filosofabio
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venerdì 28 ottobre 2005
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questo film è rock
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E’ Interessante questo nuovo lavoro di Benigni, stroncato dalla critica di destra per la militanza nella “gauche” del Robertaccio e da quella di sinistra perché troppo poco di sinistra (questo la dice lunga sull’idiozia di chi vuole per forza politicizzare ogni giudizio). Effettivamente il film è un po’ troppo piacevole e un po’ troppo poco ermetico per essere gradito alla critica. Alla gente invece credo che piacerà. Piacerà a livelli diversi: a quelli che riconosceranno Montale, Ungaretti e Borges fra i personaggi citati, sorridendo appena sotto i baffi con quell’aria di superiorità di chi ha fatto le scuole alte, e agli spiriti liberi che magari non conoscono la poesia ma la vivono giornalmente nelle loro vite.
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E’ Interessante questo nuovo lavoro di Benigni, stroncato dalla critica di destra per la militanza nella “gauche” del Robertaccio e da quella di sinistra perché troppo poco di sinistra (questo la dice lunga sull’idiozia di chi vuole per forza politicizzare ogni giudizio). Effettivamente il film è un po’ troppo piacevole e un po’ troppo poco ermetico per essere gradito alla critica. Alla gente invece credo che piacerà. Piacerà a livelli diversi: a quelli che riconosceranno Montale, Ungaretti e Borges fra i personaggi citati, sorridendo appena sotto i baffi con quell’aria di superiorità di chi ha fatto le scuole alte, e agli spiriti liberi che magari non conoscono la poesia ma la vivono giornalmente nelle loro vite. E’ un film che emoziona, utilizzando lo stesso canone della “Vita è bella”, cioè quello di alternare momenti di umorismo e di dramma e di fare dell’umorismo sul dramma. E’ un film che sostanzialmente parla d’amore, e quale modo più consono di parlare d’amore se non la poesia? Troisi per farlo si servì del personaggio del postino di Neruda, Benigni si inventa un poeta Iracheno (Jean Reno), per intervistare il quale l’eterna musa Nicoletta Braschi si reca nel paese mediorientale dove viene sorpresa e ferita dallo scoppio della guerra. Per salvare lei che pure lo rifiuta il poeta Attilio non conosce ostacoli, che siano essi arabi o americani, perché come dice in un toccante passaggio del film “se muore lei potete pure portare via tutta questa messinscena, arrotolare il cielo, caricarlo su un camion e sparire” perché niente avrebbe più senso. Durante la storia si capirà come chi ama davvero non ha bisogno di sbandierarlo, perché l’amore vero non richiede ringraziamenti, e si capirà che a volte il mitico amore tanto agognato è quello che abbiamo di fianco e che con discrezione ci accompagna da una vita. Non arriverei a definirlo un capolavoro, ma nel desolante panorama che ci ha riservato ultimamente la settima arte sicuramente una boccata d’aria fresca, così gradita che sono perfino disposto a perdonare a Benigni il continuo propinarci dell’inespressiva Braschi, che per lo meno questa volta ha trovato una parte adatta a lei, essendo in coma per gran parte del film….
Ciao a tutti,
Fabio
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diana di francesca
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sabato 15 ottobre 2005
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tra artificio e poesia
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La favola mescolata al dramma, la gag che si alterna all'immagine simbolica:
è la "cifra" che Benigni ha sperimentato in "La vita è bella", ma questo film , pur piacevole e vibrante di passione umana e civile, non uguaglia però il pathos e il coinvolgimento del precedente.
La storia d'amore tra Attilio e Vittoria inizia, nella prima parte del film,i n modo piuttosto artificioso, in un clima troppo ridondante di poesia per risultare poetico; ma si riscatta poi nelle sequenze dell'Irak, dove Attilio accorre per stare accanto a Vittoria gravemente ferita. La piccola storia individuale si staglia così sullo sfondo del grande dramma collettivo della guerra, imprimendosi nella mente e suscitando riflessioni forse più di quanto potrebbero fare decine di dibattiti.
