catcarlo
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lunedì 4 giugno 2012
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quasi amici
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Philippe è un riccastro collezionista di sfighe, dall’amatissima moglie che non può avere figli e poi se ne va per un cancro all’incidente in parapendio (un po’ cercato?) che lo paralizza dal collo in giù. In cerca di un badante, sceglie Driss, delinquentello di banlieu con famiglia incasinata che si è presentato all’audizione solo per mantenere il sussidio di disoccupazione: la scommessa è vinta perché tra i due scatta una reazione chimica che porterà l’esistenza di entrambi a una svolta. Tratto da una storia vera (in cui Driss è maghrebino e non senegalese) e dal libro che ne ha ricavato lo stesso Philippe, il film di Nakache e Toledano è una commedia agile in cui il divertimento è assicurato per tutti i cento minuti di durata.
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Philippe è un riccastro collezionista di sfighe, dall’amatissima moglie che non può avere figli e poi se ne va per un cancro all’incidente in parapendio (un po’ cercato?) che lo paralizza dal collo in giù. In cerca di un badante, sceglie Driss, delinquentello di banlieu con famiglia incasinata che si è presentato all’audizione solo per mantenere il sussidio di disoccupazione: la scommessa è vinta perché tra i due scatta una reazione chimica che porterà l’esistenza di entrambi a una svolta. Tratto da una storia vera (in cui Driss è maghrebino e non senegalese) e dal libro che ne ha ricavato lo stesso Philippe, il film di Nakache e Toledano è una commedia agile in cui il divertimento è assicurato per tutti i cento minuti di durata. Certo, qualcuno potrebbe lamentare un utilizzo eccessivo degli occhiali rosa – e poi i soldi di Philippe aiutano in una situazione che per altri sarebbe certo più drammatica e Driss è un burbero ma dal cuore d’oro che più classico non si può – però è davvero difficile non lasciarsi coinvolgere dall’andamento della storia fino al sorridente lieto fine in quello che è un buddy-movie a tutti gli effetti malgrado le premesse inconsuete, con l’incontro di due uomini diversissimi tra loro che imparano a convivere e ad apprezzarsi a vicenda. Del tutto realizzata è poi la principale intenzione espressa dal vero Philippe, ossia la cancellazione di qualsiasi patetismo (in fondo, la scelta del vero Driss fu dovuta anche alla sua irrispettosità nei confronti della malattia): la condizione di tetraplegico è fonte di battute da parte di ambedue i protagonisti in una sceneggiatura – a firma dei due registi – che non conosce quasi momenti di stanca. Al risultato contribuisce non poco la bella interpretazione che caratterizza i due ruoli principali: Cluzet, costretto a recitare solo con la testa e con gli occhi, sa rendere gli sbalzi d’umore e di stato d’animo di Philippe mentre Sy disegna un Driss molto fisico (del resto dev’essere le braccia e le gambe dell’altro) e dall’immediata simpatia. In un film simile, è inevitabile che i personaggi secondari siano poco più che di contorno – anche se Audrey Fleurot si fa notare, e la nota pure Driss – ma sarebbe veramente difficile chiedere di più a una pellicola leggera in senso buono, malgrado l’argomento ‘pesante’, mai volgare e – vale la pena di ripetersi – divertente: ridere fa bene e uscire dalla sala riscaldati, almeno ogni tanto, da un po’ di ottimismo (ovvero ‘effetto ‘La vita è meravigliosa’’) è anche meglio.
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oilitta
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domenica 27 maggio 2012
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comicità preconcetta
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un film " ruffiano" come pochi. Ribaltando per principio le situazioni canoniche si creano facili e scontati effetti comici.
un film "furbo"
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catia p.
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sabato 26 maggio 2012
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quasi amici - il perfetto equilibrio
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E' curioso come la combinazione di parole chiave adatta a descrivere questo film potrebbe essere “perfetto equilibrio” quando tutto ruota intorno all'imperfezione e al disequilibrio, alla rottura degli e all'asimmetria.
