laurence316
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mercoledì 1 febbraio 2017
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epica e smisurata conclusione di un ottima saga
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Terzo ed ultimo capitolo della imponente impresa cinematografica di Peter Jackson, Il ritorno del re è, indubbiamente, il migliore del trittico, il più lungo, ricco di effetti speciali, il più avvincente ed appassionante, il più epico e grandioso nelle scene di battaglia. Frutto di una lunghissima fase di post-produzione (pare durata più di due anni), uscito ad un anno di distanza dal precedente, s’impone come la fragorosa e riuscita conclusione di una trilogia che, nel complesso, si rivela una buona trasposizione sullo schermo delle pagine di Tolkien.
Ed è da vedere, in particolare, nell’ottima edizione estesa che chiarifica alcuni passaggi come, ad esempio, nella sequenza della fine di Saruman e Vermilinguo, lasciata (inspiegabilmente) fuori dalla versione cinematografica.
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Terzo ed ultimo capitolo della imponente impresa cinematografica di Peter Jackson, Il ritorno del re è, indubbiamente, il migliore del trittico, il più lungo, ricco di effetti speciali, il più avvincente ed appassionante, il più epico e grandioso nelle scene di battaglia. Frutto di una lunghissima fase di post-produzione (pare durata più di due anni), uscito ad un anno di distanza dal precedente, s’impone come la fragorosa e riuscita conclusione di una trilogia che, nel complesso, si rivela una buona trasposizione sullo schermo delle pagine di Tolkien.
Ed è da vedere, in particolare, nell’ottima edizione estesa che chiarifica alcuni passaggi come, ad esempio, nella sequenza della fine di Saruman e Vermilinguo, lasciata (inspiegabilmente) fuori dalla versione cinematografica.
Il ritorno del re è un film assolutamente spettacolare, forse, al pari dei precedenti, un po’ difficile da seguire e un po’ meno interessante od emozionante per i “profani”, ma comunque un’esperienza visiva di grande impatto e che non può di certo lasciare indifferenti.
Le battaglie, come detto, sono straordinarie e mozzafiato (quella a Minas Tirith su tutte), e il film non si dimentica neppure di approfondire ulteriormente le psicologie di alcuni personaggi (vedi la sequenza iniziale dedicata a Sméagol/Gollum, ma anche altri personaggi, come Aragorn e Gandalf, si conquistano definitivamente i favori del pubblico e hanno finito per entrare inevitabilmente nell’immaginario collettivo del fantasy, non solo cinematografico).
Ci sono, comunque, ancora cadute di ritmo (soprattutto negli ultimi 20 minuti, che sfidano veramente la pazienza dello spettatore), il personaggio di Arwen è, ancora una volta, un puro pretesto per inserire sequenze sdolcinate da mélo hollywoodiano di serie B e alcuni personaggi restano abbozzati e relegati sullo sfondo (è il caso, in particolare, di Gimli e Legolas).
E poi gran parte dei momenti meno riusciti sono proprio quelli in cui si svia dal romanzo (a parte l’elfo Arwen e le sue vicende a Gran Burrone con il padre Elrond, l’insopportabile tiremmolla patetico tra Frodo e Sam che vengono per un breve periodo separati da Gollum (nell’intenzione degli sceneggiatori per rendere il successivo incontro con Shelob più spaventevole) o il conseguente “salvataggio” da parte di Sam alla Torre di Cirith Ungol, reso molto più apatico e meno coinvolgente che non nel romanzo di Tolkien, salvo per un nuovo, svenevole, tiremmolla tra Frodo e Sam, che si protrae fin alle pendici del Monte Fato).Lo spettatore “non adepto” non riconoscerà tali differenze, ma di sicuro noterà i derivanti cali di ritmo e qualità.
Il film, comunque, nonostante qualche faciloneria narrativa, rimane il migliore della trilogia, quello dagli effetti speciali e dalle scenografie più maestose e impressionanti, sempre supportato dagli eccellenti contributi resi dalla fotografia di Lesnie, dal montaggio e dalla colonna sonora che, per quanto talora pomposa, rimane pur sempre efficace.
