flegiàs tn
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martedì 1 aprile 2008
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boorman ha rischiato di....affogare
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Come dice Michel Ciment (« Positif », 143, 1972), «allo stesso modo che in Point Blank, Hell in the Pacific, o in Leo the Last, Deliverance mostra il periplo di un individuo che si perde cercandosi, e finisce per ritrovarsi, modificato, ma chiuso nella medesima solitudine». Anche qui Boorman ha scelto di misurarsi con un genere: Deliverance è sostanzialmente un western, al quale si intreccia uno dei temi-chiave del cinema americano (ma anche di tutta la cultura occidentale), ossia quello del viaggio.
La frontiera che il gruppo di amici decide di affrontare e di percorrere non è «nuova», ma antica. È il termine d'arrivo di una regressione geografica e culturale che la coscienza infelice dell'uomo contemporaneo, occidentale e civilizzato, sogna come panacea al proprio disastro psicofisico.
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Come dice Michel Ciment (« Positif », 143, 1972), «allo stesso modo che in Point Blank, Hell in the Pacific, o in Leo the Last, Deliverance mostra il periplo di un individuo che si perde cercandosi, e finisce per ritrovarsi, modificato, ma chiuso nella medesima solitudine». Anche qui Boorman ha scelto di misurarsi con un genere: Deliverance è sostanzialmente un western, al quale si intreccia uno dei temi-chiave del cinema americano (ma anche di tutta la cultura occidentale), ossia quello del viaggio.
La frontiera che il gruppo di amici decide di affrontare e di percorrere non è «nuova», ma antica. È il termine d'arrivo di una regressione geografica e culturale che la coscienza infelice dell'uomo contemporaneo, occidentale e civilizzato, sogna come panacea al proprio disastro psicofisico. I quattro personaggi che si incaricano di intraprendere questa discesa dalle conseguenze imprevedibili per la falsa coscienza che anima le loro intenzioni sono caratterizzati in modo preciso e apparentemente tutto simbolico. Una caratterizzazione esemplare, da far risalire, secondo quanto dice Boorman, alle intenzioni di Dickey scrittore: «I quattro personaggi rappresentano quattro aspetti della personalità di Dickey, e in un certo modo possiamo guardare questa storia come un tentativo da parte di Dickey di raccogliere i quattro frammenti in un tutto».
Anzitutto Lewis, l'arciere, innamorato della propria prestanza fisica che coltiva nella convinzione che, sola, gli garantirà la sopravvivenza: l'idea, che guida ogni sua azione e informa ogni suo discorso, è il riflesso di una corrente culturale radicata nella società americana, oggetto anche di moda e quindi di sfruttamento commerciale (gli attrezzi «primitivi», in realtà sofisticati e capaci di garantire sicurezza e supremazia sull'ambiente naturale con cui si misurano, e il gadget del survival, mostrano quanto siano ormai inscindibili ideologia e mercato). Lewis è il «superuomo» della situazione, o comunque creduto tale. Ma l'apparenza si scontra drammaticamente con l'imprevisto e soccombe senza scampo: non sarà la morte, ma la menomazione fisica a fiaccarlo e a dimostrargli quanto le sue convinzioni siano precarie e risibili di fronte a un ambiente naturale incontrollabile.
All'opposto di Lewis c'è Drew, l'intellettuale, l'artista, l'individuo colto e sensibile, capace di credere davvero ai. principi umanitaristici che gli derivano dalla cultura, anche in una situazione che li travalica ignorandoli. Se è forse sin troppo prevedibile che sia lui a soccombere, in questa situazione che lo isola e lo respinge, è comunque emblematico che sia proprio lui a far da tramite in quella che forse è la scena chiave di tutto il film. Parliamo del duetto tra banjo e chitarra, tra Drew e il ragazzo dai caratteri mongoloidi. Si trova qui espressa, con una potenza difficilmente riproponibile, tutta la nostalgia di una felicità panica che il sogno vorrebbe far rivivere, e tutta la violenza di una frattura radicale e non rimarginabile: la deformità del ragazzo, che riflette a sua volta la deforme consapevolezza di sé e del proprio passato che hanno i quattro cittadini, infonde nel personaggio una grandezza che lo rende divinità irraggiungibile e enigmatica. E sarà appunto la musica suonata dai due, complici e inconciliabili, ad accompagnare con i suoi echi il compiersi del disvelamento, di una raggiunta coscienza della sconfitta e della solitudine.
