riccardo76
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domenica 10 aprile 2011
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pirati del merito: l'italia delle raccomandazioni
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Pirati del merito: la maledizione del paese delle raccomandazioni: potrebbe essere questo il titolo in stile Disney dell'ultima pellicola di Giovanbattista Avellino, una commedia a toni amari sulla situazione attuale dei lavoratori italiani. Il film si presenta infatti come un'aperta denuncia alla condizione di perenne precariato che vige tra la maggior parte dei lavoratori, oltre al sistema ormai da tempo corrotto che predilige le assunzioni in virtù, anzichè del merito, delle raccomandazioni, o come vengono definite dagli interessati, "segnalazioni". E' proprio tale condizione che accomuna i tre protagonisti, Max, Irma e Samuele, rispettivamente, un giornalista di un quotidiano locale, un medico, e un ricercatore universitario in diritto penale, tutti e tre dotati di grandi competenze, ottenute con anni di studio e sacrifici, e tutti e tre prossimi all'occasione della loro vita, un assunzione a tempo indeterminato, che li riscatterebbe dai numerosi anni di sacrifici e soprusi del precariato.
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Pirati del merito: la maledizione del paese delle raccomandazioni: potrebbe essere questo il titolo in stile Disney dell'ultima pellicola di Giovanbattista Avellino, una commedia a toni amari sulla situazione attuale dei lavoratori italiani. Il film si presenta infatti come un'aperta denuncia alla condizione di perenne precariato che vige tra la maggior parte dei lavoratori, oltre al sistema ormai da tempo corrotto che predilige le assunzioni in virtù, anzichè del merito, delle raccomandazioni, o come vengono definite dagli interessati, "segnalazioni". E' proprio tale condizione che accomuna i tre protagonisti, Max, Irma e Samuele, rispettivamente, un giornalista di un quotidiano locale, un medico, e un ricercatore universitario in diritto penale, tutti e tre dotati di grandi competenze, ottenute con anni di studio e sacrifici, e tutti e tre prossimi all'occasione della loro vita, un assunzione a tempo indeterminato, che li riscatterebbe dai numerosi anni di sacrifici e soprusi del precariato. Essi vedono però calpestare i loro diritti da dei raccomandati, che strappano loro il posto di lavoro tanto meritato. Ma i tre non restano a subire passivi questo ulteriore sopruso e, una volta rincontratisi ad una cena di ex compagni di classe, decidono di vendicarsi, formando l'associazione segreta "Pirati del merito", con l'intento di far passare dei brutti momenti ai raccomandati usurpatori, attraverso molestie e dispetti di vario genere. Il film si presenta ben costruito, mai scontato - apparte la previdibile storia d'amore tra due protagonisti - e gli attori risultano sempre all'altezza, soprattutto Paola Cortellesi, che diventa sempre più brava di film in film, ma anche Luca Argentero ( qui alle prese per la prima volta con il dialetto fiorentino) e Paolo Ruffini riescono a tenerle il passo. Gli ingegnosi tentativi di sabotaggio suscitano nel pubblico sane risate, tuttavia, sempre limitate da quel senso di amarezza di fondo, dovuta alla riflessione sulla realtà, unito ad una sensazione di impotenza nei confronti di un sistema che sembra ormai insovvertibile. Tale sensazione cresce nello spettatore nel momento in cui uno dei tre ragazzi (Max) subisce il fascino delo stesso sistema che stava combattendo e finisce per essere raccomandato a sua volta. Sarà l'amore per la vecchia compagna di liceo Irma, ma soprattutto la drammatica scoperta della condizione di un personaggio fino ad allora rimasto in silenzio in secondo piano, vittima per eccellenza, che farà rinascere in lui il desiderio di combattere, rischiando tutto, licenziamento e persino il carcere. Tuttavia, anche allora, la sensazione d'impotenza che pervade tutto il film non svanisce, piantandosi dritto nel cuore dello spettatore, il quale esce dalla sala amareggiato e disilluso.