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_oldboy_
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lunedì 23 settembre 2013
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pietra miliare epica, drammatica e poetica
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Come è più dei capitoli precedenti, Il ritorno del re è veramente, totalmente e incontrovertibilmente un opera d'arte che trascende il cinema. Il ritorno del re è il fantasy più maturo mai concepito nella settima arte. Un film che è poesia, dramma e importante monito sul valore dell'amicizia e del'amore. Per più di tre ore Peter Jackson continua a emozionarci mentre le vicende stese nei primi due capitoli arrivano a conclusione, in un epilogo epico e potente, frutto di un vero studio sulle possibiltà narrative offerte dall'arte del cinema. Tra tecnologie all'avanguardia e un lavoro registico titanico, il regista ci fà dimenticare di essere davanti a uno schermo "scagliandoci" letteralmente nelle vicende narrate.
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Come è più dei capitoli precedenti, Il ritorno del re è veramente, totalmente e incontrovertibilmente un opera d'arte che trascende il cinema. Il ritorno del re è il fantasy più maturo mai concepito nella settima arte. Un film che è poesia, dramma e importante monito sul valore dell'amicizia e del'amore. Per più di tre ore Peter Jackson continua a emozionarci mentre le vicende stese nei primi due capitoli arrivano a conclusione, in un epilogo epico e potente, frutto di un vero studio sulle possibiltà narrative offerte dall'arte del cinema. Tra tecnologie all'avanguardia e un lavoro registico titanico, il regista ci fà dimenticare di essere davanti a uno schermo "scagliandoci" letteralmente nelle vicende narrate.E che vicende! La battaglia di Minas Thirith è una delle più lunghe e epiche mai apparse su celluloide, il monologo di Gandalf a Pipino sulla morte all'interno di essa uno dei più poetici di sempre.La battaglia finale dramma, adrenalina e emozione come mai prima in un film. Un opera che trascende il cinema e che ci fà capire che le possibilità narrative offerte da quest'arte sono infinite e affascinanti.È questo il bello del cinema: rimanere sempre stupiti da una storia che non si pensava fosse possibile vivere seduti davanti a uno schermo.
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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jackson sfiora il capolavoro e vince l'oscar
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Gandalf (McKellen) e Pipino (Boyd) riescono ad intercettare i piani del nemico, che intende attaccare il castello del regno di Gondor, Minas Tirith, e i due si dirigono là, dove incontrano la resistenza del sovrintendente di Gondor (Noble), che non vuole chiamare aiuto per paura che Aragorn (Mortensen), legittimo erede al trono, voglia reclamare il suo trono. Intanto Frodo (Wood) e Sam (Astin) continuano il loro viaggio verso Mordor per distruggere l’Anello e con esso tutto il Male. Trionfale finale della trilogia del neozelandese Jackson, anche sceneggiatore e produttore, come negli altri film, insieme alla moglie Fran Walsh e Philippa Boyens. È il più lungo (in edizione estesa quattro ore!), lento, complesso, costoso e impegnato dei tre film, nonché il migliore della saga.
