Ero ancora una ragazzina quando vidi al cinema il primo Frozen: trovai la trama interessante ma scarna di quei particolari e colpi di scena degni dei vecchi film Disney. Mancava il pathos del cattivo, per così dire: Hans insomma non aveva accontentato le aspettative. Con il secondo Frozen credevo che la Disney avrebbe incentrato molto di più il discorso su Elsa e, diciamo, in parte ci ha provato. Ma in che modo? Con le canzoni. E solo con quelle, visto che praticamente per tutta la prima metà di Frozen 2 é un continuo di canti e balli stile Broadway. È stata una mossa corretta? Secondo me, no. La Disney sapeva fare molto più che basarsi soltanto su dei testi musicali: basti pensare alle frasi, agli insegnamenti, che personaggi come Phil di Hercules o il Genio di Aladdin sapevano lasciar lì allo spettatore (non solo il più piccolo), senza dover per forza cantare.
In questo caso invece abbiamo una trama praticamente inconsistente, dove non esistono dialoghi degni di essere ricordati che non siano già stati sentiti da qualche altra parte (The Brave - Ribelle, resta molto più interessante, pur avendo i suoi picchi di comicità che risultano comunque moderati rispetto ai teatrini di Olaf). I personaggi secondari ruotano intorno ad Anna ed Elsa senza mostrare spessore caratteriale (mentre ricordiamo benissimo qualunque dei personaggi che hanno accompagnato i protagonisti negli anni passati: da Lumière e Tockins de "La Bella e la Bestia" ai Gargoyles de "Il Gobbo di Notre Dame" e così via). E le protagoniste? Semplicemente, vivono di luce riflessa. Anna "combatte" a suon di salti tra le rocce, senza nemmeno un graffio (ricordate i lividi di Hercules durante lo scontro con il ciclope, vero?) ed Elsa semplicemente scava nel suo passato, ma senza scavare davvero, visto che quello che poteva rivelarsi per i più piccini il "mistero" del del film ci viene subito rivelato: (spoiler alert) la mamma delle due ragazze era essa stessa una creatura "magica", per questo Elsa nasce con poteri che Anna invece non ha. Bene. E adesso? Accade che Frozen 2 voglia elevarsi a una "ricerca di sé stessi" che però non ha la stessa verve di Mulan o di Pocahontas, ricorrendo così tanto alla colonna sonora da non lasciare spazio a contenuti approfonditi. Perfino la battaglia tra popolo dei boschi e soldati di Arendelle sembra nascere di colpo nei racconti del padre di Elsa: così, di colpo. Non si ha un inquadramento nemmeno del nonno, colui che causa effettivamente i problemi e che potremmo in qualche modo considerare "il cattivo" di turno. Tutto sfuma tra perfidia troppo reale - e allo stesso tempo non teatrale (come accadeva al contrario per le macchinazioni di Scaar ne "Il re leone") e la volontà di creare un musical sperimentale dove anche l'utilizzo di certi tagli delle clip spinge ad avere una percezione un po' cringe del tutto (basti pensare a Kristoff e alle renne, con la sua scenetta che sembra una parodia dei Queen. Chi ha visto, capirà). Cosa tiene in piedi il film? In italiano forse solo la meravigliosa voce di Serena Autieri. Ma da qui a dire che Frozen 2 sia migliore del primo, o comunque pari, ce ne vuole.
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antonio montefalcone
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giovedì 5 dicembre 2019
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le proprie origini per scoprire il proprio essere
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Qualche anno dopo gli eventi del celebre film d'animazione della Disney, 'Frozen', Elsa percepisce una voce misteriosa che la costringe a doversi allontanare da casa per scoprire una verità nascosta sul suo passato e salvare di nuovo il suo regno. I punti di forza che facevano il fascino del primo capitolo ci sono ancora in questo sequel e, intatto, è anche il percorso emotivo e di crescita di Elsa e di sua sorella Anna, qui un po' più adulte ma sempre molto affiatate. L'impianto visivo/grafico di questa pellicola è straordinario (vedi le scene d'avventura, le atmosfere o i paesaggi mozzafiato), lo script è narrativamente coinvolgente, la messinscena (tra spettacolo e divertimento) efficace, e anche le canzoni sono interessanti (anche se forse un po' meno orecchiabili del precedente cartoon).
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Qualche anno dopo gli eventi del celebre film d'animazione della Disney, 'Frozen', Elsa percepisce una voce misteriosa che la costringe a doversi allontanare da casa per scoprire una verità nascosta sul suo passato e salvare di nuovo il suo regno. I punti di forza che facevano il fascino del primo capitolo ci sono ancora in questo sequel e, intatto, è anche il percorso emotivo e di crescita di Elsa e di sua sorella Anna, qui un po' più adulte ma sempre molto affiatate. L'impianto visivo/grafico di questa pellicola è straordinario (vedi le scene d'avventura, le atmosfere o i paesaggi mozzafiato), lo script è narrativamente coinvolgente, la messinscena (tra spettacolo e divertimento) efficace, e anche le canzoni sono interessanti (anche se forse un po' meno orecchiabili del precedente cartoon). E' un'opera che parla della necessità di scavare dentro se stessi per riuscire a diventare più consapevoli di sé, più forti, più maturi; e che tratta tematiche importanti ed educative, come i valori del sacrificio, della famiglia, della solidarietà, da dover sempre tutelare. Insomma, un sequel formativo più evoluto, elaborato e ricco di dettagli rispetto al predecessore; forse un po' meno bilanciato, ma pienamente godibile, epico e, soprattutto, commovente.
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