Terminati gli studi, sentendosi attratto dal mondo del cinema, prese parte a qualche film rimanendo anonimo; poi, dopo essersi diplomato nel 1939 presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, trovò subito ingaggi per una serie di film, probabilmente anche per la sua bellezza virile e per una vaga rassomiglianza con Clark Gable, attore allora molto celebre. Comparve così in numerose pellicole, o come protagonista o comunque in ruoli importanti, che lo imposero all'attenzione del pubblico e della critica, soprattutto nelle vesti di seduttore beffardo e irresistibile e, talora, di "cattivo". Tale apparve in due film di quegli anni, Ridi, Pagliaccio! (1941, Camillo Mastrocinque), in cui diede vita alla figura di un amante superficiale ed egoista, e Le due orfanelle (1942, Carmine Gallone), in cui incarnò l'eroe negativo della vicenda, il perfido Giacomo. Anche negli anni del dopoguerra Toso continuò a mantenersi fedele a questo schema, salvo rare eccezioni. La più significativa di esse e certamente una tra le sue migliori interpretazioni, compare ne Gli egoisti (Juan Antonio Bardem, 1955), un film realizzato in Spagna, in cui Toso delineò con notevole finezza psicologica il personaggio che gli era stato affidato, il marito della protagonista (Lucia Bosè). Purtroppo, negli anni Cinquanta e Sessanta, Toso non ebbe più occasioni particolarmente interessanti; sebbene fosse sempre assai richiesto, comparve quasi sempre in film di scarso rilievo artistico. Oltre che all'attività cinematografica, Toso si dedicò, benché marginalmente, a quella teatrale; ebbe invece successo in televisione, dove comparve verso la fine degli anni Cinquanta, per divenire una presenza costante, soprattutto negli sceneggiati, fino al 1966, anno in cui perse la vita in un incidente automobilistico.