salvatore marfella
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domenica 27 maggio 2012
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sublime poema esistenziale
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Straordinario poema esistenziale, raggiunge lo spettatore grazie alla sua tenerezza spoglia, alla sua commozione trattenuta. Dominato dall’elemento dell’Acqua e dalla prevalenza dell’elemento binario (la Coppia, i due amici, i due uccelli, le due donne in cui i due amici si imbattono), è un film pieno di rimandi, richiami, simboli, metafore, accompagnato da bellissime musiche e da un paesaggio, splendidamente fotografato, che si fa narrazione. Bellissimo apologo sull’Amore (e la Morte) ma anche sul ruolo dell’Arte (che dell’Amore è forse il miglior testimone), si risolve in una pacata accettazione dell’esistenza, nella speranza che la morte ci ricongiungerà con le persone (o le cose) che più hanno contato per noi durante il nostro passaggio terreno.
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Straordinario poema esistenziale, raggiunge lo spettatore grazie alla sua tenerezza spoglia, alla sua commozione trattenuta. Dominato dall’elemento dell’Acqua e dalla prevalenza dell’elemento binario (la Coppia, i due amici, i due uccelli, le due donne in cui i due amici si imbattono), è un film pieno di rimandi, richiami, simboli, metafore, accompagnato da bellissime musiche e da un paesaggio, splendidamente fotografato, che si fa narrazione. Bellissimo apologo sull’Amore (e la Morte) ma anche sul ruolo dell’Arte (che dell’Amore è forse il miglior testimone), si risolve in una pacata accettazione dell’esistenza, nella speranza che la morte ci ricongiungerà con le persone (o le cose) che più hanno contato per noi durante il nostro passaggio terreno. Nei modi di un documentario etnologico (la descrizione dei Merja, antica popolazione ugro-finnica oggi scomparsa), è anche un omaggio alla Donna, alla sua funzione salvifica, in quanto essa è “come un fiume che guarisce ogni dolore e si avrebbe voglia di annegare dentro di lei”, come fa il protagonista che si getta nel fiume per ricongiungersi all’amata. Magnifico.
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donni romani
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martedì 5 giugno 2012
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la vita e la morte nelle tradizioni meja
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Presentato al Festival di Venezia del 2010 esce solo ora in sala "Silent Souls", viaggio malinconico ma mai triste, avventura dell'anima e riflessione sulla vita e sulla morte, con toni - narrativi e fotografici - inconsueti, quasi rarefatti. La culla del film è la cultura e il territorio dei Meja, un'etnia antica e ormai praticamente dimenticata, che viveva in una sperduta regione della Russia. Tradizioni e rituali accompagnano ogni scena di un film che sussurra le emozioni, che suggerisce ed evoca, che accompagna gesti e azioni con quadri naturali silenziosi e lontani, spettatori eterni del fluire della vita. E della morte. Perchè è proprio la morte di Tanya, giovane moglie di un piccolo imprenditore, ad essere al centro dei riti che accompagnano il viaggio di distacco che il marito Miron compie, insieme all'amico Aist - scrittore e voce narrante del film - per consegnare il corpo di Tanya alle acque del fiume.
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Presentato al Festival di Venezia del 2010 esce solo ora in sala "Silent Souls", viaggio malinconico ma mai triste, avventura dell'anima e riflessione sulla vita e sulla morte, con toni - narrativi e fotografici - inconsueti, quasi rarefatti. La culla del film è la cultura e il territorio dei Meja, un'etnia antica e ormai praticamente dimenticata, che viveva in una sperduta regione della Russia. Tradizioni e rituali accompagnano ogni scena di un film che sussurra le emozioni, che suggerisce ed evoca, che accompagna gesti e azioni con quadri naturali silenziosi e lontani, spettatori eterni del fluire della vita. E della morte. Perchè è proprio la morte di Tanya, giovane moglie di un piccolo imprenditore, ad essere al centro dei riti che accompagnano il viaggio di distacco che il marito Miron compie, insieme all'amico Aist - scrittore e voce narrante del film - per consegnare il corpo di Tanya alle acque del fiume. Acque che accolgono, che conservano, e che restituiscono ricordi e paure, speranze e fantasie. La tenerezza struggente con cui Miron lava il corpo amato della moglie è un omaggio discreto e trattenuto all'amor fou che li ha legati in vita, il "Fumo" che condivide con Aist (racconti intimi della loro vita a due) un prolungare quella passione che riviviamo in alcuni intensi flashback, e la semplicità con cui abbandona le ceneri di tanya al fluire della corrente un dolce arrendersi al destino. I limiti di una pellicola così trattenuta è che le emozioni e i sentimenti restino compressi e inespressi, e infatti qualche passaggio risulta anonimo e forzato nella sua asciuttezza, ma sono contornati di poesia i ricordi di Aist, che evoca con nostalgia un padre felicemente estraneo alla realtà. Ma scorre lieve quell'acqua della vita, e disseta le anime di questo piccolo popolo tenacemente aggrappato alle proprie radici, sia pure affondate nell'eterno scorrere dell'acqua.
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willyt.
