elgatoloco
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lunedì 10 agosto 2020
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extra.ordinario, ut semper hitchcock
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Dal romanzo di Daphne Du Maurier, notevole scrittrice britannica, i cui romanzi sono stati spesso spunti per film di sir Alfred Hitchcock, "Rebecca"(1940)rimane un capolavoro assoluto, dove il bianco e nero sottolinea anche proprio a livello di architettura(d'interni, soprattutto) e scenografia la componente assolutamente"fantasmatica"della vicenda, dove il "ritorno del rimosso"(e Hitchcock, con tutti i suoi dubbi sulla "veridicità"della psicanalisi, si è sempre confrontato molto intelligentemente con essa, come dimostrano"Rebecca", "Spellbound", "Psycho", ma anche ogni altro suo film)è al centro: qui un lord britannico, con mansione in Inghilterra, a strapiombo sul mare(siamo in Cornovaglia, si direbbe)porta la giovane-seconda, ovviamente- moglie nella mansione anzidetta, dove inizia, anzi ricomincia la vicenda.
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Dal romanzo di Daphne Du Maurier, notevole scrittrice britannica, i cui romanzi sono stati spesso spunti per film di sir Alfred Hitchcock, "Rebecca"(1940)rimane un capolavoro assoluto, dove il bianco e nero sottolinea anche proprio a livello di architettura(d'interni, soprattutto) e scenografia la componente assolutamente"fantasmatica"della vicenda, dove il "ritorno del rimosso"(e Hitchcock, con tutti i suoi dubbi sulla "veridicità"della psicanalisi, si è sempre confrontato molto intelligentemente con essa, come dimostrano"Rebecca", "Spellbound", "Psycho", ma anche ogni altro suo film)è al centro: qui un lord britannico, con mansione in Inghilterra, a strapiombo sul mare(siamo in Cornovaglia, si direbbe)porta la giovane-seconda, ovviamente- moglie nella mansione anzidetta, dove inizia, anzi ricomincia la vicenda. La "first lady"Rebecca era morta in circostanze mai chiarite, nello yacht di famiglia, ma un amante della signora Rebecca(che di amanti ne aveva molti, e se ne vantava provocatoriamente con il marito, che in realtà la odiava), incolpa il marito quale omicida, mentre...(stop alle rivelazioni, ovviamente). La presenza fantasmatica della first lady, onnipresente nella sua assenza(e la giovane seconda moglie, mai chiamata, significativamente, per nome, anche per accentuare il totale contrasto con l'immanenza"assente"di Rebecca)è reduplicata dalla governante, signora Danvers(una straordinaria Judith Anderson), che ha il culto quasi"saffico"di Rebecca(chiaro che questo tratto venga solo "dato per allusione", sia in ottemperanza del codice Hays.censura USA dell'epoca, durissimo sia perché la poetica hitchockiana non indulge mai inutialmnte su certi aspetti). Straordinario il protagonista maschile, il grande Lawrence Olivier, grande attore e regista shakespeariano, brava Joan Fontaine, la giovane moglie, straordinaria la Anderson(cfr.sopra), giustamente insinuante George Sanders, l'amante di Rebecca, ricattatore del lord. El Gato
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nargilla
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lunedì 19 febbraio 2018
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stupendo
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isin89
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venerdì 17 luglio 2015
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hitchcock incantato nella valle dei ricordi
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Giunto con Rebecca-La Prima Moglie alla sua prima produzione americana, Alfred Hitchcock si dedica alla realizzazione di un intenso dramma coniugale senza però rinunciare alla componente thriller e alla suspense che caratterizzavano la maggiorparte delle sue opere. Basandosi sull'omonimo romanzo di Daphne du Maurier, il regista londinese dà alla luce un film dai toni quasi fiabeschi, incantati e surreali giocando ampiamente sul tema del sogno, del mistero e dell'immaginazione.
Joan Fontaine interpreta la bella protagonista della storia, una giovane e ingenua dama di compagnia presa in sposa dal ricco aristocratico inglese Maxim de Winter, vedovo della sua prima moglie Rebecca.