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[+] ottima recenzione
(di super mario )
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il brandani
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domenica 10 aprile 2011
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w i pirati di avellino!
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Tre giovani professionalmente brillanti si vedono soffiar via il posto di lavoro ed il contratto ad esso annesso da tre incapaci. Ritrovatisi ad una cena di classe, in quanto ex compagni di liceo, discutono tra di loro scoprendo che la causa dei loro problemi è la medesima: il maledetto regime della raccomandazione. A fregar loro il posto sono stati infatti tre raccomandati: la figlia di papà, la donna del capo e il moroso della figlia di papà. Decidono dunque di allearsi e di render loro la vita impossibile tramite un’efficace serie di scherzi e leggeri atti vandalici. Eliminato uno dei tre, vedendo che la cosa funziona, decidono di creare un vero e proprio movimento: “i pirati del merito”.
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Tre giovani professionalmente brillanti si vedono soffiar via il posto di lavoro ed il contratto ad esso annesso da tre incapaci. Ritrovatisi ad una cena di classe, in quanto ex compagni di liceo, discutono tra di loro scoprendo che la causa dei loro problemi è la medesima: il maledetto regime della raccomandazione. A fregar loro il posto sono stati infatti tre raccomandati: la figlia di papà, la donna del capo e il moroso della figlia di papà. Decidono dunque di allearsi e di render loro la vita impossibile tramite un’efficace serie di scherzi e leggeri atti vandalici. Eliminato uno dei tre, vedendo che la cosa funziona, decidono di creare un vero e proprio movimento: “i pirati del merito”. Da quel momento in poi la faccenda diventa cosa assai più grande della semplice questione personale perché si rendono conto di essere solo tre delle tante vittime di una autentica piaga dei nostri tempi. Da quel momento in poi c’è chi dice no.
Dopo anni di gavetta a sceneggiare puntate di programmi e serie tv come Casa Vianello, Quelli che il calcio e Le Iene, Giambattista Avellino approdò sul grande schermo nel 2001 sceneggiando Nati stanchi, il primo film di Ficarra e Picone. In seguito sceneggiò e diresse anche i seguenti film del duo comico, ottenendo nel 2007 una nomination ai David di Donatello come miglior regista esordiente. L’impressione che suscita il curriculum vitae di Avellino è che si sia fatto le ossa negli ultimi dieci anni e C’è chi dice no rappresenta finora la sua prova più grande e matura. Scritto insieme a Fabio Bonifacci, la pellicola è una meravigliosa commedia che si lascia intelligentemente pungere dall’ago di una siringa imbevuta di dramma sociale. Si ride tanto ma si rimane anche colpiti in egual misura dai dialoghi stupendi e si piange dalla rabbia e dall’indignazione per un finale che se ne frega magnificamente di concederci il lieto fine solo perché di commedia si tratta. Oso dire che questo è uno dei pochi esempi contemporanei di degno proseguimento, con le sue ovvie peculiarità e differenze, di quella che veniva un tempo chiamata commedia all’italiana, dove dramma e commedia, comico e tragico si intrecciavano con maestria. Oso dire che Monicelli, Risi e Comencini sarebbero orgogliosi di questo film.
