C'è chi dice no

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Un film di Giambattista Avellino. Con Luca Argentero, Paola Cortellesi, Paolo Ruffini, Myriam Catania.
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Commedia, Ratings: Kids+13, durata 95 min. - Italia 2011. - Universal Pictures uscita venerdì 8 aprile 2011. MYMONETRO C'è chi dice no * * 1/2 - - valutazione media: 2,54 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

W i pirati di Avellino! Valutazione 4 stelle su cinque

di il Brandani


Feedback: 1142 | altri commenti e recensioni di il Brandani
domenica 10 aprile 2011

Tre giovani professionalmente brillanti si vedono soffiar via il posto di lavoro ed il contratto ad esso annesso da tre incapaci. Ritrovatisi ad una cena di classe, in quanto ex compagni di liceo, discutono tra di loro scoprendo che la causa dei loro problemi è la medesima: il maledetto regime della raccomandazione. A fregar loro il posto sono stati infatti tre raccomandati: la figlia di papà, la donna del capo e il moroso della figlia di papà. Decidono dunque di allearsi e di render loro la vita impossibile tramite un’efficace serie di scherzi e leggeri atti vandalici. Eliminato uno dei tre, vedendo che la cosa funziona, decidono di creare un vero e proprio movimento: “i pirati del merito”. Da quel momento in poi la faccenda diventa cosa assai più grande della semplice questione personale perché si rendono conto di essere solo tre delle tante vittime di una autentica piaga dei nostri tempi. Da quel momento in poi c’è chi dice no.
Dopo anni di gavetta a sceneggiare puntate di programmi e serie tv come Casa Vianello, Quelli che il calcio e Le Iene, Giambattista Avellino approdò sul grande schermo nel 2001 sceneggiando Nati stanchi, il primo film di Ficarra e Picone. In seguito sceneggiò e diresse anche i seguenti film del duo comico, ottenendo nel 2007 una nomination ai David di Donatello come miglior regista esordiente. L’impressione che suscita il curriculum vitae di Avellino è che si sia fatto le ossa negli ultimi dieci anni e C’è chi dice no rappresenta finora la sua prova più grande e matura. Scritto insieme a Fabio Bonifacci, la pellicola è una meravigliosa commedia che si lascia intelligentemente pungere dall’ago di una siringa imbevuta di dramma sociale. Si ride tanto ma si rimane anche colpiti in egual misura dai dialoghi stupendi e si piange dalla rabbia e dall’indignazione per un finale che se ne frega magnificamente di concederci il lieto fine solo perché di commedia si tratta. Oso dire che questo è uno dei pochi esempi contemporanei di degno proseguimento, con le sue ovvie peculiarità e differenze, di quella che veniva un tempo chiamata commedia all’italiana, dove dramma e commedia, comico e tragico si intrecciavano con maestria. Oso dire che Monicelli, Risi e Comencini sarebbero orgogliosi di questo film.
La regia di Avellino è sobria, determinata, sa con precisione come agire (tra le tante soluzioni adottate, da quanto tempo non si vedeva in un film italiano un prologo con un ritmo così funzionale al trionfante ingresso del titolo?). La sceneggiatura offre un intrattenimento di alto livello e una lodevole caratterizzazione dei personaggi. Infine la colonna sonora, curata da Pivio e Aldo De Scalzi, sa spaziare con efficacia da sonorità decisamente underground a musiche più popolari, tra le quali per fortuna manca l’omonima canzone di Vasco Rossi. Critiche molto positive vanno fatte obbligatoriamente agli attori: convince la dottoressa toscana di Paola Cortellesi, la quale passa dalle braccia robuste di Raoul Bova (Nessuno mi può giudicare è uscito da poco) a quelle più minute di Luca Argentero, anche lui molto bravo nella parlata toscana e sorprendente nella mimica facciale. A completare il trio ci pensa un Paolo Ruffini perfetto nel suo ruolo, il quale si spera abbia preso definitivamente le distanze dai cinepanettoni. La pellicola è inoltre disseminata di personaggi secondari caratterizzati e recitati egregiamente. Per fare solo alcuni nomi: Max Mazzotta, di nuovo nei panni di un carabiniere dopo il bellissimo Lavorare con lentezza; Marco Bocci, che passa dal serissimo commissario Scialoja della serie tv Romanzo Criminale a un personaggio decisamente faceto; Massimo De Lorenzo, che mantiene la sua verve comica portata alla fama grazie al ruolo nella serie tv Boris; e Giorgio Albertazzi, al quale non si può che fare i complimenti per quella voce così intensa e cavernosa, frutto di anni di prosa teatrale, con la quale ha saputo dare particolare dimensione al personaggio del rettore. È con le parole tratte da una sua intervista sul film che vorrei concludere questa recensione: “All’epoca queste cose accadevano, ma i potenti erano di meno. Oggi la politica ha annacquato tutto, moltiplicando i posti di potere dove ognuno esercita la propria facoltà di raccomandare qualcuno”. A proiezione ultimata, un’unica frase rimbomberà nelle vostre orecchie e avrà la voce di Giorgio Albertazzi: “Dove andrà a finire questo Paese? Nessuno studia più un cazzo”.

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