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Giunto con Rebecca-La Prima Moglie alla sua prima produzione americana, Alfred Hitchcock si dedica alla realizzazione di un intenso dramma coniugale senza però rinunciare alla componente thriller e alla suspense che caratterizzavano la maggiorparte delle sue opere. Basandosi sull'omonimo romanzo di Daphne du Maurier, il regista londinese dà alla luce un film dai toni quasi fiabeschi, incantati e surreali giocando ampiamente sul tema del sogno, del mistero e dell'immaginazione.
Joan Fontaine interpreta la bella protagonista della storia, una giovane e ingenua dama di compagnia presa in sposa dal ricco aristocratico inglese Maxim de Winter, vedovo della sua prima moglie Rebecca. La disparità e l'enorme divario sociale che intercorre tra la coppia è oggetto di disagio e sconforto per la giovane signora che si sente oppressa di continuo dal suo nuovo tenore di vita e dal pensiero di non essere all'altezza della sua posizione nei confronti del marito. A peggiorare la situazione si aggiunge la presenza diabolica della governante di famiglia, la signora Danvers, che nutre ancora un'ossessiva ammirazione nei confronti della padrona precedente. Le informazioni circa la morte di quest'ultima sono rimaste avvolte in un alone di mistero tanto che persino le testimonianze del nobile Maxim risultano alquanto confuse e poco chiare. A pagarne le conseguenze maggiori è la giovane moglie costretta a sopportare il peso insistente del fantasma di Rebecca, riportata in vita dai continui ricordi del marito e della corte e dagli opprimenti discorsi pronunciati dalla Danvers al fine di esasperarla. Pur non mostrandocela mai Hitchcock riesce a far rivivere Rebecca materializzandola attraverso gli occhi e i ricordi di chi la conobbe, permettendoci in questo modo di avvertirne la presenza per tutto il film. Lei diviene così il vero protagonista della storia dal momento che gli avvenimenti che si susseguono ruotano tutti attorno alla sua persona. La giovane protagonista che non ne regge il confronto e si abbandona disperata ai suoi tormenti interiori, Maxim, che in origine sembrava ancora scosso per la terribile perdita, è in realtà tormentato dai sensi di colpa per la sua morte e la Danvers, infine, non accetta che qualcun altro abbia occupato il posto della nobile signora scomparsa. Rebecca si trasforma in un'entità mefistofelica, un'essenza maligna che alberga nei pensieri dei protagonisti e che finirà per trasformare radicalmente le loro vite.
Il tema del sogno occupa una posizione di rilievo nella storia tanto che fin dalla prima inquadratura in soggettiva all'interno del giardino di Manderley, la protagonista afferma di stare sognando e di aver già vissuto in precedenza quelle visioni. Nel momento in cui lei si sveglia il film ha inizio e veniamo trasportati nel passato vivendo attraverso i suoi ricordi i movimentati periodi della vita a Manderley. Tutto quello che vediamo, quindi, non è altro che un lunghissimo flashback. Hitchcock gioca inoltre sul tema degli inganni tenendo celata fino alla fine la verità riguardo la morte di Rebecca. Veniamo tratti in inganno dagli strani e dubbi comportamenti di Maxim riguardo il suo ossessivo legame con la prima moglie. Per quasi tutto il film si mostra sofferente e addolorato nei confronti della morte della signora e scopriamo solo in un secondo momento che a turbarlo sono in realtà i sensi di colpa per il suo presunto omicidio. Lo stesso vale per Rebecca. Ciò che ci viene mostrato è il ritratto di una splendida creatura, perfetta e devota, adorata da tutti in tutto il suo splendore. Scopriremo in seguito che si trattava in realtà di un'abile ingannatrice, una vipera spietata oltre che una maligna traditrice. Quasi a dire che nessuno è quel che sembra e ogni cosa può trarre in inganno.