La storia di Philippe, vedovo cinquantenne, colto, ricchissimo, tetraplegico a causa di un incidente, che sceglie come aiutante personale Driss, ragazzo senegalese della periferia di Parigi, squattrinato, disoccupato e appena uscito di galera, presentava ad ogni passo l'insidia di stucchevoli scivolate nel lacrimevole, nel melenso e nel ridicolo.
Ma la misura sublime trovata nel combinare trama (basata su una storia vera), regia, sceneggiatura e interpretazione ci regalano alla fine un cocktail irresistibile, una commedia brillante senza pecche, squisita in tutte le sue parti.
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E' curioso come la combinazione di parole chiave adatta a descrivere questo film potrebbe essere “perfetto equilibrio” quando tutto ruota intorno all'imperfezione e al disequilibrio, alla rottura degli e all'asimmetria.
La storia di Philippe, vedovo cinquantenne, colto, ricchissimo, tetraplegico a causa di un incidente, che sceglie come aiutante personale Driss, ragazzo senegalese della periferia di Parigi, squattrinato, disoccupato e appena uscito di galera, presentava ad ogni passo l'insidia di stucchevoli scivolate nel lacrimevole, nel melenso e nel ridicolo.
Ma la misura sublime trovata nel combinare trama (basata su una storia vera), regia, sceneggiatura e interpretazione ci regalano alla fine un cocktail irresistibile, una commedia brillante senza pecche, squisita in tutte le sue parti.
Dal perfetto equilibrio, appunto.
Non una parola, una scena, una battuta di troppo per raccontarci l'incontro tra due ambienti, due culture, due mondi, due esseri umani tanto diversi tra loro, ciascuno dei quali riuscirà a cambiare l'esistenza dell'altro donandogli la parte migliore di sé.
Divertente senza scadere nel futile e toccante senza sfociare nel melodrammatico, QUASI AMICI non corre il rischio di annoiare, lasciandoci uscire dalla sala stupiti e deliziati, col cuore più leggero e il sorriso negli occhi.
Segnalo in particolare la bella sequenza iniziale, la serata all'opera e la rasatura. Poi l'ottima colonna sonora e la bravura dei protagonisti: nel ruolo di Philippe, impeccabile François Cluzet il cui volto, per forza di cose, dice tutto e sorprendente Omar Sy, che col suo sorriso, la sua naturalezza e la sua presenza scenica tutto travolge.
Entrato nella classifica IMDb dei 100 film migliori di sempre, QUASI AMICI è ancora nelle sale delle grandi città da fine febbraio pur essendo in maggio.
E allora che aspettate? Buona visione.
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miky84
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venerdì 18 maggio 2012
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la capacità di reagire
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Trama ben costruita. Rispecchia una certa realtà; piace perchè concreto nel mostrare la vita di tutti i giorni e nel convivere con la disabilità.
Lo consiglio!
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fede70
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venerdì 18 maggio 2012
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aprirsi di nuovo al mondo
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Un film per capire molte fasi della vita: normalità e disabilità, povertà e lusso, amicizia come filo conduttore per una vita quasi normale!
Se non fosse stato per la determinazione di Driss, la vita di Philippe avrebbe continuato ad essere monotona e "stretta".
Film della speranza per una vita che, ancora, può essere migliore....
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brian77
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sabato 12 maggio 2012
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ritmo e banalità
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Film condotto ad altissimo ritmo, ma assolutamente scontato e ruffiano in ogni sua scelta. Per un po' lo si segue anche con una certa piacevolezza, ma poi il fatto che ogni gag, ogni situazione e ogni soluzione sia sempre quella più ovvia e prevedibile comincia a infastidire. Per di più dietro questa banalità ben confezionata sembra voler suggerire una profondità umana degna di uno spot pubblicitario fa di questo film un pessimo modello. Mi piace il cinema cosiddetto "popolare", che spesso è molto più articolato e complesso di quello presunto "d'essai", ma in questo caso mi sono trovato davanti a un film di una banalità tanto più irritante quanto più diventa pretenzioso.
