Pellicola di Edward Dmytryk che racconta in modo insolito la Seconda Guerra Mondiale, ricorrendo ad una doppia narrazione, una dalla parte dei tedeschi e l'altra da quella degli americani. Ovviamente la pellicola è schierata con i secondi, ma si apprezza comunque la decisione di non demonizzare i tedeschi, come spesso avviene in pellicole di scarso valore, bensì di tentare di descriverli in modo umano e realistico.
Le due diverse narrazioni hanno per protagonisti Marlon Brando e Montgomery Clift, che non si incroceranno mai per tutta la durata della pellicola, salvo che fulmineamente nel finale.
Brando interpreta un ufficiale tedesco, ruolo certamente non facile al quale l'istrionico e camaleontico attore riesce ad adattarsi, fornendo una prova convincente. Montgomery Clift è invece facilitato in quanto sicuramente molto più adatto alla sua parte, che è quella del soldato perseguitato dai superiori, tipologia di ruolo già brillantemente ricoperta in passato nel capolavoro di Zinnemann “Da qui all'eternità”. In questa interpretazione Clift pare ulteriormente agevolato dall'aria dimessa, quasi da cane bastonato, che tristemente il grande attore aveva assunto nella parte finale della sua carriera, caratteristica che risulterà particolarmente utile nella pellicola per permettergli di toccare i sentimenti del pubblico.
Oltre ai due attori principali il cast annovera numerosi altri interpreti di grande spessore: Dean Martin, che nei titoli di testa è presentato come protagonista anch'egli, ma che in realtà è meno presente in scena e lascia sicuramente molto meno il segno rispetto a Brando e Clift, che erano interpreti di altro livello rispetto al pur bravo Martin; Maximilian Schell, nella parte del superiore gerarchico di Brando; l'attrice svedese May Britt nei panni succinti della moglie disinibita del personaggio di Schell; ed infine Hope Lange che funziona davvero benissimo nella parte della dolce e innamorata compagna di Clift.
Si segnala anche la presenza di Lee Van Cleef nella parte del sergente americano, ovviamente cattivo.
I dialoghi sono artefatti, poco credibili ed altrettanto poco convincenti.
Buone alcune scene di combattimento, in particolare quella in Africa girata dalla parte delle truppe tedesche guidate da Schell e Brando.
La pellicola sfiora le tre ore, risultando sicuramente troppo lunga: si potevano sicuramente tagliare varie scene, senza danneggiare l'opera né intaccarne l'impianto narrativo.
È un film antimilitarista: allo spettatore non viene risparmiata la visione delle atrocità di guerra, come è giusto; inoltre la stessa vita militare viene descritta in modo tutt'altro che benevolo o edificante, venendo messe in risalto le ingiustizie e angherie rispetto allo spirito di corpo ed al cameratismo che si forma tra i commilitoni, che emerge quasi solo nel finale grazie alle gesta coraggiose ed altruistiche del personaggio di Clift.
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