Mistero e inquietudine avvolgono gli antri del labirintico castello che finisce per diventare elemento centrale del racconto e luogo nel quale si svolgono la maggiorparte delle riprese. Come affermò lo stesso regista, questa è la storia di una casa e di ciò che vive al suo interno. Essa è viva e assume forma propria trasformandosi in un'essenza negativa intrisa dei peccati e dei dolori dei suoi ospiti. Nell'estremo finale assistiamo al suo annientamento sotto il fuoco infernale appiccato dalla Danvers. Le fiamme che avvolgono Manderley suggeriscono l'idea di purificazione e assolvimento da ogni peccato, non solo per la casa stessa ma anche per i due protagonisti che potranno finalmente liberarsi del peso opprimente di Rebecca. Hitchcock dosa alla perfezione la suspense e il brivido tipici del suo stile senza eccedere né esagerare ma mantenendo la componente drammatica della storia a scapito del thriller caratteristico delle sue pellicole più note. Ne emerge un'opera completa, dotata di regia ispirata pregna di originalità e una narrazione pulita e convincente senza intoppi né cadute di stile. Rebecca è una delle creazioni più riuscite (ma non per forza più belle) del maestro del brivido, un film necessario per capire la grandezza e il talento di uno dei più grandi registi della storia.
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emmylemmon xd
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domenica 14 luglio 2013
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paranoia e ossessione
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Una giovane dama di compagnia dal nome sconosciuto (Joan Fontaine) s'innamora perdutamente dell'aristocratico Massimo de Winter (Laurence Olivier), scosso dalla morte della moglie Rebecca, annegata in una baia; i due si sposano e vanno a vivere nella splendida tenuta di Massimo, Manderley... Ben presto la ragazza si renderà conto che il ricordo di Rebecca è presente in tutti coloro che l'hanno conosciuta, soprattutto nell'inquietante governante di casa, la sig.ra Danvers (Judith Anderson)... Finale sconvolgente. "Rebecca la prima moglie", tratto dall'omonimo romanzo di Daphne Du Maurieur, è il primo film americano diretto da Alfred Hitchcock, che firma una delle sua opere più importanti e senz'altro più belle.
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Una giovane dama di compagnia dal nome sconosciuto (Joan Fontaine) s'innamora perdutamente dell'aristocratico Massimo de Winter (Laurence Olivier), scosso dalla morte della moglie Rebecca, annegata in una baia; i due si sposano e vanno a vivere nella splendida tenuta di Massimo, Manderley... Ben presto la ragazza si renderà conto che il ricordo di Rebecca è presente in tutti coloro che l'hanno conosciuta, soprattutto nell'inquietante governante di casa, la sig.ra Danvers (Judith Anderson)... Finale sconvolgente. "Rebecca la prima moglie", tratto dall'omonimo romanzo di Daphne Du Maurieur, è il primo film americano diretto da Alfred Hitchcock, che firma una delle sua opere più importanti e senz'altro più belle. E' un thriller psicologico, che si concentra soprattutto sulle ossessioni e le paure della protagonista, la quale si trova completamente oscurata dal fantasma di Rebecca, incapace di liberarsi dalle sue stesse paranoie, vittima di un suo stesso conflitto di gelosia e insicurezza. Un film che ha come temi l'inganno, il ricordo e la follia, splendidamente interpretato da tre attori superbi, candidati all'Oscar: Joan Fontaine,allora ventiduenne, è perfetta nei panni della ragazza timida e insicura, ma è l'agghiacciante Judith Anderson a dominare la scena, rendendo il personaggio della sig.ra Danvers uno dei più inquietanti della storia del cinema, grazie al suo volto freddo e cupo, che la fanno sembrare quasi un essere "non umano"; molto bravo anche Olivier. Candidato a 11 premi Oscar e vincitore di due tra cui Miglior Film ( che però venne dato al produttore David O. Selznick), "Rebecca la prima moglie" è un film tetro, malinconico, affascinante, ricco di suspence e pathos, uno dei film più belli della storia del cinema.
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renato c.
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sabato 11 maggio 2013
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grande hitchcock!
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Ci voleva proprio un grande maestro come Alfred Hitchcock, per rendere un'atmosfera così misteriosa e di suspance ad un film il cui produttore David O. Selznick (lo stesso di "Via col vento") aveva ordinato che fosse fedelissimo al romanzo! Ma il grande Hitchcock non si è lasciato impressionare, ed è riuscito perfettamente, grazie alla sua maestria, ai grandi attori che si è scelto, alla fotografia ed ad una musica particolarmente adatta, è riuscito a fare un grande e bellissimo film alla sua maniera, pur restando fedelissimo alla trama del romanzo. A parte la grande bravura di Laurence Olivier e la bellezza di Joan Fontaine, rimane da ammirare la grande bravura di Judith Anderson ad interpretare la tenebrosa e misteriosa sig.