La regia di Avellino è sobria, determinata, sa con precisione come agire (tra le tante soluzioni adottate, da quanto tempo non si vedeva in un film italiano un prologo con un ritmo così funzionale al trionfante ingresso del titolo?). La sceneggiatura offre un intrattenimento di alto livello e una lodevole caratterizzazione dei personaggi. Infine la colonna sonora, curata da Pivio e Aldo De Scalzi, sa spaziare con efficacia da sonorità decisamente underground a musiche più popolari, tra le quali per fortuna manca l’omonima canzone di Vasco Rossi. Critiche molto positive vanno fatte obbligatoriamente agli attori: convince la dottoressa toscana di Paola Cortellesi, la quale passa dalle braccia robuste di Raoul Bova (Nessuno mi può giudicare è uscito da poco) a quelle più minute di Luca Argentero, anche lui molto bravo nella parlata toscana e sorprendente nella mimica facciale. A completare il trio ci pensa un Paolo Ruffini perfetto nel suo ruolo, il quale si spera abbia preso definitivamente le distanze dai cinepanettoni. La pellicola è inoltre disseminata di personaggi secondari caratterizzati e recitati egregiamente. Per fare solo alcuni nomi: Max Mazzotta, di nuovo nei panni di un carabiniere dopo il bellissimo Lavorare con lentezza; Marco Bocci, che passa dal serissimo commissario Scialoja della serie tv Romanzo Criminale a un personaggio decisamente faceto; Massimo De Lorenzo, che mantiene la sua verve comica portata alla fama grazie al ruolo nella serie tv Boris; e Giorgio Albertazzi, al quale non si può che fare i complimenti per quella voce così intensa e cavernosa, frutto di anni di prosa teatrale, con la quale ha saputo dare particolare dimensione al personaggio del rettore. È con le parole tratte da una sua intervista sul film che vorrei concludere questa recensione: “All’epoca queste cose accadevano, ma i potenti erano di meno. Oggi la politica ha annacquato tutto, moltiplicando i posti di potere dove ognuno esercita la propria facoltà di raccomandare qualcuno”. A proiezione ultimata, un’unica frase rimbomberà nelle vostre orecchie e avrà la voce di Giorgio Albertazzi: “Dove andrà a finire questo Paese? Nessuno studia più un cazzo”.
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giacomogabrielli
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venerdì 15 aprile 2011
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beh, perche' no? ***
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Piacevole commedia italiana dai toni brillanti. Interessante il soggetto. Anche la sceneggiatura non è male, se non fosse per il secondo tempo, di gran lunga più lento e vuoto del primo. Nel complesso il film tiene bene. A tratti la comicità sfiora situazioni e tempi tipici delle commedie americane, con momenti sopra le righe e freddure che sposano bene le situazioni. I protagonisti se la cavano. La Cortellesi è sempre brava, anche in versione toscana. Il regista -che è quello dei film con Ficarra e Picone, per intenderci- sfoggia di tanto in tanto dei bei movimenti di macchina e soluzioni interessanti, anche se perlopiù la sua regia lascia spazio alla recitazione e alle situazioni.
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Piacevole commedia italiana dai toni brillanti. Interessante il soggetto. Anche la sceneggiatura non è male, se non fosse per il secondo tempo, di gran lunga più lento e vuoto del primo. Nel complesso il film tiene bene. A tratti la comicità sfiora situazioni e tempi tipici delle commedie americane, con momenti sopra le righe e freddure che sposano bene le situazioni. I protagonisti se la cavano. La Cortellesi è sempre brava, anche in versione toscana. Il regista -che è quello dei film con Ficarra e Picone, per intenderci- sfoggia di tanto in tanto dei bei movimenti di macchina e soluzioni interessanti, anche se perlopiù la sua regia lascia spazio alla recitazione e alle situazioni. Anche il resto del cast condisce bene quella che è una commedia a tratti improbabile, quanto tremendamente attuale. BEH, PERCHE' NO? ***
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cenox
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venerdì 4 novembre 2011
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la rivincita del merito
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Buona commedia italiana, che tende ad analizzare la società nostrana, in cui al merito viene di gran lunga preferito chi alle spalle ha una raccomandazione da parte di persone influenti. La concezione è: io faccio un favore ad un mio amico così se ne avrò bisogno, questo mi sarà ricambiato in futuro. A questo pensiero si oppongono i tre protagonisti (Argentero, Ruffini e Cortellesi), che dopo una cena di ritrovo delle classi superiori, scoprono di avere in comune, a differenza degli altri compagni, di essere gli unici a non avere ancora un contratto di lavoro, poichè pur essendone meritevoli, son stati scavalcati da persone con conoscenze importanti.