Terza «sfaccettatura» è quella di Bobby, l'americano per antonomasia, edonista, pacioccone, pronto allo scherzo, portavoce della predilezione per una vita comoda e senza scosse. Il più vulnerabile di tutti, e infatti il primo ad essere violato, nel senso letterale del termine. Ma l'umiliazione e lo shock della sodomia lo inducono soltanto a voler dimenticare, a fare che tutto «torni come prima». Il viaggio si concluderà per lui come una ferita dolorosa che si richiude senza cicatrici, nel silenzio e nella completa opacità: con una cena che gli fa riscoprire l'ospitalità e la compagnia di altri esseri simili a lui, con la felicità di averla fatta franca nonostante il pericolo mortale affrontato. Bobby si risveglia rifiutando di ricordare gli incubi che hanno popolato la notte sfrenata.
Infine Ed, l'«uomo senza qualità», la cui trasparenza iniziale lo predestina ad essere protagonista di un percorso iniziatico che lo trasformerà, toccandolo nel profondo. Alla fine sarà un'altra persona. È lui che nel romanzo di Dickey incarna la teoria dello scrittore, secondo cui solo attraverso l'esperienza della violenza e della forza fisica è possibile raggiungere la dimensione reale del proprio essere uomo, nella lotta che costituisce il fondamento della vita quotidiana. Boorman ribalta questa prospettiva, facendo di Ed la persona in cui, al termine della prova, la breccia non si ricompone: anzi lo accompagnerà fin nel cuore dell'esistenza domestica, minando con il rinnovarsi dei fantasmi l'apparente equilibrio ricreato attraverso la sopraffazione e la menzogna.
Impostato su quattro personaggi così caratterizzati, il racconto potrebbe volgere pericolosamente verso l'apologo sociologico (il film diventerebbe così interpretabile come la semplice messa in scena di uno «spaccato» americano; del rapporto tra il cittadino medio e le proprie radici, oppure, peggio ancora, di una riflessione sulla presenza della miseria e del sottosviluppo nelle sacche sociali del sud degli Stati Uniti in pieno scontro con il consumismo e la ricchezza della metropoli, ecc.). Oppure potrebbe diventare una favola dai contorni filosofeggianti e metaforici (e anche qui i protagonisti si staglierebbero come semplici silhouettes portatrici di referenze simboliche). Se tutto ciò non succede, è merito anzitutto di un intelligente lavoro di sceneggiatura, impostato su una condensazione attenta ed efficace, grazie alla quale il romanzo può essere piegato a una dimensione eminentemente filmica. Con il risultato non solo di evitare i rischi accennati ma anche di aprire spazi alle idee e ai contributi di un cineasta puro come Boorman. E sono proprio questi spazi che finiscono per costituire i momenti «forti» intorno a cui il film si struttura e acquista vigore.
Un processo di condensazione è rappresentato dalla sostituzione di tutto il prologo del libro con uno stringato resoconto in voce off, che apre già sulle immagini dei quattro all'inizio del viaggio. Ulteriori informazioni su questi quattro individui si avranno più avanti nel corso della storia. Ancora. L'inquadratura del ragazzo con banjo che guarda passare le canoe dei cittadini e le segue con uno sguardo assente e carico di presagi, riassume tutto un passaggio del libro, in modo magistrale, impostando la tensione che da qui si organizzerà, e finirà poi con l'esplodere.
