| Anno | 2004 |
| Genere | Animazione, |
| Produzione | Giappone |
| Durata | 91 minuti |
| Al cinema | 5 sale cinematografiche |
| Regia di | Satoshi Kon |
| Uscita | lunedì 24 novembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2004 |
| Distribuzione | Nexo Studios |
| Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
| MYmonetro | 3,37 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 novembre 2025
Tokyo. A Natale, tre senzatetto accudiscono una neonata trovata nella spazzatura.Cambierà la loro vita. Tokyo Godfathers è 89° in classifica al Box Office. sabato 6 dicembre ha incassato € 179,00 e registrato 10.281 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Nella notte di Natale tre senzatetto - Gin, alcolizzato rovinato dalle scommesse, Hana, drag queen caduta in disgrazia, e Miyuki, ragazzina fuggita dalla famiglia - trovano un bebè abbandonato nella spazzatura. La ricerca della madre si complica vieppiù, tra false piste e testimonianze mendaci, ma il destino sembra assistere la piccola Kiyoko e i tre improbabili "padrini".
Il ritrovamento di una neonata abbandonata la notte di Natale diventa il punto di partenza per un viaggio urbano tragicomico, dove la coincidenza assume l'aspetto della grazia e la solidarietà nasce negli interstizi della marginalità.
Ispirandosi a un classico hollywoodiano degli anni '40, In nome di Dio di John Ford, a sua volta tratto dal romanzo "The Three Godfathers" di Peter B. Kyne, Satoshi Kon racconta una toccante storia di Natale nella Tokyo contemporanea. Un miracolo di solidarietà, che spezza la barriera del pregiudizio e dell'incomunicabilità metropolitana che affligge il presente. Per un autore visionario come Kon Tokyo Godfathers può rappresentare una sorpresa, ma il suo realismo e il suo punto di osservazione dalla parte degli ultimi è perfettamente coerente con l'umanesimo che caratterizza la sua poetica.
Pur scegliendo un registro più lineare del solito, Kon orchestra ancora una volta una danza tra caos e controllo. La città è labirinto e trappola, ma anche luogo di possibilità, popolato di anime sbandate e di un'umanità dolente che sa ancora riconoscersi simile. La messa in scena alterna slapstick, melodramma, noir e favola, con un ritmo nervoso e una regia capace di trasformare ogni strada, cunicolo e pachinko bar in un terreno narrativo fertile. Il destino è l'unico vero personaggio invisibile del film, e Kon gioca a sfidarlo, ribaltarlo, ridicolizzarlo.
La forza di Tokyo Godfathers non sta però solo nella brillantezza della scrittura o nelle invenzioni visive: risiede nel modo in cui guarda i suoi protagonisti. Nessun paternalismo, nessuna estetizzazione del disagio. Gin, Hana e Miyuki sono pieni di difetti, fragili e imprevedibili, ma Kon li ama proprio per questo. Li filma mentre cadono e si rialzano, ridono e urlano, proteggono la bambina con l'istinto imperfetto di chi non è stato protetto a sua volta. Ogni gesto, anche il più comico, porta con sé un dolore mai del tutto sopito - e proprio per questo umano.
Un racconto natalizio anomalo e necessario, una parabola laica che non ha bisogno di angeli per parlare di redenzione, e che trova il sacro nella dignità di chi vive ai margini. Kon, che ha sempre saputo rendere poroso il confine tra realtà e sogno, firma qui il suo film più terreno - e forse proprio per questo il suo miracolo più grande.
In un panorama animato spesso formulaico o sensazionalista, dominato dall'eccesso visivo o dal sentimentalismo, Tokyo Godfathers brilla come un unicum, un raro esempio di opera capace di credere nell'umanità senza idealizzarla. Un film che abbraccia i suoi fantasmi e restituisce agli invisibili un posto sotto le luci di Tokyo. Un regalo di Natale sporco, rumoroso, e sorprendentemente gentile.
Le Anime che affrontano il genere commedia non sono frequenti. Satoshi Kon, autore di Perfect Blue e Millenium actress, realizza un film d'animazione denso di ironia e amore, che inizia il giorno di Natale.
