismo.
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francescoambrosino
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lunedì 19 marzo 2012
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quasi amici: piccolo grande capolavoro
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Si dice sempre che chi trova un amico trova un tesoro. Beh, niente di più vero se si pensa ai protagonisti di "Quasi Amici" (Intouchables in originale, nda), il film francese che ha sbancato al botteghino e conquistato la critica. Il film, scritto e diretto da Olivier Nakache e Eric Toledano, è ispirato ad una storia vera e racconta le vicende di un aristocratico francese, Philippe, divenuto tetraplegico dopo un tragico incidente, e di Driss, un giovane di colore proveniente dalle banlieue e assunto come suo badante.
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Si dice sempre che chi trova un amico trova un tesoro. Beh, niente di più vero se si pensa ai protagonisti di "Quasi Amici" (Intouchables in originale, nda), il film francese che ha sbancato al botteghino e conquistato la critica. Il film, scritto e diretto da Olivier Nakache e Eric Toledano, è ispirato ad una storia vera e racconta le vicende di un aristocratico francese, Philippe, divenuto tetraplegico dopo un tragico incidente, e di Driss, un giovane di colore proveniente dalle banlieue e assunto come suo badante. Due mondi a confronto, fatti di musica classica, arte e opera lirica da una parte, e Earth Wind and Fire e vita da strada dall'altra.
Intriso di una nostalgica ironia, il film ha tutte le caratteristiche della favola moderna. Un po' "Il principe ed il Povero", un po' "Canto di Natale". Paragoni azzardati, direte voi, ma vi assicuro che non è così. Usando il tono ed i tempi della commedia, gli autori riescono a trattare argomenti scomodi, difficili, come la disabilità, la solitudine, l'esclusione, il disagio sociale, la periferia, il lavoro, la pietà. La pietà è, a mio avviso, l'elemento principale. Quella che si cela negli occhi di chi guarda un disabile, e che il nostro amico Philippe non vuole più vedere. Ma anche quella che generalmente si rivolge a chi vive nel "ghetto", intrappolato in un mondo dal quale sembra impossibile venire fuori. Ma non deve essere per forza così. Nonostante tutto, si può sempre ridere, anche quando la vita non ti aiuta. Ed è quello che imparano i due protagonisti, a ridere della vita e di quello che si ha, perché c'è sempre tempo per cambiare.
Un film sull'amicizia, che sui titoli di coda ti fa venire voglia di prendere il telefono e chiamare il tuo migliore amico. Solo per parlare, e magari ridere un po' insieme.
Lo consiglio a tutti. Anche a chi non ha voglia di sorridere.
www.francescoambrosino.blogspot.com
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diego p.
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giovedì 1 marzo 2012
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capolavoro di comicità nella drammaticità.
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QUASI AMICI (INTOUCHABLES)
CRITICA DI: Diego Pigiu III
VOTO: 10
Driss, uno sbandato che cerca di sopravvivere grazie ai sussidi statali, con sua sorpresa si ritroverà ad essere il fidato assistente personale di Philippe, ricco tetraplegico, che vede in lui qualcosa di più di due braccia e due gambe necessarie per il suo sostentamento. Il primo un impertinente e nullafacente ragazzo di un quartiere scomodo, quartiere che tenta molti giovani nelle facilità dello spaccio e del crimine, il secondo un colto e raffinato miliardario che prima perde la moglie e poi si troverà ad essere vittima di un brutto incidente che lo obbligherà alla completa immobilità, due opposti ma, come la fisica ci insegna,l’ uno essenziale all’altro.
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QUASI AMICI (INTOUCHABLES)
CRITICA DI: Diego Pigiu III
VOTO: 10
Driss, uno sbandato che cerca di sopravvivere grazie ai sussidi statali, con sua sorpresa si ritroverà ad essere il fidato assistente personale di Philippe, ricco tetraplegico, che vede in lui qualcosa di più di due braccia e due gambe necessarie per il suo sostentamento. Il primo un impertinente e nullafacente ragazzo di un quartiere scomodo, quartiere che tenta molti giovani nelle facilità dello spaccio e del crimine, il secondo un colto e raffinato miliardario che prima perde la moglie e poi si troverà ad essere vittima di un brutto incidente che lo obbligherà alla completa immobilità, due opposti ma, come la fisica ci insegna,l’ uno essenziale all’altro.
Driss, presentatosi al colloquio solo per poter dimostrare di cercare un lavoro, requisito necessario per ottenere il sussidio di disoccupazione, colpisce sin da subito Philippe che vuole dargli ,ma soprattutto darsi, una possibilità, possibilità per il ragazzaccio di trovare la sua strada e possibilità per lui di non essere più compatito. Emblematica e riassuntiva la frase in cui Philippe, ai dubbi sorti dal suo avvocato, risponde “è proprio perché gente come lui non prova pietà che lo voglio con me”.
