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Eccettuati i coltissimi, penso che per il grande pubblico, il film resterà un giocattolone visivo e potente.
Molte persone con cui ho parlato hanno praticamente ignorato il messaggio più importante, risaltando di contro la qualità tecnica (va detto, eccellente) e l'impatto visivo.
Non credo, in verità, che questo sia un peccato.
La letteratura e, soprattutto, il teatro ieri ed il cinema oggi sono costellati di esempi di ottimi lavori scritti, come dire, "a più livelli".
Ad esempio, già il Satyricon di Petronio ma specialmente l'Asino d'oro di Apuleio hanno, in loro un racconto avventuroso e trascinante che, però, nasconde messaggi aperti solo a coloro che hanno "gli intelletti sani". Così, il lavoro di Petronio diventa una stupenda allegoria della ricerca della pace interiore tramite la religione, Il nome della Rosa, dietro la sua apparenza di racconto poliziesco, diventa una miniera di considerazioni sulla filosofia medievale e la semiotica moderna.
Ecco, collocherei 300, fatte le dovutissime proporzioni, in questo tipo di opere, ma dando il merito all'opera originale, al fumetto! Non al film che, per ragioni di botteghino, lascia più spazio allo spettacolo.
Il problema di 300, è tuttavia, che possa essere incompreso. Sono parecchie le recensioni giornalistiche che lo tacciano di omofobia e razzismo, se non di fascismo. Male. evidentemente non hanno compreso appieno lo spirito dell'opera.
Mai, prima d'ora, si era visto dare del fascista a Leonida che, semmai ne è l'esatto opposto.
Ricorda più i guerriglieri invasi che non i ranghi regolari invasori. Il vero peccato è quando lo si vuole a tutti i costi fare diventare un manifesto ideologico ai giorni nostri.
Il mondo era troppo diverso, allora.
E' sterile confrontare Leonida con gli uomini politici di oggi, finendo, così, in forzature storiografiche che già si erano viste all'epoca del Neoclassicismo e nel Romanticismo.
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