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Ultimo aggiornamento sabato 7 dicembre 2019
Dopo il cortometraggio Frozen Fever, Jennifer Lee e Chris Buck dirigono il secondo capitolo del fortunato film d'animazione Disney. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 2 candidature a Golden Globes, 1 candidatura a BAFTA, 2 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a Producers Guild, 1 candidatura a ADG Awards, In Italia al Box Office Frozen II - Il segreto di Arendelle ha incassato 19,1 milioni di euro .
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Ora che Arendelle e la sua famiglia vivono in armonia, Elsa non vorrebbe per nessun motivo turbare la quiete di entrambe, ma sente una voce, che nessun altro ode, che le mostra frammenti del suo passato e le promette risposte riguardo alla sua identità. Per seguire questo richiamo e trovare una spiegazione ai suoi poteri, decide di viaggiare attraverso la foresta incantata di cui le parlava il padre, nonostante questo significhi dover dominare gli spiriti dell’Aria, dell’Acqua, del Fuoco e della Terra. Anna la segue, determinata a proteggere la sorella, e naturalmente Kristoff, Sven e Olaf si uniscono all’impresa.
Le altissime aspettative che circondavano da anni il seguito annunciato delle avventure di Elsa e Anna, del pupazzo di neve più smontabile del mondo, del romantico Kristoff e della sua insuperabile renna, devono essere risuonate nelle orecchie dei creativi della Disney come la voce che tiene sveglia Elsa di notte: sprone e tormento.
Dopo una lunga attesa, è ora finalmente possibile tornare nel mondo magico delle creazioni di ghiaccio, dei saggi e ruzzolanti troll, dell’amore tra sorelle, più forte di ogni altro, ma l’ansia da prestazione ha seminato qualche incertezza, le richieste del marketing si rintracciano a occhio nudo, la fortuna delle canzoni del primo film ha spinto questo secondo con forza verso il musical (tra l’altro, uno dei derivati transmediali più probabili).
Andando all’origine della magia, e delle sue motivazioni, si è perso per strada il mistero, in favore di un racconto più prevedibile, ma non per questo meno emozionante ed avventuroso. L’umorismo c’è ancora, nell’irresistibile fastidio di Elsa per le note della canzone che l’hanno resa un’icona, o nel riassunto gesticolato di Olaf dell’intero episodio cinematografico precedente, ma in generale la crescita dei protagonisti impone e mantiene un tono più drammatico, nel quale ha un ruolo centrale l’ascolto della Natura, la riparazione dei torti ad essa inflitti e l’accettazione della sua potenza, inutilmente e erroneamente negata dall’uomo.
Se nel primo film l’eroina era Anna, la piccola coraggiosa, qui la regina assoluta è Elsa, corona o meno, e il film segna il suo trionfo, la celebrazione della singletudine e l’assunzione ad una dimensione definitivamente iperumana, con tanto di iconografia equestre su un destriero magico che solca le acque. Tanto materiale, forse troppo, o non tutto adeguatamente sviluppato, ma certamente abbastanza per tenere i bambini a bocca aperta per tutto il tempo. Poi ricominceranno subito a cantare.
La principessa Elsa, da quando è nata, ha un dono magico: trasformare tutto ciò che sfiora in ghiaccio. Dal 2013, però, ha un potere ancora più grande: trasformare tutto ciò che tocca in oro. Non sono dunque un mistero le ragioni che hanno spinto la Disney, che sei anni fa portò al cinema - battendo ogni record di incassi - il grande classico di Hans Christian Andersen con il titolo Frozen - Il regno di ghiaccio, a realizzare un sequel del fortunatissimo cartone. Atteso in sala a fine anno, Frozen 2 - Il segreto di Arendelle ci dimostra che la magia di Elsa non si è spenta: 116 milioni di visualizzazioni in un giorno per il primo trailer. Ed è solo l'inizio.
Che Frozen non fosse un "classico Disney" (il numero 53, per la precisione) come gli altri è stato chiaro fin dall'inizio. Partito subito fortissimo, il film è cresciuto al box office fino a battere il record di Toy Story 3 - La grande fuga e segnando, il 30 marzo 2014, un risultato storico: 1.072.404.000 di dollari al botteghino, conquistando cosi il podio come il film d'animazione più remunerativo della storia del cinema.
Non sono: nel corso dello stesso anno, le avventure di Elsa e Anna (due principesse consanguinee: caso rarissimo nella letteratura Disney) si sono aggiudicate un altro record: due premi Oscar fra cui quello come miglior film d'animazione, primo classico Disney a ottenere quella statuetta senza dividerla con Pixar. Vincitore di un Oscar non meno pesante, quello per la miglior canzone ('Let It Go', in italiano 'All'alba sorgerò'), Frozen ha sbaragliato la concorrenza anche con la colonna sonora originale, in cima alla classifica di 'Billboard 200' per 13 settimane (non accadeva dai tempi di Titanic) e disco più venduto nel mondo nel 2014, con oltre 7 milioni di copie.
Diventato il film più scaricato di tutti i tempi sulla piattaforma iTunes, Frozen ha generato un musical a Broadway, un cortometraggio, uno spin-off e centinaia di parodie sul web, dominando anche un settore minore, ma economicamente importante, come quello del merchandising. Il marchio "Disney Frozen", secondo una ricerca del 2015, sarebbe infatti al primo posto nel mondo fra i prodotti su licenza. Molto più venduto di Star Wars.
Parte del successo del film deriva, senza dubbio, dalla particolare ambientazione tra i ghiacci, che sarà una costante del "marchio" anche nel sequel. L' Arendelle del titolo, infatti, non è che il nome del regno che ha dato i natali alle principesse Anna ed Elsa, ricalcato sullo spettacolare fiordo Naeroyfiord nella Norvegia occidentale - terra in cui, vale la pena ricordare, l'inverno può durare fino a dieci mesi - e inserito nel 2005 dall'UNESCO nella lista dei patrimoni mondiali dell'umanità. Il nome Arendelle è invece preso in prestito dalla città di Arendal, una località a sud di Oslo priva di fiordi ma dotata di un bellissimo porto, mentre il castello di Frozen sarebbe ispirato a due monumenti diversi: la fortezza Arkeshus di Oslo e il palazzo reale Stiftsgarden di Trondheim.
Ottenere i diritti d'autore di Frozen - sogno inseguito dallo studio di Topolino, dice la leggenda, fin dai primi anni Quaranta - non sarebbe stato semplice, a causa della fiera opposizione dei discendenti di Hans Christian Andersen, autore nel 1845 della fiaba 'The Snow Queen', alla cessione dei diritti per uso cinematografico. Anche per questo motivo, quello di Frozen e del suo sequel è uno dei pochi casi in cui la sceneggiatura del film si allontana di molto rispetto all'originale letterario, decisamente più oscuro: cambiano le premesse (nella fiaba una delle due sorelle diventa cattiva per davvero), si trasforma il rapporto fra le protagoniste (Gerda e Kay nella favola), i malvagi hobgoblin di Andersen diventano deliziosi troll e l'ambientazione, dalla Lapponia, torna in Scandinavia. Resta identico solo il finale, uno dei pochissimi casi di storia a lieto fine nell'universo di Andersen: Elsa, dopotutto, è una fuoriclasse. Da quasi due secoli.