La trama sembra quella di un film drammatico e invece SORPRESA: è un’avvincente e irriverente commedia che non lascia spazio all’ipocrisia e alle banalità, il tutto viene affrontato con le maniere forti e sincere di Driss che scuotono la vita di Philippe ridandogli quelle sensazioni ed emozioni che la malattia, ma soprattutto le persone, non gli restituivano più, d’altro canto la dolcezza e la raffinatezza di quest’ultimo che porterà Driss alla riscoperta di sé stesso e delle sue priorità.
La disabilità affrontata senza pietà, a testa alta, dove la trasgressione non assume un senso peccaminoso ma esclusivamente di VITA da vivere, ben lontana dal tentativo di Awakenings (Risvegli) con Robert DeNiro seppure inizialmente si possa provare a cercarne qualche somiglianza.
Una comicità incalzante, quasi scomoda per quanto insolente, non c’è la ricerca della commiserazione, né da una parte né dall’altra, non c’è differenza sociale, handicap, o questione razziale di fronte all’umanità dei due “intoccabili”, il film non fa commuovere, assurdamente fa divertire ma allo stesso tempo riflettere, a maggior ragione se si pensa che è tratto da una storia vera .
Il cinema Francese ci ha offerto un ulteriore capolavoro e ennesima prova che è possibile produrre grandi film, seppur di commedia, senza sfociare nella volgarità e nei beceri stereotipi di cui ultimamente il cinema Italiano sembra essere gran sostenitore, un tocco Italiano però è presente: le meravigliose musiche di Ludovico Einaudi che ne ha realizzato un a fine e superba colonna sonora.
Consigliata la visone a tutti.
Diego Pigiu III
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[+] complimenti...
(di alemovies)
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linus2k
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domenica 11 marzo 2012
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commedia su vecchie tematiche ma con nuovi orizzon
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Il film dei record in Francia, la "commedia delle commedie" in Francia... Verrebbe da domandarsi: non è esagerato tutto questo?
...beh... anticipo subito... per me ASSOLUTAMENTE NO! Diciamo che da Oltralpe negli ultimi anni ci sono arrivate commedie eleganti, intelligenti, non banali. e "Quasi amici" rispetta questo trend.
Il plot del film corre sul rischio del patetico e del banale in ogni minimo istante, toccando tantissimi luoghi comuni del cinema, un vero e proprio campo minato: 2 classi sociali a confronto, la malattia debilitante, la solitudine, la periferia violenta delle grandi città... riuscire a tirar fuori una commedia che evitasse scivoloni era quasi impossibile...ed invece...
ed invece, complice probabilmente il fatto che si racconti una storia vera, si assiste a 2 ore di film piacevolissimo, divertente, mai banale.
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Il film dei record in Francia, la "commedia delle commedie" in Francia... Verrebbe da domandarsi: non è esagerato tutto questo?
...beh... anticipo subito... per me ASSOLUTAMENTE NO! Diciamo che da Oltralpe negli ultimi anni ci sono arrivate commedie eleganti, intelligenti, non banali. e "Quasi amici" rispetta questo trend.
Il plot del film corre sul rischio del patetico e del banale in ogni minimo istante, toccando tantissimi luoghi comuni del cinema, un vero e proprio campo minato: 2 classi sociali a confronto, la malattia debilitante, la solitudine, la periferia violenta delle grandi città... riuscire a tirar fuori una commedia che evitasse scivoloni era quasi impossibile...ed invece...
ed invece, complice probabilmente il fatto che si racconti una storia vera, si assiste a 2 ore di film piacevolissimo, divertente, mai banale.
Il plot di base è il classico dei film su badanti, baby sitters e simili, da Mary Poppins a Tutti insieme appassionatamente, lo sconvolgimento della vita formale di una persona ricca con gravi problemi di salute da parte di una persona che proviene da un mondo totalmente lontano, quella periferia violenta già molto raccontata in molti film francesi (primo tra tutti l'Odio di Kassovitz). Ma le uniche somiglianze con questi generi di film si fermano nella descrizione dei personaggi e della situazione iniziale.
La narrazione in flashback, la mancanza del solito andamento, incontro-sospetto-fiducia-rottura-riappacificazione, comune ai film di questo tipo, sostituito da una trama più fluida e meno ricca di eccessi di tensione drammatica, rendono questo film unico ed originale; il tutto impreziosito da attori formidabili (Omar Sy forse un po' troppo Eddy Murphy ma coinvolgente e trascinante)e una colonna sonora perfetta (e diciamolo! del nostro straordinario artista Ludovico Einaudi),
Ne esce fuori una splendida storia di integrazione, di superamento dei luoghi comuni, della capacità di parlare dell'handicap senza pietismi, con vitalità e voglia di vivere.
