Inception |
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Un film di Christopher Nolan.
Con Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Elliot Page.
continua»
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 142 min.
- USA, Gran Bretagna 2010.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 24 settembre 2010.
MYMONETRO
Inception
valutazione media:
3,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Questo non è un film sui sognidi sifossefocoFeedback: 454 | altri commenti e recensioni di sifossefoco |
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domenica 3 ottobre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Si legge su tutte le recensioni: un film che è una vertigine di labirinti, cosmi connessi ed intrecciati, simbiosi e alternanze, su più livelli, di realtà e sogni, ma anche flashback e flashforward, salti temporali di anni e addirittura decenni, e poi, per contro, rallenty prolungati all’infinito, sincronie e diacronie, incastri di sequenze che stordiscono lo spettatore senza appesantire il racconto. Ma quasi nessuno ha scritto due cose evidenti e vere su Inception. Primo, non è un film sui sogni e neanche di fantascienza. Secondo, non è un buon film, ma è un bel film. Diceva Artaud che “il cinema è fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni”. Forse questo è il motivo per cui li si è confusi. Lungi dall’essere un film sui sogni, Inception è un film sul cinema e più precisamente su come nasce un film, come le relazioni tra chi vi lavora influenzano la sua realizzazione ma soprattutto come agisce su di esso il rapporto tra l’autore e lo spettatore, come le emozioni di chi fa il film o ne fruisce, la sua personale storia, le sue proiezioni inconsce, diventano forma del prodotto artistico e come la materia plastica di questo prodotto viene sempre trasformata. C’è un momento preciso in cui avviene il cortocircuito. La scena non si dimentica. Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) e Arianna (Ellen Page) sono a Parigi, seduti all’esterno di un caffè. La scena precedente erano sempre a Parigi, ma in uno studio. Ora come prima, lui sta tentando di convincerla ad entrare nel suo team. E l’ha avvertita subito: si tratta di un lavoro sporco. Dom: “Tu crei il mondo del sogno, noi portiamo il soggetto dentro quel sogno e lui lo riempie con il suo subconscio”. Arianna: “Ma come faccio ad acquisire abbastanza dettagli per fargli credere che sia la realtà?” D: “I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non ti pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c’era qualcosa di strano. Voglio farti una domanda: tu non ricordi mai esattamente l’inizio di un sogno, vero?, ti ritrovi sempre in mezzo a quel che sta succedendo…” A: “Credo… sì.” D: “Allora come siamo arrivati qui?” A: “Beh, siamo venuti prima…”. D: “Pensaci Arianna: come sei arrivata qui? Dove sei in questo momento?” A: “…stiamo sognando!” D: “In questo momento siamo al centro dello studio. Stiamo dormendo. Questa è la tua prima lezione di sogno condiviso. Stai calma!”. Ora provate a sostituire la parola “film” a “sogno”. Capirete che Arianna non è più un architetto, ma un novello scenografo che sta chiedendo ad un regista esperto come è possibile creare una scena finta che riesca a convincere lo spettatore che finta, in realtà, non è. E Cobb le risponde che, per poter essere un grande autore, deve innanzitutto mettersi nei panni dello spettatore, accettare acriticamente certe finzioni, scommettere sul patto narrativo che l’autore propone. Anche se Cobb le sta parlando di sogni, in realtà si riferisce al montaggio o, meglio, all’eclisse. Perché per la verità non è Cobb, ma Nolan che sta chiedendo non ad Arianna, ma a ciascuno di noi mentre vede il film: “Pensaci, com’è che ora sei arrivato in un caffè di Parigi?”. E un momento dopo la realtà esplode. Truffaut distingueva i film riusciti in buoni e belli. Un bel film è più di un buon film, diceva ad Hitchcock esprimendogli la sua totale ammirazione per La finestra sul cortile. La differenza sta nel fatto che un buon film racconta bene la realtà, un bel film fa molto di più perché parla, essenzialmente, solo di cinema.
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