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Buona commedia italiana, che tende ad analizzare la società nostrana, in cui al merito viene di gran lunga preferito chi alle spalle ha una raccomandazione da parte di persone influenti. La concezione è: io faccio un favore ad un mio amico così se ne avrò bisogno, questo mi sarà ricambiato in futuro. A questo pensiero si oppongono i tre protagonisti (Argentero, Ruffini e Cortellesi), che dopo una cena di ritrovo delle classi superiori, scoprono di avere in comune, a differenza degli altri compagni, di essere gli unici a non avere ancora un contratto di lavoro, poichè pur essendone meritevoli, son stati scavalcati da persone con conoscenze importanti. Da quel momento in poi, decideranno di fondare un gruppo attivista, sotto il nome di "pirati del merito", col quale attaccheranno senza risparmiarsi, i tre raccomandati che li hanno preceduti, per dimostrarne l'incompetenza.
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francesca50
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lunedì 18 aprile 2011
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film paradossale si spera!
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Forse il film calca la mano su un vizio italico, ma in dubbiamente mette in luce una piaga a cui sarà difficile porre rimedio, perché dipende dal "degrado morale" che é trasversale e che è sempre più diffuso.
Mancano poi le teste poiché ormai "nessuno studia più" come ripete ossessivamente Albertazzi..., nel film un gran professorone, anche se corrotto. Ormai non sapremo più se esisteranno ancora nel nostro paese "cervelli" che arrivano, poiché molti bravi giovani, stanchi del mal costume, vanno all'estero.
Il film forse esagera, ma non è lontano dalla realtà.
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Forse il film calca la mano su un vizio italico, ma in dubbiamente mette in luce una piaga a cui sarà difficile porre rimedio, perché dipende dal "degrado morale" che é trasversale e che è sempre più diffuso.
Mancano poi le teste poiché ormai "nessuno studia più" come ripete ossessivamente Albertazzi..., nel film un gran professorone, anche se corrotto. Ormai non sapremo più se esisteranno ancora nel nostro paese "cervelli" che arrivano, poiché molti bravi giovani, stanchi del mal costume, vanno all'estero.
Il film forse esagera, ma non è lontano dalla realtà...e amaramente non propone soluzioni.
Molto bravi gli attori e brillante la sceneggiatura, che riprende in chiave attuale le commedie del grande Alberto Sordi.
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vince mas
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martedì 19 aprile 2011
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così fan tutti... non proprio tutti
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C'è chi dice no. Cantava Vasco Rossi. Dire di no, per dire sì al merito. Dire di no, per credere ad un'Italia diversa. Merito, parola sconosciuta nella penisola ammanicata, dove i papà favoriscono i figli di papà di altri papà che a loro volta favoriranno i figli di papà. Una società che autoperpetra la mediocrità e penalizza il merito. Nel meccanismo stritolatore vanno a finire una mirabile Paola Cortellesi (Irma), aspirante medico di ruolo che rimanda la maternità e manda a rotoli il matrimonio, il sorprendente Luca Argentero (Max), aspirante ad un contratto di giornalista, il colorito Paolo Ruffini (Samuele), aspirante professore universitario relegato letteralmente in un cesso d'ufficio.
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C'è chi dice no. Cantava Vasco Rossi. Dire di no, per dire sì al merito. Dire di no, per credere ad un'Italia diversa. Merito, parola sconosciuta nella penisola ammanicata, dove i papà favoriscono i figli di papà di altri papà che a loro volta favoriranno i figli di papà. Una società che autoperpetra la mediocrità e penalizza il merito. Nel meccanismo stritolatore vanno a finire una mirabile Paola Cortellesi (Irma), aspirante medico di ruolo che rimanda la maternità e manda a rotoli il matrimonio, il sorprendente Luca Argentero (Max), aspirante ad un contratto di giornalista, il colorito Paolo Ruffini (Samuele), aspirante professore universitario relegato letteralmente in un cesso d'ufficio.
Tutti bravi, tutti meritevoli del posto tanto agognato, tutti e tre fregati dal sistema delle raccomandazioni e delle segnalazioni che preferirà a Irma la moglie del figlio medico del primario maneggione, a Samuele il fidanzato ignorante della figlia dell'oscuro luminare di diritto (il grande Giorgio Albertazzi) e a Max la figlia evanescente dell'algido pezzo grosso del giornalismo.