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La favola mescolata al dramma, la gag che si alterna all'immagine simbolica:
è la "cifra" che Benigni ha sperimentato in "La vita è bella", ma questo film , pur piacevole e vibrante di passione umana e civile, non uguaglia però il pathos e il coinvolgimento del precedente.
La storia d'amore tra Attilio e Vittoria inizia, nella prima parte del film,i n modo piuttosto artificioso, in un clima troppo ridondante di poesia per risultare poetico; ma si riscatta poi nelle sequenze dell'Irak, dove Attilio accorre per stare accanto a Vittoria gravemente ferita. La piccola storia individuale si staglia così sullo sfondo del grande dramma collettivo della guerra, imprimendosi nella mente e suscitando riflessioni forse più di quanto potrebbero fare decine di dibattiti.
La grande luminosa follia d'amore si affianca con un contrasto spiazzante all'oscura follia della guerra.
La follia d'amore solare, positiva, smuove il mondo,accende la speranza, opera miracoli;la follia della guerra, oscura, angosciosa, ferma la vita, spegne l'umanità , distrugge i sogni (e ne è simbolo l'intellettuale e poeta amico di Attilio con la sua scelta di morte).
Tra i momenti più intensi la fuga caotica della gente terrorizzata di fronte alle bombe, lo squallore dell'ospedale dove qualcuno-il giovane medico iracheno- comunque lotta contro ogni speranza razionale, i paesaggi dove alla desolazione della miseria, delle distruzioni , di retorici monumenti inneggianti al potere,dei lampi della contraerea fa da contrappunto il mistero del cielo stellato; emoziona la scena in cui sui visi dei soldati del posto di blocco, a cui Attilio dice di essere un poeta, passa un'ombra di nostalgia, di rimpianto per una dimensione dell'anima che la guerra ha reso irrimediabilmente distante, e si compie la magia del ritrovamento di un sentimento umano.
A un film come "La tigre e la neve" si perdona qualche ingenuità,qualche trovata eccessivamente costruita (tra cui appunto quella della tigre con l'"effetto-neve"), anche il finale a sorpresa con reminiscenze chapliniane (l'agnizione finale fa molto "Luci della città").
Benigni crede alla sua favola con la disarmante ingenuità dei bambini,e la sua "maschera" da monello che ci fa sorridere e ridere nasconde una appassionata sensibilità che comunque ci turba, costringendoci a misurarci con temi come l'amore,la sofferenza, la pietà ,la poesia. E non è poco.
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aldo
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sabato 15 ottobre 2005
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e..rieccoci
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Non mi aspettavo un film dalle stesse capacità interpretative de "La vita è bella" e ancora una volta Il grande Roberto Benigni insieme alla Braschi ed il cast seppur diverso, ci invade gli animi e ci lascia come sempre un retrogusto amaro dopo tante risate. D'altro canto non possiamo nemmeno sentirci in colpa per questo anzi, torniamo ognuno al prorio posto tra il traffico e le sale da thè e dopo questo ennesimo messaggio siamo ancora più convinti, lo spero, di avere in mano l'arma della ragione come proprio lui in quel paese cacciava le mosche.
Sono proprio queste piccole cose che fanno a mio parere di questa persona o meglio di questo grande attore un genio del messaggio e andando a vedere questo film potete sicuramente strofinare la vostra lampada e credere che non c'è niente di più importante e nello stesso tempo poetico, arrivare al cuore della gente con poco usufruendo della ragione e usufruendo anche e sopratutto della stupidità altrui.
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Non mi aspettavo un film dalle stesse capacità interpretative de "La vita è bella" e ancora una volta Il grande Roberto Benigni insieme alla Braschi ed il cast seppur diverso, ci invade gli animi e ci lascia come sempre un retrogusto amaro dopo tante risate. D'altro canto non possiamo nemmeno sentirci in colpa per questo anzi, torniamo ognuno al prorio posto tra il traffico e le sale da thè e dopo questo ennesimo messaggio siamo ancora più convinti, lo spero, di avere in mano l'arma della ragione come proprio lui in quel paese cacciava le mosche.