In secondo luogo, al di là della sceneggiatura, decisiva è stata proprio la misura dimostrata da Boorman nella messa in scena. Deliverance si impone per la propria fisicità, per il sentimento profondo del rapporto tra i quattro esploratori improvvisati e l'universo di cui hanno deciso l'attraversamento. Emblematica, e portatrice di inquietanti flussi vitali all'intero film, è la «visione» dei due corpi (di Ed e il cadavere del supposto nemico) che risalgono dal fondo del fiume, avvolti da quell'elemento liquido che, così come la forza evocatrice dei sogni, sembra dare vita nuova anche ai morti. Una premonizione che - lungi dall'essere messaggera di una riacquistata speranza - anticipa piuttosto tutta l'angoscia racchiusa nell'incubo che conclude senza scampo il film.
La presenza costante dell'acqua, insieme al movimento di discesa che accompagna il distendersi del racconto e con esso il viaggio dei quattro amici, fa di Deliverance un film sommerso, fluttuante. La sua voluta inafferrabilità permette interpretazioni diverse ma nessuna sembra esaurire il disegno degli elementi in gioco. Come non è ' possibile difendere ciecamente interpretazioni di tipo sociologico-politico - per esempio, quella di «Jeune cinéma», che non tiene conto dei temi che più suggestionano e coinvolgono Boorman così sarebbe parziale rivolgersi solo agli stereotipi delle mitologie medioevali per trovarvi facili chiavi di lettura. Bisogna, infatti, considerare anche l'esplicito confronto che il film istituisce con il genere western e con tutta la cultura della frontiera di cui questo genere si è fatto portatore, sino al punto di colonizzare il subconscio collettivo degli ultimi quarant'anni.
La consapevolezza di creare un prodotto che abbia la presenza e, al contempo, l'irrealtà di un sogno, o di un incubo, è evidentissima in Boorman, E la si scopre, meglio che altrove, nell'aspetto strettamente tecnico della realizzazione. Il colore, il suono, la musica, sono oggetto di una manipolazione attenta, come sempre del resto in Boorman. Per il colore, si procede a una desaturazione, che occupa da sola tre mesi di attività e si vale di un sistema messo a punto dai laboratori Technicolor di Los Angeles e dal direttore della fotografia Vilmos Zsigmond. Poiché i colori forti hanno la tendenza a rimanere pressoché immutati in questi processi
chimici, ci si preoccupa di eliminarli già nella fase delle riprese, dove ai colori puri (e dunque forti) si preferiscono quelli composti. In tal modo si possono ottenere risultati soddisfacenti, quantunque, soprattutto nei primi rulli, si noti una certa tendenza al viraggio, non voluta anche se da alcuni fatta poi oggetto di lettura specifica (…). Come dice Boorman, l'intenzione era di dare, per mezzo della desaturazione, «al contempo più realtà al paesaggio e un certo aspetto onirico, da incubo, che desideravo».
Il rumore delle rapide, e del fiume in generale, costituisce il contraltare ossessionante che fornisce l'esatta dimensione sonora di un incubo da cui appare impossibile liberarsi. Il suono registrato sul luogo, nelle gole dove il fiume scende, dà ottimi risultati sul nastro magnetico ma viene fortemente «appiattito» sulla colonna ottica delle copie da inviare nelle sale, perché la risposta in frequenza di questo «track» impressa sulla pellicola è limitata agli estremi (i registri alti e i registri bassi) da fatti fisici insuperabili. Boorman ricorre allora a una «integrazione» artificiale prevalentemente impostata sui registri medi, usando quel Moog già altrove sperimentato ed estraendo da esso un rumore sordo, cupo e continuo, capace di creare un'impressione ancora più forte del suono naturale.
La musica, per concludere, non è altro che un «pezzo» ripetuto in diverse varianti da Eric Weissberg e Steve Mandell. Eseguito integralmente nel citato duetto tra Drew e il ragazzo seduto sulla veranda, riaffiora poi in diversi arrangiamenti, con tutta l'intensità racchiusa nei rimandi alla primaria scena-chiave.
