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Deepa Mehta

Deepa Mehta. Data di nascita 1 gennaio 1950 ad Amritsar (India). Deepa Mehta ha oggi 74 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

Elementare, Deepa

A cura di Giuseppe Grossi

C'è un vento incessante che soffia nei film di Deepa Mehta. Un soffio che solleva i veli dei tabù culturali, con l'obiettivo di far discutere, di colpire ferendo, di dire contraddicendo. È quest'aria di fondo a completare la sua celebre trilogia degli elementi (Fire, Earth, Water), tre film di una regista/alchimista pensati per un percorso d'autore lucido e ben delineato sin dagli esordi. Per Deepa Mehta "l'arte è politica", così il cinema è per sua natura uno sguardo critico sul mondo. Per questo la sua poetica vive di mimesi con la natura, presentandosi come arte del mutevole. I personaggi sono liquidi, instabili perché mossi da un'insofferenza di fondo che li brucia dentro. Persone che vogliono vivere e non sopravvivere alle imposizioni di una cultura fagocitante. Più volte Deepa Mehta rappresenta l'amore come un atto di coraggio estremo, mostrando con audacia apparenti contraddizioni che non possono bastare a delegittimare il diritto a vivere con dignità. Tra fuoco, acqua e terra, la regista indiana concepisce la sua arte in maniera "elementare", ma tutt'altro che semplice, con uno spirito pieno di amore e rabbia nei confronti della terra natia.

La formazione e gli esordi
Deepa Mehta nasce il 1 Gennaio 1950, nella città indiana di Amritsar. Figlia di un produttore cinematografico, segue la famiglia a Nuova Delhi dove si diploma e si laurea in Filosofia. Il primo approccio con la videocamera è di natura documentaristica. Ed è proprio tra i documentaristi che Deepa conosce il canadese Paul Saltzman. I due si sposano, così dal 1973 Mehta si trasferisce in Canada col marito. In Nord America continua a girare documentari e cortometraggi, alcuni a quattro mani col consorte. Dopo la separazione da Saltzman, il suo impegno si focalizza sulla regia di molte serie tv per ragazzi (tra cui Le avventure del giovane Indiana Jones).

La poetica delle opere
L'avvicinamento al cinema sembra coerente con la presa di coscienza di una maturità ormai raggiunta. Così la poetica di Deepa Mehta è anche un manifesto alla necessità di voler dare oltre che dire qualcosa al pubblico. Non c'è opera non giustificata dal bisogno di raccontare.
Il suo primo lungometraggio è Sam and Me (1991), storia di un'amicizia al crocevia tra un ragazzo indiano e un vecchio ebreo in terra canadese. Il film ottiene una menzione speciale al premio Camera d'or del Festival di Cannes, confermando l'abilità di Mehta alla sua opera prima. Ancora una storia di amicizia per Camilla (1994), racconto che insiste sul rapporto tra generazioni apparentemente lontane. Ma è il suo terzo film a segnare l'inizio di un vero e proprio progetto ideologico. Con Fire (1996) si inaugura la trilogia degli elementi e si celebra un netto cambio nello stile della narrazione. I temi diventano più profondi, le storie più difficili, i toni più intimi e arditi. Il fuoco citato nel titolo fa riferimento al sentimento proibito nato tra le due protagoniste, cognate, alle prese con un rapporto negato dalla cultura tradizionalista indiana. Ma le fiamme corrispondono anche al sacrificio praticato in passato dalle vedove indiane secondo il rito induista sati. Fire non lascia indifferenti, generando consensi tra pubblico e critica, ma anche scandali tra gli induisti e persino censure in alcuni paesi come il Pakistan e la Malesia. Il secondo capitolo della trilogia arriva due anni più tardi con Earth (1998). I rapporti terreni rispondono alle tensioni politiche avvertite in India alla fine degli anni '40, in un film che coniuga senza freni inibitori vicende private ad eventi collettivi. Dopo il satirico Bollywood/Hollywood (2002) e The Republic of Love (2003), due produzioni che si distanziano dalla trilogia, completa l'iter tra gli elementi con Water (2005). La produzione del film viene boicottata da fondamentalisti indù che distruggono il set indiano, minacciando di morte regista e cast. Mehta è costretta a girare il film in Sri Lanka, completando un racconto che descrive tutti i dogmi a cui le donne indiane sono ancora costrette a sottostare. Il coraggio del racconto procede di pari passo con un sottofondo di rancore, impeto che porta anche ad una nomination all'Oscar come miglior film straniero. Con Heaven on Earth (2008) Mehta ritrova riferimenti alla materia in senso figurato, dando forma ad un film in cui l'immaginazione è l'unica via di fuga per una donna dal futuro scritto da altri. Dopo Earth, il 1947, anno in cui l'India ottiene la sua indipendenza dall'Inghilterra, è di nuovo il punto di partenza di un racconto. Con I figli della mezzanotte (2012) la regista indiana adatta l'omonimo best seller di Salaman Rushdie e fa riemergere, tra amore e repulsione, dettagli simbolici e realistici di una cultura piena di contraddizioni. Quella cultura che è l'unico vero elemento essenziale per lo sguardo malinconico di Deepa Mehta.

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