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Gandalf (McKellen) e Pipino (Boyd) riescono ad intercettare i piani del nemico, che intende attaccare il castello del regno di Gondor, Minas Tirith, e i due si dirigono là, dove incontrano la resistenza del sovrintendente di Gondor (Noble), che non vuole chiamare aiuto per paura che Aragorn (Mortensen), legittimo erede al trono, voglia reclamare il suo trono. Intanto Frodo (Wood) e Sam (Astin) continuano il loro viaggio verso Mordor per distruggere l’Anello e con esso tutto il Male. Trionfale finale della trilogia del neozelandese Jackson, anche sceneggiatore e produttore, come negli altri film, insieme alla moglie Fran Walsh e Philippa Boyens. È il più lungo (in edizione estesa quattro ore!), lento, complesso, costoso e impegnato dei tre film, nonché il migliore della saga. In tre ore e venti di film il regista riesce a rievocare tutto lo spirito cavalleresco che è il significato vero e proprio dell’opera di Tolkien, che a lungo era stato professore di storia medievale a Oxford. Il film vuole riportare in auge i valori dei poemi epici, il coraggio e la ricerca di esso, la gloria, l’attaccamento alla patria, la paura del destino e della propria debolezza, l’amore impossibile per la dama, incarnata nella bellissima Arwen (Tyler), figlia di Elrond (Weaving), re degli elfi, innamorata di Aragorn, che potrà sposare solo rinunciando all’immortalità del suo popolo,… Alcune parti sono davvero eccezionali: innanzitutto una menzione particolare al Gollum di Andy Serkis, magistrale e memorabile come pochi personaggi nella storia del cinema; la scena in cui Dama Arwen abbandona il corteo che va alle navi che lasciano la Terra di Mezzo e raggiunge il padre per implorarlo di farla restare, per sperare in un ritorno di Aragorn (“se ora lo lascio, lo rimpiangerò per sempre” dice); la scena in cui Faramir e l’esercito vengono mandati al massacro, accompagnata dalla bella canzone di Pipino, da notare alla fine di essa che quando gli orchi scoccano le frecce Denetor mangia un pomodorino e il liquido rosso gli cola dalle labbra, il sangue del figlio; bellissima la sequenza dei fuochi che si accendono per chiamare Rohan (il filo reciso anni prima che rinasce e ricongiunge tutti gli uomini); e infine il finale: Frodo è l’unico rimasto solo; Merry (Monaghan) e Pipino, Gimli (Rhys Davies) e Legolas (Bloom) si completano l’un l’altro, Aragorn si è sposato e persino Sam ha trovato il coraggio di riformarsi una vita; il protagonista rimane quindi solo, nel ricordo dell’Anello ormai distrutto, come lo Zio Bilbo (Holm), che infatti gli chiede: “Frodo, c’è qualche possibilità di rivedere quel mio vecchio anello?” al che egli risponde: “Mi dispiace zio, credo di averlo perso.”. Frodo era legato all’Anello in un modo così indissolubile, che alla fine è costretto ad andarsene (nell’aldilà) insieme a Gandalf, nella convinzione che il suo scopo su quella terra fosse solo quella missione, infatti lo stregone dice: “Addio, miei piccoli hobbit, il mio lavoro è terminato”, prima di salire sulla nave. Numerose le sequenze spettacolari, su tutte la scena della battaglia dei campi del Pelennor, davanti a Minas Tirith, dove Jackson fa un uso eccezionale della profondità di campo, con carrellate da brivido. Musica strepitosa di Howard Shore, che ha riunito tutte le armonie delle colonne sonore dei tre film nella The Lord of the Rings Symphony, sinfonia in sei movimenti. Successo stratosferico al botteghino (millecento milioni di dollari, sesto incasso di sempre) e trionfo assoluto nella notte degli Oscar, dove l’Academy ha voluto premiare l’eccezionale lavoro di tutta la trilogia, con undici statuette (record, pareggiato solo da Titanic e Ben Hur): miglior film, regia, sceneggiatura non originale, colonna sonora, canzone originale (Into the West, di Shore, Fran Walsh e Annie Lennox, che l’ha anche cantata), scenografia, costumi, montaggio, sonoro, effetti speciali e trucco.
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jacopo b98
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domenica 15 dicembre 2013
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il capolavoro di peter jackson!
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Gandalf (McKellen) e Pipino (Boyd) riescono ad intercettare i piani del nemico, che intende attaccare il castello del regno di Gondor, Minas Tirith, e i due si dirigono là, dove incontrano la resistenza del sovrintendente di Gondor (Noble), che non vuole chiamare aiuto per paura che Aragorn (Mortensen), legittimo erede al trono, voglia reclamare il suo trono. Intanto Frodo (Wood) e Sam (Astin) continuano il loro viaggio verso Mordor per distruggere l’Anello e con esso tutto il Male. Trionfale finale della trilogia del neozelandese Jackson, anche sceneggiatore e produttore, come negli altri film, insieme alla moglie Fran Walsh e Philippa Boyens. È il più lungo (in edizione estesa quattro ore!), lento, complesso, costoso e impegnato dei tre film, nonché il migliore della saga.