I tre si ribellano alla sorte e si inventano azioni di stalking che porteranno, dopo rocambolesche vicissitudini, Max ed Irma a ottenere il posto di lavoro cui puntavano, salvo poi rimetterlo in gioco perchè una giustizia più ampia trionfi e perchè l'amicizia non venga intaccata. Nel frattempo Irma e Max riesumano il loro amore, fermo e mai comunicato ai tempi del liceo.
La vicenda personale dei tre prende sostanza quando alla lotta personale si sostituisce la consapevolezza che il sistema vada attaccato con un approccio che smuova le coscienze di tutti e porti alla condanna generale della casta dei privilegiati (per una volta non politica). Che riuscirà comunque attraverso l'omertà e il gioco di coperture reciproche a mettere a tacere lo scandalo, grazie anche e soprattutto al compiacente e asservito sistema mediatico. Un film che tra alcune cadute di trama e lacune di ritmo riesce a "fare la morale" alla società italiana di oggi dando spazio a tutte le difficoltà di chi vorrebbe ma non può (i poliziotti senza mezzi e senza risorse, l'avvocato fregata ad un concorso truccato e costretta a vendere panini per mantenere il figlio) e si arrangia nella cronica e virtuosa rassegnazione al sacrificio senza speranza.
La fotografia di un sistema marcio alla radice, un sistema ad handicap, al quale bisogna ribellarsi, ma l'atto di ribellione individuale porta a pagare un prezzo che non riscatta il valore del proprio esempio. Il senso di successo personale nell'avversione al sistema non diventa mai politico, perchè in Italia l'eccezione non diventa mai partecipata. L'Italia ha bisogno di eroi da commemorare o da celebrare in vita (leggi Falcone e Borsellino, leggi Saviano), un modo per lavarsi la coscienza e per continuare con il "così fan tutti".
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[+] ma... siamo noi il sistema...
(di hollyver07)
[ - ] ma... siamo noi il sistema...
[+] ok
(di ivanella)
[ - ] ok
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pensionoman
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domenica 22 maggio 2011
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l'amarezza nel cuore...
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tre stelle perchè è una bella commedia che diverte, anche se con leggerezza, ma soprattutto tre stelle perchè centra il cuore di un grave problema con verità e diretta franchezza... più tutto cambia più tutto resta uguale, direbbero i nostri cugini d'oltralpe, e certamente la storia del film è pervasa, nonostante la divertente prosa narrativa, da un senso amaro di immutabile rassegnazione alla "raccoimandazione", quale unico vero mezzo di progresso nel lavoro e nella vita, anche, e addirittura, soprattutto, per i veri meritevoli (quali sono i tre protagonisti), che comunque abbisognano di una "segnalazione" nel nostro paese per far emergere sul serio i loro meriti e le loro capacità.
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tre stelle perchè è una bella commedia che diverte, anche se con leggerezza, ma soprattutto tre stelle perchè centra il cuore di un grave problema con verità e diretta franchezza... più tutto cambia più tutto resta uguale, direbbero i nostri cugini d'oltralpe, e certamente la storia del film è pervasa, nonostante la divertente prosa narrativa, da un senso amaro di immutabile rassegnazione alla "raccoimandazione", quale unico vero mezzo di progresso nel lavoro e nella vita, anche, e addirittura, soprattutto, per i veri meritevoli (quali sono i tre protagonisti), che comunque abbisognano di una "segnalazione" nel nostro paese per far emergere sul serio i loro meriti e le loro capacità... senza di ciò, nulla è destinato a emergere, e nulla soprattutto è destinato a cambiare, nonostante gli sforzi dei nostri tre eroici pirati del merito destinati a infrangersi di fronte al potere dei potenti (interessante che il rettore alla fine patteggi la pena per i propri misfatti)... non c'è che dire, un'opera che, nella sua dimensione allegra e (apparentemente) scanzonata, scatta una foto del presente che fa temere per le capacità dei meritevoli... meditate gente, avrebbe detto Arbore tanti anni fa....un saluto e sempre buona visione
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virginia74
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mercoledì 27 aprile 2011
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pirati del merito contro il sistema
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3 posti attesi da tempo e sui quali contavano, soffiati dai raccomandati di turno al medico Paola Cortellesi che non può rinviare oltre la scelta tra il figlio e la carriera, al ricercatore di diritto penale Paolo Ruffini che dovrà decidere tra il rispetto per la legge e quello per la giustizia, al giornalista Luca Argentero in bilico tra il compromesso del successo e le aspettattive dei genitori.
