Titolo originale | Dans la Cour |
Titolo internazionale | In the Courtyard |
Anno | 2014 |
Genere | Commedia, Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Pierre Salvadori |
Attori | Catherine Deneuve, Gustave Kervern, Féodor Atkine, Pio Marmaï, Michèle Moretti Nicolas Bouchaud, Oleg Kupchik, Bruno Netter, Garance Clavel, Carole Franck, Olivier Charasson, Cécile Descamps, Fred Épaud, Fanny Pierre, Claude Sésé, Lévanah Solomon, Cléo Perrel, Miguel Eduardo Cueva, Ange Ruzé, Bernard Bourdeau, Lionel Emery. |
Uscita | giovedì 16 ottobre 2014 |
Tag | Da vedere 2014 |
Distribuzione | Good Films |
MYmonetro | 3,37 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 ottobre 2014
Il quarantenne Antoine trova lavoro come portiere di uno stabile. Lì conosce un'anziana signora, con cui stringerà un'insolita amicizia.
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Antoine ha un'età indefinita come il malessere che gli ha tolto il sonno e il desiderio di essere nella vita. Sceso dal palcoscenico, dove si esibiva col suo complesso rock, cerca e trova lavoro in un anonimo condominio parigino. Depresso, insonne e consumatore di sostanze stupefacenti, Antoine diventa il portinaio di una piccola comunità altrettanto instabile. Tra loro c'è Mathilde, la moglie borghese di Serge, ossessionata da una crepa in salotto e dal prossimo che assiste attraverso attività solidali. Fragile e tormentata da un malessere in levare, Mathilde produrrà in Antoine un bagliore e un'intenzione di vita.
Il titolo italiano, inteso a rassicurare lo spettatore e a sdrammatizzare i personaggi, non rende merito alla commedia umana e lunare di Pierre Salvadori. Autore di commedie singolari, che veicolano i tormenti esistenziali e la difficoltà di essere, Salvadori 'alloggia' il suo film dentro un cortile condominiale, quello del titolo originale (Dans la cour), col pavé consumato e le piante ornamentali sfiorite. Il cortile, come tutte le aree comuni di un immobile, rimanda subito a un'agorà consueta di rancori e soprusi reciproci, di residenti e proprietari tronfi dentro due camere e una cucina, ma in quello di Salvadori nessuno è veramente odioso. Non lo è il fiscale cavillatore di Nicolas Bouchaud, che solleva grane ogni mattina, non lo è il vecchio sindacalista di Féodor Atkine, dagli echi staliniani, non lo è l'agente di sicurezza senza fissa dimora di Oleg Kupchik, membro di una setta luminosa, non lo è il pusher di Pio Marmaï, che condivide col protagonista il suo commercio.
Perché Pierre Salvadori, diversamente da Woody Allen (Blue Jasmine) prova ancora amore ed empatia per i suoi personaggi, tutti nevrotici, tutti supplici. Nella sua corte ad est di Parigi si accomodano pure Antoine, un musicista dimissionario che si improvvisa concierge per sfuggire alla vita e Mathilde, borghese insonne che passa la notte a indagare le crepe del suo salotto, stimandole premessa di cedimento e di inabissamento. Luogo sociale per eccellenza, il cortile è lo spazio scenico in cui Salvadori fa accadere qualcosa, incontrando i cuori in panne di un uomo e di una donna e producendo un sentimento che non ha a che fare col desiderio o l'attrazione ma con l'agnizione e il sostegno. Antoine e Mathilde si riconoscono e riconoscono nell'altro lo stesso sgomento. Naufraghi di un'inesorabile deriva condividono la depressione e sono in grado di intendere i segnali di soccorso. Ma alla maniera della droga, che allevia e consuma Antoine, i protagonisti sono l'uno per l'altra cura e veleno.
Gli sforzi congiunti per scongiurare l'annegamento finiscono per affondarli, come nella sequenze più disperatamente grottesca della gita fuori porta, nella casa dove Mathilde ha speso la sua infanzia e perde adesso ogni controllo e cortesia, perché niente assomiglia più a suoi ricordi. Pierre Salvadori, che da sempre prova a conciliare le esigenze artistiche con quelle commerciali, realizza una melancommedia radicale e popolare. Un film che non ha paura di scegliere un protagonista tossico e spento e di farne un magnifico eroe, un angelo custode che veglia sul cortile, su una comunità di poveri diavoli e una storia di gravità pacata, di cui possiamo anche (sor)ridere.
C'è tanto Truffaut in Piccole crepe, grossi guai, c'è il cortile di Non drammatizziamo... è solo questione di corna, ci sono gli uomini nascosti in cantina e quelli che giocano con i plastici urbani, ci sono le donne con un'idea fissa e quelle che si rifugiano nella malattia, c'è un desiderio di vita e un altro di morte, c'è l'esclusione e l'ultima corsa prima del coprifuoco, c'è ancora Gustave Kervern che si chiama Antoine e Catherine Deneuve che si chiama Mathilde. E all'ombra dell'orso bipolare e anarchico di Kervern si ripara la vicina incrinata della Deneuve, grande dame del cinema francese che scende in cortile, accessibile ed elegantemente 'immemore' della sua autorevolezza.
