300

Vincere o morire. Uno spartano non si arrende mai. Uno spartano non si ritira mai. C'è una sorta di timore reverenziale che cattura lo spettatore avvolgendolo sin dai primi fotogrammi in una suggestiva e mistica dimensione di “splendida violenza”(visiva, emozionale, fisica) e che fa scattare inevitabilmente un rispetto assoluto per gli Spartani, già totalmente proiettati a quella grandezza finale che si tramuterà poi in una splendida morte per la libertà. Gerard Butler è stato magistrale, convinto e convincente nei “panni” di Leonida e ha dato al personaggio, un'intensità, una gestualità, una ruvidezza ed una superiorità espressiva, quasi “divine”(c'è la scena in cui mangia la mela, passeggiando tra cadaveri e moribondi nemici in cui mi ha ricordato Zeus, il Padre degli Dei): fiero cipiglio e spartano riserbo. E “a Sparta non c'è spazio per la tenerezza” ma..., in quel silenzio carico di emozioni e sentimenti inespressi, c'è tutto l'amore che lega Leonida alla sua regina, che conscia dell'ineluttabilità del destino pronuncia le uniche parole che una donna spartana sa di dover dire: “Torna col tuo scudo o su di esso”. E se lascia interdetti il momento in cui Gorgo si concede al traditore (nella speranza di ottenere il suo appoggio per sostenere la guerra), quando poi lo infilza davanti all'intero consiglio, si riprende tutta l'ammirazione e la fiducia dello spettatore che da lei non si aspettava di meno. Grafica e fotografia straordinarie completano e spettacolarizzano ulteriormente la pellicola in cui gli elementi surreali, l'esagerazione ricercata ed esasperata dei colori, della fisicità dei 300, degli scontri (ralenty ed efferatezza delle immagini, rendono ancora più palese l'idea di quale “macchina” da guerra sicura e letale sia la falange spartana), le atmosfere oniriche, le ampie distese di grano (la mente è subito andata a 'Il Gladiatore') nulla tolgono, anzi enfatizzano a mio parere, la dimensione epica di una battaglia che infin dei conti è stata una "super-impresa": perché uomini come Leonida ed i suoi 300, per "purezza d'intenti" ed indicibile onore, sono in tutto e per tutto “i superuomini” disegnati da Frank Miller e catapultati sul grande schermo da Snyder. Pochi si sono opposti a molti..... Un orgoglio ed una sfrontata fierezza senza pari quella esibita dagli Spartani: mirabile Leonida quando di fronte alle minacce di Serse di fare schiavi bambini, anziani e donne replica senza battere ciglio: “E' evidente che non conosci le nostre donne. Da quel che ho visto oggi, avremmo potuto portare qui anche loro!!!!”. E se un ulteriore sussulto ti coglie alla vista del re spartano che si inginocchia al cospetto di Serse e della sua immensa armata, una suggestiva meraviglia ti prende nel vedere come anche un Dio-Re può sanguinare. Qualcuno parla di violenza eccessiva. Beh, raccontare di Sparta, una città in cui si nasceva per diventare guerrieri e per inseguire una splendida morte in battaglia e riportare sullo schermo una guerra sanguinosa come può esserlo stata quella tra persiani e spartani, credo che supponga la violenza. Che sia esagerata o meno, questo resta qualcosa di soggettivo, ma certamente non gratuità. Per chi comunque come me, è cresciuta a “Pane e Iliade” 300 è un film straordinario in cui sono mirabilmente delineate le virtù spartane e dove la forte impronta epica ti fa gridare ancora una volta che questa non è blasfemia, non è follia, ma che semplicemente “This is Spartaaaaaaa!!!!!!!”