Sono proprio queste piccole cose che fanno a mio parere di questa persona o meglio di questo grande attore un genio del messaggio e andando a vedere questo film potete sicuramente strofinare la vostra lampada e credere che non c'è niente di più importante e nello stesso tempo poetico, arrivare al cuore della gente con poco usufruendo della ragione e usufruendo anche e sopratutto della stupidità altrui.
Quattro stelle non per non dire che non può essere per me un capolavoro ma l'ultima stella vorrei che la poniate voi sui vostri pensieri sui vostri volti sulle vostre lacrime sulle vostre preoccupazione sulle vostre indignazioni. Solo così possiamo assorbire il messaggio di questo film che rende attuale la risposta, diversa certo a quella di sessantanni fà ma correlata allo stesso grado di ripugnante stupidità per ottenere quello che l'uomo non ha mai conquistato..il potere della ragione!
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(di jena)
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monik
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mercoledì 2 novembre 2005
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solo supini si riesce a guardare le stelle...
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Lui e Lei. Lui, Lei l'amore. Lui, Lei e l'inconfondibile scenario della guerra. Separati. Due figlie. Lui la cerca ancora. Lei lo odia profondamente e non lo sopporta. Praticamente è pazza di lui. Eppure sembra non voler cedere a questo sentimento che traspare dai suoi occhi e dalle sue parole. Quando lui le chiede di dare un parere alla sua casa lei fra un tappeto e il colore verde di una parete infila una serie di frasi che dichiarano la sua incertezza e l'esistenza di due volontà differenti. Ossia: Passare la notte con lui o lasciare che le cose continuino ad andare come fino a quel momento erano andate? La sua risposta è chiara e diretta: la vuola, la desidera. Lei decide. Và via. Poi il dolore, la telefonata che gli comunica la straziante notizia: Vittoria è stata vittima di un bombardamento.
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Lui e Lei. Lui, Lei l'amore. Lui, Lei e l'inconfondibile scenario della guerra. Separati. Due figlie. Lui la cerca ancora. Lei lo odia profondamente e non lo sopporta. Praticamente è pazza di lui. Eppure sembra non voler cedere a questo sentimento che traspare dai suoi occhi e dalle sue parole. Quando lui le chiede di dare un parere alla sua casa lei fra un tappeto e il colore verde di una parete infila una serie di frasi che dichiarano la sua incertezza e l'esistenza di due volontà differenti. Ossia: Passare la notte con lui o lasciare che le cose continuino ad andare come fino a quel momento erano andate? La sua risposta è chiara e diretta: la vuola, la desidera. Lei decide. Và via. Poi il dolore, la telefonata che gli comunica la straziante notizia: Vittoria è stata vittima di un bombardamento. Non gli rimangono che poche ore di vita. Lui la raggiunge e da quel momento l'amore diventa l'unico modo per salvare Vittoria. Non ci sono cure, non ci sono medici. C'è la speranza, la speranza di un uomo profondamente innamorato. L'amore diventa sinonimo di miracolo. Vittoria torna sana e salva. Vittoria vive e lui rinasce. Benigni è il fautore della vita rappresentata attraverso la motonimia, la metafora e la risata. Descrive disagi e realtà raccapriccianti con la risata e l'umoria che lo contraddistingue. Non nascondo che il finale lo avevo immaginato diversamente. Ma Benigni è anche questo. E' l'imprevidibilità. Da brava studentessa la parte del film che più ha segnato la mia memoria è stata la lezione di poesia che Benigni tiene ai suoi studenti universitari: bella anzi bellissima. Cosa darei per avere un professore che mi insegni a guardare le stelle e a parlare del tram che arriva in ritardo in maniera poetica... Perchè alla fine la vita è anche poesia. Basta volerlo. Basta non avere paura.