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Ci voleva proprio un grande maestro come Alfred Hitchcock, per rendere un'atmosfera così misteriosa e di suspance ad un film il cui produttore David O. Selznick (lo stesso di "Via col vento") aveva ordinato che fosse fedelissimo al romanzo! Ma il grande Hitchcock non si è lasciato impressionare, ed è riuscito perfettamente, grazie alla sua maestria, ai grandi attori che si è scelto, alla fotografia ed ad una musica particolarmente adatta, è riuscito a fare un grande e bellissimo film alla sua maniera, pur restando fedelissimo alla trama del romanzo. A parte la grande bravura di Laurence Olivier e la bellezza di Joan Fontaine, rimane da ammirare la grande bravura di Judith Anderson ad interpretare la tenebrosa e misteriosa sig.a Danvers, che aveva fatto della prima moglie Rebecca un culto, fino a spingere al suicidio la nuova sig.a Winter.
Da conservare tra i cimeli del cinema!
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(di emmylemmon xd)
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panz89
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martedì 5 marzo 2013
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rebecca
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Qualcuno saprebbe dirmi la data di uscita di questo film nelle sale italiane? E su quale rivista è apparsa la recensione di Flaiano che è citata nella sezione "Critica"?
Grazie
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paolo salvaro
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venerdì 7 settembre 2012
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se è firmato da hitchcock è sempre un grande film
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E' come se fosse un'equazione matematica: A = B e Alfred Hitchcock alla regia = film capolavoro. Questa pellicola rappresenta l'inizio del periodo americano della produzione cinematografica del regista inglese, il secondo ed ultimo della sua vita. Dato alle sale nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, frutta ben 11 nomination e si porta a casa due premi oscar nel 1941, uno per il miglior film e l'altro per la miglior fotografia. La trama, almeno in apparenza, sembra semplice così come lo sono all'inizio tutte quelle di Hitchcock: un uomo è perseguitato dal ricordo della sua ex moglie defunta e sembra meditare il suicidio, ma incontra casualmente una donna, umile, modesta e simpatica, per la quale perde la testa a tal punto da portarla a casa con sè.
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E' come se fosse un'equazione matematica: A = B e Alfred Hitchcock alla regia = film capolavoro. Questa pellicola rappresenta l'inizio del periodo americano della produzione cinematografica del regista inglese, il secondo ed ultimo della sua vita. Dato alle sale nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, frutta ben 11 nomination e si porta a casa due premi oscar nel 1941, uno per il miglior film e l'altro per la miglior fotografia. La trama, almeno in apparenza, sembra semplice così come lo sono all'inizio tutte quelle di Hitchcock: un uomo è perseguitato dal ricordo della sua ex moglie defunta e sembra meditare il suicidio, ma incontra casualmente una donna, umile, modesta e simpatica, per la quale perde la testa a tal punto da portarla a casa con sè. Tutta la servitù è gentile, cortese e disponibile con la nuova moglie del ricco padrone che vive in un autentico castello incantato, tranne una sola persona: la governante e custode del maniero che si dimostra fin da subito riluttante ad accettare una nuova padrona. La storia prosegue lineare tra i vari tentativi della governante di indebolire la già fragile mente della nuova moglie e di scombussolare ulteriormente quella del padrone, nel tentativo di dividere i due protagonisti, fino a quando non viene recuperato il panfilo con cui Rebecca (la prima moglie) si era spinta al largo per poi morire annegata che rappresenta il vero elemento di rottura. Max De Winter confessa infatti alla nuova moglie di avere ucciso la sua insopportabile ed infedele ex e di avere poi inscenato la sua fasulla morte accidentale, fingendo di riconoscerla in un cadavere ripescato in mare, mentre in realtà il corpo