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Antoine abbandona la musica, traversa il palco come in trance, trascinando il suo trolley, ignorando tutto e tutti per andare... De-motivato, de-presso, de-pistato, de...tutto, trascina se stesso verso una rinascita a cui è il primo a restare indifferente. La tipa del collocamento gli propone un lavoro da portiere in un piccolo condominio, ma se gli avesse [...] Vai alla recensione »
Pierre Salvadori dirige un cast di tutto rispetto in una Parigi anonima dove anime inquiete e in pieno default esistenziale cercano il bandolo della matassa per condurre un'esistenza serena, seppur con scarsi risultati. Antoine (Gustave Kervern) è un musicista che in un momento di sbandamento lascia chitarra ed affetti e si ritrova a fare il portiere di condominio in un piano terra che dà [...] Vai alla recensione »
Film in cui si racconta di un cantante rock di locali notturni, ormai sfinito per il troppo abuso di alcool e droga, il quale decide di abbandonare la sua attività e trovarsi un' altra occupazione al fine di potersi mantenere. Tramite un'agenzia di collocamento egli riesce a trovare un posto come portinaio in uno stabile dove tutto sommato riuscirà a svolgere le proprie [...] Vai alla recensione »
Film a mio parere non privo di bozzettismi nella caratterizzazione dei personaggi, ma che avrebbe meritato di più per la sua capacità di lascianre trapelare il disagio, attraverso gesti e situazioni non sempre cosi anodine come potrebbero apparire. Costruisce una progressione partendo da disfunzionalità quotidiane, apparentemente puri fastidi, in realtà simbolo di [...] Vai alla recensione »
Una bislacca commedia Antoine, tossico, ex musicista tenta di rifarsi una vita e s'improvvisa custode in un condominio parigino tra i condomini c'è Mathilde, una pensionata perseguidata dal timore che alcune crepe apertesi nel muro del suo soggiorno annuncino il crollo del palazzo Il custode Antoine fa amicizia con Mathilde, diventa il [...] Vai alla recensione »
Il male di vivere, e una immensa solitudine accomuna 2 personaggi che tra loro non potrebbero essere più diversi, e soltanto l'autodistruzione di uno dei due porta l'altra alla redenzione, all'accettazione di una vita piccola e miserabile ma pu sempre vita. Un piccolo grande film di dolore e di speranza.
Uno spaccato di vita comune, e un po' lunare, come sanno fare i francesi. Tutto funziona in questo piccolo congegno. Bravo il regista: un osservatore curioso e attento. Ottimi gli attori. Mai la Deneuve così brava.
E' un problema mondiale. La vita fa sempre meno ridere, (ergo) la domanda di commedia è alle stelle. Di qui l'esigenza dei migliori: fare commedie senza perdere l'anima. Piccole crepe, grossi guai (già Dans la cour, Nel cortile) raccoglie la sfida riunendo un pugno di "scoppiati" in un condominio medio borghese parigino. Kervern (uno dei due geniali registi di Louise Michel) è il nuovo portiere, depresso [...] Vai alla recensione »
È in base all'intuizione di Mathilde (Catherine Deneuve), vivace signora impegnata in attività solidali, che Antoine (Gustave Kervern), ex musicista immerso in uno stato di autodistruttiva abulia, viene assunto come portiere. Bizzarra scelta che si dimostra giusta. Con la sua mite tolleranza, l'uomo diventa una sorta di ideale catalizzatore dei problemi dei condomini.
In un cortile del parigino Marais l'universo può trovare degna abitazione, purché ad animarlo sia un sensibile cineasta come Pierre Salvadori, per antonomasia uno dei "registi degli attori" del cinema francese d'oggi. E non a caso questo suo Dans la cour (titolo originale) l'ha fatto pensando e dedicandolo a madame Catherine Deneuve, qui in splendida forma nel ruolo della bipolare Mathilde, trasognante [...] Vai alla recensione »
In vent'anni di carriera (e undici film) Pierre Salvadori ha accumulato avversità e ferite nascoste che sembrano tornare a galla come un tono malinconico che avvolge il suo ultimo film, il più intimo e commovente del regista che, per pudore, rimane fedele al suo genere d'elezione: la commedia. Ecco un film divertente ma attento che riesce ad affrontare temi di solito poco adatti alle risate, come la [...] Vai alla recensione »
Musicista depressivo, per campare Antoine s'impiega come custode in un caseggiato di Parigi. Tra i condomini c'è Mathilde, pensionata perseguitata dal timore che alcune crepe, apertesi nel muro del suo appartamento, annuncino il crollo del palazzo. Mentre è costretto a occuparsi di gente bizzarra (uno squatter nascosto in soffitta, un tizio sospettoso di tutto.
Bislacca commediola, che gira a vuoto in un cortile parigino. Il depresso musicista Antoine s'improvvisa custode in un condominio, dove fa amicizia con la pensionata Mathilde, angustiata dalle crepe del soggiorno. Risate? Zero. Sbadigli? A volontà. Povera Deneuve, chi glie l'ha fatto fare? Il patibolo è poco per il traduttore del titolo (l'originale è «Dans le cour»).