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Jean-Marie Straub

Jean-Marie Straub è un attore francese, regista, sceneggiatore, montatore, è nato il 8 gennaio 1933 a Metz (Francia) ed è morto il 20 novembre 2022 all'età di 89 anni a Rolle (Svizzera).

Di educazione bilingue, franco-tedesca, emigrò in Germania per evitare il servizio militare in Algeria e qui, con la collaborazione costante della moglie Danièle Huillet, realizzò una serie di film di grande austerità culturale e politica: Machorka-Muff (1963) e Nicht Versöhnt (1965; Non riconciliati), entrambi da H. Böll; Cronaca di Anna Magdalena Bach (1967), biografia brechtiana del musicista, dal diario lasciato dalla moglie, opera raffinatissima e intensamente dialettica; e Il fidanzato, l'attrice e il ruffiano (1968), saggio anch'esso brechtiano con citazione di un testo teatrale di F. Bruckner. Trasferitosi a Roma, vi girò in francese Othon (1969) da Corneille e in tedesco Lezioni di storia (1972) dal romanzo più volte riscritto di Brecht Gli affari del signor Giulio Cesare, e il cortometraggio Introduzione alla «Musica d'accompagnamento per una scena di film» di Arnold Schönberg (1972), musicista del quale traspose poi, nel 1974, l'opera Mosè e Aronne.Il cinema di S., dominato dalla concezione brechtiana della storia e dell'arte, sembra essere in prevalenza letterario o musicale; ma in effetti è cinema d'avanguardia per il rigore con cui integra le invenzioni formali in una dimensione ideologica fortemente dialettizzata. Nel 1975 la Biennale del Cinema di Venezia dedicò a S. e alla moglie una personale completa. Successivamente sono stati realizzati: I cani del Sinai (1976), da un testo di F. Fortini, Dalla nube alla resistenza (1979), da due testi di C. Pavese, il dittico franco-egiziano Troppo presto, troppo tardi (1981), sulle rivoluzioni contadine nei rispettivi Paesi, Rapporti di classe (1984), La morte di Empedocle (1987), Noir péché (1989). Narratività, facile coinvolgimento, ricerca di un finale moralistico troppo facile non rientrano nella visione cinematografica di S., che invece predilige partire da un testo, mai recitato ma sempre "citato" e parlare all'animo e alla ragione dello spettatore che, a sua volta, non deve aspettarsi nulla dal film ma chiedere molto a se stesso, riuscire a guardare al passato non come fuga o evasione nostalgica ma come fosse l'unica maniera esistente per fare i conti con il presente. Quindi il cinema di S. diventa un serrato confronto con i grandi del passato, reali o immaginari che porta inevitabilmente ad una fase di sviluppo individuale e collettivo. "Il cinema esiste perché c'è una realtà da rappresentare" diceva il regista così la materia stessa del cinema diventa il soggetto del film.

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Commedia, (Italia, Francia - 1999), 60 min.
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