di Rebecca non si è mai spostato dalla barca. A questo punto la sorte dei protagonisti sembra segnata: l'amante di Rebecca consegna al commissario un biglietto in cui la sua compagna affermava di volerlo aspettare tutta la notte dopo essere andata dal dottore per certificare il suo stato di gravidanza ed il medico in questione, una volta interpellato, conferma di aver visitato Rebecca. Tuttavia, subito dopo, afferma che a Rebecca non venne certificata una gravidanza, ma bensì un cancro di dimensioni troppo estese per poter essere asportato e perciò l'accusa di omicidio rivolta a De Winter cade e la morte di Roberta rientra nella categoria "suicidio". La governante, non sopportando la sconfitta della sua vecchia padrona, decide di dare fuoco al castello per distruggere il sogno incantanto dei due protagonisti, ma rimane vittima della sua stessa follia e finisce con il bruciare insieme al maniero. Così come anche per Psyco, è bello perchè non te l'aspetti, perchè sei convinto di una cosa e invece te ne arriva un'altra. Questo è un finale a sorpresa bello, utile e funzionale alla trama, a differenza di molti colpi di scena usati con il culo in altri thriller e film horror, messi solo per il gusto di metterli. Non sarà forse il film più bello della storia del cinema e non è nemmeno uno dei più conosciuti tra quelli girati da questo straordinario regista, ma come dice anche il titolo di questa recensione: se è filmato da Alfred Hitchcock è sempre un grande film.
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leonardo96
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domenica 8 luglio 2012
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tra fiamme e cenere il fantasma di rebecca
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Uno dei primi veri film di Alfred Hitchcock, il cui ingegno e cura dei particolari iniziano a maturare.
A Montecarlo il ricco Massimo De Winter incontra una giovane e insignificante ragazza, se ne innamora, la sposa e la conduce a vivere nell’antico castello di famiglia nella costa inglese.
L’iniziale felicità è bruscamente interrotta dalla scoperta di una prima moglie, Rebecca, morta misteriosamente anni prima; la spettrale presenza di Rebecca aleggia fra le mura del castello ed è evidenziata dalla sinistra governante, la signora Danvers, ossessionata dal ricordo della donna.
Quando nelle vicinanze viene ritrovato il panfilo di Rebecca con un cadavere, niente è più come prima… passato e presente, corrotti dal ricordo e dall’amore, sono ossessioni per la nuova signora De Winter.
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Uno dei primi veri film di Alfred Hitchcock, il cui ingegno e cura dei particolari iniziano a maturare.
A Montecarlo il ricco Massimo De Winter incontra una giovane e insignificante ragazza, se ne innamora, la sposa e la conduce a vivere nell’antico castello di famiglia nella costa inglese.
L’iniziale felicità è bruscamente interrotta dalla scoperta di una prima moglie, Rebecca, morta misteriosamente anni prima; la spettrale presenza di Rebecca aleggia fra le mura del castello ed è evidenziata dalla sinistra governante, la signora Danvers, ossessionata dal ricordo della donna.
Quando nelle vicinanze viene ritrovato il panfilo di Rebecca con un cadavere, niente è più come prima… passato e presente, corrotti dal ricordo e dall’amore, sono ossessioni per la nuova signora De Winter.
Ispiratosi ad un romanzo di Daphne du Maurier, Hitchcock ricrea fedelmente la stessa tensione e la stessa atmosfera evanescente ed enigmatica.
Laurence Olivier è impeccabile nel personaggio British, scostato e risoluto, del signor De Winter; Joan Fontaine, nominata all’Oscar come miglior attrice, ci presenta una ragazza insicura, sfiduciata, ingenua, profondamente innamorata, tormentata dal ricordo della prima moglie; Oscar ingiustamente mancato per Judith Anderson, che dal buon vecchio teatro australiano ci regala un’interpretazione eccellente, magnifica e minacciosa della governante.
Il senso di colpa, il mistero, la paura, il sogno, le figure femminili (chiavi di lettura per il mondo della psicoanalisi), l’amore tra passato e presente, il mare, il ricordo… ecco molte delle tematiche che Hitchcock affronta in questo dramma fiabesco.
