Arrival

Arrival e' un film curioso e affascinante, il cui significato si comprende solo sul finale. L'atmosfera e' costantemente rarefatta e sospesa e  una suspense misteriosa avvolge lo spettatore, allo stesso modo della nebbia plumbea che appare ogni qual volta si avvicinano gli alieni. Formalmente appartiene al genere fantascienza, ma e' profondo ed introspettivo, drammatico ed esistenziale. L'intera pellicola ruota attorno ad una domanda : qual'e' il vostro scopo sulla terra? Questo e' il quesito che i militari cercano di rivolgere agli alieni(che inspiegabilmente hanno deciso di invadere il pianeta) ed e' per questo che si rivolgono ad una importante studiosa di linguistica (Amy Adams) che ha il compito di decifrare il linguaggio dei 'nuovi arrivati' e comunicare con loro. La vicinanza con queste strane creature, soprannominate eptapodi perche' aventi sette piedi, provoca nella studiosa delle strane sensazioni. Lei inizia a vedere la figlia gia' morta, della quale non conserva alcun ricordo. Comprende cosi' gradualmente che gli alieni con la loro scrittura semiografica intendono offrire un dono all'umanita', ovvero un nuovo modo di percepire il tempo; non piu' lineare, bensi' circolare e quindi eterno. Cio' che e' stato allora succedera'. Amy Adams e' un'ottima interprete e nel ruolo che le e' stato affidato riesce a trasmettere tutte le fragilita' e al tempo stesso la determinazione del suo personaggio. Consiglio la visione per almeno tre motivi: per il rapporto tra comunicazione e tempo ben esplicato, per il messaggio positivo dell'incontro con il diverso che non arreca danni ma al contrario arricchisce e infine per la forza dell'amore, capace di superare ogni dolore umano.