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riccardo
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martedì 17 ottobre 2006
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bello davvero!
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Un gruppo di amici decide di discendere in canoa un fiume in una zona impervia dei monti Appalachi, che di li a poco verrà sommersa da un lago artificiale. I quattro sono in cerca di emozioni e di qualcosa di veramente diverso dalla loro vita quotidiana di città, pensano di poter affrontare la natura selvaggia e di non aver problemi con gli abitanti del luogo, non sospettano minimamente i rischi che possono incontrare o forse credono che queste cose capitino solo nei film o si leggano sui giornali, insomma si tratta di 4 persone del tutto impreparate a ciò che li attende.
Lewis (Reynolds) ha organizzato la gita, è lui inizialmente il più sicuro del gruppo, sembra essere a perfetto agio in quell'ambiente, tuttavia appare un po' esaltato.
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Un gruppo di amici decide di discendere in canoa un fiume in una zona impervia dei monti Appalachi, che di li a poco verrà sommersa da un lago artificiale. I quattro sono in cerca di emozioni e di qualcosa di veramente diverso dalla loro vita quotidiana di città, pensano di poter affrontare la natura selvaggia e di non aver problemi con gli abitanti del luogo, non sospettano minimamente i rischi che possono incontrare o forse credono che queste cose capitino solo nei film o si leggano sui giornali, insomma si tratta di 4 persone del tutto impreparate a ciò che li attende.
Lewis (Reynolds) ha organizzato la gita, è lui inizialmente il più sicuro del gruppo, sembra essere a perfetto agio in quell'ambiente, tuttavia appare un po' esaltato. Ed (Voight) è quello più tranquillo, non si lascia incantare dalle storie di Lewis e tenta di placare le lamentele di Bobby (Beatty), sarà proprio lui a farsi carico della vita degli amici e a metterli in salvo.
All'inizio le cose vanno abbastanza lisce, sino a quando Ed e Bobby non si imbattono in due montanari che sotto la minaccia di un fucile sodomizzano Bobby e si apprestano a riservare lo stesso trattamento ad Ed. Per fortuna intervengono Lewis che uccide uno dei due montanari e Drew (Cox), che mette in fuga l'altro. Da questo momento inizia il panico, per la paura di ritorsioni da parte degli altri montanari, per aver ucciso una persona, per il fatto di trovarsi ancora nel bosco, ne nasce una discussione che porta alla decisione di sotterrare il cadavere e tornare il prima possibile a casa, solo Drew non è d'accordo e durante il rientro, preso dal rimorso, muore cadendo nelle rapide del fiume, anche Lewis cade e rimane ferito. Ormai nel panico, i tre credono di aver visto il montanaro superstite, appostato su una rupe con un fucile. Ed si arrampica sulla rupe e lo uccide, salvo poi scoprire che non era la persona che credevano, ma un cacciatore che si trovava a passare di li. Alla fine riusciranno a raggiungere un villaggio e ad evitare l'incriminazione, solo perchè non vengono ritrovati i corpi degli uomini che hanno ucciso.
Bellissima la fotografia della natura, bravi gli attori, è un film memorabile, diciamo un Drammatico-Avventura.
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andrea 47
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martedì 21 aprile 2009
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la violenza corre nel fiume e nel sangue dell'uomo
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premessa....intanto il film è tratto da uno scrittore che ha aiutato a fare la sceneggiatura con Boorman (inizio film è scritto).....e quindi il film segue molto bene in immagini il libro....conseguenza= film eccezionale nelle scene fotografiche e nella prima parte descrizione dei 4 protagonisti di varia estrazione sociale e caratteri diversi, venuti dalla città x farsi un tranquillo weekend nella natura che ,sarà poi distrutta dalla civiltà dell'uomo x esigenze economiche e di necessità(purtroppo).....la recitazione dei 4 protagonisti è buona e in crescita......con la tensione che si accumola dopo la sodomizzazione di uno dei protagonisti cioè Bobby e uccisione di uno dei bifolchi incontrati nel tragitto.