Alcune scene memorabili, come il ballo in maschera e il castello in fiamme, arricchiscono il film come tante gemme in uno scrigno.
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gianleo67
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sabato 24 marzo 2012
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hitchcock gioca la carta dell'atmosfera
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Nel prologo romantico e nostalgico incombe la presenza minacciosa di un destino di tragica ineluttabilità. Il film si sviluppa come un melodramma, prosegue come un thriller e si esaurisce in un epilogo da dramma giudiziario. Più che la sempre straordinaria capacità di governare i generi si riconosce all'autore la raffinata abilità nel cotruire l'atmosfera che definisce e caratterizza le varie psicologie in gioco in bilico tra senso di colpa, morbosa ossessione del culto della personalità e candida devozione muliebre. Peccato che la tensione e l'ambiguita' che attrversano la storia si esaurisca in un finale da dramma giudiziario. Colpo di scena finale per la verità non proprio inatteso.
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Nel prologo romantico e nostalgico incombe la presenza minacciosa di un destino di tragica ineluttabilità. Il film si sviluppa come un melodramma, prosegue come un thriller e si esaurisce in un epilogo da dramma giudiziario. Più che la sempre straordinaria capacità di governare i generi si riconosce all'autore la raffinata abilità nel cotruire l'atmosfera che definisce e caratterizza le varie psicologie in gioco in bilico tra senso di colpa, morbosa ossessione del culto della personalità e candida devozione muliebre. Peccato che la tensione e l'ambiguita' che attrversano la storia si esaurisca in un finale da dramma giudiziario. Colpo di scena finale per la verità non proprio inatteso.Tutti bravi gli attori. Bellissima Joan Fontaine.Da recuperare.
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francesco2
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domenica 24 ottobre 2010
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non mi appassiona
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Non voglio scrivere che sia "Brutto", e neanche lo penso. Ma gli elogi ricevuti mi paiono spropositati, un pò perché ho amato molto di più "Gli uccelli" e "La finestra sul cortile", un pò in ogni caso. I personaggi sono convenzionali: di "qua" c'è la moglie, poco plausibile, di "là" il marito forse ambiguo e forse no, ed una governante tagliata con l'accetta, che trova qualche sfumatura più plausibile quando rimpiange Rebecca.
Il resto propone qualche spunto interessante come la stanza che, agli occhi della protagonista, diventa improvvisamente "Bianca" in presenza della stessa governante.
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Non voglio scrivere che sia "Brutto", e neanche lo penso. Ma gli elogi ricevuti mi paiono spropositati, un pò perché ho amato molto di più "Gli uccelli" e "La finestra sul cortile", un pò in ogni caso. I personaggi sono convenzionali: di "qua" c'è la moglie, poco plausibile, di "là" il marito forse ambiguo e forse no, ed una governante tagliata con l'accetta, che trova qualche sfumatura più plausibile quando rimpiange Rebecca.
Il resto propone qualche spunto interessante come la stanza che, agli occhi della protagonista, diventa improvvisamente "Bianca" in presenza della stessa governante. Si potrebbe pensare che, in quel momento, la realtà "S'illumina d'immenso", anche se il colore scelto è il bianco, che nulla spiega riguardo la realtà gotica, modello Tim Burton, che avvolge la protagonista. Ma del resto il "Nero" sarebbe stato troppo prevedibile. Più interessante, piuttosto, è la scena della casupola con un personaggio "strambo" che, senza fare i politicamente corretti per partito preso, ne sa almeno quanto altre figure della vicenda. La protagonista si incammina verso un sentiero pendente, che si trova a pochi passi dalla residenza della coppia, ed è come se in quella dimensione "Piccola e grottesca", che si contrappone (Ma davvero così tanto?) all'eleganza di casa propria, assumesse maggiore coscienza della dimensione misteriosa che la avvolge: l'incidente(Presunto) a Rebecca è avvenuto in "Mare" e non sulla "Terra".
Dunqueun contrasto continuo con dimensioni "Altre", a volte creato ad arte per lei ed a volte no, con un quasi-finale forse sorprendente e forse no, ed un finale anch'esso didascalico, che non aggiunge più di tanto ad un film troppo elogiato.
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