Una leggera delusione si impadronisce dello spettatore convinto di assistere ad un film di Pieraccioni, che invece si ritrova ad osservare sconsolato una copia sbiadita del più classico dei cinepanettoni.
Una fitta di sconforto colpisce il fianco quando il leggiadro Leonardo si prodiga in squallide volgarità degne del miglior (peggior?) "Natale a...".
Il cambio di produzione si nota, come si nota l'accostamento (voluto?) ai prodotti filmici che puntualmente sbancano il botteghino in questo periodo natalizio...
Purtroppo, perché chi segue il brillante comico toscano fin dalle sue origini, gli riconosce una comicità diversa, più innocente ed idealista, basata sulle fortune/sfortune di un personaggio comune dell'Italia popolare, spesso iellato ma fondamentalmente buono, generoso, ingegnoso ed acuto nella sua semplicità.
Il Pieraccioni di questa pellicola è completamente differente: incarna un personaggio senza scrupoli, che si atteggia a supereroe nei confronti degli stessi ragazzi che lui stesso ha incarnato al tempo de "I laureati"...la volontà pare esser quella di segnare l'inizio della maturità di un ex-ragazzo spensierato, ma il risultato sembra essere quello di un comico indirizzato verso lidi che in fondo non gli appartengono. Un Pieraccioni finalmente uomo maturo, dalla bella macchina e dal lavoro stabile, che ha relegato il suo lato infantile in un garage e che si presta con dignitosa rassegnazione alle amorevoli cure di due figlie...improvvisamente attraversa una crisi coniugale e viene cacciato di casa dalla consorte (...che dopo tanti anni non gli concede nemmeno il beneficio del dubbio). Bene, cosa fa? Si tuffa istantaneamente in una nuova/vecchia vita di spensierato teenager ma con la barba bianca, va a vivere in un appartamento misto di studenti universitari, e si presta alle loro dinamiche fatte di feste, giochi, innamoramenti e corse mattutine al paco. Così facendo ritroverà il suo equilibrio di uomo maturo (?) ed improvvisamente dopo aver dispensato consigli a destra e manca, torna all'ovile. Bene, peccato che nei giorni di fuga dalla moglie si dimentichi completamente anche delle figlie...peccato che voglia passare per una sorta di supereroe della terza età, grazie al quale tutti i suoi nuovi amici risolvono le loro grane personali riconciliandosi ognuno con la propria vita...peccato che scompaia completamente dal lavoro... Insomma, preferivamo il buon vecchio Leonardo, umile e scanzonato, idealista e sognatore, sfortunato ma tenace al nuovo Leonardo (presunto) maturo ma in realtà pessimo padre, marito, collega, etc. Incredibilmente banale, infine, la trattazione di alcune tematiche sociali forti, come il razzismo, l'immigrazione e l'aborto, stereotipate come poche volte il cinema ha saputo fare. Da salvare un unico aspetto, forse l'unico che ci riporta al Pieraccioni di gioventù: la metafora - poetica - della caravella che incarna il coraggio necessario per affrontare i cambiamenti nella vita. Una nota finale: gli studenti di tutta Italia ringrazieranno per esser stati dipinti come una massa di giovani allo sbando, incapaci di prendere un'iniziativa pertinente alle loro problematiche. Per favore, ridateci il buon vecchio Leo.
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