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Film condotto ad altissimo ritmo, ma assolutamente scontato e ruffiano in ogni sua scelta. Per un po' lo si segue anche con una certa piacevolezza, ma poi il fatto che ogni gag, ogni situazione e ogni soluzione sia sempre quella più ovvia e prevedibile comincia a infastidire. Per di più dietro questa banalità ben confezionata sembra voler suggerire una profondità umana degna di uno spot pubblicitario fa di questo film un pessimo modello. Mi piace il cinema cosiddetto "popolare", che spesso è molto più articolato e complesso di quello presunto "d'essai", ma in questo caso mi sono trovato davanti a un film di una banalità tanto più irritante quanto più diventa pretenzioso. Dopodiché, è ovvio che si tratta di un film di assoluta professionalità.
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giacomogabrielli
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martedì 8 maggio 2012
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quasi intoccabili. **1/2
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Dalla Francia arriva una commedia leggera, dai risvolti positivi, piacevole quanto sopravvalutata. Di questi tempi, si sa, non guasta mai godersi un film per farsi due risate in compagnia, soprattutto se con una trama con al centro temi attuali, affrontati in modo non banale... anche se non tutto mi ha poi così travolto. Per quanto 'Quasi Amici' possa avermi a tratti divertito, stupito e quasi emozionato, non trovo il fulcro di tutta questa ammirazione esagerata che il pubblico, benchè mi faccia piacere, dedica a quest'opera, regalandogli incassi strepitosi e un passaparola impressionante. E' una commedia dalle emozioni facili, con una trama semplicissima, dal classico tema del 'diverso' che cerca di integrarsi con il suo esatto opposto.
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Dalla Francia arriva una commedia leggera, dai risvolti positivi, piacevole quanto sopravvalutata. Di questi tempi, si sa, non guasta mai godersi un film per farsi due risate in compagnia, soprattutto se con una trama con al centro temi attuali, affrontati in modo non banale... anche se non tutto mi ha poi così travolto. Per quanto 'Quasi Amici' possa avermi a tratti divertito, stupito e quasi emozionato, non trovo il fulcro di tutta questa ammirazione esagerata che il pubblico, benchè mi faccia piacere, dedica a quest'opera, regalandogli incassi strepitosi e un passaparola impressionante. E' una commedia dalle emozioni facili, con una trama semplicissima, dal classico tema del 'diverso' che cerca di integrarsi con il suo esatto opposto. Bisogna anche sottolineare che il tutto poteva essere molto più 'spinto' in quanto ad emozioni, con scene -perchè no- più strappalacrime e dal finale meno buonista. La storia del ragazzo di colore e il rapporto con la madre poteva essere più approfondita e amalgamata con la storia principale. Un film che alla fin fine si riduce allo scopo di far trovare la fidanzata al protagonista paraplegico e di far guidare una Maserati al suo amico. QUASI INTOCCABILI **1/2
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ale.francini
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lunedì 7 maggio 2012
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un (ottimo) film "che soddisfa tutti i palati"
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Due persone, due storie, due ceti sociali distanti, apparentemente niente in comune...forse. Philippe e Driss: uno di mezza età, bianco e ricchissimo che vive nel cuore di Parigi; l'altro giovane di colore che vive in periferia e campa col sussidio di disoccupazione. Niente di nuovo quindi, storia che sembra ordinaria, soggetto che in fondo odora di già visto....forse. Sì, perchè non è tutto così scontato. Philippe è facoltoso ma tetraplegico, Driss indigente ma forte e pieno di vita. Il primo sta cercando qualcuno che lo aiuti nel quotidiano, che lo assista, che prenda il posto delle sue gambe e delle sue braccia...forse. O almeno, non solo questo.
