E’ indispensabile l’informazione iniziale che rivela come il film sia tratto da un fatto realmente accaduto : se così non fosse, non ci si potrebbe credere, ma farebbe comunque la felicità dell’esercito dei buonisti.
E’ molto difficile trattare argomentazioni dove l’incidente ha portato ad una tale disgrazia per cui la vita perde ogni ragione di essere tale, ma ancora di più è difficile se l’oggetto della disgrazia è una persona ricca.
Indubbiamente il film conferma il detto che è meglio soffrire da ricchi piuttosto che da poveri e lo fa guardando la situazione dal di fuori in una sorta di spersonalizzazione dei sentimenti più contraddittori e laceranti, alleggerendo così la realtà del dramma, focalizzando l’attenzione sulla lievità del rapporto che si viene a stabilire tra l’incidentato e il suo badante.
La bellezza del “badante” è superba talmente tanto da essere accettabile anche se sopra le righe come scelta di casting, ma non si oppone con altrettanta qualità - assumendo pertanto un possibile simbolismo - ad una qualche repellenza, di ugual peso, del paraplegico : anche il paraplegico è bello e se non fosse menomato avrebbe tutte le caratteristiche dell’affascinante uomo di stile, ricco e forse anche antipatico dato che, come dichiara – è-era un uomo che sfidava sempre se stesso, quindi ammissibilmente con un pizzico di presunzione ed arroganza. Già si delinea così una non presenza di posizioni decise nella scelta dei personaggi e poi nelle situazioni successive che rimangono in un limbo dove la pietà e l’irruenza giovanile trovano un modo di convivere più unico che raro se così è andata la storia.
La situazione sociale del giovane, pur intendendo che è precaria, che è problematica, che non ha prospettive esaltanti data la sua provenienza, tutto questo appare assai poco, è appena appena sfiorato e rimane –il giovane fratello è chiaramente coinvolto in qualche cosa di losco – in una vaghezza irreale.
Il ritmo sostenuto pur non sciolto nello svolgersi della storia, l’allegria e la dolcezza degli occhi del badante, la dignità e la capacità di essere comunque acuto e pungente dell’assistito, le diverse situazioni della vita affrontate, sono dei bei quadretti, ma tutte storielle a se stanti, non creano un nocciolo dall' impatto forte, un nucleo intorno al quale si dipana la storia che invece va da sé perché così si sa che è accaduta, ma nel film, non appassiona per una semplice questione di punti di osservazione come la scena del ballo che, pur essendo potenzialmente travolgente, non viene “mostrata” dal di dentro: questione di tipologia di ripresa. Troppo qualunque.
Molto buoni i dialoghi che con l’interpretazione degli attori, riescono con quelle battute, ad essere perfettamente addentro a momenti di grande spontaneità provocando ilarità e divertimento del tutto spontaneo e motivato.
A volte buona la fotografia, molto buona la colonna sonora pur non essendo nulla d’innovativo.
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