| Titolo originale | Murderville |
| Anno | 2022 |
| Genere | Commedia |
| Produzione | USA |
| Regia di | Brennan Shroff, Iain Morris |
| Attori | Will Arnett, Lilan Bowden, Haneefah Wood, Philip Smithey, Erinn Hayes Sharon Stone, Mary Hollis Inboden, Samantha Cutaran, Owen Burke (II), Kumail Nanjiani. |
| MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 4 febbraio 2022
Una crime comedy che mescola realtà e finzione, improvvisazione e stralci di copione scritto.
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CONSIGLIATO SÌ
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Il cinico e imbranato detective Terry Seattle (Will Arnett) è il miglior poliziotto della squadra omicidi; a dire il vero nessuno in realtà la pensa così tranne lui... Sicuramente non è il poliziotto preferito di Rhonda Jenkins-Seattle (Haneefah Wood), sua ex-moglie e capo, che gli assegnerà di volta in volta un nuovo detective stagista. Da Annie Murphy a Conan O'Brien, fino ad arrivare a Sharon Stone: questi sono solo alcuni degli apprendisti che dovranno esercitarsi, vestendo i panni di se stessi, per la prima volta nella risoluzione di casi intricati, sotto la guida di un mentore tutt'altro che capace. Riusciranno questi detective alle prime armi a risolvere il caso e soprattutto... a non ridere?
Dopo solo una manciata di giorni dalla distribuzione di una miniserie irriverente e inconsueta tanto quanto il suo titolo, La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (Will Ferrell, Kristen Bell), Netflix punta di nuovo tutto sul mistero, o meglio sul whodonit da piccolo schermo, ancora una volta con lo scopo di farci sbellicare dalle risate.
E ci riesce, malgrado le difficoltà che uno spettatore nostrano può incontrare in un prodotto molto più localizzato di quanto ci potremmo aspettare (come d'altronde avviene anche nella miniserie di Ferrell).
L'idea è semplice e azzeccata: portare all'interno di un caso di omicidio una guest star internazionale (o quasi) in un moderno Cluedo farcito di tutti i tropi tipici del crime contemporaneo, seppur seguendo degli schemi inevitabilmente precisi e controllati. Chiunque abbia giocato almeno una volta a un gioco di ruolo o a una cena con delitto sa di cosa stiamo parlando.
Il divertimento scorre dagli autori agli attori conniventi, passando per la guest star dell'episodio, messa in difficoltà dalle grandi capacità di Will Arnett (che ricordiamo con piacere in Arrested Development e voce ufficiale di BoJack Horseman) nel trovare sempre delle uscite comiche in ogni circostanza e dialogo non previsto dal canovaccio iniziale. Un crime senza copione per le guest star, costrette così a cimentarsi in una prova che è tutto tranne che attoriale: la sfida imposta a questi detective improvvisati è infatti quella di divertirsi.
Dal punto di vista tecnico il formato episodico della serie permette agli autori di definire uno schema preciso in cui, come nelle più classiche serie poliziesche degli Anni '80, attorno a un protagonista fisso ruotano personaggi secondari sempre diversi. Fissata l'ambientazione, il protagonista, e lo schema narrativo - introduzione della guest nel racconto, interrogatorio agli indiziati (sempre tre) e risoluzione del caso da parte dello stagista - non rimane che improvvisare. Già, perché l'intero prodotto fonda proprio sulle abilità di Arnett di mettere sempre le guest in difficoltà, in assurde e rocambolesche situazioni in cui il suo cinismo e l'incapacità del suo personaggio fanno realmente ridere, sia noi che i suoi assistenti sul campo.
Il divertimento è assicurato grazie alla versatilità di Arnett e del cast fisso, cui si accompagna una struttura produttiva efficiente, che possiamo solo sperare di vedere anche in una versione italiana di questo format, in grado di mascherare la realtà che si cela dietro questa finzione, sempre al limite dello svelamento. Riuscirà la stagista Sharon Stone a carpire indizi dalle situazioni messe in scena mentre Arnett giocherella coi capezzoli di un cadavere in obitorio? Il presentatore e qui detective Conan O'Brien sarà capace di individuare il killer dell'assistente di un mago mangiando un burrito estremamente piccante?
Certo, un altro dettaglio garantisce il successo dell'episodio: la chimica che si viene a formare tra il protagonista e la guest. Ci aspetteremmo infatti che un'attrice navigata come Stone sia in grado di sostenere una variabilità narrativa come quella che un formato simile impone, ma forse proprio le capacità attoriali vengono meno nel momento in cui lo scopo non è più, tanto, quello di stare nel personaggio, bensì quello di divertirsi per divertire. È così che un ospite non abituato a prendere i panni di qualcun altro riesce più di altri a entrare nel gioco e perciò a far ridere, anche molto. Da ciò deriva uno schema piuttosto rigido (come la serialità episodica) per poter mettere in atto la messa in scena; uno schema che è costantemente minato dalle variabili che ogni guest porta nel racconto, in primis la sua voglia di divertirsi.
Un gioco spassoso che rischia però di esaurirsi in breve tempo; una descrizione che potremmo benissimo applicare anche a LOL - Chi ride è fuori. Come questo, infatti, Murderville mira a raggiungere un pubblico tradizionale, sempre più sparpagliato e capace di definire un proprio palinsesto personale. Gli strumenti narrativi del reality stanno a LOL come quelli del giallo televisivo stanno a Murderville; dove là chi fa ridere di mestiere è forzato a non ridere, qui chi impersona altri di professione è forzato a improvvisare nei panni di se stesso. In entrambi i casi l'ironia si muove a partire da un contrasto che risiede più nella forma che nel contenuto, spostando così la responsabilità di questa ironia sulle spalle dello spettatore, lui forzato, invece, ad accettare un patto narrativo piuttosto fragile.
Se da un lato quindi abbiamo un format capace di competere in questa battaglia delle piattaforme streaming alla conquista del pubblico generalista, dall'altro, come Amazon, anche Netflix dovrà combattere su un altro terreno di battaglia, oltre a quello meramente produttivo. Diventa cioè fondamentale la promozione del prodotto e la sua circolazione informale (a partire dai meme) che definisce sempre più evidentemente il successo di format ormai lontani dalle classiche definizioni di genere televisivo. È qui che si gioca all'ultima risata.