Arrival |
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Un film di Denis Villeneuve.
Con Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Tzi Ma.
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Titolo originale Arrival.
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 116 min.
- USA 2016.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 19 gennaio 2017.
MYMONETRO
Arrival
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Fantascienza esistenzialedi EugenioFeedback: 34963 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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mercoledì 18 gennaio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Misto tra Malick e Spielberg, il nuovo film di Dennis Villenueve, apprezzato regista di thriller (come dimenticare Prisoners?) centra in pieno il filone della “fantascienza esistenziale”. Un genere che consiste nel contaminare un filone, quello dell’ incontro con l’alieno, il diverso, con una vicenda profondamente personale che coinvolge lo spirito umano. E in questo senso Arrival non fa eccezione. Si presenta come un prodotto valido con attori convincenti, Amy Adams su tutti, che in affascinanti flash back e flash forward si muove nell’intimità di un “incontro ravvicinato” dalle conseguenze decisive per l’umanità. Dodici astronavi a forma di guscio atterrano in luoghi sparsi per la Terra, causando stupore e soprattutto timore nelle varie nazioni mondiali. Non si sa cosa vogliono, non si sa come sia possibile stabilire una conversazione con queste misteriose entità e perchè siano giunte proprio in quelle nazioni. Viene reclutata Louise Banks (Amy Adams), linguista di fama mondiale, insieme al fisico Ian Donnelly (Jeremy Renners) per cercare di stabilire un contatto con gli alieni. Loiuse con passione si interessa al caso. Entra nel monolite, opportunamente protetta da scafandro e tuta, cerca di trovare una lingua comune per capire cosa rappresentino quei simboli circolari, apparentemente uguali ma estremamente diversi per significato e man mano che si addentra nella comprensione di quella lingua sconosciuta, una specie di macchia di caffè, scagliata come fil nero dagli ectopodi (gli alieni hanno sette zampe retrattili e viene mostrata solo la parte terminale), inizia a percepire “visioni” di qualcosa che strettamente la riguardano: la sua famiglia e, in particolare, il rapporto con la figlia Hannah, prematuramente morta di cancro. Nel frattempo, fuori dall’universo “ovattato” del monolite, il mondo impazzisce alla prima “traduzione” del messaggio alieno: “offrire armi” ed è pronto, Cina in testa, a dichiarare guerra a questi strani “gusci”senza attendere oltre. Il concetto principale alla base di Arrival è la cosiddetta ipotesi di Sapir-Whorf". Conosciuta anche come "ipotesi della relatività linguistica", afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla. Nella sua forma più estrema sostiene che il modo di esprimersi determina il modo di pensare. Ed in effetti Arrival ne è esempio eccellente. Come in Interstellar la pellicola nasconde un paradosso temporale, nella circolarità di una lingua in cui spazio e soprattutto tempo non assumono la dimensione lineare cui siamo abituati ma vengono continuamente ribaltati muovendo le acque di un genere che trova nell’immagine il suo effetto più affascinante. Villeneuve gira con stile, padroneggia l’effetto visivo sul pubblico con grande efficacia. Metaforica risulta la scelta delle inquadrature, azzeccata quella del dialogo difficile tra Loiuse e gli eptodi,interessante il profondo significato nascosto con i continui rimandi alla maternità sofferta della linguista. Come se, ci volesse dire Villenueve, quel qualcosa di ignoto proveniente dallo spazio buio, quel diverso di cui non è chiaro lo scopo del suo arrivo, non debba essere per forza inteso come minaccia ma al contrario, possa abbracciare un’ottica di comprensione reciproca e di un profondo significato cristiano, verso una lingua comune e profetica, il vero dono, che si chiama fratellanza e capacità di vedere ben oltre le “apparenze del tempo”.
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