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(di principessa88)
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principessa88
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mercoledì 13 giugno 2007
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l'amore per la poesia e per la donna da salvare
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E' un altro meraviglioso capolavoro di Roberto Benigni!! Mi ha interessato moltissimo e neanche questo è stato sottovalutato come "La vita è bella!". BENIGNI-BRASCHI non sbagliano mai nel cinema! sono sempre i migliori! BENIGNI, oltre che essere un attore e un regista in gamba è anche un poeta romantico che in un primo tempo scrive poesie e le ama ma il suo amore più importante è Vittoria ma in un secondo tempo è un "eroe" che salva la donna che ama dalla terribile guerra in iraq!un film romantico e poetico!!! Mi è piaciuto moltissimo il personaggio interpretato da Nicoletta Braschi!!! complimentoni anche a Jean Reno!!! N&R siete la coppia più bella del cinema italiano!!!! Nicoletta Braschi! 6 la donna più bella del mondo e nessun altra donna ti batte in bellezza! ottima regia, ottimi attori, ottimi effetti speciali , ottimo set e ottimi costumi! complimentoni ancora per questo meravigioso capolavoro cinematografico.
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(di eraldo73)
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(di pakanon)
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giuseppeponticello
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giovedì 31 marzo 2011
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benigni e la poesia: la tigre e la neve
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La poesia è la miglior arma contro la guerra e la comicità è la miglior qualità di Roberto Benigni. Dopo il capolavoro de "La vita è bella" per cui vinse il premio Oscar, era piuttosto difficile non deludere le aspettative del suo pubblico, di quel pubblico che lo segue da anni e da anni apprezza i suoi lavori, i suoi successi e anche i suoi film con meno successo come fu per Pinocchio. La Tigre e la neve è una pellicola che lascia incantati perchè arriva a toccare alcune corde sepolte dentro di noi, arriva in fondo con una delicatezza estrema, nessun monologo strappalacrime ma l'ingenuità e la comicità di un uomo che ama profondamente quella donna, la sua donna, Vittoria. L'inizio del film dettato dal matrimonio tra i due, un altare in un posto profano, la voce e la musica di Tom Waits che ci seguirà per tutto il film (colonna sonora stupenda "You Can Never Hold Back Spring ")e la promesse in rima della moglie che lo perseguierà in tutto il film.
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La poesia è la miglior arma contro la guerra e la comicità è la miglior qualità di Roberto Benigni. Dopo il capolavoro de "La vita è bella" per cui vinse il premio Oscar, era piuttosto difficile non deludere le aspettative del suo pubblico, di quel pubblico che lo segue da anni e da anni apprezza i suoi lavori, i suoi successi e anche i suoi film con meno successo come fu per Pinocchio. La Tigre e la neve è una pellicola che lascia incantati perchè arriva a toccare alcune corde sepolte dentro di noi, arriva in fondo con una delicatezza estrema, nessun monologo strappalacrime ma l'ingenuità e la comicità di un uomo che ama profondamente quella donna, la sua donna, Vittoria. L'inizio del film dettato dal matrimonio tra i due, un altare in un posto profano, la voce e la musica di Tom Waits che ci seguirà per tutto il film (colonna sonora stupenda "You Can Never Hold Back Spring ")e la promesse in rima della moglie che lo perseguierà in tutto il film. Un poeta, come Dante lo stesso dice ai soldati, che gira tra i campi minati di Baghdad per dare al suo unico amore la speranza di poter continuare a vivere perchè senza di lei "tutta questa sceneggiata del sole che gira intorno alla terra per lui non ha più senso". La delicatezza trova il suo apice quando la donna per cui ha rischiato la vita scopre che è stato proprio lui il misterioso salvatore solo tramite che collanina che aveva perso a Baghdad, terra della sua desolazione, terra distrutta, terra lontana. La sceneggiatura firmata dallo stesso Benigni e dal suo fedele Cerami è stupenda, la regia dello stesso Benigni stupenda, prodotto dalla moglie sia nella vita che nel film Nicoletta Braschi; le scenografie anche loro sono stupende e delicate, l'altare iniziale è minimalista come un matrimonio debba essere, il resto tutta in una Roma ben incorniciata e le riprese a Baghdad son state fatte in Tunisia e come non rimanere affascinati nell'inquadratura dei due poeti seduti uno accanto all'altro a guardare il cielo stellato e illuminato dai missili mentre la testa del dittatore giace ai suoi piedi.GLi americani non hanno accolto bene questo film, pochi incassi statenutensi, non c'è da stupirsi, il tema è un pò scomodo mostra la loro invasione in una terra già deserta di suo e poi giusta battuta di Benigni quando con lo scacciamoschedice dice alla moglie in coma di aver trovato trovato l'arma di distruzione di massa, l'unica che posseggono. Personalmente amo Benigni, per me è patrimonio nazionale, trovo la sua interpretazione unica, mi piace molto l'interpretazione della Braschi, sileziosa ma espressiva, e in fine adoro questo film; la poesia che contiene èla migliore della armi possibili contro la guerra, molti americani non avranno capito, ma si sa la poesia è difficile da tradurre.
