C'era una volta in America |
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Un film di Sergio Leone.
Con Elizabeth McGovern, James Woods, Robert De Niro, Treat Williams.
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Titolo originale Once upon a Time in America.
Drammatico,
durata 227 min.
- USA 1984.
- Lucky Red
MYMONETRO
C'era una volta in America
valutazione media:
4,69
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cronaca fantastica del mito americanodi Paolo 67Feedback: 9827 | altri commenti e recensioni di Paolo 67 |
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lunedì 5 dicembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Leone era, secondo l'amico Carlo Verdone, "un'anima divisa in due": da una parte il romano cinico, sornione, dalla battuta tagliente, dall'altra un uomo estremamente sensibile e intelligente, colto e raffinato. In questo suo ultimo splendido capolavoro egli esprime tutto il suo amore per il cinema, il suo gusto per la ricostruzione minuziosa fino al manierismo, sublimando uno stile personalissimo, che dilata liricamente i gesti e gli eventi, anche quelli più truculenti, con una specie di lentezza liturgica in una solennità che sottende anche il senso della morte, un disincanto esistenziale ("Il mondo è diretto dalla violenza, la morale ha perso definitivamente la sua battaglia", ebbe a dire negli ultimi anni). Leone racconta la Storia come un sogno, un trip allucinato in una fumeria d'oppio, un labirinto onirico (con alcune date fondamentali) in cui l'America è quella come l'hanno raccontata il cinema e la letteratura. Nella rappresentazione di un'angoscia esistenziale, dell'incapacità del protagonista di mettersi in sintonia coll'esistenza (un Robert De Niro straordinario per tutto il film fino all'ultimo definitivo impenetrabile meraviglioso sorriso) Leone esprime una malinconia, come ha fatto nel resto della sua opera, sul passare del tempo e la scomparsa progressiva dei valori. L'interpretazione di James Wood del nevrotico e tormentato Max è grande, ma eccellente come sempre in Leone è tutto il cast, dalla sensibile Tuesday Weld alla piccola Jennifer Connelly, vera scoperta del film e destinata a una carriera notevole, alla affascinante, espressiva Elizabeth Mc Govern, destinata al successo soprattutto a teatro. Nella versione ridotta e rimontata uscita in America, che annulla la suggestiva architettura a flashback temporali, il film non perde la sua tensione e il suo fascino, segno di una qualità non dovuta ad artifici tecnici -è questa una novità rispetto ai lavori precendenti del regista, che esibivano anche il lavoro di montaggio- ma alla maestria nella trasfigurazione dell'immagine, al gusto della restituzione del reale sentito, amato o sognato con la cura portata alla perfezione di immagini, suoni, rumori, attese, sospensioni come nella scena dove Noodles mescola il caffè, epica e insieme autoironica nella maniera in cui Leone è stato inarrivabile.
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