
Anno | 1980 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Rainer Werner Fassbinder |
Attori | Giancarlo Giannini, Mel Ferrer, Hanna Schygulla, Udo Kier, Barbara Valentin Adrian Hoven, Gottfried John, Rudolf Lenz, Erik Schumann, Christine Kaufmann, Karin Baal, Roger Fritz, Herb Andress, Brigitte Mira, Elisabeth Volkmann, Helen Vita, Willy Harlander, Lilo Pempeit, Jurgen Drager, Karl-Heinz von Hassel, Hark Bohm, Rainer Will, Raúl Gimenez, Traute Hoess, Michael McLernon, Toni Netzle, Daniel Schmid. |
MYmonetro | 3,28 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 9 luglio 2025
Nella Germania nazista, una cantante di cabaret legata al regime ama un musicista ebreo.
CONSIGLIATO SÌ
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Zurigo 1938. Willie è una cantante tedesca che ama Robert, un musicista che fa parte di un'associazione segreta che aiuta gli ebrei a lasciare la Germania. Il padre di lui non accetta questo legame e fa in modo che i due si lascino. Scoppia la guerra e Willie, costretta a restare in patria, incide la canzone "Lili Marleen" che assurge a una straordinaria popolarità tanto da diventare l'inno dei soldati al fronte e da trovare consensi, ma anche dissensi, nell'establishment nazista. La storia d'amore tra Willie e Robert non è però finita.
Fassbinder fa propri i codici del cinema del passato per metterli in discussione.
In poco più di un anno Fassbinder, dopo l'epocale Berlin Alexanderplatz, affianca Lili Marleen al successo de Il matrimonio di Maria Braun tanto da fa scrivere a "Variety" : "Fassbinder has made a lot of movies, now he makes a lot of moneys". Sicuramente il budget che ha ora a disposizione è di quelli che gli permettono di muoversi con un agio che prima non aveva e forse neppure cercava di avere. La fonte di ispirazione è data dall'autobiografia della cantante Lale Andersen ("Der Himmel hat viele Farben"/"Il cielo ha tanti colori") che portò al successo la canzone che vedrà poi anche la nota versione di Marlene Dietrich. Nel film si assiste a una scena in cui Robert è costretto a continuare a sentire la canzone cantata dalla sua amata Willie. Come eccezione alla regola mi sia consentito un ricordo personale. Mio zio, soldato italiano catturato dai tedeschi subito dopo l'8 settembre, venne portato in campo di concentramento nell'hinterland di Berlino e lì, in più di un'occasione, lui e i suoi compagni vennero costretti ad ascoltare in loop la canzone per ore. A testimonianza di una diffusione che invano Goebbels aveva tentato di bloccare ritenendo il testo disfattista (un soldato tedesco che pensa al suo amore invece che alla gloria sui campi di battaglia). Il che fece subire al brano vicende alterne.
Fassbinder porta sullo schermo la storia d'amore, la nascita della canzone e quanto accade intorno, con uno stile che omaggia indubbiamente il sempre amato cinema di Douglas Sirk innervandolo però con quello che durante il regime erano gli stilemi del cinema di propaganda. Particolarmente significative sono, in proposito, le scene in cui si alternano in montaggio i trionfi di Willie con le scene di morte e distruzione al fronte. Il regista si circonda di star vecchie e nuove, utilizza una fotografia particolarmente ricercata e si regala anche il ruolo di uno degli esponenti della rete di salvezza per gli ebrei. Il tutto finalizzato a mettere in evidenza (nel 1981) le dinamiche linguistiche di un cinema del passato senza però chiedere l'adesione dello spettatore al versante mélo. Ciò che invece vuole mettere in risalto è il fatto che l'artista non può mai dimenticare il valore della propria esposizione (che oggi definiremmo mediatica). Quindi quando Willie cerca di nascondere le proprie responsabilità di seppur parziale collusione con il nazismo affermando "Io cantavo solo una canzone!", Rainer Werner la giudica severamente.
Fassbinder torna a raccontare il dramma,e questa volta sceglie una storia molto interessante che contrappone la bellissima voce di una donna contro l'orrore della guerra.Lili marlen e' solo una canzone(cosi dice sempre la protagonista),e forse in questo sbaglia lale andersen,perche' non e' solo una canzone ma un'emozione che rallegra la'nimo dei soldati impegnati in una guerra [...] Vai alla recensione »
Film stupendo, regia immensa. Non capisco come il Morandini possa dargli due stelle, trall'altro fu accolto bene dalla critica mi pare...