Figli di nessuno almeno per il sistema cercheranno di riprendersi con metodi poco ortodossi il posto. Tra crisi di coscienza dei raccomandati e difesa del sistema.
I Pirati del merito sono disposti a scontare la pena ma... anche a patteggiare? Vincenti o sconfitti di fronte al sistema? Allo spettatore il verdetto finale.
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3 posti attesi da tempo e sui quali contavano, soffiati dai raccomandati di turno al medico Paola Cortellesi che non può rinviare oltre la scelta tra il figlio e la carriera, al ricercatore di diritto penale Paolo Ruffini che dovrà decidere tra il rispetto per la legge e quello per la giustizia, al giornalista Luca Argentero in bilico tra il compromesso del successo e le aspettattive dei genitori.
Figli di nessuno almeno per il sistema cercheranno di riprendersi con metodi poco ortodossi il posto. Tra crisi di coscienza dei raccomandati e difesa del sistema.
I Pirati del merito sono disposti a scontare la pena ma... anche a patteggiare? Vincenti o sconfitti di fronte al sistema? Allo spettatore il verdetto finale.
Interpretato benissimo, scenggiatura divertente e nel finale commovente.
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cassanonat
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venerdì 29 aprile 2011
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questa è una sconfitta per il paese!
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"Da quando vince il merito?" E' la domanda che si pone un occhialuto Paolo Ruffini, insegnante di diritto penale, stanco di essere per l'ennesima volta sorpassato in una promozione da un raccomandato. In questa frase si racchiude non solo il senso del film 'C'è chi dice no', ultimo capolavoro di Giambattista Avellino, ma anche il grido di rivolta di un'Italia ormai stanca dei 'figli di...'
La trama segue le vicende di tre protagonisti: Max (Luca Argentero), figlio di ferroviere che ha preferito la carriera giornalistica a binari tabelle d'orario, Samuele (Paolo Ruffini), assistente universitario che non riesce ad ottenere un posto da ordinario e rimane con il suo misero stipendio di 700 euro mensili, e Irma (Paola Cortellesi), dottoressa che si vede soffiare la promozione dalla fidanzata del primario venuta dall'est (inutile elencarne i talenti principali).
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"Da quando vince il merito?" E' la domanda che si pone un occhialuto Paolo Ruffini, insegnante di diritto penale, stanco di essere per l'ennesima volta sorpassato in una promozione da un raccomandato. In questa frase si racchiude non solo il senso del film 'C'è chi dice no', ultimo capolavoro di Giambattista Avellino, ma anche il grido di rivolta di un'Italia ormai stanca dei 'figli di...'
La trama segue le vicende di tre protagonisti: Max (Luca Argentero), figlio di ferroviere che ha preferito la carriera giornalistica a binari tabelle d'orario, Samuele (Paolo Ruffini), assistente universitario che non riesce ad ottenere un posto da ordinario e rimane con il suo misero stipendio di 700 euro mensili, e Irma (Paola Cortellesi), dottoressa che si vede soffiare la promozione dalla fidanzata del primario venuta dall'est (inutile elencarne i talenti principali). I tre, dopo aver capito quanto è marcio il sistema meritocratico italiano, decidono di ribellarsi e alla stregua di moderne brigate rosse, si ribattezzano 'I pirati del merito' e cercano di evirare i loro contendenti attraverso le più divertenti forme di stalking. Impossibile non ridere quando i pappagalli della fidanzata del primario vengono sostituiti nottetempo con dei fagiani arrostiti allo spiedo.