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Gandalf (McKellen) e Pipino (Boyd) riescono ad intercettare i piani del nemico, che intende attaccare il castello del regno di Gondor, Minas Tirith, e i due si dirigono là, dove incontrano la resistenza del sovrintendente di Gondor (Noble), che non vuole chiamare aiuto per paura che Aragorn (Mortensen), legittimo erede al trono, voglia reclamare il suo trono. Intanto Frodo (Wood) e Sam (Astin) continuano il loro viaggio verso Mordor per distruggere l’Anello e con esso tutto il Male. Trionfale finale della trilogia del neozelandese Jackson, anche sceneggiatore e produttore, come negli altri film, insieme alla moglie Fran Walsh e Philippa Boyens. È il più lungo (in edizione estesa quattro ore!), lento, complesso, costoso e impegnato dei tre film, nonché il migliore della saga. In tre ore e venti di film il regista riesce a rievocare tutto lo spirito cavalleresco che è il significato vero e proprio dell’opera di Tolkien, che a lungo era stato professore di storia medievale a Oxford. Il film vuole riportare in auge i valori dei poemi epici, il coraggio e la ricerca di esso, la gloria, l’attaccamento alla patria, la paura del destino e della propria debolezza, l’amore impossibile per la dama, incarnata nella bellissima Arwen (Tyler), figlia di Elrond (Weaving), re degli elfi, innamorata di Aragorn, che potrà sposare solo rinunciando all’immortalità del suo popolo,… Alcune parti sono davvero eccezionali: innanzitutto una menzione particolare al Gollum di Andy Serkis, magistrale e memorabile come pochi personaggi nella storia del cinema; la scena in cui Dama Arwen abbandona il corteo che va alle navi che lasciano la Terra di Mezzo e raggiunge il padre per implorarlo di farla restare, per sperare in un ritorno di Aragorn (“se ora lo lascio, lo rimpiangerò per sempre” dice); la scena in cui Faramir e l’esercito vengono mandati al massacro, accompagnata dalla bella canzone di Pipino, da notare alla fine di essa che quando gli orchi scoccano le frecce Denetor mangia un pomodorino e il liquido rosso gli cola dalle labbra, il sangue del figlio; bellissima la sequenza dei fuochi che si accendono per chiamare Rohan (il filo reciso anni prima che rinasce e ricongiunge tutti gli uomini); e infine il finale: Frodo è l’unico rimasto solo; Merry (Monaghan) e Pipino, Gimli (Rhys Davies) e Legolas (Bloom) si completano l’un l’altro, Aragorn si è sposato e persino Sam ha trovato il coraggio di riformarsi una vita; il protagonista rimane quindi solo, nel ricordo dell’Anello ormai distrutto, come lo Zio Bilbo (Holm), che infatti gli chiede: “Frodo, c’è qualche possibilità di rivedere quel mio vecchio anello?” al che egli risponde: “Mi dispiace zio, credo di averlo perso.”. Frodo era legato all’Anello in un modo così indissolubile, che alla fine è costretto ad andarsene (nell’aldilà) insieme a Gandalf, nella convinzione che il suo scopo su quella terra fosse solo quella missione, infatti lo stregone dice: “Addio, miei piccoli hobbit, il mio lavoro è terminato”, prima di salire sulla nave. Numerose le sequenze spettacolari, su tutte la scena della battaglia dei campi del Pelennor, davanti a Minas Tirith, dove Jackson fa un uso eccezionale della profondità di campo, con carrellate da brivido. Musica strepitosa di Howard Shore, che ha riunito tutte le armonie delle colonne sonore dei tre film nella The Lord of the Rings Symphony, sinfonia in sei movimenti. Successo stratosferico al botteghino (millecento milioni di dollari, sesto incasso di sempre) e trionfo assoluto nella notte degli Oscar, dove l’Academy ha voluto premiare l’eccezionale lavoro di tutta la trilogia, con undici statuette (record, pareggiato solo da Titanic e Ben Hur): miglior film, regia, sceneggiatura non originale, colonna sonora, canzone originale (Into the West, di Shore, Fran Walsh e Annie Lennox, che l’ha anche cantata), scenografia, costumi, montaggio, sonoro, effetti speciali e trucco.