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premessa....intanto il film è tratto da uno scrittore che ha aiutato a fare la sceneggiatura con Boorman (inizio film è scritto).....e quindi il film segue molto bene in immagini il libro....conseguenza= film eccezionale nelle scene fotografiche e nella prima parte descrizione dei 4 protagonisti di varia estrazione sociale e caratteri diversi, venuti dalla città x farsi un tranquillo weekend nella natura che ,sarà poi distrutta dalla civiltà dell'uomo x esigenze economiche e di necessità(purtroppo).....la recitazione dei 4 protagonisti è buona e in crescita......con la tensione che si accumola dopo la sodomizzazione di uno dei protagonisti cioè Bobby e uccisione di uno dei bifolchi incontrati nel tragitto.....e non vado oltre x chi non ha visto il film.....insomma capolavoro cinematografico...... vedeteloooooo.
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michele95
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martedì 7 settembre 2010
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ritorno alla natura
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In questo film tetro, e anche cattivo volendo, Boorman dà un'altra prospettiva al ritorno alla natura, mitizzato, negli anni sessanta e settanta come possibilità per ritrovare la felicità, ma anche dal cinema americano. Quattro borghesi, diversi tra loro, che decidendo di conoscere il selvaggio ne vengono aggrediti ferocemente. Ma questo film sembra anche dimostrare come sia debole la linea di confine tra "civile" e non. Dopo lo stupro tre di loro decidono di rifiutare la civiltà, rappresentata dalla legge e di adattarsi alle regole tribali dell'incivile. Solo Drew rifiuta questo meccanismo. Per ciò ne sarà ucciso. Ed, il vero protagonista, l'unico di cui si segua veramente l'aspetto e il cambiamento psicologico, è il più indeciso, ma finirà per diventare incredibilmente cinico nel corso del film.
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In questo film tetro, e anche cattivo volendo, Boorman dà un'altra prospettiva al ritorno alla natura, mitizzato, negli anni sessanta e settanta come possibilità per ritrovare la felicità, ma anche dal cinema americano. Quattro borghesi, diversi tra loro, che decidendo di conoscere il selvaggio ne vengono aggrediti ferocemente. Ma questo film sembra anche dimostrare come sia debole la linea di confine tra "civile" e non. Dopo lo stupro tre di loro decidono di rifiutare la civiltà, rappresentata dalla legge e di adattarsi alle regole tribali dell'incivile. Solo Drew rifiuta questo meccanismo. Per ciò ne sarà ucciso. Ed, il vero protagonista, l'unico di cui si segua veramente l'aspetto e il cambiamento psicologico, è il più indeciso, ma finirà per diventare incredibilmente cinico nel corso del film. Questo passaggio è rappresentato dalla scena in cui sul crepaccio la foto gli scivola nel vuoto. Essa rappresenta metaforicamente, la sua umanità, perduta. Infatti poco dopo non si mostrerà preoccupato di aver ucciso un uomo, tra l'altro forse un innocente e non un folle maniaco omicida. I difetti principali di questo film sono probabilmente il calo di tensione che c'è nella seconda parte del film, e il non approfondire molti dei temi che propone. Inoltre, anche se il cast è tutt'altro che insignificante, non mi è piaciuta molto la recitazione dei quattro protagonisti
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gianleo67
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venerdì 24 febbraio 2012
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piccolo trattato di antropologia
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La principale connotazione del film di Boorman sta nello sviluppo delle tematiche interconnesse: ecologismo ed etica. La prima come assunto di base in un'opera che sviluppa ed evidenzia il contrasto tra la civilta' e la natura selvaggia (l'uomo urbano che sfida "per gioco" la natura, l'imminente costruzione di una diga con un forte impatto ambientale, etc); la seconda come misura della trasformazione che subisce il comportamento umano di fronte alla necessità di sopravvivere in un ambiente ostile e selvaggio.L'etica della natura e l'etica della civiltà urbana sono antitetici in quanto riflettono esigenze diverse nella convivenza e sopravvivenza in ambienti diversi.