Durante il film ogni personaggio segue una sua personale invenzione interiore che lo porta a dare un proprio meccanismo comportamentale di difesa ai mali che vogliono evirare dal sistema. Ecco quindi che il tranquillo Samuele, all'inizio spaventato dalle possibili implicazioni legali che alcuni atti di stalking potevano portare, si trasforma alla fine in un molestatore con idee utopiche ma efficaci. Sua sarà infatti l'idea di creare il sistema delle ombre: uomini totalmente vestiti di nero che 'segnaleranno' i raccomandati seguendoli dappertutto. Al nero delle ombre si contrappone i colori accesi dei volantini dei pirati del merito, colori che richiamano un'idea di liberazione da questo nostro futuro oscuro. E' questo è già tanto, se pensiamo che la sua prima terribile idea era stata quella di ordinare 4 pizze giganti anonime per una delle raccomandate.
Il cambiamento più interessante però è proprio quello di Max. Il giovane giornalista, che per primo ha l'idea di combattere il sistema delle raccomandazioni e sembra quello con le idee più radicate, si trasforma. L'accusatore diverrà il soggetto delle sue accuse. Max riuscirà ad ottenere una promozione portandosi a letto la figlia di un'eminente collega, che paradossalmente era proprio colei che gli aveva rubato il posto.
E da qui partono le incomprensioni con il gruppo, con il giovane Max che ha paura di perpetrare le azioni dei Pirati per paura di perdere il suo nuovo posto e di essere arrestato. Si è trasformato nell'impaurito Paolo Ruffini all'inizio delle imprese dei pirati. Come è facile immaginare ci sarà un altra 'evoluzione' al passato, ma questo non avrà poche ripercussioni nel suo carattere: lascerà un tangibile alone di disperazione e amarezza nel giovane giornalista.
Il regista, Giambattista Avellino, è nuovo nel campo delle commedie di denuncia. Dei precedenti lavori più importanti, sempre votati al comico, possiamo ricordare le ultime collaborazioni con la coppia comica Ficarra e Picone in 'il 7 e l'8' e 'la matassa', entrambe commedie leggere che avevano avuto una buona risposta di pubblico.
Stavolta c'è quel qualcosa in più che è proprio la chiave del successo del film: ridere (un po) facendo pensare (molto), tuffandosi nel filone già esplorato da Massimo Venier con 'Generazione Mille Euro', Virzì con 'tutta la vita davanti' e più recentemente 'Nessuno mi può giudicare', diretto da Massimiliano Bruno con la stessa Paola Cortellesi. Tutti film che esplorano tematiche nazionali che giovani e adulti devono tutt'oggi si ritrovano a combattere: precariato, scarsa possibilità di carriera a livello nazionali, doppi lavori.... e la lista potrebbe essere enorme.
Il film riesce a mantenere l'interesse fino alla fine, con tempi che ad una prima impressione possono sembrare molto dilatati (una pausa in due tempi sarebbe stata gradita), ma nonostante ciò, anche grazie a qualche rimembranza cinematografica ormai sfruttatissima (Padrino e testa di maiale, non aggiungo altro!), riesce a mantenere un livello di gradimento elevato e noia minima.
Maggiore enfasi invece si sarebbe potuta dare alla musiche, le quali non riescono a rimanerti dentro alla fine del film. In altri film, come Generazione mille euro, ne sono parte integrante, non un semplice background a basso volume come qui. Le parole devono avere il loro spazio all'interno di un film, loro sono pur sempre il protagonista principale, ma la musica dovrebbe fare da antipasto in questo 'pranzo di denuncia'. E' la ricetta base di un capolavoro.
In conclusione 8 punti su 10 a Giambattista Avellino per questo film, un tentativo riuscito di creare un moderno ritratto di un paese con altissimo tasso di 'cervelli in fuga', in cui un preside di facoltà allibito si chiede "Ma possibile che non abbiamo fatto un solo concorso regolare?"
