
Lorca e Georgiou sono le due facce della medaglia dello spirito della Federazione. Ogni lunedì su Netflix.
di Lorenza Negri
Star Trek: Discovery è sbarcata su Netflix (che dispensa un episodio nuovo ogni lunedì) da pochissimo, fin da subito generando riflessioni su quanto aderente sia all'universo creato da Gene Roddenberry a metà anni 60. Questa volta Alex Kurtzman, produttore dell'ultima nata del franchise, non ricorre all'espediente utilizzato per gli ultimi tre film cinematografici di Star Trek, ambientato in un universo alternativo che affrancava gli autori dalle critiche dei puristi (una minoranza di pubblico statisticamente trascurabile, ma dalla voce squillante): Discovery - a scanso di colpi di scena - si svolge nella realtà canonica che accomuna le serie televisive.
I protagonisti di Star Trek: Discovery agiscono nel 2256, una decina di anni prima rispetto alle avventure dei membri dell'astronave Enterprise nella serie originale inaugurata nel 1966 e due anni dopo gli eventi di Lo zoo di Talos, il primo episodio pilota del franchise dove la posizione di primo ufficiale era affidato a una donna.
Anche nella puntata d'esordio di Discovery, il "Numero Uno" della Shenzhou è forte, deciso e di sesso femminile: il suo nome è Michael Burnham, ed è la prima protagonista della space opera di grado inferiore al capitano. La scelta di ambientare le sue vicende in questo anno è significativa, perché la Federazione unita dei pianeti - di cui fanno parte, tra gli altri, i passionali umani e i razionali vulcaniani - è in guerra con il belligerante Impero Klingon (e, secondo la serie classica, vi resteranno per poco più di un decennio).
Altrettanto emblematica, la scelta di eleggere a protagonista una giovane donna umana cresciuta con un'educazione vulcaniana e per questo governata sia dall'irruenza umana sia dall'autocontrollo vulcaniano. La sua è un'anima divisa in due, fervente ma tenuta a bada (e tuttavia non domata) dalla logica. Michael racchiude una dicotomia fondamentale in Star Trek, quella tra la logica (appannaggio degli alieni con le orecchie a punta come Spock) e l'istinto (prerogativa umana e prettamente kirkiana): per Roddenberry la prima è tipica delle razze illuminate e pacifiche ma, secondo la filosofia del creatore di Star Trek, ciò che rende l'umanità così speciale e resiliente è il suo spirito inquieto, sempre assetato di conoscenza, mai pago.
È evidente, quindi, l'intento degli autori della serie più recente di non prendere le distanze dalle tematiche più a cuore ai seguaci del franchise come optato da J.J. Abrams con il reboot cinematografico, bensì di immergervisi grazie alla figura fondamentale di Burnham: è lei a incarnare i poli opposti di logica ed emozioni, ed è anche lei l'innesco della guerra tra Federazione e Impero.
Il doppio episodio pilota ce la presenta alla fine del suo percorso professionale come Primo ufficiale della Shenzhou - nave su cui ha prestato servizio sotto il capitano Philippa Georgiou - ormai pronta per ottenere il comando di una nave tutta sua. Michael è stata affidata alla Georgiou dal vulcaniano Sarek (il padre di Spock) per ricevere l'educazione "umana" che le è mancata sotto la sue egida e raggiungere finalmente un equilibrio. Philippa è un mentore eccezionale ed è l'incarnazione dello spirito della Federazione - e di Star Trek - nella sua declinazione più benevola. ll capitano della Shenzhou è saggia, in gamba, diplomatica, non corrotta dalle esperienze negative, costantemente affascinata dalla bellezza dell'universo ed entusiasticamente attratta verso nuove fonti di conoscenza. Esplorare, scoprire, conoscere, imparare: è questo lo scopo più nobile dell'umanità trek.
Philippa ha la sventura di imbattersi nei klingon all'inizio di Discovery, e il suo atteggiamento diplomatico e pacifista in linea con i principi della Federazione si rivelerà una mossa fatale. Gli USA fanno i conti con un presidente potenzialmente e incautamente bellicoso, e il clima di insicurezza e tensione che ne deriva sembra influenzare la serie creata da Bryan Fuller. Sul luminoso universo delle prime battute cala l'eclisse, e nella sua ombra si annida la guerra.
Sei mesi dopo - e una puntata - dopo l'inizio delle ostilità tra Impero e Federazione, ritroviamo Michael condannata all'ergastolo per la sua ribellione, mentre l'utopica Federazione affronta il conflitto con la sua arma migliore: il capitano Lorca.
Immerso nell'oscurità nella quale trovano conforto i suoi occhi fotofobici, questo capitano è lontano dagli altri protagonisti delle serie di Star Trek. È affascinante, brillante, coraggioso, ma quell'oscurità in cui si muove con agio gli è irrimediabilmente penetrata dentro. A lui e a un progetto segreto scientifico sono affidate le sorti della guerra, a lui che sa giocare oltre le regole, sa sedurre e manipolare, ed è disposto a tutti per salvare l'ideale di quella Federazione che gli ha dato carta bianca. Lorca è l'altra faccia della medaglia - dall'altra parte c'è la Georgiou - di Star Trek, né più né meno nobile dell'idealista Philippa, perché accettando di sacrificare il proprio posto al sole per proteggere l'utopia della Federazione ne rinforza la sua appartenenza. Insieme alla Georgiou (personaggio che ha ancora molto da dire, nonostante la dipartita) è anche mentore di Burnham, la quale come il capitano Kirk oscilla tra due poli opposti (nella serie classica incarnati dal logico Spock e dal passionale Bones). Michael tende, di volta, in volta, verso quella parte di sé che attinge all'idealismo mite di Georgiou e verso la declinazione più oscura dei principi della Federazione rappresentata da Lorca. Il futuro non è scritto, ma è senz'altro trek.