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Due persone, due storie, due ceti sociali distanti, apparentemente niente in comune...forse. Philippe e Driss: uno di mezza età, bianco e ricchissimo che vive nel cuore di Parigi; l'altro giovane di colore che vive in periferia e campa col sussidio di disoccupazione. Niente di nuovo quindi, storia che sembra ordinaria, soggetto che in fondo odora di già visto....forse. Sì, perchè non è tutto così scontato. Philippe è facoltoso ma tetraplegico, Driss indigente ma forte e pieno di vita. Il primo sta cercando qualcuno che lo aiuti nel quotidiano, che lo assista, che prenda il posto delle sue gambe e delle sue braccia...forse. O almeno, non solo questo. Driss si presenta nella sua grande e lussuosa villa soltanto perchè ha bisogno di una firma che gli consenta di dimostrare allo Stato che è in cerca di un'occupazione, per continuare così ad incassare i pochi soldi del sussidio. Non rimane particolarmente colpito dalle condizioni del ricco disabile, dalla sua sedia a rotelle o dal suo austero modo di fare. Ha bisogno solo di una firma e poi arrivederci e grazie. Philippe invece ha capito. Uno come Driss è ciò che cercava. Il ragazzo che viene dai “bassifondi” lo intriga perchè è diverso da tutti gli altri candidati, tutti così uguali e impacciati. Allora perchè non provarci, perchè non offrirgli un periodo di prova? Driss accetta, ma non è molto convinto, né così motivato o predisposto. Lo attirano più che altro il fatto di poter vivere finalmente in una casa meravigliosa e la bella e conturbante segretaria personale di Philippe. In compenso non sopporta affatto tanti di quei compiti che inevitabilmente spettano a chi si occupa dell'assistenza di persone tetraplegiche; ci sono cose che Driss non vuole fare per niente al mondo, non se ne parla, punto e basta. Forse. Perchè col tempo, i due cominciano a conoscersi, a parlare delle loro vite, a scherzare insieme e a condividere momenti indimenticabili. Driss non ha peli sulla lingua e molto spesso si lascia scappare battute anche “cattive” sullo stato di Philippe, che non si offende affatto ma ride di gusto e sta al gioco. Quel ragazzone a volte troppo schietto ma così dannatamente solare lo fa sentire bene, gli fa dimenticare per qualche momento la sua estrema e difficile condizione di vita. E' proprio per questo che in fondo ha voluto in casa sua proprio lui; Philippe cercava qualcuno che vedesse semplicemente una persona su una sedia a rotelle, non una sedia con sopra un handicappato da compatire. Da qui nasce la grande amicizia tra “il nero della periferia” e “il bianco dei quartieri alti”. Driss farà risvegliare nell'amico sensazioni che sembravano ormai solo parte del passato e della vita prima della sedia, gli darà la forza per reagire e non rassegnarsi ad un'esistenza senza emozioni. Un finale commovente sarà il sigillo del legame indissolubile che unirà per sempre i due amici.
Sceneggiatura originale, attori bravissimi e perfettamente calati nella parte, montaggio dinamico e scorrevole e musiche di Ludovico Einaudi. Quasi amici (titolo originale Intouchables) è un film che soddisfa tutti i palati, ma che allo stesso tempo sarebbe assolutamente riduttivo e ingiusto definire un “film da botteghino”. I giovani e bravi registi Olivier Nakache e Eric Toledano (già insieme nel 2006 per Primi amori, primi vizi, primi baci) si confermano anche ottimi sceneggiatori.