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venerdì 5 ottobre 2012
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.... come zigoli in gabbia
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Silent Souls
Un film freddo ma sentito, silenzioso ma comunicativo.Le tradizioni di un popolo rimangono anche quando non si ha più una propria nazione e un propria identità. Tutto scorre come l'acqua del fiume, tacita, gelata e pur sempre portatrice di vita. Ed è nell'acqua che si ritorna dopo la morte e qui si resta immortale.. Si accompagna la salma della donna amata verso il luogo prescelto per la pira.
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Silent Souls
Un film freddo ma sentito, silenzioso ma comunicativo.Le tradizioni di un popolo rimangono anche quando non si ha più una propria nazione e un propria identità. Tutto scorre come l'acqua del fiume, tacita, gelata e pur sempre portatrice di vita. Ed è nell'acqua che si ritorna dopo la morte e qui si resta immortale.. Si accompagna la salma della donna amata verso il luogo prescelto per la pira. Due uomini ma sopratutto due amici intraprendono un viaggio. Qui la tradizione si compie. Non si versano lacrime ma ricordi, non si sente freddo, ci si scalda con la vodka. Due uomini impassibili, silenziosi e strani.
Una regia fluida e distaccata, a volte forse troppo lenta, ma che lascia il tempo di riflettere, di perdersi nei volti, nei piccoli gesti e nelle atmosfere. Un film poetico, sospeso nel tempo e nelle fredde atmosfere. Piace. Dentro lo spettatore accende qualcosa e per un attimo ci si sente come i due protagonisti: nevrotici zigoli in gabbia, familiari, ipnotici e nostalgici.
Un bel film, un bel film russo.
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flyanto
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lunedì 28 maggio 2012
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un viaggio per le onoranze funebri per riscoprire
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Film in cui si racconta del viaggio intrapreso da un uomo e dal suo amico al fine di dare le onoranze funebri alla moglie morta seguendo le usanze della tribù dei Mejra, una popolazione ormai scomparsa e vivente nella regione nord-occidentale della Russia. Il viaggio fisico attraverso i luoghi calmi e silenziosi in cui inoltre viene evidenziata l'importanza dell'elemento dell'acqua quale luogo di provenienza e di finale destinazione, costituisce, come nella tradizione classica, un'occasione per percorrere un viaggio di scoperta e di conoscenza di sè. Interessante a livello quasi documentaristico per capire un pò le usanze di popolazioni ormai scomparse e confinate in aree geografiche così lontane dalle nostre.
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renato volpone
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lunedì 28 maggio 2012
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anime che silenziose scivolano sull'acqua
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La tradizione dei tempi antichi, raccontata attraverso gli occhi della morte, la morte di una giovane sposa, ma anche la morte di una giovane madre, la morte degli uomini. Un racconto delicato, poetico, quasi sfiorato con immagini vivide e penetranti nel gelido autunno del grande nord, un viaggio per trasportare la sposa morta alla sua grande dimora, l'acqua del volga. A volte il racconto si inceppa mescolando antico e moderno, forse un po' troppo, così come la catasta di legno per il rogo purificatore non sembra sufficiente, ma si perdonano queste piccole mancanze e la voce narrante doppiata troppo piatta (come sempre - è ancora vivido il ricordo di pollo alle prugne che, dunque, non è un caso isolato) per la dolcezza con cui viene affrontato il tema della morte.
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La tradizione dei tempi antichi, raccontata attraverso gli occhi della morte, la morte di una giovane sposa, ma anche la morte di una giovane madre, la morte degli uomini. Un racconto delicato, poetico, quasi sfiorato con immagini vivide e penetranti nel gelido autunno del grande nord, un viaggio per trasportare la sposa morta alla sua grande dimora, l'acqua del volga. A volte il racconto si inceppa mescolando antico e moderno, forse un po' troppo, così come la catasta di legno per il rogo purificatore non sembra sufficiente, ma si perdonano queste piccole mancanze e la voce narrante doppiata troppo piatta (come sempre - è ancora vivido il ricordo di pollo alle prugne che, dunque, non è un caso isolato) per la dolcezza con cui viene affrontato il tema della morte. Bellissima la figura del "padre" un po' matto e un po' artista che seppellisce i suoi tesori in fondo al fiume, come un grande eterno profeta e la scena della vestizione della sposa incredibilmente erotica.
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rampante
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giovedì 17 gennaio 2013
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due zigolì
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Due uomini impassibili, silenziosi
Un paesaggio splendidamente fotografato
Una donna, morta
Il dolcissimo canto di due zigolì
Nell'immensità maestosa di una regione nella Russia centro occidentale.
Miron chiede al suo migliore amico di accompagnarlo in quel viaggio per dare l'ultimo saluto alla donna della sua vita, Tanya,
seconda l'usanza Merja il corpo di Tanya deve essere disperso nelle acque del fiume dove è vissuta.
Un viaggio tragico, malinconico, l'ultimo per Miron
Un viaggio lento, distaccato che ci porta a perderci in quel mondo silenzioso, a riflettere sulla via e sulla morte
Una fiaba struggente.
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