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gabrigilli1997
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martedì 30 giugno 2015
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quando il cinema riproduce la letteratura...
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All'inizio, faticavo a sopportare i film del Signore degli anelli, finchè un giorno decisi di vederli. Chi lo sapeva, forse un giorno o l'altro quella cosa che prima odiavo poi mi sarebbe piaciuta. Fu così per il signore degli anelli. Il primo film, la Compagnia dell'Anello, nonostante mi fosse piaciuto, non mi aveva colpito di tanto, forse perchè mancavano le battaglie epiche del secondo e del terzo film. Poi, il terzo, rappresenta come un grande regista può rappresentare in tre film una grandissima trilogia scritta da un uomo dalla grandissima fantasia, Tolkien.
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All'inizio, faticavo a sopportare i film del Signore degli anelli, finchè un giorno decisi di vederli. Chi lo sapeva, forse un giorno o l'altro quella cosa che prima odiavo poi mi sarebbe piaciuta. Fu così per il signore degli anelli. Il primo film, la Compagnia dell'Anello, nonostante mi fosse piaciuto, non mi aveva colpito di tanto, forse perchè mancavano le battaglie epiche del secondo e del terzo film. Poi, il terzo, rappresenta come un grande regista può rappresentare in tre film una grandissima trilogia scritta da un uomo dalla grandissima fantasia, Tolkien. Nonostante il film presenti degli "errori" (giustificabili), rispetto al libro, è un film immenso, imperdibile,dall'inizio alla fine. Commovente il finale in cui Aragorn si inchina dinnanzi agli Hobbit, per il loro enorme contributo dato alla battaglia contro Sauron. Gli effetti speciali, la trama, i costumi: tutto sublime. Gli oscar vinti nel 2004 sono stati 11, su 11 nomination, e ciò stupì un grande pilastro della regia, Steven Spielberg, che rimase esterrefatto all'11 oscar vinto dalla pellicola immortale di Peter Jackson. Potevano essere dodici,per le immense interpretazioni di Ian MacKellen e Orlando Bloom (rispettivamente Gandalf e Legolas),ma poco importa. Che dire. tanto di cappello a Peter Jackson
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gabrigilli1997
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martedì 30 giugno 2015
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quando il cinema riproduce la letteratura...
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All'inizio, faticavo a sopportare i film del Signore degli anelli, finchè un giorno decisi di vederli. Chi lo sa, forse un giorno o l'altro quella cosa che odiavi di sarebbe poi piaciuta. Fu così per il signore degli anelli. Il primo film, la Compagnia dell'Anello, nonostante mi fosse piaciuto, non mi aveva colpito di tanto, forse perchè mancavano le battaglie epiche del secondo e del terzo film. Poi, il terzo, rappresenta come un grande regista può rappresentare in tre film una grandissima trilogia scritta da un uomo dalla grandissima fantasia, Tolkien. Nonostante il film presenti degli "errori" (giustificabili), rispetto al libro, è un film immenso, imperdibile,dall'inizio alla fine.