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La principale connotazione del film di Boorman sta nello sviluppo delle tematiche interconnesse: ecologismo ed etica. La prima come assunto di base in un'opera che sviluppa ed evidenzia il contrasto tra la civilta' e la natura selvaggia (l'uomo urbano che sfida "per gioco" la natura, l'imminente costruzione di una diga con un forte impatto ambientale, etc); la seconda come misura della trasformazione che subisce il comportamento umano di fronte alla necessità di sopravvivere in un ambiente ostile e selvaggio.L'etica della natura e l'etica della civiltà urbana sono antitetici in quanto riflettono esigenze diverse nella convivenza e sopravvivenza in ambienti diversi.L'etica della natura è quindi rappresentata come una sorta di nemesi alla trasgressione dell'uomo civilizzato contro le regole di un mondo estraneo e ostile. D'altro canto il rispetto delle leggi dell'uomo inurbato finisce per assecondare logiche relativistiche che ne decretano l'inconsistenza, la nullità, l'inutilità in un mondo dove vige la regola del più forte.
Film comunque spettacolare e avvincente con un' ottima caratterizzazione dei personaggi e delle dinamiche psicologiche.
Imperdibile.
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fedson
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mercoledì 29 maggio 2013
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lungo il fiume
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Quattro amici decidono di intraprendere un week-end in mezzo alla natura più verde e totale, discendendo il fiume Cahulawassee che si trova in una zona prossima ad un'inondazione. Ciò che doveva essere una semplice gita sul fiume con gli amici, si tramuterà in un'incubo all'insegna della violenza, della paura e della morte. Boorman si immerge nuovamente nel mondo della natura, esplorandola stavolta con la sua macchina da presa in un gioco di campi lunghi e lunghissimi, come ad evidenziare l'importanza e la grande imponenza delle sue forze al confronto di quella dei quattro minuscoli omuncoli, le cui presenze umane vengono totalmente inghiottite e travolte dall'ambito naturale.
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Quattro amici decidono di intraprendere un week-end in mezzo alla natura più verde e totale, discendendo il fiume Cahulawassee che si trova in una zona prossima ad un'inondazione. Ciò che doveva essere una semplice gita sul fiume con gli amici, si tramuterà in un'incubo all'insegna della violenza, della paura e della morte. Boorman si immerge nuovamente nel mondo della natura, esplorandola stavolta con la sua macchina da presa in un gioco di campi lunghi e lunghissimi, come ad evidenziare l'importanza e la grande imponenza delle sue forze al confronto di quella dei quattro minuscoli omuncoli, le cui presenze umane vengono totalmente inghiottite e travolte dall'ambito naturale. Con tutto questo, il regista individua chiaramente la superiorità della natura, classificandola come un qualcosa di potente, magnifico e molto pericoloso, un mondo dove non esistono certo le regole della civiltà che l'uomo stesso si è costruito, ma dove alberga la sola paura, prima causa dello scatenamento di una sopravvivenza all'ultimo sangue. La natura è meschina, infima, misteriosa in tutta la sua naturale bellezza, ma è anche un qualcosa che viene ripetutamente messo in pericolo dall'ideologia umana e dai suoi atti di supremazia verso la stessa. Il rapporto tra uomo e natura, viene studiato anche dagli elementi umani al contatto con una realtà selvaggia, pura e fredda, popolata da individui violenti e tanto ostili da costringere lo stesso uomo a prendere "le sue" precauzioni e a guadagnarsi così la vita, sostenuta dall'incommensurabile peso della sopravvivenza. I quattro protagonisti (anche se il "vero protagonista" è Ed), vengono dotati di psicologie totalmente differenti l'una dall'altra, cosa che ci viene anche chiarita dal contatto con la natura e l'ignoto nei loro confronti e di come reagiscono alla stessa, anche se a spiccare su tutti è il buon Ed (Jon Voight): un uomo indifeso, debole e passivo, ma che metterà in gioco anima e corpo in questa lotta per la sopravvivenza, cercando di aiutare anche i suoi amici. La fotografia maestosa e le spaesate ed immense scenografie risaltano a fondo tutte le qualità, positive e negative, che la natura è pronta a mostrarci non appena noi tentiamo di scavalcare il suo proibito cancello al caro prezzo della vita. Ben diretto ed interpretato (bravissimi tutti gli attori). Ci si immerge completamente nella natura filmica sin dall'inizio, grazie anche ad una storia macabra ma efficace (soprattutto al tempo dell'uscita della pellicola) ed una regia che, è il caso di dirlo: scorre come un fiume in piena!