Basta accendere la tv e guardare il telegiornale per accorgersi che la risposta 'sì' a questa domanda è un'ombra che ci segue sempre più da vicino.
Ecco il nostro uomo ombra, benvenuti in Italia!
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vince mas
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martedì 19 aprile 2011
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così fan tutti... non proprio tutti
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C'è chi dice no. Cantava Vasco Rossi. Dire di no, per dire sì al merito. Dire di no, per credere ad un'Italia diversa. Merito, parola sconosciuta nella penisola ammanicata, dove i papà favoriscono i figli di papà di altri papà che a loro volta favoriranno i figli di papà. Una società che autoperpetra la mediocrità e penalizza il merito. Nel meccanismo stritolatore vanno a finire una mirabile Paola Cortellesi (Irma), aspirante medico di ruolo che rimanda la maternità e manda a rotoli il matrimonio, il sorprendente Luca Argentero (Max), aspirante ad un contratto di giornalista, il colorito Paolo Ruffini (Samuele), aspirante professore universitario relegato letteralmente in un cesso d'ufficio.
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C'è chi dice no. Cantava Vasco Rossi. Dire di no, per dire sì al merito. Dire di no, per credere ad un'Italia diversa. Merito, parola sconosciuta nella penisola ammanicata, dove i papà favoriscono i figli di papà di altri papà che a loro volta favoriranno i figli di papà. Una società che autoperpetra la mediocrità e penalizza il merito. Nel meccanismo stritolatore vanno a finire una mirabile Paola Cortellesi (Irma), aspirante medico di ruolo che rimanda la maternità e manda a rotoli il matrimonio, il sorprendente Luca Argentero (Max), aspirante ad un contratto di giornalista, il colorito Paolo Ruffini (Samuele), aspirante professore universitario relegato letteralmente in un cesso d'ufficio.
Tutti bravi, tutti meritevoli del posto tanto agognato, tutti e tre fregati dal sistema delle raccomandazioni e delle segnalazioni che preferirà a Irma la moglie del figlio medico del primario maneggione, a Samuele il fidanzato ignorante della figlia dell'oscuro luminare di diritto (il grande Giorgio Albertazzi) e a Max la figlia evanescente dell'algido pezzo grosso del giornalismo.
I tre si ribellano alla sorte e si inventano azioni di stalking che porteranno, dopo rocambolesche vicissitudini, Max ed Irma a ottenere il posto di lavoro cui puntavano, salvo poi rimetterlo in gioco perchè una giustizia più ampia trionfi e perchè l'amicizia non venga intaccata. Nel frattempo Irma e Max riesumano il loro amore, fermo e mai comunicato ai tempi del liceo.
La vicenda personale dei tre prende sostanza quando alla lotta personale si sostituisce la consapevolezza che il sistema vada attaccato con un approccio che smuova le coscienze di tutti e porti alla condanna generale della casta dei privilegiati (per una volta non politica). Che riuscirà comunque attraverso l'omertà e il gioco di coperture reciproche a mettere a tacere lo scandalo, grazie anche e soprattutto al compiacente e asservito sistema mediatico. Un film che tra alcune cadute di trama e lacune di ritmo riesce a "fare la morale" alla società italiana di oggi dando spazio a tutte le difficoltà di chi vorrebbe ma non può (i poliziotti senza mezzi e senza risorse, l'avvocato fregata ad un concorso truccato e costretta a vendere panini per mantenere il figlio) e si arrangia nella cronica e virtuosa rassegnazione al sacrificio senza speranza.
La fotografia di un sistema marcio alla radice, un sistema ad handicap, al quale bisogna ribellarsi, ma l'atto di ribellione individuale porta a pagare un prezzo che non riscatta il valore del proprio esempio. Il senso di successo personale nell'avversione al sistema non diventa mai politico, perchè in Italia l'eccezione non diventa mai partecipata. L'Italia ha bisogno di eroi da commemorare o da celebrare in vita (leggi Falcone e Borsellino, leggi Saviano), un modo per lavarsi la coscienza e per continuare con il "così fan tutti".
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