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All'inizio, faticavo a sopportare i film del Signore degli anelli, finchè un giorno decisi di vederli. Chi lo sa, forse un giorno o l'altro quella cosa che odiavi di sarebbe poi piaciuta. Fu così per il signore degli anelli. Il primo film, la Compagnia dell'Anello, nonostante mi fosse piaciuto, non mi aveva colpito di tanto, forse perchè mancavano le battaglie epiche del secondo e del terzo film. Poi, il terzo, rappresenta come un grande regista può rappresentare in tre film una grandissima trilogia scritta da un uomo dalla grandissima fantasia, Tolkien. Nonostante il film presenti degli "errori" (giustificabili), rispetto al libro, è un film immenso, imperdibile,dall'inizio alla fine. Commovente il finale in cui Aragorn si inchina dinnanzi agli Hobbit, per il loro enorme contributo dato alla battaglia contro Sauron. Gli effetti speciali, la trama, i costumi, tutto sublime. Gli oscar sono stati 11, su 11 nomination, e ciò stupì un grande pilastro della regia, quale Steven Spielberg, che rimase esterrefatto all'11 oscar vinto dalla pellicola immortale di Peter Jackson. Potevano essere dodici,per le immense interpretazioni di Ian MacKellen e Orlando Bloom (rispettivamente Gandalf e Legolas). Che dire. tanto di cappello a Peter Jackson
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kakolookiyam
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mercoledì 18 marzo 2020
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imperdibile - parte 3
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Dall'inizio alla fine, film indescrivibile. L'anello ormai è forte, Frodo è allo stremo, e così anche lo spettatore viene coinvolto in un film sempre più drammatico, sempre più realistico e sempre meno "fantasy", senza mai perdere la speranza, continuando la lotta (il buon Sam tirerà su di morale sia noi che Frodo). Livelli di epicità raggiunti da annoverare nella storia del cinema, la cavalcata dei Rohirrim è da brividi anche a distanza di anni, ma ci sono davvero tantissime scene indimenticabili. Questo film non è una semplice trasposizione di una grande opera a scopo fare più soldi possibili, ma Jackson mostra rispetto e stima per l'intramontabile capolavoro di Tolkien. Compie magari qualche scelta discutibile, ma comprimere una romanzo così ricco di dettagli e fatti in 3 film è un'impresa - direi piuttosto riuscita.
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Dall'inizio alla fine, film indescrivibile. L'anello ormai è forte, Frodo è allo stremo, e così anche lo spettatore viene coinvolto in un film sempre più drammatico, sempre più realistico e sempre meno "fantasy", senza mai perdere la speranza, continuando la lotta (il buon Sam tirerà su di morale sia noi che Frodo). Livelli di epicità raggiunti da annoverare nella storia del cinema, la cavalcata dei Rohirrim è da brividi anche a distanza di anni, ma ci sono davvero tantissime scene indimenticabili. Questo film non è una semplice trasposizione di una grande opera a scopo fare più soldi possibili, ma Jackson mostra rispetto e stima per l'intramontabile capolavoro di Tolkien. Compie magari qualche scelta discutibile, ma comprimere una romanzo così ricco di dettagli e fatti in 3 film è un'impresa - direi piuttosto riuscita. Difatti, non è un caso che il discorso Aragorn al Cancello Nero sia stato molto apprezzato da molti fan, nonostante non sia presente nel libro - cosa da non sottovalutare: aggiungere un qualcosa in un'opera di Tolkien senza stonare non è un gioco. Come gli altri, da vedere in versione estesa, ma oltre a ciò, il mio consiglio è di godersi tutta la saga comodi con un ottimo schermo, il miglior impianto audio che possedete e levando ansie di altri impegni e gustando questo capolavoro che merita davvero tanto.
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luca scialo
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sabato 9 maggio 2020
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si chiude degnamente una trilogia epica
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Peter Jackson chiude nel migliore dei modi una saga che ha aperto alla grande il Nuovo Millennio cinematografico, destinata anche a segnarlo. Il film inizia raccontandoci come è nato il personaggio di Smigle, vero nome di Gollum, anch'egli originariamente uno Hobbit, che uccise l'amico che aveva trovato l'anello sul fondale di un lago, al fine di sottrarglielo. Anello che poi lo corroderà dentro e fuori per 500 anni. Smigol che ora guida Frodo e il fido compagno di viaggio (e di sventura) Sam, sempre combattuto tra la voglia di essergli fedele ma anche di sottrargli il suo tesssoro. Il resto della compagnia combatte i malvagi intenti di Sauron, utilizzando creature dell'abisso per tornare in possesso dell'anello.