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noodles
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giovedì 27 ottobre 2005
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benigni attore immenso,film un pò meno...
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Ancora una volta il "Roberto nazionale" ci offre una prova d'attore ad alti livelli.Come ne "La vita è bella" la sua interpretazione,maschera "benignamente" i piccoli appunti che molti "esperti cinofili",all'uscita dalle sale di proiezione dei suoi film,ogni volta,si pongono a ragione.E' vero,il film in sè è un pò povero di risvolti cinematografici rilevanti,cioè ha uno stile di fondo piuttosto "classico",il classico stile Benigni e cioè dare grande peso alla sua prova recitativa a discapito degli altri interpreti(ad esempio del calibro di Reno).E qui viene quasi da pensare che forse è meglio così, anche perchè si è evitata la troppa esposizione recitativa di Nicoletta Braschi,attrice per meriti finanziari e matrimoniali.
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Ancora una volta il "Roberto nazionale" ci offre una prova d'attore ad alti livelli.Come ne "La vita è bella" la sua interpretazione,maschera "benignamente" i piccoli appunti che molti "esperti cinofili",all'uscita dalle sale di proiezione dei suoi film,ogni volta,si pongono a ragione.E' vero,il film in sè è un pò povero di risvolti cinematografici rilevanti,cioè ha uno stile di fondo piuttosto "classico",il classico stile Benigni e cioè dare grande peso alla sua prova recitativa a discapito degli altri interpreti(ad esempio del calibro di Reno).E qui viene quasi da pensare che forse è meglio così, anche perchè si è evitata la troppa esposizione recitativa di Nicoletta Braschi,attrice per meriti finanziari e matrimoniali.(le sue prove sono spesso deludenti e poco in linea con l'irruenza interpretativa di Benigni).Personalmente trovo il film di grande levatura poetica (forse un pò eccessiva ed usata furbescamente da Roberto),non privo di spunti comici classici delle opere di Benigni(ma non per questo risulteranno datati)e vi ho riscontrato una grande freschezza interpretativa di Benigni,sempre in grande spolvero.Come ripeto,su Benigni e su Reno nulla da dire,ma forse sarebbe ora che Benigni (ok,ok..sua moglie è anche la sua produttrice...) puntasse su qualche brava attrice italiana (tipo la Golino o la Brilli..)per dare più freschezza anche alla controparte femminile,che qui risula un pò sacrificata.Sicuramente un film che fa riflettere.Voto:7,5
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(di capoccione)
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qiovanni
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lunedì 31 gennaio 2011
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benigni ci mette tutto se stesso.
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Un film dove Benigni esprime tutto se stesso, in modo poetico, emozionante, fantasioso, buffo, geniale, addirittura profetico.
Un prodotto non ben reclamizzato, sembrava un film che volesse vivere sulla scia del successo di "La vita è bella" , insomma mi aspettavo qualcosa di diverso e sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Certamente La vita è bella è un prodotto molto piu commercializzabile e più importante dato il tema che ha affrontato, ma a mio parere "La tigre e la neve" è un espressione migliore del talento e la profondità d'animo di Roberto Benigni.
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titta
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sabato 23 giugno 2007
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bel film ma...
