Storia di Maria Antonietta più ragazza che regina
di Roberto Nepoti La Repubblica
Si può accostare Marie Antoinette a The Queen di Stephen Frears? Crediamo di sì; e non solo perché entrambi i film sfuggono alle convenzioni del biopic, ma perché tratteggiano destini di donne costrette a impersonare il ruolo di regina.
Maria Antonietta deve farlo ancora adolescente, a sedici anni, allorché lascia l'Austria per sposare Luigi XVI. Ignorata dal giovane sovrano, la ragazza si ritrova ostaggio di una Versailles ostile e di una nazione che la odia, una donna-bambina rinchiusa in una gabbia d'oro.
Non siamo in presenza di un film storico in senso stretto; anche se la sequenza in cui la regina s'inchina al popolo riassume, in sintesi ispirata, il transito da un'epoca a un'altra meglio di decine di sequenze viste altrove.
Pur raccontando la storia lungo un arco di vent'anni, Sofia Coppola si concentra su quell'immagine di adolescente smarrita alla quale accorda l'affettuosa complicità che tributiamo solo a chi sentiamo simile a noi. Anche Sofia, in fondo, è la destinataria di un'eredità difficile da assumere. Non sarà un caso se la regista ha rielaborato personalmente il "carattere" di Maria Antonietta, a partire dal libro di Antonia Fraser.
Il modo in cui la rappresenta lascia intuire una doppia identificazione - nel personaggio e nell'interprete Kirsten Dunst - portando a compimento un itinerario già implicito nei suoi film precedenti, che avevano entrambi per protagoniste giovani donne in fuga dalla realtà.
Se la scelta del personaggio con cui coronare l'ideale trilogia pare bizzarra, si spiegano solo così i momenti rubati, l'intimità con una figura storica, la delicatezza nell'intuire i turbamenti di una giovane vissuta secoli fa.
Si comprendono anche meglio anche gli "anacronismi" che Sofia introduce nell'universo barocco della corte, senza mai entrare in collisione con il talento della costumista Milena Canonero né con la fotografia di Lance Acord. Ci riferiamo soprattutto alla colonna sonora (Cure, Air, New Order...), che dinamizza il racconto scegliendo di accordarsi all'atmosfera del film anziché al repertorio della musica d'epoca.
Da La Repubblica, 17 novembre 2006
di Roberto Nepoti, 17 novembre 2006