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giovanni morandi
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giovedì 29 settembre 2022
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un difficile viaggio di catarsi. giovanni morandi
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Il 30 luglio 1972 esce nelle sale statunitensi il film Un tranquillo weekend di paura (Deliverance) diretto da John Boorman.
Nel cast Jon Voight e Burt Reynolds, il film è tratto dal romanzo Dove Porta il fiume di James Dickey.
Il film avrebbe dovuto avere Jack Nicholson e Marlon Brando nelle parti principali, ma dovette ripiegare su Jon Voight e Burt Reynolds per motivi di budget, ma i due “sostituti” si dimostrarono davvero straordinari, sia per la recitazione, che per avere girato tutte le scene più pericolose in prima persona.
La sfida musicale(vedi sopra), a colpi di chitarra e banjo tra Drew e un ragazzino "un po' strano", è entrata nella storia del cinema.
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Il 30 luglio 1972 esce nelle sale statunitensi il film Un tranquillo weekend di paura (Deliverance) diretto da John Boorman.
Nel cast Jon Voight e Burt Reynolds, il film è tratto dal romanzo Dove Porta il fiume di James Dickey.
Il film avrebbe dovuto avere Jack Nicholson e Marlon Brando nelle parti principali, ma dovette ripiegare su Jon Voight e Burt Reynolds per motivi di budget, ma i due “sostituti” si dimostrarono davvero straordinari, sia per la recitazione, che per avere girato tutte le scene più pericolose in prima persona.
La sfida musicale(vedi sopra), a colpi di chitarra e banjo tra Drew e un ragazzino "un po' strano", è entrata nella storia del cinema.
Il film è stato candidato a tre premi Oscar tra cui "miglior film" del 1973 e a vari Golden Globe.
Due canoe e quattro personalità diverse, alla ricerca introspettica forse dell'autore del romanzo dal quale prende spunto la pellicola.
Lewis, l'uomo sicuro di sé, ma con istinti lontani dalla spiritualità, un superman a metà, che l'autore, alla fine, condanna proprio nella sia fisicità, immobilizzato, per una grave ferita ad una gamba, Drew, l'esatto opposto: un uomo di cultura, ma forse anche troppo vincolato in un mondo che è troppo violento, sarà la vittima predestinata.
Gli altri due sono più adatti alla crudeltà del mondo contemporaneo, Bobby, cicciotto, il classico tipo sul quale tutto passa senza lasciare tracce indelebili (come la violenza fisica in senso stretto subita dai due delinquenti).
Solo Ed riuscirà a vincere la dura battaglia della vita.
Ho dato per scontato che l'autore del libro è lo sceneggiatore volessero rappresentare questo processo di maturazione di sé stesso, ma il film può fornire altre chiavi di lettura; un mondo che sta scomparendo, come la zone ai piedi degli Appalachi, ai margini del fiume, che, secondo la narrazione della pellicola scomparirà, sommerso in un lago artificiale, per una diga in costruzione.
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