Per una volta lasciamo da parte il "politically corrected" e un certo buonismo mischiato a pietà e compassione.
In "Quasi amici" (orrenda traduzione del titolo francese "Intouchables") mancano completamente e questo permette di costruire un bel film che ride con i tetraplegici piuttosto che dei tetraplegici. Anzi sono proprio loro i primi a scherzare su stessi.
Si perche' il riflettore qui e' puntato piu' che sul malato, sulla persona: uomini che anche se immobili, non hanno certo paralizzata l'ironia, l'amore, la rabbia, la goliardia, perfino anche l'eccitazione sessuale (e nel film ci sono delle gustose scenette in merito).
Ovviamente "Quasi amici" guarda a tutto questo con tocco lieve e non drammatico, ma senza scendere nel banale o nel macchiettistico.
La storia di Philippe e Driss, inquadrata nella classica contrapposizione ricco/povero, acculturato/ignorante, bianco/nero, e' ben congegnata e ci regala dei momenti davvero intensi e commoventi.
E altri invece nei quali e' impossibile non aprirsi ad una risata sincera o farsi coinvolgere nel loro amore per la vita che Driss riesce a iniettare nuovamente nel corpo di Philippe.
Gli attori sono semplicemente strepitosi e sicuramente meritato il premio a Omar Sy come miglior attore protagonista ai premi del cinema francese.
Una domanda finale che pongo a me e chi legge: sarebbe stato possibile in Italia fare un film cosi' ? Dove la malattia e' vista con uno sguardo positivo e una vena veramente "bastarda dentro" percorre tutta la pellicola ?
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nalipa
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sabato 3 marzo 2012
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sorrentino...
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forse avrebe potto rendere altrettanto "bastardo dentro" questo delizioso film.Solanto lui. Che ne pensi?
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tritono
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lunedì 5 marzo 2012
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sono pessimista: temo sarà imitato.
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Tu ti chiedi e chiedi:"sarebbe stato possibile in Italia fare un film cosi' ? Dove la malattia e' vista con uno sguardo positivo e una vena veramente "bastarda dentro" percorre tutta la pellicola ?"La mia risposta è che non lo so, ma spero che film così non abbiano seguito. Vogliamo fare un'inchiesta tra i tetraplegici e domandare a LORO se veramente questo film li fa ridere? E non si dica che la risposta è data in quanto la pellicola si ispira a una storia vera. Un film è buono per come è scritto dagli sceneggiatori, e questo è un film scritto in modo più furbesco che ispirato. Non si tratta di essere politicamente corretti, ma di non banalizzare il dolore fingendo pure di essere più profondi e piu buoni dei buonisti.
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Tu ti chiedi e chiedi:"sarebbe stato possibile in Italia fare un film cosi' ? Dove la malattia e' vista con uno sguardo positivo e una vena veramente "bastarda dentro" percorre tutta la pellicola ?"La mia risposta è che non lo so, ma spero che film così non abbiano seguito. Vogliamo fare un'inchiesta tra i tetraplegici e domandare a LORO se veramente questo film li fa ridere? E non si dica che la risposta è data in quanto la pellicola si ispira a una storia vera. Un film è buono per come è scritto dagli sceneggiatori, e questo è un film scritto in modo più furbesco che ispirato. Non si tratta di essere politicamente corretti, ma di non banalizzare il dolore fingendo pure di essere più profondi e piu buoni dei buonisti. Il film è una infilzata di cliché da lasciare esterrefatti, con l'unica attenuante di un'interpretazione brillante. Basti pensare alla contrapposisione nobili-musica classica da una parte e popolo-musica rock dall'altra.Comunque un film così incassa un sacco di soldi, questo è incontrovertibile (e so non altro dimostra che il supposto primato hollywoodiano nel genere brillante-commerciale è seriamente insidiato dalla pensosa Europa)
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