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Peter Jackson chiude nel migliore dei modi una saga che ha aperto alla grande il Nuovo Millennio cinematografico, destinata anche a segnarlo. Il film inizia raccontandoci come è nato il personaggio di Smigle, vero nome di Gollum, anch'egli originariamente uno Hobbit, che uccise l'amico che aveva trovato l'anello sul fondale di un lago, al fine di sottrarglielo. Anello che poi lo corroderà dentro e fuori per 500 anni. Smigol che ora guida Frodo e il fido compagno di viaggio (e di sventura) Sam, sempre combattuto tra la voglia di essergli fedele ma anche di sottrargli il suo tesssoro. Il resto della compagnia combatte i malvagi intenti di Sauron, utilizzando creature dell'abisso per tornare in possesso dell'anello. Il regista conferma di essere riuscito a mantenere lo stesso filo conduttore in tutti e 3 gli episodi. Dandoci, come ogni fiaba che si rispetti, anche una morale: pure le persone ritenute piccole e insignificanti, possono essere autori di grandi cose (vedi gli Hobbit). E che la speranza non va mai persa (vedi le varie battaglie vinte col motto "l'unione fa la forza"). Oltre al fatto che l'avarizia e l'interesse morboso per le cose materiali conduce solo ad una brutta fine (vedi Gollum). Il viaggio resta il tema centrale, come metafora della vita.
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teofrasto
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domenica 14 agosto 2011
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l'incredibile abuso della colonna sonora
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A parte alcune scene di davvero grande valore registico, il film è piuttosto stucchevole. Sorrisi da copertina nel finale, lentezze estenuanti sugli amici hobbit che si guardano con occhioni dolci in onore dell'amicizia, tutto il popolo che si inchina a loro, l'uso e abuso del rallenty nelle scene di preparazione alla guerra e di paura del popolo, etc. E tutto questo continuamente ripetuto. Ma su tutti l'abuso della bruttissima colonna sonora, continua e estenuante, usata in modo davvero stupido: una musica roboante che si sussegue da una scena all'altra senza cambiare, attraverso scene diversissime e invece di rafforzare le emozioni crea una stasi insopportabile. I rumori che da soli creerebbero maggiore impatto vengono sempre sovrastati da questo frastuono.
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A parte alcune scene di davvero grande valore registico, il film è piuttosto stucchevole. Sorrisi da copertina nel finale, lentezze estenuanti sugli amici hobbit che si guardano con occhioni dolci in onore dell'amicizia, tutto il popolo che si inchina a loro, l'uso e abuso del rallenty nelle scene di preparazione alla guerra e di paura del popolo, etc. E tutto questo continuamente ripetuto. Ma su tutti l'abuso della bruttissima colonna sonora, continua e estenuante, usata in modo davvero stupido: una musica roboante che si sussegue da una scena all'altra senza cambiare, attraverso scene diversissime e invece di rafforzare le emozioni crea una stasi insopportabile. I rumori che da soli creerebbero maggiore impatto vengono sempre sovrastati da questo frastuono. Il film per alcuni punti potrebbe meritare 3 stelle ma a mio avviso il fatto che abbia vinto l'oscar per la miglior regia rappresenta un altro punto di discredito. Premio assolutamente esagerato: gli americani riconfermano il loro cattivo gusto. In definitiva un fantasy roboante, che vorrebbe dire più di quanto non dica, mischiando un sacco di elementi che non sono altro che trovate, quando non copia il mito germanico-scandinavo originale (vedi Edda e L'anello del Nibelungo di Wagner) che già esiste. Siamo ben lontani da una "Storia infinita" di Michel Ende, raro creatore di miti moderni.
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[+] è una barzelletta ?
(di stellina88)
[ - ] è una barzelletta ?
[+] non credo a quello che sto leggendo...
(di edoardo tavilla)
[ - ] non credo a quello che sto leggendo...
[+] stai scherzando vero?
(di coch_98)
[ - ] stai scherzando vero?
[+] cosaaaaa??????!!!
(di dademande)
[ - ] cosaaaaa??????!!!
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