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Non do un giudizio ottimo sul film per due motivi: il primo e' l'interpretazione della Braschi che evidentemente Benigni ama ciecamente, non capisco altrimenti quale altro motivo possa avere per sottoporre ad una simile prova d'amore -ma questa nei suoi confronti-anche gli spettatori. Non si sforza neanche di recitare una battuta in modo naturale, e' una tortura, del ghiaccio versato su acqua bollente, sopportabile appunto solo per amore di Benigni. Fortuna che nel film sta in coma per gran parte del tempo, non lo dico per cattiveria ma perche' vedere scene che potrebbero essere sublimi rovinate da un cosi scarso talento mi irrita parecchio... e chissenefrega direte voi, ma qua esprimo solo la mia opinione.
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Non do un giudizio ottimo sul film per due motivi: il primo e' l'interpretazione della Braschi che evidentemente Benigni ama ciecamente, non capisco altrimenti quale altro motivo possa avere per sottoporre ad una simile prova d'amore -ma questa nei suoi confronti-anche gli spettatori. Non si sforza neanche di recitare una battuta in modo naturale, e' una tortura, del ghiaccio versato su acqua bollente, sopportabile appunto solo per amore di Benigni. Fortuna che nel film sta in coma per gran parte del tempo, non lo dico per cattiveria ma perche' vedere scene che potrebbero essere sublimi rovinate da un cosi scarso talento mi irrita parecchio... e chissenefrega direte voi, ma qua esprimo solo la mia opinione.
Il secondo motivo: va bene che e' stato proprio Jean Reno a chiedere a Benigni di poter recitare in un suo film anche solo per chiudere una porta, ma... ma... ma come ce lo hai li' e te lo lasci sfuggire come un'anguilla? Sviluppare ed approfondire un bel personaggio come Fuad, bello per molti aspetti, non si poteva? Il suicidio, bella scena, anche da morto Jean Reno fa la sua figura ma sarebbe stato molto interessante saperne di piu' sulla sconfinata tristezza che stravolge un uomo sensibile che vede ridurre in macerie tutto cio' che ama. Forse e' giusto cosi', Attilio e' troppo ottenebrato dall'amore per la sua donna, la sua stessa vita, per rendersi conto delle tragedie altrui: sara' per questo che Fuad continua per la sua strada verso la moschea ignorando Attilio? Forse e' troppo pretenzioso vedere una metafora dell'indifferenza in questo... magari e' solo il fatto che Fuad avrebbe occupato troppo la scena, Jean Reno e' gia' carismatico per natura ma sentirlo declamare il proprio dolore per la patria in rovina... in italiano con il suo soave accento... certo avrebbe dato fastidio farsi rubare la scena. Meglio restare in coma.
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(di francesca)
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great steven
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giovedì 8 maggio 2014
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benigni poeta spensierato colpito dalla guerra.
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LA TIGRE E LA NEVE (IT, 2005) diretto da ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI – NICOLETTA BRASCHI – JEAN RENO – EMILIA FOX – TOM WAITS – GIUSEPPE BATTISTON – ANDREA RENZI – CHIARA PIRRI – ANNA PIRRI § Attilio De Giovanni è un ispirato insegnante di poesia, separato dalla moglie, padre di due figlie che incontra spesso e innamorato di Vittoria, scrittrice che sta componendo la biografia di Fuad, poeta persiano. Durante il tragitto in Iraq, Vittoria viene travolta dal crollo di un palazzo e finisce in coma. Attilio parte immediatamente per il paese asiatico e fa di tutto per garantire la sopravvivenza alla donna amata in stato incosciente, aiutato da Fuad che gli impartisce consigli e suggerimenti su come destreggiarsi nel paese devastato dalla guerra e invaso dagli americani.
