Quando abbiamo saputo del ritorno di Sorrentino (Il Divo, Le conseguenze dell’amore), che insieme a lui ci sarebbe stato non uno a caso ma Sean Penn (Milk, Mystic River) e che la storia era incentrata su una vecchia rockstar dalle sembianze che ricordano Robert Smith dei Cure, eravamo già conquistati. Perché Sorrentino ha bisogno di attori capaci, poliedrici, trasformisti (come fu Toni Servillo nei suoi precedenti film) e della musica (rock soprattutto) che qui diventa carne e ossa, trucco pesante e rossetto, capelli a chioma d’albero e tinta nero-pece. Dublino. Ex rock(e pop)star che manca dalle scene da trent’anni, Cheyenne (Sean Penn,performance cum laude), avanza nel mondo trascinando carretti da spesa (must delle vecchiette). Lento, di quella lentezza patologica di chi è sopravvissuto ad anni di droghe pesanti e barili di alcol. Un Peter Pan gotico, più bambino che adolescente, che si vede con la giovane amica dark (e parecchio incasinata) al caffè del centro commerciale ed è sposato con una simpatica e intelligente pompiera, con cui fa l’amore (e che ama) come se non fosse passato tutto quel tempo insieme. Diverso dai simili, vive con stupore (infantile) il suo tempo di mercati azionari, ciccioni sudati che fornicano (inspiegabilmente) come ossessi con donne sempre diverse, musicisti arroganti e casa castello-rifugio con mobilio di alto design (altamente inutile). Poi scopre del padre (con cui non ha mai avuto rapporti) che sta morendo e del suo tentativo di scovare il suo ex torturatore nazista (il padre era un ebreo deportato). Decide di scovarlo. Segue un "on the road" in America (ogni tappa un personaggio interessante) ed infine l’incontro. Il viaggio lo porta, lui ignorante persino degli orrori dell’Olocausto, a ritrovare le sue origini e la maturità. Il film è tecnicamente ineccepibile (nelle scene,inquadrature, musiche e attori) ed intimista. Ha del genio. La sceneggiatura (di Sorrentino e Contarello) è piena di battute esilaranti (molte risate in sala) e il filosofeggiare essenziale del protagonista è irresistibile. Un po’ troppi elementi? Forse. La sensazione è, ahimè, che alla fine avrebbe potuto approfondire certi aspetti e toglierne altri, che rimangono un po’ scialbi e trascurati. L’aspettativa cala, soprattutto a partire dal secondo tempo. Da vedere? Indubbiamente, perché Sorrentino è un fuoriclasse e il sodalizio italo-americano merita. Si vocifera già qualche Oscar.
[+] lascia un commento a lucapic »
[ - ] lascia un commento a lucapic »
|