E' un film che infonde da tutte le parti ottimismo e speranza, che non si sofferma mai troppo sulle sofferenze, sul pietismo, quanto più sulla volontà di rompere tutte le barriere... quelle che dividono le classi sociali, quelle la malattia mette tra i sani ed i malati.
E' infatti nell'ironia "not politically correct" di Driss che si infrange quel muro di falso buonismo e pietismo che spesso afflige chi è malato, un'ironia che si affianca ad un'amicizia sincera e che insieme alla volontà del malato di reagire alla vita ed alla sua condizione, costituisce l'energia per continuare a vivere.
...e vedere i veri protagonisti della storia, alla fine del film, rende ancora più efficace il messaggio.
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flyanto
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lunedì 27 febbraio 2012
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quando il diverso diventa una soluzione
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Film tratto da una storia vera in cui un paraplegico sceglie come suo infermiere e badante un ragazzo sbandato di colore. Da qui nasce, dopo un breve periodo di diffidenza da parte soprattutto del nuovo assunto, un rapporto di rispetto nonchè di amicizia e profondo affetto. Il pregio di questa pellicola sta nel fatto di trattare il tema dei disabili (solitamente affrontato con immagini e dialoghi compassionevoli) con una sottile e divertente ironia, affatto offensiva, capace di dare così una certa levità e respiro a tutta una realtà seria e delicata. Molto bravi i due protagonistio Francois Cluzet ed Omar Sy perfettamente in sintonia tra loro.
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frank slade
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martedì 15 gennaio 2013
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una vita in poltrona..
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Con molto coraggio ma sicuramente con grande passione i registi Olivier Nakache e Éric Toledano rivisitano il tema della malattia sul grande schermo. Stavolta si evitano i pietismi, le ovvietà e i sentimentalismi gratuiti che spesso ci condizionano deviandoci dalla vera realtà dei fatti, facendo invece spazio al gusto della spontaneità, della simpatia e dell'ironia che scorrono come sangue nelle arterie dell'amicizia. Il film racconta il rapporto di lavoro, prima, e di amicizia, dopo, tra un badante di colore, e disagiato, e un ricco e acculturato tetraplegico. Dopo le normali difficoltà iniziali nel creare e gestire un rapporto così complicato, i due iniziano ad essere complici di un'avventura spirituale e fisica dai contorni talvolta delicati ed emozionanti, talvolta mondani e viziosi.
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Con molto coraggio ma sicuramente con grande passione i registi Olivier Nakache e Éric Toledano rivisitano il tema della malattia sul grande schermo. Stavolta si evitano i pietismi, le ovvietà e i sentimentalismi gratuiti che spesso ci condizionano deviandoci dalla vera realtà dei fatti, facendo invece spazio al gusto della spontaneità, della simpatia e dell'ironia che scorrono come sangue nelle arterie dell'amicizia. Il film racconta il rapporto di lavoro, prima, e di amicizia, dopo, tra un badante di colore, e disagiato, e un ricco e acculturato tetraplegico. Dopo le normali difficoltà iniziali nel creare e gestire un rapporto così complicato, i due iniziano ad essere complici di un'avventura spirituale e fisica dai contorni talvolta delicati ed emozionanti, talvolta mondani e viziosi. Il legame tra i due si fonda sull'ironia del giovane Driss, inizialmente forse involontaria, e sulla capacità invece di Philippe di cogliere il frutto di questa simpatia a tratti, addirittura, irriverente. Però è lo stesso Philippe, infatti, che esprime subito il desiderio di non ricevere gratuitamente pietà e tenerezza perchè non è quello che cerca lui, e probabilmente neanche quello che cercano i tetraplegici oggi. La certezza di avere una vita piena di cultura, di conoscenza, di ricordi permette al malato di sentirsi più vivo di tanti altri soprattutto da quando incontra Driss che lo rinvigorisce di linfa vitale, tanto da farlo reinnamorare di qualcuno. E allora forse ne deriva una lezione di vita e non solo una piacevole finzione che ci stacca dalla triste realtà della vita. Il messaggio che può trasparire riguarda anche il problema dell'eutanasia (in contrapposizione a una storia che racconta la stessa realtà "Il mare dentro") ricordandoci l'importanza e il significato della vita che non consiste solo nello stare in piedi, ma nel comunicare, nel vivere e nel respirare le emozioni con la passione di sempre. Philippe rappresenta moltissime persone che in queste condizioni preferiscono vivere, e vivono anche meglio di tanti altri perchè sanno come si vive, e soprattutto come si ama.
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