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LA TIGRE E LA NEVE (IT, 2005) diretto da ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI – NICOLETTA BRASCHI – JEAN RENO – EMILIA FOX – TOM WAITS – GIUSEPPE BATTISTON – ANDREA RENZI – CHIARA PIRRI – ANNA PIRRI § Attilio De Giovanni è un ispirato insegnante di poesia, separato dalla moglie, padre di due figlie che incontra spesso e innamorato di Vittoria, scrittrice che sta componendo la biografia di Fuad, poeta persiano. Durante il tragitto in Iraq, Vittoria viene travolta dal crollo di un palazzo e finisce in coma. Attilio parte immediatamente per il paese asiatico e fa di tutto per garantire la sopravvivenza alla donna amata in stato incosciente, aiutato da Fuad che gli impartisce consigli e suggerimenti su come destreggiarsi nel paese devastato dalla guerra e invaso dagli americani. Imprigionato da questi ultimi perché ritenuto alleato degli irakeni, Attilio viene in seguito liberato per ordine del suo avvocato e, rientrato a Roma, rincontra Vittoria. Dopo i caratteri giocosi e picareschi di Pinocchio (2002), Benigni approda nuovamente alle atmosfere magiche e poetiche de La vita è bella (1997), creando una pellicola che si interroga sul potere innovativo e forte della poesia e cercando di cogliere il carpe diem oraziano nella vita di tutti i giorni che mette di fronte a prove complicate e pericolose come la missione di Attilio in Iraq per salvare Vittoria, assistito da Fuad finché questi non si suicida, e questo segna il passaggio dall’ottimismo candido alla dura e cruda realtà che trascende i significati velati e le amarezze quotidiane. Il film è stato girato in Tunisia, nonostante l’ambientazione mediorientale. Inseguendo un sogno a doppio volto (e con finale a sorpresa), Benigni ripercorre le orme dello stralunato ma convintissimo professor John Keating (interpretato da Robin Williams) de L'attimo fuggente, che insegna ai suoi alunni la forza della poesia come inno all’amore. Nelle sequenze oniriche appaiono, grazie alla computer graphic, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Jorge Luis Borges e Marguerite Yourcenar. Stroncato perentoriamente dalla critica americana e definito da essi come un film che cerca di proporre la durevole forza dell’ottimismo, la futilità della guerra e la potenza dell’amore barcamenandosi però nell’innocenza della persona del regista-attore che, una volta attraente, s’è ora inacidita. Altri ancora più severi hanno liquidato il film come una sciocchezza vergognosa, del tutto prevedibile, cupa e poco divertente, o anche come un affronto bruciante all’intelligenza degli italiani, degli irakeni e del popolo cinematografico mondiale in generale, e Benigni è stato definito come indulgente con sé stesso e insopportabile. A mio parere, il film propone certi temi e li affronta sviscerandoli in un modo non troppo autocompiacente e sufficientemente completo ed esaustivo, aiutato anche dalla sceneggiatura del bravo e fedele Vincenzo Cerami in combutta con Benigni, che lascia trasparire la comprensività rigorosa della poesia di ogni epoca e stile nonché la bellezza intrinseca e intima dell’animo umano che si trova costretto a passare da una vita di comodità e agi sia materiali che spirituali a un’esistenza di sofferenze, stenti, perdite, dispiaceri e teatralità assurde. Non troppo convincente il finale, che lascia troppe cose in sospeso e non risolve il fine che il film s’era proposto, ossia la realizzazione dell’amore fra i personaggi di Benigni e della Braschi (forse anche più brava del solito). Bella fotografia a colori di Fabio Cianchetti, che carezza i paesaggi metropolitani di Roma altrettanto bene che le lande desolate tunisine sconvolte dal conflitto ivi rappresentato teatralmente. La scenografia di Maurizio Sabatini è abbastanza persuasiva e si distingue per un gusto amarognolo e agrodolce che gusta agli occhi dello spettatore. Nicola Piovani s’è occupato di comporre le musiche, e le sue arie fanno sempre sognare e procurano calore al cuore, come la struggente canzone interpretata da T. Waits al pianoforte nella scena iniziale del film. Non un capolavoro, ecco, ma un’opera che si prende sul serio e non manca di impressionare almeno parzialmente e con allegra positività, senza ricattare o annoiare. Prodotto dalla Melampo cinematografica. Premiato con due Nastri d’argento: miglior soggetto e migliore fotografia.
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