Il soggetto è ispirato ad una storia vera, l'amicizia tra Philippe Pozzo di Borgo e il suo aiuto domestico Yasmin Abdel Sellou. Non è dato sapere quanto sia preso dalla loro reale esperienza e quanto dalla fantasia dei due cineasti e probabilmente non è importante indagare. Quello che ci viene mostrato ci basta, e va bene così. Omar Sy (premio come miglior attore ai Cesàr 2012) nella parte di Driss è brillante e irriverente al punto giusto, la sua prova è intensa proprio perché ricca di espressioni ed emozioni differenti mai inopportune. Le sue battute garantiscono sonore risate tra la platea ma, anche quando diventano più volgari, non cadono mai nella facile trappola del “trash” (tanto in voga nei cinepanettoni nostrani). Si dimostra all'altezza anche quando la sceneggiatura si fa più seria e drammatica. Dall'altra parte François Cluzet deve fare i conti con la possibilità di sfruttare la sola parte del corpo che il suo ruolo gli concede: il suo volto. Nei difficilissimi panni di un disabile tetraplegico la prova è decisamente superata e si rivela perfetta controparte dell'esplosivo e fisicato Sy; se quest'ultimo può aiutarsi con il movimento e la gestualità, Cluzet riesce a farci emozionare anche soltanto attraverso una smorfia o uno sguardo, un sorriso o un pianto. Quasi amici non vuole ingraziarsi lo spettatore attraverso le già sfruttate figure del tetraplegico e del ragazzo problematico dei sobborghi parigini, ma prova unicamente a raccontare la storia di un'amicizia. Più ci si sforza nel ricercare nella messa in scena una situazione forzata o banalmente rappresentata e più questa non si trova. Non sono poi i contesti in cui Sy e Cluzet vengono inseriti dai registi a dover essere giudicati, ma il modo con cui i due attori tratteggiano le circostanze del momento. Sempre in maniera onesta e mai ammiccante, mai “ruffiana”, ma semplicemente cercando continuamente una totale coerenza con le peculiarità dei profili dei due personaggi rappresentati.
Tutto ciò è sostenuto da una regia abile ed eclettica (riprese mozzafiato unite ad una fotografia suggestiva) che la casa produttrice Gaumont ha supportato egregiamente, fornendo tutti i mezzi necessari per rendere questo film notevole anche dal punto di vista tecnico e stilistico.
Una sola impercettibile e assolutamente perdonabile svista sfuggita nella post-produzione: guardate attentamente l'inquadratura durante i primi piani del volo in parapendio e capirete.
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barone di firenze
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sabato 5 maggio 2012
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spassoso
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Il Film anche se si tratta di una storia vera è molto romanzato, ma daltro canto cosa poteva fare il regista per poter attirare l'attenzione sulla disabilità. I due attori sono straordinari, il filme è in alcuni punti esilarante in altri commovente. Lo segui bene sino in fondo.
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perfetta
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giovedì 3 maggio 2012
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un film delicato e divertente
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Film ben fatto, senza pretese di vitimismi e scene patetiche ma teso a mostrare la storia di un'amicizia sincera e spontanea.
Nonostante la condizione fisica difficile di Philippe da un lato e la condizione economica altrettanto difficile di Driss dall'altro si crea un completamento nell'incontro tra i due, facendo in modo che entrambi trovino quello che mancava di più nella loro vita. Una storia di solidarietà da cui ci sarebbe molto da imparare.
Bella anche l'ambientazione parigina, anche se molto incentrata nella casa di Philippe.
Musiche toccanti, soprattutto per i brani del pianista Ludovico Einaudi che portano inevitabilmente alla commozione e alla riflessione sulla vita e sulla felicità.
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Film ben fatto, senza pretese di vitimismi e scene patetiche ma teso a mostrare la storia di un'amicizia sincera e spontanea.
Nonostante la condizione fisica difficile di Philippe da un lato e la condizione economica altrettanto difficile di Driss dall'altro si crea un completamento nell'incontro tra i due, facendo in modo che entrambi trovino quello che mancava di più nella loro vita. Una storia di solidarietà da cui ci sarebbe molto da imparare.
Bella anche l'ambientazione parigina, anche se molto incentrata nella casa di Philippe.
Musiche toccanti, soprattutto per i brani del pianista Ludovico Einaudi che portano inevitabilmente alla commozione e alla riflessione sulla vita e sulla felicità.
Da vedere per la sua sconcertante semplicità e profondità.
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[+] ottima recensione
(di barone di firenze)
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