Il 25 dicembre, Gin, un vecchio ubriacone, Hana, un travestito, Miyuki, una giovane scappata di casa, trovano una neonata nella spazzatura. Dopo aver tentato di rintracciare la madre, Hana, con il suo spirito "materno", vuole assolutamente tenere la bimba. Gli emarginati diventano così la famiglia di Kiyoko (questo è il nome dato alla piccola). Miyuki e Gin però, nonostante l'amore per la trovatella, sono convinti che sia necessario rintracciare a Tokyo, dove vivono, i genitori.
Con un taglio leggero e allo stesso tempo coinvolgente, il regista, dipinge questa storia di grigio, di verde e di colori scuri. L'evento che vede implicato Kyioko, riferimento indiscutibile alla religiosità della "venuta" di un bambino nel periodo natalizio, riesce a comunicare allo spettatore l'umanità delle vite dei tre "padrini", dense di momenti sorprendenti e intensi. E' quindi abolita ogni banale analisi sociale della condizione di "senzatetto" dei tre protagonisti, che sono principalmente "uomini" affascinati e persi in Kiyoko. Tokyo godfathers, indiscutibilmente un film per famiglie, convince per la sottile magia con cui Kon tratta argomenti complessi, innalzandoli alla semplicità, a cui Myiazaki solo, era riuscito ad arrivare. L'intensità della fantasia.
Non ho dubbi: questo è uno dei film più belli che io abbia mai visto in tutta la mia vita. E’un tuffo nell’oceano dei sentimenti, delle emozioni, dei legami famigliari e d’amicizia… E’la vita, raccontata in ogni sua sfaccettatura. I disegni non sono perfetti, ma sgraziati, si deformano con le emozioni e i movimenti dei personaggi accompagnando gli [...] Vai alla recensione »
E' ottimamente introspettivo, mostra il legame tra i tre protagonisti e la loro effettiva vicenda umana. Ottimo il doppiaggio.
Appena visto il trailer ho detto "NO"! Ma cercavo un film natalizio diverso dal solito, stanco degli stessi film che passano ogni anno in televisione, e mi sono voluto fidare di Mymovies. E ho fatto bene: film fatto molto bene, coinvolgente, dal punto di vista sentimentale e di suspense. Peccato che scadesse un po' con le troppe disgrazie che appesantiscono la trama, e delle troppe [...] Vai alla recensione »
Le voci di dentro, quello che avrebbe potuto essere se..., la matrice che si incanta e lascia intravedere oltre, possibilità di un'altra vita. Un ciclista che se non fosse stato disgraziato adesso non vagherebbe per le strade gelide di Tokyo gonfio di vino di riso; un transessuale che se la fortuna gli avesse teso la mano ora non sorriderebbe con i denti rotti e il cappotto sdrucito.
Dal Giappone un anomalo film di animazione che ha poco da spartire con il tradizionale cinema di animazione giapponese e che racconta il Natale da una prospettiva decisamente inusuale. Infatti proprio nella Notte santa, tre barboni, il maturo Gin, il travestito Hana e la giovane Kiyuki nel rovistare tra i rifiuti della capitale trovano un neonato abbandonato.
Natale innevato a Shinjuku, cuore di una Tokyo in cui opulenza e povertà convivono sfiorandosi: tre homeless (l’alcolizzato Gin, il transessuale Hana e la giovane Miyuki, fuggita da casa) trovano una neonata nella spazzatura. Malgrado la piccola ne surroghi il desiderio di normalità e di “famiglia”, il trio capisce presto che deve rintracciarne i veri genitori.
Ormai onnipresente nei maggiori festival, il cinema d'animazione nipponico sta conquistando uno spazio internazionale sempre maggiore. Mentre Milano si prepara a ospitare la seconda rassegna di "anime" giapponesi, esce in circuito il terzo lungometraggio di Satoshi Kon, regista proveniente dai Manga ma anche appassionato cultore del classico cinema americano.
Ancora una scoperta: Kon Satoshi, animatore giapponese, creatore di questa sorprendente favola per adulti (non portateci i bambini!) che ricorda Almodovar e invece è il remake di un anomalo western di John Ford (per qualcuno uno dei suoi migliori in assoluto, e scusate se è poco). La differenza fondamentale tra Tokyo Godfathers di Satoshi e i Three Godfathers di Ford ( In nome di Dio , 1948) è naturalmente [...] Vai alla recensione »